Oggi affrontiamo un po’ più nel dettaglio con lui il suo libro “
Deve accadere”, ma ci soffermeremo anche a parlare dei suoi gusti in fatto di
lettura, di
self-publishing e dei suoi progetti per il
futuro.
“Deve accadere” è una raccolta di racconti da te scritti in periodi diversi e con motivazioni diverse. Qual è, secondo te, il più bello (per come è scritto, per la storia raccontata ecc…)?
Ce ne sono diversi. Il più bello secondo me è “Ricordi”. Piccolo, intenso e ti lascia quasi un senso di sgomento sulla rivelazione finale, anche perché nel testo del racconto viene negata cercando di lasciare il dubbio e, se vogliamo, un dubbio comunque te lo lascia. Ma se uno si lascia andare e se si ferma un attimo, alla luce della lampada, a letto, e se lo legge con tranquillità può risultare anche piacevole. Poi, per lo stesso motivo, di facile identificazione del lettore coi personaggi, c’è “Inquietudini”. Altro racconto molto bello, in competizione con “Ricordi”, è “Sì, devo leggere. Pinocchio”.
Invece quale ti è piaciuto di più scrivere e perché?
Sicuramente “Sì, devo leggere. Pinocchio”. Inizialmente era costruito male, poi quando ho capito che il racconto aveva un grandissimo potenziale mi sono aperto e ho parlato dei libri, di come la gente sia ossessionata e si faccia ossessionare dai libri fino a condizioni estreme. Il fatto che all’improvviso passi da una libreria a un altro luogo per poi ritornarci e per poi... Non voglio svelare il finale, ma mi sono davvero divertito.
Quale o quali di questi racconti pensi che rispecchino maggiormente la tua voce di scrittore?
Sicuramente “Inquietudini”, ma anche “La biblioteca”, che sono stati rivisti sotto una luce nuova per essere inseriti in questa raccolta di racconti. In particolare nel primo c’è questo binomio ragazzo e adulto che diventano amici (come anche in “Ricordi”). Un tema, quello dei due amici, che mi è caro (anche nei miei due possibili romanzi da pubblicare ci sono due amici come protagonisti). Come dicevo all’inizio, il primo libro che ho letto è stata la raccolta “Stagioni diverse” di Stephen King, dove nella novella “Il corpo” si tratta dal il tema dell’amicizia e delle difficoltà che superi con un amico e questo tema mi è restato in testa per un bel po’, e ancora è così.
In molti dei tuoi racconti parli di libri, librerie, biblioteche. Anche da questo si può evincere il tuo amore per la letteratura e, ovviamente, per la lettura. Cosa ti piace leggere in particolare?
Durante il periodo dell’università leggevo solo ed esclusivamente Stephen King. E qualsiasi cosa egli pubblichi oggi giorno la leggo. So che è bravo e so che può avere i suoi momenti no, ma nella maggior parte dei casi non mi ha mai deluso. Poi ho iniziato a leggere i classici, ho iniziato a leggere autori esordienti, ho iniziato a non leggere più best seller, perché per l’appunto i grandi editori hanno il bel poter di far vendere i libri che loro decidono e io mi rifiuto di leggere i casi editoriali dell’anno o i grandi best seller, se escludi Stephen King ;) . Tanto so bene come non bisogna scrivere. Best seller spesso vuol dire robetta.
Di recente sto leggendo Amara Lakhous. Lessi diverso tempo fa “Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio” che adorai: un libro fantastico, di quelli che non si trovano in giro. Comprai un annetto fa anche gli altri sui due romanzi e solo ora ne sto leggendo e confermo la bravura di questo autore. Tutti e tre i romanzi sono pubblicati da Edizioni E/O.
Adoro la narrativa tradizionale, quella che ti lascia qualcosa quando chiudi un libro, cosa che difficilmente accade oggi. Quando un libro ti fa questo effetto secondo me bisognerebbe dirlo. Spesso si parla più di un libro cattivo che di un libro “buono”, almeno questo per quanto riguarda il panorama esordienti e in particolare per quelli che non hanno necessariamente un editore alle spalle, ammesso che qualcuno lo faccia... dico scrivere di un libro di uno sconosciuto quando piace. Eccezioni escluse.
Esiste un autore al quale ti sei mai ispirato nell’affrontare la scrittura?
Ispirato mai, ho il mio stile, so cosa voglio scrivere e mi ritrovo un po’ controcorrente. Non penso riuscirei mai a scrivere una storia di vampiri che si innamorano o di cinquanta righe di sesso per vendere 50 milioni di copie. Certo, sarebbe bello scrivere come “Il Re”, ma lui ha una preparazione completamente diversa, è in un continente che è totalmente diverso dal nostro e poi ha alle spalle più di 60 romanzi e varie raccolte di racconti.
I tuoi racconti rientrano nella cosiddetta narrativa non di genere. Ti sei mai cimentato nella narrativa di genere?
Sì, mi sono cimentato da ragazzo. Ho scritto qualche racconto di genere e iniziai anche un romanzo horror che poi non finii, ma non è detto che non lo finisca oggi che ho un po’ più di pratica.
