Non ricordo esattamente quando mi capitò di leggere il mio primo libro di
John Grisham, né quale fosse, ma di certo avvenne già all’inizio degli anni novanta e ben presto questi diventò
uno dei miei autori preferiti. A tutt’oggi nel controllare la lunga lista dei suoi romanzi, se escludiamo la serie per ragazzi di
Theodore Boone e alcuni dei quali ho visto la trasposizione cinematografica (e quindi per ora ho lasciato da parte), scopro che
me ne mancano solo sei, inclusa la raccolta di racconti “
Ritorno a Ford County” e due di argomento sportivo, che non mi interessano particolarmente.
Grisham è veramente un avvocato che alla fine degli anni ’80 decise di cimentarsi nella scrittura con “
Il momento di uccidere”, romanzo da cui venne tratto il
famoso film con Samuel L. Jackson, Matthew McConaughey, Sandra Bullock e Kevin Spacey. Il suo secondo romanzo, “
Il socio” (anche questo divenuto un
film, con Tom Cruise, e più recentemente una
serie TV, cui si riferisce la locandina in basso), diventò un bestseller e segnò l’inizio per lui di
un drastico cambio di carriera.
Ai suoi libri viene affibbiata l’etichetta di
legal thriller, ma in realtà ciò che veramente li accomuna è il fatto che al loro interno
c’è quasi sempre l’elemento legale (frutto del suo background) che viene
usato solo come pretesto per poi raccontare le storie delle persone. Alcuni suoi romanzi hanno effettivamente
il ritmo, la suspense e il finale che ci si attende dai thriller, soprattutto la prima parte della sua produzione, ma nell’andare avanti nella propria carriera
Grisham ha sempre più spesso proposto delle storie incentrate su una morale e con un finale realistico e, quindi, non sempre del tutto positivo per i protagonisti. Rientrano in quest’ultima categoria romanzi come “
Il testamento” o “
Ultima sentenza”.
Grisham ha anche provato ad allontanarsi del tutto dall’argomento legale con “Fuga dal Natale”, “L’allenatore” e “Il professionista”. Il primo potrebbe essere definito un romanzo umoristico, anche se ammetto di aver odiato il finale, che non ho trovato per niente divertente. Il secondo è fortemente incentrato sul football americano, sport che conosco appena, e ciò non mi ha permesso di apprezzarlo più di tanto. Il terzo ho deciso proprio di non leggerlo (o, se l’ho letto, devo averlo rimosso!), proprio perché tratta dello stesso argomento.
“
La casa dipinta”, pubblicato nel 2001, appartiene anch’esso alla
narrativa non di genere, benché vi faccia una piccola apparizione anche l’argomento legale. Si tratta di un romanzo molto particolare, poiché
la storia viene narrata da un bambino di sette anni. L’autore lo scrisse ben prima di diventare famoso e, proprio grazie alla fama raggiunta, poté in seguito ottenerne la pubblicazione.
Ricordo di aver letto questo libro nel periodo in cui uscì e di averlo particolarmente amato. Mi ha aperto gli occhi sulla bravura di Grisham nel ruolo di narratore che va oltre le etichette poste ai suoi romanzi.
Il mio preferito della sua produzione è, senza ombra di dubbio, “La giuria”, che è a tutti gli effetti un legal thriller. La storia è incentrata su una causa intentata contro un produttore di sigarette per conto della moglie di un uomo, un fumatore, morto di cancro ai polmoni. All’argomento di grande interesse si aggiunge il tema legale sviluppato dalla trama: le dinamiche di una giuria in una causa di questo tipo, a partire dalla sua formazione fino a tutti gli intrighi per pilotarne il verdetto.
Da questo romanzo è stato poi tratto
un film con John Cusack, Rachel Weisz, Dustin Hoffman e Gene Hackman.
Se non avete mai letto un libro di Grisham, questo è sicuramente quello che vi consiglio.
La mia ultima lettura, invece, è “L’ombra del sicomoro”, in cui il tema legale è accompagnato da quello del razzismo, già visto ne “Il momento di uccidere”, di cui rappresenta una sorta di sequel.
Infine, vi riferisco
una piccola curiosità. Io e Grisham, pur essendo così lontani come autori, sia a livello di tematiche che, soprattutto, di copie vendute (!), ci siamo però trovati per caso a
rivaleggiare per la seconda posizione nella classifica generale del Kindle Store americano verso la fine dello scorso ottobre (2015), io con il mio “
The Mentor” e lui col suo “
Rogue Laywer” (che poi in Italia è uscito col titolo di “Avvocato canaglia”). Certo, poi tra i due libri c’era anche un’altra
trascurabile differenza: il suo costava oltre sette volte il mio (che in quel momento era in promozione scontata)!
In ogni caso, trovarsi lassù con lui, che è uno degli autori da cui da sempre traggo ispirazione, è stata una grande emozione che non credevo che avrei mai avuto la fortuna di provare.