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Hooked: Write Fiction That Grabs Readers at Page One and Never Lets Them Go - Les Edgerton
Di Carla (del 28/01/2012 @ 18:25:36, in Lettura, linkato 3047 volte)
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 Utile strumento per comprendere l'editoria odierna

Mi sono avvicinata alla lettura di questo libro per pura curiosità. Sono sempre abbastanza diffidente nei confronti di questo tipo di manuali su qualcosa di così soggettivo come la scrittura. Personalmente sono abbastanza contraria all'imprigionare la narrativa (di genere o non) in regole molto strette. Dando per scontata la conoscenza perfetta della propria lingua (come grammatica e sintassi), la capacità dell'autore di inventare una storia interessante (che dipende essenzialmente dalla fantasia individuale) e quella di avere un modo di mettere le parole l'una dopo l'altra così che il risultato sia almeno gradevole da leggere (che è anche molto legato al gusto individuale di chi legge), le uniche cose che possono essere in qualche modo "insegnate" riguardano ciò che il lettore medio odierno si aspetta, statisticamente parlando, e ciò che di conseguenza un editore cerca nei libri che ha intenzione di pubblicare.
In quest'ultimo campo l'aspetto artistico spesso non conta poi tanto, purtroppo.
Perciò, se lo scopo di chi scrive è primariamente quello di creare un prodotto commerciabile basandosi sull'editoria tradizionale, un libro come questo è quasi essenziale. Esso infatti, concentrandosi sull'inizio di un romanzo, spiega ciò che porta chi seleziona le opere all'interno di una casa editrice a continuare a leggere determinati manoscritti, tra le centinaia che ricevono, ed eventualmente selezionarli per la pubblicazione. È ovvio infatti che non tutti i manoscritti possono essere letti nella loro interezza. È umanamente impossibile. Allora chi li seleziona cerca di farsi un'idea sull'opera che ha davanti dalla lettura delle prime pagine e, se non le ritiene valide, li scarta. Da qui l'importanza del porre particolare attenzione all'inizio di un romanzo.
Al contrario, a mio parere, questo fattore ha minore importanza per il lettore medio in sé, il quale una volta acquistato il libro difficilmente lo metterà da parte dopo 5 o 10 pagine, per cui tenderà maggiormente a farsi un'opinione sull'opera generale, indipendentemente dalla qualità dell'incipit o del primo capitolo. Anzi, alla fine il suo giudizio dipenderà essenzialmente dalla fine della stessa. C'è anche da dire che il modo di iniziare i romanzi è molto cambiato nel tempo, soprattutto negli ultimi decenni, mentre i lettori continuano a leggere con piacere i libri di 50 anni fa o i classici, ponendosi pochi problemi sul modo in cui iniziano.
Per questo motivo credo che "Hooked" sia utile per chiunque si cimenti nella scrittura, se non altro perché aiuta a capire cosa si aspetta da essi l'editoria contemporanea, ma anche le differenze col passato. Particolarmente interessante è poi il parallelo che viene fatto con il cinema, che in passato ha copiato parecchio dalla letteratura, mentre adesso succede per lo più l'opposto.
Mi è piaciuto il tentativo di schematizzare gli elementi essenziali dell'inizio del romanzo non tanto per la sua utilità in sé (anzi la trovo in generale un'eccessiva semplificazione), ma soprattutto perché grazie agli esempi usati (alcuni molto famosi o comunque di romanzi che avevo letto) mi ha permesso di notare degli aspetti che inconsciamente nello scrivere anche io ho usato e di cercare di valutare se l'avessi fatto in maniera corretta.
Penso infatti che "Hooked" vada preferibilmente usato in fase di riscrittura piuttosto che nell'affrontare la prima stesura di un romanzo. Solo dopo aver completato tutta la storia, si può, a mente lucida, tornare indietro e modificare il suo inizio in modo da renderlo accattivante al lettore.
Al di là di ciò, credo che questo libro come altri non debba porre dei limiti alla creatività personale, ma sia solo una guida di massima, in quanto la narrativa è in continua evoluzione, i gusti cambiano e bisogna comunque trovare da soli una propria voce nel raccontare le storie. Inoltre anche l'editoria è attualmente sottoposta a profondi cambiamenti. Essere un buon autore non presuppone più necessariamente il passare attraverso la selezione di un editore, ma, come nel caso degli autori indipendenti, direttamente attraverso quella del pubblico. In questo scenario un libro scritto al di fuori di certe convenzioni non solo può trovare comunque un certo supporto da parte dei lettori, ma può addirittura generarne di nuove.

 

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