Con la pubblicazione di “Deve accadere” sei entrato a far parte della schiera degli autori indipendenti. Quali sono le tue prime impressioni a questo proposito?
Sono ancora terrorizzato. Nel senso che mi sono buttato. Ero sempre indeciso se farlo o meno. E soprattutto con cosa. Il genere più semplice, ma nemmeno più di tanto, era la raccolta di racconti. I romanzi hanno bisogno ancora di un tocco, della mia convinzione, anche perché da autopubblicato non ho la più pallida idea di come si possa invogliare la gente a leggere quello che ho scritto. Sono uno sconosciuto in un mondo che se ne cade di persone che scrivono. Un autore indipendente in Italia non è ben considerato, inutile negarlo, basta un autore indipendente che scrive male e allora partono le recensioni a raffica, negative, che colpiscono tutto il settore. Come dico sempre, ci sono libracci di autori regolarmente pubblicati, e bei libri anche di chi fa da sé, il discorso cambia di testo in testo. Non ho buone impressioni sul mio essere autore indipendente. È stata una piacevole faticaccia sistemare il testo, decidere cosa non mettere nella raccolta, come pubblicarla, come promuoverla. Insomma è tosta. Se non fai nulla l’e-book resta invenduto... E a volte anche se fai delle cose si ignora. Anche se lo vuoi regalare la gente non lo legge... Vabbé che qua il discorso sull’e-book ci porterebbe fuori tema, ma dico che i grandi gruppi editoriali hanno deciso che il cartaceo è meglio dell’e-book. All’estero è decisamente diverso, ma finché siamo nel bel paese diventa abbastanza complicato farsi leggere e io resto smarrito.
Sei spaventato dalla critica negativa?
Sono terrorizzato dalla critica in genere. Se buona fa piacere, se negativa dipende. La mia è una raccolta di racconti, una critica come “Nel testo ci sono racconti maturi e non maturi”, senza specificare quali sono, è una di quelle cose che non riesco a far passare facilmente. Perché è decisamente una critica che non capisco. Sarebbe la stesa cosa guardare in cielo e vedere qualche nuvola e poi dire “Oggi c’è il sole, ma può piovere o può esserci il sole tutto il tempo”, come anche “può nevicare”, insomma che si scriva che alcuni racconti vanno e altri no non è una vera critica. In fondo entrano in gioco i gusti personali, i racconti sono microcosmi, in alcuni casi quindi o piacciono o no. Se mi si dice il titolo del racconto e mi si dà un minimo di indizi sono più contento, magari posso davvero capire se c’era qualcosa che potevo fare meglio o è solo una questione di gusti personali.
Madonna diceva di preoccuparsi più per quelli che criticano negativamente il suo lavoro che di quelli che lo apprezzano. Un po’ sono pure io così.
Qual è il tuo prossimo progetto letterario?
Sto lavorando a diverse cose in contemporanea. Spero uno dei romanzi che ho scritto o forse il nuovo romanzo che mi si sta formando in testa... Il problema è che autoprodurre un romanzo è difficile perché i romanzi sono belli lunghi, il tempo per dedicarvisi è limitatissimo, l’impegno è molto, poi bisognerebbe ricorrere a un editor per non fare brutta figura, ma... quale scegliere? E quanto si va a spendere? Anche perché se “Deve accadere” non va bene io non credo che per me valga la pena di fare un investimento energetico/economico in qualcosa che, se mi va bene, leggono in 15 e di cui solo 5-6 mi dicono cosa ne pensano. Fosse anche un “lascia perdere la scrittura” o fosse un “continua così”. Poi non lo so. In genere quando sono indeciso magari succede qualcosa che mi fa cambiare idea il giorno dopo e poi di nuovo il giorno dopo ancora. Lo scopriremo solo scrivendo ;) . Ma ti dico che gli editori italiani non mi piacciono, per questo ho deciso di autopubblicarmi e di non inviare nulla a nessuno.
Giovanni Venturi
Ingegnere Informatico che usa/ama/odia Linux. Windows lo ha abbandonato 10 anni fa, una notte che era stanco di soffrire per vedere un banale DVD mentre il sistema si riavviava di continuo sempre nella stessa scena del film. Esprime emozioni viscerali, forti, molto emotive, cambia spesso idea, vorrebbe pubblicare per un grande editore, ma dati i fatti che si verificano quotidianamente crede che la miglior cosa sia scrivere per non pubblicare, come il pittore pazzo del film "Il mistero di Bellavista", di Luciano De Crescenzo, l'arte non si vende, ma si distrugge. Dice continuamente di voler smettere di scrivere e di lasciarlo fare a chi lo sa fare meglio, ma poi si imbatte in pessime storie trovate in libreria e si redime, torna a scrivere e poi se ne pente di nuovo. In bilico tra amore e odio per la scrittura ha pubblicato 8 racconti per un editore romano, senza pagare nulla, e un capitolo di un romanzo a più mani. E, a luglio del 2012, pochi mesi prima della fine del mondo, il suo primo e-book indipendente. Sarà l'ultimo? Provate a chiederglielo ;) .