Chiunque si sia mai cimentato nella scrittura creativa sa che, almeno in teoria, prima di mettersi di fronte al foglio bianco, è necessario fare delle
ricerche accurate sulle ambientazioni, il periodo descritto e gli argomenti trattati, in modo da creare una storia il più possibile
realistica, ma anche avere ulteriori elementi
per arricchirla e renderla interessante agli occhi del lettore.
Gli
scrittori di professione svolgono le ricerche in maniere diverse. Alcuni si
trasferiscono per qualche settimana nei luoghi dove si svolgerà la loro storia, altri
leggono libri sugli argomenti trattati, altri ancora
intervistano esperti. Esistono mille modi diversi di fare una ricerca. Tutti
questi input, oltre ad assicurare una certa padronanza dell'argomento,
stimolano la fantasia e permettono di sviluppare le storie ben oltre l'idea iniziale. Certo fare delle ricerche in questo modo può essere a volte
costoso. Lo scrittore che non navighi nell'oro, che sia professionista o no, spesso non può permettersi di girare il mondo, non ha la possibilità di incontrare esperti e così via, anche per il semplice fatto che
non ne ha il tempo (e persino il tempo è denaro).
In passato, però, le cose andavano anche peggio. Gli scrittori il più delle volte erano costretti a raccontare delle storie
attinenti a cose che conoscevano bene o in cui vivevano o basandosi su quello che riuscivano a reperire dopo ore e ore di
letture in biblioteca, poiché la possibilità di accedere ad altre informazioni era a dir poco proibitiva. E chi decideva di fregarse di questi limiti era costretto a basarsi sulla
propria immaginazione, ammesso che ne avesse una veramente fervida. Basti pensare a
Emilio Salgari, che nei suoi libri descrisse
in maniera vivida e coinvolgente luoghi lontani che non aveva mai visto. Il suo modo di procedere era simile a quello degli attuali scrittori di un certo tipo di
fantasy e di fantascienza, che arrivano letteralmente a creare dei
nuovi mondi, che padroneggiano completamente, cosa che evita loro di fare delle grandissime ricerche.
Ma, rispetto ai tempi di Salgari, gli scrittori di adesso, che siano super-dilettanti o autori di bestseller, possono contare su delle
fonti immediatamente accessibili in qualsiasi istante, grazie alla più grande invenzione degli ultimi decenni:
internet.
Adesso, se vogliamo ottenere delle informazioni su di un argomento, lo cerchiamo su
Google o andiamo direttamente su
Wikipedia, se vogliamo vedere un luogo, in cui non siamo stati, possiamo contare su
Google Maps e
Google Earth. In alcuni casi questi ultimi ci permettono addirittura di muoverci per le strade di una città e vederne i dettagli, come se fossimo lì. Oppure andiamo su
YouTube dove troviamo tantissimi video di documentari che parlano di vari argomenti o ancora, se ci serve un certo libro, lo possiamo acquistare in formato
ebook in pochi clic. E se non abbiamo tanti soldi da spendere, basta affidarci al caro
eMule, per trovare quello che ci serve,
infrangendo qualche legge sul copyright.
Insomma non abbiamo scuse.Tutto o quasi è alla nostra portata. Questo, però, cambia completamente l'approccio che possiamo avere nei confronti di una ricerca. Possiamo sempre
fare alla vecchia maniera: leggendo, visionando video, guardando foto e così via e creando degli appunti, magari usando
programmini come OneNote (o altri gratuiti) che ci permetto di copiare testi, immagini, link e organizzarli comodamente, per ritrovarli quando ci servono.
Oppure abbiamo un'altra scelta. Possiamo iniziare a metterci a scrivere, magari dopo aver fatto qualche piccola ricerca preliminare (come la lettura di un libro, di un articolo o la visione di un documentario, giusto per entrare nel tema e catturare quella particolare emozione da cui nasce ogni storia) e poi, volta per volta, quando nasce la necessità,
cercare quello che ci serve direttamente quando ci serve. Con una connessione permanente a internet ci basta tenere aperto un browser insieme al programma di scrittura e passare dall'uno all'altro con estrema facilità,
mantenendo sempre viva quell'emozione e allo stesso tempo alimentandola con tutti quegli input immediati, il risultato dei quali possiamo metterlo subito nero su bianco
senza temere che quella grande idea venga persa, perché non siamo stati in grado di fissarla nel momento stesso in cui ci è venuta in mente.
Questo approccio non è certo ordinato e a prima vista
potrebbe sembrare confusionario, in realtà si basa in tutto e per tutto sul modo in cui la nostra memoria lavora, cioè
in modo associativo, passando da una cosa all'altra, piuttosto che lineare.
Senza dubbio l'utilizzo di un metodo del genere richiede una
certa disciplina e padronanza dei propri mezzi. È
estremamente facile distrarsi e iniziare a navigare dimenticandosi di ciò che stavamo scrivendo. D'altra parte, però, se si riesce ad applicarlo correttamente, dà la possibilità di tuffarsi subito nella narrazione, evitando il rischio che quella particolare emozione (la cosiddetta
ispirazione), una volta terminata ogni ricerca e organizzata la trama in ogni minimo dettaglio (di quest'ultimo aspetto ne parlerò più diffusamente in futuro), risulti svanita purtroppo nel nulla, prima di averla potuta sfruttare per quello che era il nostro unico scopo, cioè
scrivere.
E se questa ricerca in tempo reale ci porta a fare qualche errore?Be', che problema c'è?
Le nostre parole non sono state di certo incise sulla pietra, ma neppure sulla carta. Una volta terminata la stesura, quando siamo certi di aver fissato tutto quello che ci frullava in testa, ci resta tutto il tempo del mondo per controllare, correggere e modificare quello che abbiamo scritto, tutte le volte che vogliamo.