Oggi nel mio blog ospito un altro scrittore indipendente,
Francesco Zampa, autore del romanzo giallo “
Doppio omicidio per il Maresciallo Maggio”. Questo è il primo romanzo di Francesco, ma non la prima sua opera pubblicata. In precedenza, nel 2010, è uscita una sua graphic novel intitolata “
Calciopoli ovvero l’Elogio dell’Inconsistenza”, mentre nella scorsa estate il suo racconto “
Destinatario sconosciuto”, che ha per protagonista ancora il
maresciallo Franco Maggio, è stato pubblicato nella raccolta “
Carabinieri in giallo 5” della collana Giallo Mondadori.
Salve Francesco, benvenuto su Anakina.blog. In primo luogo volevo farti i complimenti per il tuo romanzo. Davvero un bel giallo dalla trama complessa. Mi racconti un po’ come è nato il personaggio del Maresciallo Maggio?
Buongiorno cara, bentrovata. Mi fa piacere che ti sia piaciuto, è difficile trovare recensori… “onesti” tra gli amici ai quali ti rivolgi per la revisione. Avevo appena letto il bando di concorso per dei racconti. Tema: carabinieri investigatori, massimo 16 cartelle eccetera con la possibilità, per i classificati, di essere pubblicati sul “Giallo Mondadori”. Venivo da un periodo in cui avevo letto molto, e molto più degli anni precedenti: Grisham e Forsyth specialmente. Mi piaceva il loro modo di costruire trame e personaggi, mitizzando le sfumature della storia più che i protagonisti, che rimanevano tendenzialmente persone normali coinvolte in questioni apparentemente molto più grandi di loro. Come se ciascuno di noi dovesse affrontare, nella quotidianità, un assassino o un complotto. Ma, oltre al fatto che il protagonista doveva essere un appartenente all’Arma, non mi sembrava il caso che, italiano di estrazione e cultura, mi mettessi a parlare di avvocati di New York o del Mossad. Ho preferito rimanere ancorato alle mie esperienze più che andare a misurarmi in territori sconosciuti. Stabilito questo, avevo ben chiaro anche che non volevo creare storie o personaggi elegiaci né di propaganda, del genere cui ci ha abituati la tv generalista, per esempio. Bello o brutto, doveva essere mio e, anzi, ricoprire uno spazio di autenticità (per quanto possibile nella fiction) che in Italia, a mio modo di vedere, non c’è. Trame ingenue e racconti per nonne e nipotini continuano a riempire la prima serata, mentre dagli USA giungono serie rinnovate nella tradizione ma anche sperimentali, con personaggi di tutti i tipi e senza paura di sfidare il pubblico. Vediamo protagonisti con gravi problemi personali, alcolizzati o drogati, disonesti; talvolta dai caratteri forzati ma riflettenti la società in cui vivono. Da noi non mi sembra possibile. Il pubblico sarebbe anche maturo, altrimenti queste serie non sarebbero così seguite; quindi è la produzione che fa scelte precise. Perché? Bisogna chiederlo a loro. Anche Maurizio Costanzo, direttore del Giallo Mondadori, ha sfiorato questo argomento. Mi sono forse un po’ dilungato ma ecco, con tanta premessa, leggendo quel bando, in pochi secondi avevo in mente il personaggio. Non sapevo ancora il genere, ma sapevo che mi piaceva mettere in risalto il ribaltamento dell’apparenza: ciò che sembra non è, ciò che viene attribuito con giudizi immediati può essere quanto di più fallace esiste. E cos’è questo se non la sintesi del giallo? Volevo una persona normale, intimamente onesta e sensibile alle esigenze dei più deboli senza pregiudizi, ma non banale!
Prima di questo romanzo hai scritto diversi racconti con questo personaggio. Cosa mi puoi dire a proposito?
Il racconto d’esordio, “Il telefono galeotto”, nasce proprio così come ti ho detto. D’impulso, senza tecnica, così come veniva. Mi sembrava comunque una bella trama, ma non si qualificò. Meglio i successivi due, “Una brutta faccenda”, in cui si parla di un episodio di -presunta- corruzione, e “Destinatario Sconosciuto”, con protagonisti una bella romagnola fedìgrafa e due ragazzi vittime della droga. Avevo capito la lezione del primo e ho cercato di ripropormi facendo maggiore attenzione, e finalmente mi sono classificato. Voglio aggiungere che vado orgoglioso di questo ottavo posto ex-aequo, perché non vuol dire, per me, quasi-ultimo (che sarebbe comunque stato soddisfacente in una prova del genere), ma che, nonostante il personaggio sia stato fuori dai canoni rispetto a quelli abituali (basta leggere la raccolta), una giuria composita non ha potuto fare a meno di classificarlo. Eh sì che la versione pubblicata contiene più di un indizio che conferma questa mia tesi: il parrucchiere, in origine, era una parrucchiera, a simboleggiare un rapporto di confidenza molto più immediato tipico in Romagna. Come mai abbia cambiato sesso è un’altra cosa da chiedere ai redattori!
