Avrei voluto scrivere questo post subito dopo aver finito la prima stesura di “
Sirius. In caduta libera”, la quarta parte del
ciclo dell’Aurora, in modo da potervi raccontare le mie impressioni a caldo dopo aver scritto la parola
fine a una storia che mi ha tenuto impegnata per più di quattro mesi di fila, ma poi sono andata in vacanza e al mio ritorno ho dovuto rimandare questo articolo, per dare la precedenza a faccende più urgenti. Adesso manca meno di una settimana all’inizio dell’editing ed è passato abbastanza tempo da permettermi quasi di
dimenticare i dettagli di cosa ho scritto. Ciò mi ha consentito di distaccarmi dal libro il tanto necessario per affrontare la revisione con occhio più critico. E adesso mi consente anche di provare a raccontarvi qualcosa di più su questo romanzo, cercando di evitare eccessive anticipazioni (immagine di Tomasz Rozkosz).
Come dicevo,
ho lavorato alla prima stesura per oltre quattro mesi di seguito, dalla metà di febbraio fino al 26 giugno. È qualcosa di anomalo per le mie abitudini, poiché finora mi era capitato di scrivere senza interruzioni per al massimo due mesi e mezzo. In realtà avevo originariamente programmato di affrontare questa prima stesura in tre sessioni corrispondenti alle tre parti in cui è suddiviso il libro, ma poi ho dovuto dare la precedenza alla
nuova traduzione de “
Il mentore” e ciò ha ritardato l’inizio della scrittura di “
Sirius. In caduta libera” di un mese e mezzo. Comunque sono riuscita nel proposito di
completare la prima stesura entro giugno, rispettando la tabella di marcia che mi ero imposta, che dovrebbe portarmi, senza intoppi, alla pubblicazione del libro nella data del
30 novembre, come vi avevo promesso.
Nonostante gli oltre quattro mesi di lavoro, “
Sirius. In caduta libera” è leggermente
più breve di quanto avessi preventivato, poiché la prima stesura è di poco superiore alle
114 mila parole. Forse, se avessi avuto un altro mese a disposizione, avrei ampliato ancora di più l’ultima parte, ma tutto sommato credo che invece vada bene così.
Sono partita con un’outline di massima e, mentre affrontavo la stesura, l’ho ampliata definendo i dettagli delle scene e riuscendo, nell’ultimo mese, a rispettare le tempistiche necessarie per assicurare la pubblicazione a novembre. È stato più difficile rispetto al libro precedente del ciclo (scritto in tre sessioni di un mese nell’arco di un anno) per via della sua maggiore complessità, che mi ha costretto a muovermi tra quattro filoni narrativi distinti e a immergermi di volta in volta nella mente di otto personaggi diversi.
A questo punto devo proprio raccontarvi qualcosa di più sulla storia.
“
Sirius. In caduta libera” è ambientato
18 anni dopo la fine di “
Ophir. Codice vivente” (terza parte del ciclo dell’Aurora) e
5 anni prima de “
L’isola di Gaia” (seconda parte del ciclo).
Il protagonista stavolta è Hassan Qabbani, cui vengono affidate tutte le scene in prima persona, che costituiscono
una della quattro linee narrative principali del romanzo. Hassan si trova sulla Sirius per partecipare a un importante incontro relativo al Programma Aurora.
Una seconda linea narrativa segue il personaggio della astronauta inglese Miranda Caine, che ha quasi un ruolo di co-protagonista e la cui storia si muove in parallelo a quella di Hassan a bordo della Stazione Spaziale Sirius, finché le due non si incontrano. Miranda è un tecnico che lavora sulla Sirius, ma si trova lassù anche per svolgere un altro misterioso incarico.
Una
terza linea narrativa, invece, si svolge a
Londra nell’edificio della Biosynth, dove troviamo i personaggi di
Elizabeth Caldwell (che abbiamo imparato a conoscere in “
Ophir. Codice vivente”, anche se era già comparsa ne “
L’isola di Gaia”) e di
suo marito Gabriel Asbury (presente soltanto ne “L’isola di Gaia”), cui si aggiungono
il giovane Willy Asbury, il figlio della coppia, e
la IA CUSy, detta Susy (o, per meglio dire, la copia terrestre dell’IA Susy che è presente su Marte e che abbiamo visto acquisire maggiore consapevolezza di sé in “Ophir”). Susy farà anche da tramite tra questa linea narrativa e una di quelle che si svolgono sulla Sirius.
