Finalmente qualcuno è riuscito a intervistare Anna Persson. Lok di Kuiper Belt (il sito purtroppo non esiste più) è stato il primo a strappare alla protagonista di "Deserto rosso" qualche confidenza che getta un po' di luce sul finale aperto della storia e a farsi rivelare alcuni retroscena interessanti. La povera Renee Anders sarà livida dalla rabbia nel sapere che un alieno come Lok è riuscito laddove lei ha fallito in passato.
E così Anna esce dal suo confinamento su Twitter e si accomoda davanti al suo intervistatore per raccontarci qualcosa di lei, di Hassan, della sua famiglia, del suo presente, lasciandoci presagire qualcosa del suo futuro.
Siccome il sito di Kuiper Belt non è più online, con il permesso di Lok ho riportato qui l'intera intervista.
Grazie ancora a Lok e buona lettura!
Buongiorno Anna, ben trovata. Una prima domanda per iniziare, come stai? Intendo dopo quella brutta storia di Melissa...
Ciao Lok! Be’, insomma, non lo so neppure io come sto. Fisicamente sto alla grande! Non ti pare? (Ride e sbatte le palpebre, civettuola. Poi il suo volto sembra rattristarsi.)
Ultimamente sto vivendo un periodo complicato. Sono passati nove anni, ma a volte mi sembra solo ieri che lei s’è andata.
Anche se per molto tempo ho rifiutato di ammetterlo, lei ha lasciato un vuoto che ho ancora difficoltà a colmare. È come se si fosse portata via una parte di me e io continuo a tenere una parte di lei. È l’unico modo in cui riesco a spiegarlo, ma è ancora molto lontano da ciò che provo. La cosa strana è che per certi versi mi sento più forte di prima, meno indecisa, più razionale, però mi rendo conto di aver perso una parte della mia incoscienza e non sono certa che sia un bene.
Partiamo dall'inizio del tuo viaggio. Una volta arrivata su Marte, il primo risveglio in quel pianeta rosso com'è stato?
(Sgrana gli occhi.) Oddio, il primo risveglio è stato in un letto che non era il mio. Il fatto di essere su Marte è stato l’ultimo dei miei pensieri. Ho odiato me stessa per aver varcato quella porta la notte prima e più tardi me la sono presa con la persona sbagliata. Ho riversato su di lui tutta la paura che sentivo. (Si contorce le mani, sembra sul punto di commuoversi.) A ripensarci adesso mi sento così stupida. (Sorride.) Ma ero davvero io? Mi sembrano i ricordi di un'altra persona.
La prima cosa che hai fatto appena arrivata su Marte?
Dopo essere entrati nella stazione, ci siamo aiutati a vicenda a toglierci le tute. Non stavo nella pelle al pensiero che finalmente ero lì, dentro la Stazione Alfa. Ero talmente agitata che non riuscivo a sganciare il casco. (Ride.) Robert mi ha dato una mano, altrimenti sarei ancora lì. (Ride più forte.) Appena l’ho tolto, ho inspirato profondamente l’aria della stazione. Aveva un bell’odore. Ricordo che ho pensato che ricordasse l’aria di montagna, pura e sottile. Ho indugiato un po’ più del dovuto e infatti gli altri si erano già liberati della tuta e stavano lasciando lo spogliatoio. Eh, no! Non volevo essere l’ultima. Ho finito di toglierla e mi sono messa a correre. Ah, che spasso correre su Marte! Avevo già sperimentato quella gravità nell’area fitness dell’Isis, ma farlo sul pianeta, lungo un corridoio, è stato fantastico. Un po’ meno quando ho sbagliato la “manovra” per entrare in sala riunioni e sono finita per terra. (Si porta le mani al volto.) Ho sollevato lo sguardo e indovina un po’? Hassan mi stava osservando. E se la rideva, il bastardo! (Adesso ha uno sguardo trasognato e sorride tra sé.) Ma ero talmente felice che mi sono messa a ridere anch’io. Insomma, era una situazione davvero buffa. Lui mi ha offerto una mano e io mi sono fatta aiutare ad alzarmi. Poi ho sentito il pop del tappo dello champagne e, quando mi sono voltata verso di lui, Hassan si era già spostato e stava armeggiando con l’impianto audio.
Se non foste riusciti a tornare sulla Terra, come sarebbe finita per voi? Sareste sopravvissuti a Melissa? O sareste diventati parte integrante di quell'entità?
