Fra pochi giorni consegnerò la quarta stesura di “Sindrome” ai miei beta reader e allora ho voluto cogliere l’occasione per chiedere ad alcuni di loro di parlare del modo in cui affrontano questa particolare mansione. Oggi è la volta di Giovanni Venturi, che oltre a essere uno dei miei principali beta reader è a sua volta uno scrittore.
Quando ho sentito parlare per la prima volta di
beta lettura è stato quando un’autrice che aveva letto alcuni miei racconti e di cui avevo apprezzato la prima puntata della serie di romanzi di “
Deserto rosso” mi chiese di farle da beta lettore per i successivi libri della serie.
Sono un attento lettore, leggo diversi generi, classici, un paio di autori famosi (Stephen King e John Grisham); sono uno scrittore, ma essere un beta lettore era qualcosa di nuovo per me.
Devo dire che come scrittore sono portato a primo impulso a guardare il lavoro degli altri scrittori con gli occhi da scrittore e non da lettore. C’è una bella differenza tra i due modi di agire.
Con il tempo sono diventato sempre più critico verso un testo scritto, sia mio che non mio. Recensisco di rado, solo quando una storia mi ha suscitato un certo interesse, perché mi rendo conto che è davvero difficile fare una buona recensione e farne una superficiale non è assolutamente utile.
Quando Rita Carla Francesca Monticelli mi diede uno dei suoi romanzi di “
Deserto rosso” da leggere per riportare note, non avevo nemmeno ben capito cosa esattamente mi aspettasse, per quanto era scritto molto bene nel messaggio che avevo ricevuto. La primissima volta ero anche
un po’ nervoso perché dovevo mettermi a fare note di critica a qualcuno e non sapevo davvero come potesse prenderla e se mai le mie fossero annotazioni valide o meno.
Vedete, per un semplice lettore attento è più facile fare il beta lettore, rispetto a uno che scrive. Perché? Chi scrive è sempre portato a pensare di dover correggere un testo come se fosse il proprio, che va scritto come io scrittore lo scriverei. E questa cosa porta completamente fuori pista. Alcuni scrittori non è quello che ti chiedono, altri magari hanno bisogno proprio di quello, ma come riesci a farlo nella giusta maniera? Non è banale.
Soprattutto, la beta lettura non si deve accettare per sforzarci a fare un favore o pensando che rifiutare rompa una salda amicizia. Il compito non è semplice, quindi va accettato solo se la trama ci interessa, se lo stile di chi scrive ci è noto e ci piace e quella di Carla era ed è una buona scrittura.
La prima volta presi a riscrivere qualche paragrafo così come lo avrei scritto io. Errore grossolano di chi era inesperto in questa delicata questione della beta lettura. Ogni scrittore ha il suo stile e non si può pretendere che assomigli al proprio o a qualche modello ideale di cui si è sentito parlare in qualche blasonata scuola di scrittura creativa. Rita mi fece notare che in effetti non stavo operando nel modo richiesto. Oggi ho fatto esperienza di questa cosa e ogni volta che noto qualcosa che secondo me non va mi chiedo sempre se sto valutando l’errore in sé o sto intaccando lo stile. Spesso è più facile quando trovi un refuso quale può essere “ando via da lì”, dove il termine che è scorretto è “ando”, che va scritto come “andò”. Questa è la parte più facile.
Durante questa lettura mi sfuggiva un’altra cosa richiesta. Le note sul testo riguardo cosa mi suscitavano le scene. All’inizio ignoravo il requisito, poi mi sono detto: è importante. Altrimenti quale può mai essere il mio contributo? Non c’è da fare un tema per dire che una scena fa ridere, oppure se ti viene in mente che il personaggio ha detto una bugia che magari verrà svelata a seguire e, soprattutto, bisogna dare un’informazione su come si trova l’incipit della storia. È fondamentale per uno scrittore sapere se l’avvio di un romanzo prende o è fiacco. Perché, a seconda di come viene percepito da chi legge, si può intervenire migliorando il primo impatto dopo aver letto la mia nota.
Tante cose le impari man mano.
Per esempio ho imparato che si potevano aggiungere note ed evidenziare anche file PDF. Io uso Linux, quindi mi avvalgo del programma Evince per aggiungere note e segnalazioni, ma chi ha Windows o Mac ha i corrispondenti strumenti anche per quel sistema operativo.
A fine mese mi attende la nuova sessione di beta reading con il romanzo di Carla,“
Sindrome”, che è il secondo volume investigativo ambientato a Londra che leggerò. Apprezzai molto il precedente, “
Il mentore”, che tra l’altro Amazon Crossing ha selezionato, tradotto in inglese e venduto sul loro store permettendo di raggiungere
165.000 lettori sparsi ai quattro angoli. Sapere di fare da beta reader a una scrittrice così è una soddisfazione. Vedrò di fare del mio meglio.
Di solito mi dedicavo a leggere il romanzo sul mio Kindle riportando le note sul PDF successivamente. Stavolta leggerò direttamente in PDF la sera sul mio PC Linux.
GIOVANNI VENTURI è Ingegnere Informatico che usa/ama/odia Linux. Windows lo ha abbandonato 10 anni fa, una notte che era stanco di soffrire per vedere un banale DVD mentre il sistema si riavviava di continuo sempre nella stessa scena del film. Esprime emozioni viscerali, forti, molto emotive, cambia spesso idea, vorrebbe pubblicare per un grande editore, ma dati i fatti che si verificano quotidianamente crede che la miglior cosa sia scrivere per non pubblicare, come il pittore pazzo del film "Il mistero di Bellavista", di Luciano De Crescenzo, l'arte non si vende, ma si distrugge. Dice continuamente di voler smettere di scrivere e di lasciarlo fare a chi lo sa fare meglio, ma poi si imbatte in pessime storie trovate in libreria e si redime, torna a scrivere e poi se ne pente di nuovo. In bilico tra amore e odio per la scrittura ha pubblicato 8 racconti per un editore romano, senza pagare nulla, e un capitolo di un romanzo a più mani. E dal luglio del 2012 a oggi la raccolta di racconti Deve accadere, Racconti dall'isola, il racconto lungo Viaggio dentro una storia, i romanzi Le parole confondono e Joe è tra noi.
Il blog di Giovanni Venturi “Giochi di parole… con le parole”: www.giovanniventuri.com