Fantascienza dal passato ma sempre attuale
Recentemente mi sto imbattendo in alcuni classici della letteratura fantascientifica davvero interessanti. Ne è un esempio questo del fantomatico Charles Carr, autore di soli due libri, del quale si hanno poche notizie, tanto che c’è chi pensa si tratti di uno pseudonimo. Purtroppo non ho avuto modo di leggere il precedente “I coloni dello spazio”, di cui “Le orribili salamandre” è il sequel, ma ciò non ha inficiato affatto il godimento di quest’ultimo romanzo, anche grazie alla breve introduzione presente in questa edizione.
La storia parla di due gruppi di superstiti della razza umana che vivono nel pianeta Bel, nella fascia avvolta in un perenne crepuscolo. Il primo proviene dall’astronave Colonist, il cui viaggio viene narrato dal romanzo precedente, il secondo è un gruppo di svizzeri, arrivati nel pianeta prima di loro e che hanno sviluppato un modello di società molto rigido.
Sorvolando sugli aspetti un po’ “fantasy”, come il fatto che i personaggi non dormono mai e invecchiano più in fretta o sulla fattibilità di produrre ossigeno in larga scala per rendere l’aria atmosferica respirabile, il romanzo in sé è ben congeniato. La storia, mostrata dal punto di vista del giovane Taylor, che fa parte del gruppo del Colonist, narra dello scontro tra gli umani e una specie aliena, vivente nella parte del pianeta perennemente irradiata dal sole, le salamandre. Da una parte ci vengono descritte le vicissitudini relative alla difesa della colonia umana e al tentativo di combattere e vincere gli alieni, dall’altra si osserva allo scontro tra due società con mentalità opposte, che però riescono a trovare un accordo di fronte al nemico comune. Non manca neppure un piccolo risvolto sentimentale.
Nella sua semplicità, quella che ci si può aspettare da un romanzo di fantascienza del 1955, “Le orribili salamandre” è un libro veramente godibile e avvincente. Il linguaggio è certo un po’ datato, ma non suona affatto obsoleto, sembra anzi quasi più una scelta di stile che un effetto del passare del tempo. Ci sono degli scorci narrativi molto affascinanti.
Ma ciò che sorprende di più è l’originalità della trama, che rimane tale dopo quasi sessant’anni, oltre che il suo sviluppo, che non ha nulla da invidiare a molti romanzi contemporanei.
L’unico elemento che ne tradisce l’età è il modo misurato in cui vengono trattati alcuni aspetti controversi, rendendolo una lettura adatta anche a un pubblico molto giovane. Allo stesso modo lo consiglierei a un lettore poco avvezzo al genere, ma che volesse iniziare a scoprirlo.
Insomma, è davvero un bel libro.