1984, 2015 e 2358: fantascienza o realtà?
Oggi ho il piacere di ospitare un nuovo guest post del collega e amico Giovanni Venturi, che, in occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo, il thriller fantascientifico “Joe è tra noi”, e prendendo spunto da “1984” di George Orwell, ci propone una riflessione sulle conseguenze del controllo dell’informazione.
Qualche tempo fa lessi “1984”, uno dei più celebri romanzi di George Orwell, pubblicato nel 1949, un testo di una attualità sconvolgente. Il romanzo è entrato nella definizione di “romanzo classico”, cioè la storia che tutti si dovrebbe leggere. Il mio rapporto coi romanzi classici una volta era di timore, poi ho capito che questi testi hanno qualcosa da insegnare. Chiaramente il romanzo per l’epoca era un chiaro messaggio verso alcuni personaggi dominanti della storia. Arrivati nel 2015 credo che quel messaggio sia ancora interpretabile nello stesso identico modo, anche per quelli che sono i personaggi della storia odierna.
L’idea che mi sono fatto di questo libro è che l’informazione è l’unico elemento che se non controllato può portare problemi a chi non riesce a controllarla. Cambiare la storia semplicemente alterando documenti storici, fare passare in tivù solo quello che si vuole, o per volontà o per timore di essere perseguiti, spinge a controllare l’essere umano, a manipolarlo senza nemmeno che lui se ne renda conto. Potrei fare tantissimi esempi di ciò che accade oggi, sotto gli occhi di tutti, dove molti credono che sia davvero la tivù a stabilire se una cosa è vera oppure no, e se non appari mai in tivù allora non esisti. Gli scrittori se non appaiono in tivù non esistono, vi pare? Chi conosce uno sconosciuto scribacchino che per giunta si autopubblica? Come osa costui? Se ci fate caso ci sono varie trasmissioni televisive, spazi di telegiornali inclusi, che non si occupano mai direttamente di romanzi e narrativa, ma dove di tanto in tanto si ospitano scrittori di importanti case editrici e dove solo quegli scrittori vengono segnalati. Sono in tivù, ergo esistono, ergo sono scrittori per davvero.
Immaginiamo un mondo che spinge sempre di più verso il controllo dell’informazione. Smartphone che comunicano di continuo la posizione GPS dell’utente, che intercettano i contenuti che lo stesso immette in rete, che ne rilevano le impronte digitali, che conoscono quanta influenza ha in rete, cosa scrive su Facebook, su Twitter, su Google+.
Ora immaginiamo il futuro, da qui a 350 anni circa. Anno 2358, Londra. La città di cui si parla in “1984”. Immaginiamo tablet così ultramoderni da poterli arrotolare come un foglio di carta e metterli in tasca. Tablet che sono connessi a una rete madre globale dove ogni informazione passa attraverso questa potentissima infrastruttura che dà il proprio segnale wireless in tutto il mondo. Una rete gestita da organizzazioni potentissime che decidono chi può accedere a cosa. Controllo delle informazioni. Controllo delle utenze. Controllo degli accessi. Tablet così non possono nemmeno più chiamarsi tablet, in quanto l’idea che si ha di questo strumento è il rettangolo di plastica spesso, non deformabile e che ha su di sé il sistema operativo Android ed è possibile telefonare, oppure pensiamo a un iPad, leggero, ma non pieghevole, dove non è possibile indossare cuffie per telefonare. Se una rete wireless globale copre ogni angolo della terra, la telefonia sarà concepita anche in altro modo. Sarà una videocomunicazione che avviene tramite questa rete. Oggi sempre più persone inviano messaggi, foto, audio tramite applicazioni per smartphone, non usano più SMS e meno che mai MMS, per le chiamate vocali ci sono sempre più applicazioni, basta solo la connessione dati per fare tutto o quasi.
Ho immaginato tutto questo e mi sono detto: ma in un mondo così tecnologico, non tutti hanno gli stessi privilegi, qualcuno può operare per scopi non sani e riuscire a farlo e non essere intralciato perché occupa una posizione di rilievo, di potere, e così tra colpi di scena, misteri e scene cariche di tensione ho scritto “ Joe è tra noi”. Una storia di un ragazzo, Joe, che vive in una Londra dell’anno 2358, una metropoli ipertecnologica. Joe intercetta un messaggio di aiuto anonimo. Chi invoca il suo aiuto e perché? È questo l’interrogativo con cui si apre questo thriller di fantascienza.
GIOVANNI VENTURI è Ingegnere Informatico che usa/ama/odia Linux. Windows lo ha abbandonato 10 anni fa, una notte che era stanco di soffrire per vedere un banale DVD mentre il sistema si riavviava di continuo sempre nella stessa scena del film. Esprime emozioni viscerali, forti, molto emotive, cambia spesso idea, vorrebbe pubblicare per un grande editore, ma dati i fatti che si verificano quotidianamente crede che la miglior cosa sia scrivere per non pubblicare, come il pittore pazzo del film "Il mistero di Bellavista", di Luciano De Crescenzo, l'arte non si vende, ma si distrugge. Dice continuamente di voler smettere di scrivere e di lasciarlo fare a chi lo sa fare meglio, ma poi si imbatte in pessime storie trovate in libreria e si redime, torna a scrivere e poi se ne pente di nuovo. In bilico tra amore e odio per la scrittura ha pubblicato 8 racconti per un editore romano, senza pagare nulla, e un capitolo di un romanzo a più mani. E dal luglio del 2012 a oggi la raccolta di racconti Deve accadere, Racconti dall'isola, il racconto lungo Viaggio dentro una storia, i romanzi Le parole confondono e Joe è tra noi.
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