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Fantascienza e spiritualità: Deserto rosso
Di Carla (del 13/06/2013 @ 16:20:11, in Fantascienza e spiritualità, linkato 5785 volte)

Lo scorso marzo, come sapete, ho partecipato a una puntata di Fantascientificast con la mia rubrica Life On Mars? per parlare del ruolo della religione e della spiritualità nel media franchise di Battlestar Galactica. Sempre nella stessa puntata ho dedicato l’ultima parte del mio intervento a “Deserto rosso”, questo perché anche la mia serie non è affatto esente da elementi religiosi.
 
In realtà il collegamento con Battlestar Galactica è partito da un piccolo aneddoto, che riguarda l’origine dei nomi delle due missioni della NASA che si trovano all’interno della storia: Isis ed Hera. La prima, che è la parola inglese per Iside, deriva semplicemente dalla nota divinità dell’antico Egitto (e qui siamo già in tema religioso). Essendo un’egittofila, mi diverto a inserire questi elementi nelle mie storie. La seconda missione deve il suo nome ancora una volta a una divinità, cioè la moglie di Zeus. Per scegliere questo nome, però, essendo io una nerd, invece di andare a cercare un elenco di divinità greco-romane, ho preferito passare in rassegna quelle di Battlestar Galactica! Tra l’altro la scelta è poi caduta su Hera, non tanto per il suo essere divinità, ma perché si tratta di un personaggio della saga (Hera Agathon). Solo successivamente ho scoperto che, all’interno della religione di Battlestar Galactica, Iside ed Hera sono considerate delle divinità sorelle, inoltre (e questo proprio non lo ricordavo) i due nomi sono quelli dati al personaggio in questione in momenti diversi della serie.
Insomma, la fiera delle coincidenze!
Ma parliamo di quelli che sono effettivamente gli elementi religiosi in “Deserto rosso”.
Il più evidente è senza dubbio l’inserimento della storia di un personaggio musulmano (Hassan), laddove la nostra protagonista, Anna, è caratterizzata da una malcelata intolleranza nei confronti degli uomini di origine mediorientale. Sebbene il suo pregiudizio abbia origini personali (suo padre è mediorientale), ha come unica discriminante solo il suo aspetto religioso, poiché l’unico elemento che differenzia i due personaggi è proprio la religione, visto che fanno parte dello stesso gruppo etnico. Comunque sia, l’inserimento di questa sottotrama serve a due scopi.
Il primo è creare conflitto tra i due personaggi, da cui sorge la diffidenza e i dubbi di Anna nei confronti di Hassan. Anna, però, lontano dalle convenzioni terrestri si rende conto che i suoi pregiudizi non hanno una base razionale e li vedrà pian piano smontati da Hassan. Nonostante questo, a livello istintivo non riesce del tutto a liberarsene, o almeno questo processo è destinato a svolgersi lentamente lungo la storia.
Il secondo scopo dell’inserimento di questa tematica è, invece, immedesimare il lettore, favorendo la sospensione dell’incredulità. Questo è possibile in quanto, visti i fatti di attualità, nel mondo occidentale esiste un’ambivalenza di sentimenti nei confronti dell’Islamismo e dei musulmani: sospetto ma anche curiosità. Questa ambivalenza è ancora maggiore in Anna. L’Islamismo rappresenta la sua identità culturale, che però le è stata negata, e Hassan è l’unico al quale può attingere in questo senso.
Da qui il suo disprezzo e nello stesso tempo l’interesse nei suoi confronti.
Il personaggio di Anna, inoltre, per sua stessa ammissione non possiede una fede, ma allo stesso tempo è incuriosita dal concetto di fede, poiché la vede come qualcosa che ipoteticamente potrebbe dare un senso alla sua esistenza incerta. Anna è una donna molto insicura nel porsi di fronte agli eventi e alle scelte, sente di aver bisogno di un punto fisso nella sua vita. La sua fragilità deriva dalla necessità di dimostrare al mondo che il fatto stesso di essere nata non è stato un errore. In questa sua condizione psicologica, amplificata dagli eventi che sta vivendo, guarda con curiosità mista a sospetto alla fede di Hassan.
Questo argomento, cioè il rapporto di Anna con l’Islamismo e la fede in generale, viene introdotto già in “Punto di non ritorno” e approfondito di “Abitanti di Marte”, ma se ne parla ancora in “Nemico invisibile” e in “Ritorno a casa”.
 
In questi ultimi due episodi emergono, però, altre due tematiche che hanno a che vedere con la religione.
Una di queste è il tema della coppia, che vediamo nella comunità di Ophir. Ogni persona di questa comunità ha un compagno, può trattarsi di un marito o una moglie, ma anche di un fratello o una sorella, nel caso dei bambini. L’importanza della coppia verrà in particolare approfondita in “Ritorno a casa” e, nel parlare di questa tematica, ammetto che ancora una volta mi sono rifatta all’antico Egitto. Qui la coppia costituita dal Faraone e la sua Grande Sposa Reale aveva un ruolo molto importante sia a livello politico che religioso. Era essenziale che a capo delle Due Terre ci fosse una coppia e non una sola persona. Queste coppie avevano una ragione di esistere più rituale che personale. In questo contesto non era raro che la Grande Sposa Reale fosse una sorella o una figlia del Faraone, senza che ciò implicasse alcuna relazione di carattere sessuale tra i due (esistevano le spose secondarie a questo scopo). Spesso il Faraone era troppo giovane e quindi era la sua Sposa a governare. O ancora la Sposa rimasta vedova nominava il nuovo Faraone. La cosa importante è che in un modo o nell’altro dovevano essere in due per ottenere il favore degli dei.
Questo argomento, cioè la necessità di essere in due, si trova anche in “Deserto rosso” e sarà una sottotrama importante di “Ritorno a casa”.
Esiste poi un ultimo argomento, ma, se anche mi limitassi a citarlo, diventerebbe un grosso spoiler per chi non ha letto ancora il terzo episodio. Di per sé non è religioso, ma più che altro spirituale. Riguarda la coscienza, la cui controparte religiosa non è altro che l’anima, ma nella storia ciò viene affrontato in maniera quasi scientifica. Tra l’altro si tratta di un tema molto diffuso nella fantascienza, sia classica che contemporanea. Non posso dire altro, ma chi ha letto “Nemico invisibile” di certo ha capito a cosa mi riferisco.