Mi sono fatta tante volte delle domande del genere: “E se…?” Ma sai, il punto è che doveva andare così. Melissa voleva che tornassimo sulla Terra, era il suo piano sin dall’inizio. Noi eravamo delle pedine. Piuttosto le cose sarebbero potute andare diversamente, se quel giorno io non avessi proposto a Robert di andare a fare il campionamento in quel sito lontano. Non era affatto necessario. Non avremmo trovato il minerale blu. Tutte le volte che ci penso, mi sento responsabile per quello che gli è successo. (Scuote la testa, rattristata.) Il mio maledetto spirito di competizione, no, la mia gelosia. Oh, ero gelosa, ecco cos’era. Se non ci fossimo spinti tanto lontano, Robert non sarebbe entrato in contatto col virus. (Esita, sospira.) Be’, sarebbe successo comunque tramite i campioni d’acqua di Dennis e Michelle, ma le cose sarebbero andate in maniera diversa. Loro sarebbero ancora vivi adesso.
(Ha gli occhi lucidi. Si schiarisce la voce.) Tornando alla tua domanda, be’, in tal caso alcuni di noi sarebbero entrati di certo a far parte della collettività di Melissa, ma almeno due sarebbero tornati comunque con qualche scusa sulla Terra. Lei voleva andare lì.
Se potessi tornare su Marte?
(Accenna un sorriso nervoso.) In un certo senso è come se non fossi mai andata via. Ti mentirei se ti dicessi che non vorrei tornarci, ma allo stesso tempo sono atterrita dall’idea. Non tanto dall’idea di andare lì. È proprio il pensiero di essere sparata nello spazio che mi terrorizza. Lo so, non ha senso. Ho vissuto per molti mesi in un’astronave. Quando ho lasciato la Terra, il momento del lancio è stato fantastico. Nella mia totale incoscienza non avevo la minima paura. Adesso, ogni volta che c’è un lancio, non ho il coraggio di seguirlo in TV. Ci crederesti? Soprattutto se so che Hassan è là sopra…
Com'è la vita di Anna oggi?
(Di colpo sembra rallegrarsi.) Oh, una gran vita! (Il suo tono però è sarcastico.) No, sul serio, non posso lamentarmi. Lavoro ancora all’UCLA, gli studenti mi guardano con ammirazione. E, diciamolo, un po’ di curiosità. Lo so che si chiedono come faccio ad avere 44 anni. Se lo sapessero, altro che ammirazione! (Ride.) Comunque è una vita tranquilla, tutto sommato. (Storce gli occhi.) A volte un po’ troppo tranquilla.
Davvero, non è poi tanto interessante, te lo assicuro.
Se non vuoi parlare di Jan va bene, ma raccontaci di Hassan. Ormai siete ben più che amici ma tutto sommato vi vedete poco...
Amici? (Sorride e arrossisce un po’.) Io e Hassan non siamo mai stati amici, non veramente. Tanto meno lo siamo adesso. (Si rifà seria.) Per un po’ ci siamo visti poco, soprattutto nell’ultimo anno. Sai… (gesticola)… io e Jan stavamo cercando di avere un bambino.
Comunque… (scuote la testa, si morde il labbro inferiore). Dopo Londra, be’, abbiamo ripreso a vederci un po’ più spesso (fa l’occhiolino a Lok).
Abbiamo visto che il rapporto con Amina e la sua famiglia si è fatto sempre più forte, ma sembra quasi che tu non riesca ad essere parte di quella famiglia. Come vivi questo legame?
Ti dirò, all’inizio è stato strano, ma adesso non è affatto male. Questa cosa di avere una famiglia così numerosa è quasi piacevole. Purtroppo siamo abbastanza lontani. Amina la vedo spessissimo, visto che vive anche lei a Los Angeles, ma mio padre con Leila e i miei fratelli stanno ancora in Italia. Però parlo spesso con loro in videoconferenza, soprattutto con Ahmed. È stato quello che ha avuto più difficoltà di tutti ad accettarmi. Ci guardavamo a vicenda con sospetto (mima il concetto con lo sguardo e una smorfia), poi stranamente proprio la distanza ci ha avvicinato. Mentre di persona riuscivamo a stento a rimanere nella stessa stanza, sembrava più facile parlare stando ai due lati opposti dell’oceano. Eravamo entrambi molto curiosi e siamo diventati, diciamo, amici. Tuttora per me è strano pensare che ho anche due fratelli, a parte Amina. Ogni volta che ci penso, questa cosa mi stupisce. In senso positivo, intendo.
Rifaresti tutto?
C’è stato un momento che mi sono pentita di essere scappata col rover quella mattina, ma adesso, ripensandoci, vedendo come è andata e, soprattutto, pensando a ciò che potrebbe succedere in futuro (sorride), credo proprio che rifarei tutto.
Sono certa che il meglio deve ancora venire.