Quando hai pensato che Maggio fosse pronto per un romanzo? Quale è stata la genesi di “Doppio omicidio per il Maresciallo Maggio”?
Un po’ per la teoria appena citata, un po’ perché avvertivo l’esigenza di esprimermi senza dover compiacere nessuno né sentirmi vincoli intorno, decisi che il quarto episodio (io lo chiamavo “Episodio IV”, se ti fa piacere saperlo!) sarebbe andato oltre, pagine quante necessarie. Vidi una ragazza che fuggiva disperata in campagna in un telefilm, e immaginai la sequenza iniziale del mio primo giallo. La ragazza era bionda, giovane e carina, tanto per cambiare! Chi era? Da chi stava fuggendo? Perché è stata uccisa? Ho iniziato a rispondere a queste domande e ho sviluppato la trama, seguendo un po’ la tecnica che avevo assimilato leggendo per riconoscere gli ingredienti necessari. Un po’ è venuta da sé, un po’ è stata corretta in corsa: ho indagato con tecnica… ucronica, ma credo sia normale.
Nel leggere il tuo romanzo ho notato una certa cura nel raccontare le procedure delle indagini. Spesso le spiegazioni sono talmente dettagliate da assimilarlo a un giallo procedurale. Quali di queste procedure corrispondono a quelle reali? Cosa c’è invece di inventato?
Diciamo che c’è un mix di fantasia e realtà. Non mi sono attenuto a tecniche autentiche anche perché possono essere noiose in un romanzo che nasce per mantenere viva la curiosità e l’attenzione. Le impronte e i repertamenti sono cose abituali in qualsiasi giallo. I diversi reparti investigativi sono inventati, ancorché verosimili: ho cercato di contrapporre un approccio scientifico ortodosso a quello intuitivo e istintivo del protagonista. Mi interessava anche mostrare come i media costruiscano verità in base alle richieste del pubblico, invece che informare. È un tema molto attuale e per affrontarlo occorre forse andare oltre il politicamente corretto.
Accanto alla parte più propriamente poliziesca c’è la descrizione dell’ambientazione, in cui si svolge la storia (Viserba e dintorni), dei personaggi, compresi quelli secondari, che durante la lettura appaiono molto realistici. C’è qualche fatto realmente accaduto o qualche persona reale che hanno ispirato la tua narrazione?
Diciamo che in continuazione incontro persone che sembrano personaggi o vengo a conoscenza di fatti che sembrano trame. A un certo punto mi sono accorto che era la mia sensibilità a farmeli apparire come tali, e ho cominciato ad appuntarli ogni qualvolta mi impressionavano per qualsiasi motivo... quelli che non erano già scolpiti nella mia memoria, voglio dire. Parimenti, anche situazioni di fantasia prendono corpo a mano a mano che scrivo. Poi ci sono le esigenze narrative: una massaia che ogni giorno fa la spesa non interessa, ma immaginiamo che vada perché si è accorta che il cassiere l’ha notata: vuole convincerlo a uccidere suo marito? O lui vuol uccidere lei? Mi è venuta in mente ora! Questi personaggi sono un mix di spunti reali, suggestivi, immaginari, e, a loro volta, diventano qualcos’altro di autonomo, pronto per il successivo “filtraggio”. Il sottotitolo del mio (poco frequentato) blog è “la realtà è più stupefacente”: perché, nelle mie intenzioni, è dalla normalità che prendono vita le storie.
Quanto invece è pura finzione in questi aspetti?
È praticamente tutta finzione, dal momento che aggiusti le versioni.
Quanto di te c’è in Franco Maggio o in altri personaggi?
Me l’hanno chiesto in molti. Intanto c’è voluto il quarto episodio per dargli un nome, prima era semplicemente “il maresciallo Maggio”. Ovviamente c’è di me perché l’ho inventato io, anche se volevo farne, come detto, un personaggio diverso da quelli proposti, sorretti dalla bravura degli interpreti più che dalle loro qualità. Lui ha qualche anno meno di me, è single, è più svincolato di me. Forse mi piacerebbe essere come lui. Qualcuno (tutte donne, compresa mia moglie) mi ha anche chiesto chi fosse quella ragazza con la Mini. È quella che ha lasciato ciascuno di noi lasciando tracce indelebili, quella che non tornerà più. Quella delusione attraverso la quale tutti siamo passati per crescere, o rinascere. È citata anche nella graphic novel! Credo di aver imparato che, da autori, bisogna saper estromettere il personalismo. Il lettore non è interessato alle nostre beghe personali ma a una storia che lo prenda il più possibile. Quindi, se la cosa è funzionale alla trama bene, sennò ciccia. Ma, tanto per contraddirmi subito, siccome un autore può fare quel che vuole, vediamo un po’ se Maggio… voglio precisare un’ultima cosa: da tempo sono appassionato di cultura ebraica e questa cosa è riemersa nella trama praticamente in maniera spontanea.
