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Le parole confondono - Giovanni Venturi
Di Carla (del 23/11/2013 @ 02:59:27, in Lettura, linkato 3888 volte)
Più riguardo a Le parole confondono

 
 Quando le parole incantano

Ammetto di non essere un’amante della narrativa non di genere, ma sono affascinata e mi lascio coinvolgere da quelle storie che scavano nei sentimenti dei personaggi, mettendoli di fronte a situazioni fuori dall’ordinario e talvolta estreme, indipendentemente da quello che è il contesto in cui essi si muovono. Se poi queste storie sono costruite con maestria, tramite un abile incastro della narrazione degli eventi, ecco che mi ritrovo a viverle insieme ai personaggi, ed emozionarmi con loro, nel bene e nel male, al di là di tutte le etichette di genere.
“Le parole confondono” non è solo la storia di Andrea, sapientemente narrata su due piani temporali, con una perfetta gestione dell’azione e dei dialoghi, ma è soprattutto una storia che parla di varie forme d’amore: quello che lega un nipote e un nonno, due amici, un uomo e una donna, e qualsiasi persona che viva un legame speciale con qualcun altro, anche solo unilaterale. Ed è questo amore, la sua ricerca, il desiderio di esprimerlo e di esserne appagato, che muove Andrea Marini e lo accompagna durante i periodi più bui della sua vita, sia nel presente che nel passato.
Fatti terribili, violenti lo colpiscono, lo feriscono nel profondo, ma non lo spezzano, anche grazie alla presenza di figure importanti, alle quali si aggrappa per rialzarsi e andare avanti, seppure tra mille difficoltà e, diciamocelo, mille sfighe.
Giovanni Venturi mette a dura prova i suoi personaggi, cosa che gli consente di porne a nudo l’anima, trasformando la loro debolezza in forza, spingendoli a crescere nel corso della narrazione e costringendo il lettore quasi a vivere in prima persona il loro viaggio. Ci si ritrova così a ridere, penare, arrabbiarsi con loro, e a gioire quando infine afferrano quel desiderio anelato per tante pagine.
Non è solo la storia in sé a fare la magia. Ci sono sì degli elementi di originalità, che portano il lettore a chiedersi cosa accadrà dopo, senza riuscire in alcun modo a immaginarlo, che gli impediscono di fermarsi alla fine di un capitolo. E infatti, nonostante la lunghezza, il libro si legge in pochissimi giorni. Altri, invece, sono meno celati e più facili da intuire. Ma ciò che fa funzionare il tutto è il modo in cui questi elementi sono cuciti e la sensibilità con cui l’autore riesce a trasmetterli con la sua prosa diretta e allo stesso tempo mai banale. C’è un senso di universalità nei temi trattati tale che la storia che ci viene mostrata avrebbe avuto comunque la medesima forza e credibilità, anche se non fosse stata narrata tra Napoli e Milano o in un tempo diverso da quello odierno. Spesso si accusa la narrativa italiana non di genere di autoreferenzialità e provincialismo, e talvolta è vero, anzi, il più delle volte. Ma quando alla base di tutto ci sono degli elementi che, sebbene fortemente legati al dove e al quando, allo stesso tempo prescindono lo spazio e il tempo, ecco che ci troviamo di fronte a qualcosa di veramente speciale, che non può lasciarci indifferenti e che, una volta giunti alla parola fine, ci sorprende con un piacevole senso di completezza.
 
 
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