Poco più di due anni fa
AmazonCrossing ha pubblicato l’edizione inglese del mio thriller “Il mentore” (che sarebbe poi diventato il primo della
trilogia del detective Eric Shaw), facendolo diventare
bestseller internazionale che, raggiungendo oltre
170 mila lettori in tutto il mondo, ha scalato le classifiche del Kindle Store fino alla
prima posizione assoluta negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Australia.
È stata per me una grande soddisfazione che un mio romanzo venisse letto da tante persone, la maggior parte delle quali l’hanno apprezzato, e ovviamente lo è stato anche il ritorno economico sia diretto che indiretto (grazie a un aumento delle vendite di altri miei libri in inglese e della versione italiana di questo libro). L’aver avuto questo transitorio successo mi ha inoltre procurato un ritorno di immagine non indifferente, cui sono seguite diverse esperienze interessanti, e rappresenta un precedente indelebile nella mia carriera letteraria.
Tra l’altro, se non avessi mai concesso i diritti di traduzione in inglese de “Il mentore”, non mi sarebbe neanche venuto in mente di scrivere i suoi due seguiti, “Sindrome” e “Oltre il limite”, di cui sono particolarmente fiera, sia perché li ritengo dei libri di gran lunga migliori del loro predecessore (in quanto scritti con una maggiore esperienza alle spalle), sia perché mi hanno dato la possibilità di concedere più spazio al personaggio di Eric Shaw e di raccontare fino alla fine la sua storia.
Adesso, a oltre due anni dall’uscita di “
The Mentor” e a oltre tre dalla stipulazione del contratto con Amazon Publishing,
i diritti di traduzione in inglese de “Il mentore” mi sono stati restituiti (la restituzione ufficiale avverrà la settima prossima) e già da qualche giorno il libro non è più disponibile in formato ebook su Amazon (per i formati fisici la disponibilità continuerà fintanto che ci saranno ancora copie in magazzino o vendute da terzi).
Devo dire che, nonostante la mia collaborazione con Amazon Publishing sia stata un’esperienza interessante e istruttiva e mi abbia portato tante belle cose, sono contenta che sia finita.
L’edizione di “The Mentor” da loro pubblicata aveva delle criticità per quanto riguarda la traduzione. Il romanzo, pur essendo ambientato a Londra, era stato tradotto in ogni sua parte, inclusi i dialoghi, nella variante americana dell’inglese, poiché pubblicato da un editore americano. Oltre al problema della lingua in sé, che molti lettori, non solo quelli britannici, hanno notato, c’era quello dell’utilizzo di terminologie e nomi di istituzioni e luoghi tradotti direttamente dal mio adattamento in italiano dei termini originali, laddove sarebbe invece stato necessario andare a recuperare gli stessi termini originali. Infine c’erano proprio degli errori nel riportare il contenuto del testo, anche se non tali da compromettere la comprensione generale del libro.
A monte c’era stata sicuramente una scelta discutibile da parte dell’editore, vale a dire usare un traduttore e degli editor americani (che ovviamente non hanno colpa, poiché hanno solo cercato di fare del proprio meglio, e cui vanno comunque i miei ringraziamenti).
A ciò si aggiungevano, a mio parere, alcune scelte di marketing (tra cui copertina, descrizione, generi in cui era classificato) che non rispecchiavano il contenuto reale del libro e che potrebbero aver tenuto lontano un target di lettori più adatto. “The Mentor”, infatti, era stato presentato come un “mystery”, quello che in italiano è definito giallo, cioè una storia investigativa il cui scopo è trovare il colpevole. I lettori si aspettavano di dover scoprire l’identità dell’assassino e che questo alla fine venisse arrestato o, al massimo, ucciso. In realtà però si tratta di un crime thriller in cui il centro della storia è il comportamento che un detective della Scientifica (Forensic Services), con un concetto molto particolare di giustizia (tale da spingerlo ad abusare spesso del proprio ruolo), assume nel sospettare che dietro gli efferati omicidi su cui sta indagando ci sia una persona con cui ha un forte legame affettivo. A rendere il suo giudizio più complicato c’è la consapevolezza che le vittime non erano affatto degli innocenti.
Alla luce di tutto ciò sono contenta, forse addirittura sollevata, di rientrare in possesso dei diritti di traduzione in inglese de “Il mentore” per assicurarmi prima di tutto che riceva una traduzione adeguata e fedele, e successivamente per poter nel migliore dei modi offrire anche ai lettori anglofoni i libri successivi, sperando di riuscire a farli arrivare soprattutto a coloro che amano i crime thriller, e non (solo) i gialli.
Al momento non sono ancora in grado di stabilire delle date di uscita (anche perché sono e sarò impegnata per i prossimi mesi in due progetti editoriali in italiano), ma ho già iniziato la nuova traduzione e spero che nei prossimi mesi sia possibile chiarire in quali modi, e magari anche tempi, la trilogia del detective Eric Shaw tornerà sul mercato anglofono nel maggior numero possibile di paesi e, soprattutto, non soltanto su Amazon.