Tu sei anche uno sportivo, addirittura un maratoneta. In base alla mia esperienza personale, l’attività sportiva stimola molto la creatività. Capita anche a te? Ti è mai successo di trovarti di fronte a un blocco nell’ideazione di una trama e di risolverlo magicamente facendo attività fisica?
Parlami del rapporto che esiste per te tra sport e scrittura.
Devo dire che niente come la corsa mi ha gratificato di salute ed equilibrio psico-fisico. È un capitale a reddito fisso che si accumula solidamente con la costanza nel corso degli anni. Un altro mondo mi si è schiuso grazie agli incessanti allenamenti, e, più di tutto, devo dire che ho re-imparato il metodo e la pazienza. Non c’è risultato senza impegno e sacrificio, e nessun risultato viene da sé. Ci può essere quel pizzico di fortuna, di coincidenza, quella parte che non dipende da te: ma se ti sei allenato a sessanta chilometri a settimana per sei mesi, quel giorno tu taglierai il traguardo. Pioverà? Sarà sereno? Questione di un minuto, e non sai neanche se in più o in meno. Ciò che conta veramente è la comprensione fondata e feroce che i 42.194 passi che hai appena fatto non conteranno nulla se non farai anche l’ultimo. Non ci sono attenuanti, né scuse, è tutto nelle tue mani. Oltre questo, c’è una chiarezza di idee nella visione delle cose e nei propositi, tangibile dopo ogni allenamento, i cui effetti tendono a consolidarsi nel tempo. Quindi sì, posso dire che, correndo, ho illuminato diversi angoli cechi.
Hai creato anche una graphic novel, quindi ti occupi anche di disegno? Raccontami di questa tua passione e di come è nata “Calciopoli ovvero l’Elogio dell’Inconsistenza”.
Questa è stata veramente una cosa di passionalità. Da juventino ho sempre vissuto la questione di Calciopoli come una macroscopica e ipocrita ingiustizia, tanto da desiderare di raccontarla in prima persona con questa mia storia d’esordio, che sto lavorando anche per mettere on-line. Ci vorrebbe Maggio per risolvere questa cosa! I disegni sono miei, certo non sono un disegnatore professionista ma credo che, nel complesso, sia riuscito a dire quasi tutto. Quasi, sottolineo, riallacciandomi al fatto che cose troppo personali possano diventare meno interessanti; forse avrei dovuto lavorarci un po’ più per renderla un po’ più professionale. Non so. Mi piaceva disegnare, ma ho iniziato a farlo in quest’occasione proprio per necessità di esprimermi; vengo da una giovinezza intrisa da Zagor, Ken Parker, Tex e Uomo Ragno, e successivamente da Julia, Maus e Persepolis. “Uomo Ragno”, proprio così, non era ancora “Spiderman”!
In qualità di autore indipendente lavori da solo o collabori con qualcuno? Sei soddisfatto di questa tua esperienza di self-publishing? Quali aspetti di questa esperienza vorresti migliorare?
Finora ho lavorato da solo. Sono in contatto con un mio amico pittore per la copertina ma… un appuntamento con il Papa sarebbe stato più semplice! Sono comunque contento, ho potuto fare tutto come volevo io, e vedere il mio libro realizzato. Certo, l’aspetto successivo è ancora più complicato che scriverlo ma… non sembrava forse proibitivo solo il vederlo pubblicato? Sto vendendo delle copie e comincio a non essere più sicuro di conoscere i miei lettori per nome e cognome (e indirizzo), e questo è bellissimo. Devo aggiungere che grazie al
Forum ho conosciuto persone come me, nel senso altri autori, ma soprattutto come te: gentili e disponibili ad aiutare gli altri con la propria esperienza. Credo che il futuro sia roseo per noi autori indipendenti: prevedo una crescita del movimento spontaneo al quale le case editrici dovranno dedicare maggiori risorse. Tutto il mercato dell’editoria ne trarrà vantaggio.
Stai scrivendo qualcosa in questo periodo? Quali sono i tuoi futuri progetti letterari?
Sto preparando l’Episodio V, non so ancora se ci sarà il VI. Dopo vorrei dedicarmi a una traccia ucronica o qualcosa del genere, per il momento è solo un’intuizione. Mi piacerebbe misurarmi su strade che non ho ancora percorso, una trama completamente diversa.
Grazie Carla per avermi dato la possibilità di parlare del mio lavoro e dei miei progetti!
Grazie a te, Francesco!
Vi lascio con una sua biografia e qualche link per conoscerlo meglio.
FRANCESCO ZAMPA ha 48 anni, una moglie e quattro figli, è maratoneta, appassionato di cinema e lettura. Ha già pubblicato una graphic novel nel 2010, “Calciopoli ovvero l’Elogio dell’Inconsistenza” e ha scritto alcuni racconti che hanno per protagonista il maresciallo dei carabinieri Franco Maggio, uno dei quali, “Destinatario Sconosciuto” è stato pubblicato in una raccolta nel Giallo Mondadori.
Il maresciallo Franco Maggio è protagonista anche del suo romanzo d’esordio, “Doppio Omicidio per il Maresciallo Maggio”.