Di Carla (del 14/12/2023 @ 09:30:00, in Serie TV, linkato 539 volte)
Questa miniserie della BBCdel 2019 (diretta da Craig Viveiros, prodotta da Mammoth Screen), ambientata nel periodo edoardiano, è l’ennesimo adattamento nell’omonimo romanzo di Herbert George Wells (pubblicato nel 1898) ed è costituita da tre puntate di circa un’ora.
È considerata una delle trasposizioni più fedeli al libro sia per via dell’ambientazione storica (nonostante sia ambientata qualche anno più tardi, nel 1905), che mette ancora più in evidenza l’impotenza dell’umanità nel confronto con un’invasione aliena, sia per la stessa narrazione degli eventi.
Ciò che si va ad aggiungere alla trama originale è la storia personale dei due protagonisti, Amy e George, che vivono insieme nonostante il fatto che non siano sposati e che lui non riesca a ottenere il divorzio dalla moglie. Questi sostituiscono solo in parte il narratore del libro e la moglie, spostando però l’attenzione sul personaggio femminile, che nel testo era del tutto marginale. Sono interpretati da Eleanor Tomlinson (già vista in Poldark nel ruolo di Demelza e ne I Misteri di Pemberley) e Rafe Spall (figlio di Timothy Spall; visto in Prometheus, Jurassic World – Il regno distrutto e Men in Black International).
Inoltre, alla narrazione principale si intreccia quella nel futuro in cui vediamo Amy e il figlio vagare nel mondo devastato dopo l’invasione “fallita” dei tripodi.
Pur non avendo letto il libro, ho subito percepito l’impronta wellsiana nella storia, a iniziare dal personaggio di Ogilvy, lo scienziato presente anche nel romanzo e qui interpretato dal grande Robert Carlyle, e continuando col tentativo di un approccio scientifico, per quanto limitato dalle conoscenze del tempo, nei confronti delle conseguenze dell’invasione, sebbene quest’ultima parte post-apocalittica dal punto di vista della protagonista femminile sia stata aggiunta alla storia.
Nel leggere varie recensioni in giro, le critiche principali riguardano un certo effetto deprimente della storia, la sua lentezza in alcuni tratti, la poca caratterizzazione dei personaggi dovuta al tempo limitato della narrazione (che forse, allora, non è tanto lenta) e addirittura l’interpretazione dei protagonisti. Qualcuno ha parlato di occasione persa.
Be’, non mi trovo affatto d’accordo. Personalmente ho apprezzato moltissimo questa miniserie, sia dal punto di vista visivo che da quello dell’interpretazione e del ritmo della narrazione.
Ho visto questa serie in lingua originale e, come sempre in queste circostanze, ciò mi ha portato a concentrarmi completamente sulla storia senza la minima distrazione. Inoltre, nell’affrontarla, sapevo già che il finale sarebbe stato triste. Un po’ si intuiva da subito per via dei flash-forward della protagonista con il figlio in quell’ambientazione a dir poco infernale e un po’ mi era stato riferito proprio in questi termini.
Di fronte a tutto ciò io, però, mi sono soltanto divertita.
A me la Tomlinson piace tanto (sono una fan di Poldark) e ho apprezzato la sua interpretazione. E mi è piaciuto anche il modo in cui ha interagito con Spall e anche col personaggio di Ogilvy e di Frederick (Rupert Graves), il fratello del co-protagonista.
La storia tra i due protagonisti, che sfidano le convenzioni dell’epoca, si affianca perfettamente alle problematiche politiche, che ci vengono mostrate all’inizio della miniserie (con gli attriti tra l’Impero Britannico e la Russia), nel mettere in evidenza come tanti aspetti considerati importanti passino non solo in secondo piano, ma vengano del tutto spazzati via dall’incontro e lo scontro con una specie proveniente da Marte che ha intenzione di eliminare la nostra civiltà e impossessarsi del nostro pianeta.
Ovviamente poi l’inserimento delle vicende dei due protagonisti offre un ulteriore elemento di conflitto apprezzabile dal pubblico contemporaneo e ne aumenta il coinvolgimento.
Per quanto riguarda il resto, ho trovato molto efficace sia la ricostruzione storica che gli effetti speciali. Vedere gli immensi tripodi muoversi per la Londra di inizio novecento è stato fantastico, proprio perché del tutto inusuale ed eppure estremamente realistico, e sottolinea ancora di più il senso della fragilità umana nei confronti di un avversario troppo più grande e tecnologicamente avanzato per essere anche solo affrontato. In qualche modo irride le mire espansionistiche dell’Impero Britannico, che si sente invincibile di fronte a qualsiasi nemico e che invece è costretto a ridimensionarsi.
Mi è piaciuta in particolare la parte in cui Ogilvy, insieme ai protagonisti, si mette a studiare quello che crede essere un meteorite e poi ciò che accade quando questo si sveglia, il guscio si apre e si vede al suo interno una sfera in grado di imprimere su di sé un’immagine riflessa. Per non parlare poi di ciò che accade dopo.
Il senso di impotenza dei personaggi viene trasmesso in maniera efficace allo spettatore, come pure la paura nei confronti dei terrificanti alieni, in particolare nell’ultima puntata, quando si trovano braccati da questi ultimi (di cui finalmente vediamo l’aspetto) e la storia assume sfumature da horror.
Qui l’elemento drammatico raggiunge l’apice e l’inevitabile sacrificio ha un effetto molto forte a causa proprio del coinvolgimento che crea nello spettatore.
La parte ambientata nel futuro post-apocalittico, con cui poi si chiude la serie, ha effettivamente un che di deprimente. Io, in particolare, non amo le storie post-apocalittiche per questo motivo. Anche dal punto di vista visivo sembra quasi voler opprimere. Ma tutto viene salvato dal finale dolceamaro, che fa nascere nella protagonista, e nello spettatore, la speranza.
Chiudo con una curiosità. Sebbene questa versione sia in molte parti fedele al romanzo, ne esiste un’altra sotto forma di film che invece pare lo sia del tutto. È stata prodotta nel 2005 sulla scia della concomitante uscita del film di Spielberg interpretato da Tom Cruise e Dakota Fanning.
Numerosi sono stati gli altri adattamenti di quest’opera, che vanno dal primo famosissimo radiofonico di Orson Welles (1938), passando per musical e videogiochi, fino ad arrivare ai fumetti (incluso Topolino), oltre ovviamente ai film e alle serie TV.