Infine abbiamo
un’ultima linea narrativa, apparentemente separata dalle altre, che si svolge in Islanda e ha come protagonisti
due vulcanologi, Eron e Rakel, che si trovano a vivere in prima persona l’inizio delle grandi eruzioni vulcaniche che provocheranno il raffreddamento globale menzionato ne “
L’isola di Gaia”. La loro storia è una sorta di pretesto per
portarvi in Islanda sul versante di un vulcano, farvi trepidare per la loro sorte e permettervi di
vedere con gli occhi della mente un disastro naturale di cui finora si è soltanto parlato in maniera astratta.
Questa parte del libro è stata per me un vero e proprio viaggio, che mi ha spinto a scoprire di più su questo paese affascinante, fatto di ghiaccio e di fuoco. Me lo sono immaginato come solo in piccola parte modificato dall’avanzare della tecnologia (siamo già nel XXII secolo), come un luogo in cui la natura con la sua forza prorompente, letteralmente esplosiva, la fa da padrona, rendendolo per Eron e Rakel non meno ostile di quanto sia lo spazio per Hassan e Miranda. Soprattutto quando, a causa di qualcosa di imprevedibile, la tecnologia fallisce.
La storia principale del romanzo, nel suo complesso, si svolge perlopiù in soli sei giorni ed è suddivisa in tre parti (di rispettivamente quattro, cinque e tre capitoli), con una struttura simile a quella già vista in “Ophir”. Si inizia con una scena al presente, che vede Hassan e Miranda nei guai a bordo della Sirius, e poi si torna indietro per capire come ci siano finiti, fino ad arrivare alla terza parte in cui riprende la narrazione al presente da parte di Hassan.
Quest’ultima parte è anche molto più breve delle precedenti. In essa gli eventi precipitano verso la risoluzione.
E poi c’è l’ultimo capitolo, che permette di coprire
la distanza temporale dei cinque anni che separano questo libro da “
L’isola di Gaia” e di conseguenza di chiudere tutte le trame rimaste aperte per
proiettare il ciclo dell’Aurora verso quella che sarà la sua parte conclusiva, prevista per il 2020.
Le tre parti del romanzo sono intitolate: “Cenere” (vale a dire quella dei vulcani), “L’eco del codice” (e sapete bene a quale codice, anzi codici, mi riferisco, no?) e “Decadimento orbitale” (che non è una bella cosa, se ci si trova a bordo di un veicolo spaziale che dovrebbe stare in orbita!).
Nella storia non mancherà di fare la sua comparsa Anna Persson. Per quanto qui il suo personaggio sia secondario, si affaccerà in alcune scene e avrà modo di dare il proprio contributo alla trama. Sarà cambiata in questi anni? Migliorata? Hmm... chissà!
Conosceremo qualche nuovo personaggio secondario, ma rivedremo anche qualche vecchia conoscenza proveniente da “L’isola di Gaia”, come
Isabella Gredani e Edward Ackerman, e un altro (di cui
non posso svelarvi l’identità) che abbiamo visto per la prima volta in “
Ophir. Codice vivente” e che sarà
la causa di molti problemi a bordo della Sirius.
Pensateci un attimo: chi potrebbe essere?
E, siccome, non riesco a scrivere un romanzo senza metterci dentro un po’ di morti ammazzati, anche questa volta non mancheranno. Ma non fatevi deviare da un’eventuale piega investigativa della storia: potrebbe essere solo uno dei miei tentativi di distrarvi dal cuore della trama, che ruota intorno al famoso codice marziano di Melissa e a quello informatico di Susy.
È proprio verso questa intelligenza artificiale, il cui avatar è una rappresentazione di Melissa in età pre-adolescenziale e che si considera l’unica vera amica di quest’ultima, che la storia del ciclo dell’Aurora si sta progressivamente spostando. La sua evoluzione, ignorata e sottovalutata dalla sua stessa creatrice, sarà un elemento fondamentale nell’epilogo del ciclo.