Uno dei film che ho visto al cinema di recente è “Megalopolis” di Francis Ford Coppola.
Sono andata a vederlo dopo aver letto qua e là critiche feroci e lapidarie, e proprio per questo ne ero ancora di più incuriosita.
“Megalopolis” non è un film facile, lineare, convenzionale. Non è adatto a una visione passiva. Richiede attenzione, motivo per cui vederlo al cinema è senza dubbio la scelta migliore, in quanto annulla le distrazioni (si spera!).
È una favola onirica, ricca di allegorie e scene surreali, traboccante di citazioni.
La storia nei suoi punti salienti è abbastanza semplice, per questo credo sia inutile che io ne parli (potete leggerne la trama ovunque sul web), ma ciò che la rende interessante è il modo in cui Coppola ha deciso di mostrarla, giocando con la sceneggiatura, i suoni, le scenografie, gli effetti visivi, la musica e il montaggio.
“Megalopolis” è un’esperienza cinematografica a tutto tondo.
Può piacere a chi ama il cinema come strumento per creare arte e non semplicemente per raccontare una storia.
È comprensibile che Coppola abbia dovuto autoprodurserlo e che lo spettatore medio l’abbia trovato confusionario, perché pensava di andare semplicemente a vedere una storia, non di vivere dentro un’opera d’arte.
Molti dei suoi aspetti che sembrano folli o casuali, in realtà, hanno uno scopo. Ogni inquadratura, ogni parola pronunciata dai protagonisti, ogni suono. Probabilmente per coglierli tutti servono più visioni e un certo bagaglio culturale potrebbe essere di aiuto, ma non è essenziale, poiché credo che chiunque possa apprezzarli in maniera istintiva, se lascia da parte gli schemi e si limita a seguire il flusso del film.
Adam Driver è bravissimo, ma questa non è certo una novità.
Una scena che mi è piaciuta particolarmente è quella con le travi sospese in cima al grattacielo (da lì viene l’immagine a corredo di questo articolo). È molto suggestiva dal punto di vista visivo e allo stesso tempo, nella parte iniziale, rappresenta bene lo stato d’animo del protagonista in uno dei momenti chiave della storia.
Coppola specifica all’inizio del film che si tratta di una favola e lo spirito con cui va affrontata la visione è proprio questo: bisogna sospendere l’incredulità.
Questo film parte da una realtà alternativa distopica per tendere verso l’utopia. È carico di elementi fantastici, dal soprannaturale (la capacità di fermare il tempo) alla pseudo-scienza fantascientifica dal sapore alchemico (il materiale inventato dal protagonista: il megalon). Ed è una gioia per gli occhi degli amanti del cinema.
Qualcuno potrà anche cogliere e magari apprezzare la morale di questa favola, altri, come me, semplicemente godersi il film senza farsi troppi problemi.
Alla fine dipende da ognuno di noi, da cosa cerchiamo quando ci accomodiamo davanti al grande schermo.
Se siete dei sognatori e fin da bambini, come me, vedevate nella sala cinematografica un luogo dove annullare voi stessi e diventare parte di qualcos’altro, anche per fuggire dai piccoli e grandi problemi della realtà, dovreste andare a vederlo e giudicarlo per conto vostro.