Ecco cosa succede a dare confidenza agli sconosciuti: una storia insolita e divertente.
È davvero una strana sensazione quella che si prova a leggere un libro ambientato nella propria città. Non mi era mai capitato prima. Tra l'altro l'ho letto in lingua originale, cioè in inglese, e ciò ha contribuito a rendere questa esperienza ancora più insolita. Ammetto che all'inizio mi sono trovata in difficoltà, perché conoscere perfettamente tutti i luoghi descritti un po' limita la capacità di crearsi una propria immagine delle ambientazioni. Forse in questo modo si perde una parte del divertimento della lettura e per assurdo si può minare la sospensione dell'incredulità, perché si finisce per notare qualche piccolo dettaglio che stona, cosa che non può succedere se non conosci direttamente i luoghi e la gente che li abita.
Nonostante questo le situazioni narrate sono così particolari, così fuori dal normale, che la fantasia viene rimessa in moto. E il fatto stesso che da cagliaritana, che però ama leggere per andare lontano, io sia riuscita ad apprezzare così tanto questo libro non può che confermare che ci troviamo di fronte a un romanzo davvero ben congegnato e ben scritto.
Le descrizioni particolareggiate dei luoghi e anche dei cibi (la protagonista, Clara, sembra quasi avere un'ossessione per essi), che sicuramente hanno maggiore presa sui lettori del continente (come si dice da queste parti), d'oltremanica o addirittura d'oltreoceano, passa in secondo piano per il lettore sardo, che invece si concentra sulla trama davvero elaborata che caratterizza questa opera.
La Munzittu ha la capacità non da poco di stupire il lettore. Nonostante l'inizio un po' telefonato (d'altronde anticipato dalla descrizione) a un certo punto la storia prende una piega inaspettata e da lì all'improvviso il lettore non sa minimamente cosa aspettarsi. Ogni tentativo di immaginare cosa accadrà nelle pagine successive viene sbugiardato. In questo modo si viene catturati dalla trama e si è costretti ad andare avanti spinti dalla curiosità, nonostante una certa lunghezza del testo, che non è affatto un aspetto negativo.
Non voglio fare anticipazioni, ma ci tengo a precisare che, nonostante sia definito un romanzo rosa, "Un patto con una sconosciuta" è ben più di questo. C'è del romanticismo, sì, ma è marginale: il cuore della storia è ben altro. È ricco di ironia, tale da diventare a tratti surreale. Più di una volta, infatti, mi sono ritrovata a ridere mentre leggevo, cosa che mi capita davvero con pochi autori.
Se dovessi fare un paragone, lo avvicinerei ai romanzi di Nick Hornby, tenendo ovviamente conto che a scriverlo è stata una donna e che è ambientato in Sardegna e non in Inghilterra. Ma il genere è proprio quello. Chissà, forse sono proprio gli anni vissuti finora dalla Munzittu nel Regno Unito che hanno contribuito a creare questa somiglianza, insieme a un certo senso di nostalgia che pervade la narrazione.
Al di là della protagonista, uno dei punti di forza è la presenza di alcuni personaggi secondari davvero ben caratterizzati. Mi è parso quasi di vedere le due galeotte, Annalisa e Monica, la prima logorroica e la seconda taciturna. Non è un caso che proprio questi due personaggi e il luogo in cui si muovono, che di certo non mi è familiare (per fortuna!), sono quelli che mi sono rimasti più impressi, perché proprio con essi la mia immaginazione ha ripreso pieno controllo della storia e me l'ha mostrata in un modo unico.
Il finale è in parte scontato, ma allo stesso tempo l'autrice ha saputo giocare bene le sue carte, collegando sapientemente la parte rosa con quella surreale della trama e chiudendo con una scena non del tutto attesa. L'ultima frase del libro, poi, è una delle più azzeccate che abbia letto di recente.
In generale credo che, pur essendo un libro con un taglio femminile, potrebbe divertire qualsiasi lettore. Lo consiglio a chiunque abbia voglia di leggere qualcosa di diverso dal solito, e di divertirsi nel farlo.