Memorie di un’astronauta donna - Naomi Mitchison
Di Carla (del 22/08/2016 @ 09:30:00, in Lettura, linkato 2573 volte)
Strano, ma divertente
La fantascienza classica è un universo variegato che riserva interessanti scoperte. Una di questa è senza dubbio “Memorie di una astronauta” (o “Memorie di un’astronauta donna”, secondo l’edizione) di Naomi Mitchison, uno strano e folle libro in cui una donna astronauta racconta le vicende di cui è protagonista in maniera discorsiva.
L’autrice mostra una fantasia esagerata nell’inventarsi i mondi e gli alieni più bizzarri e nell’intessere trame imprevedibili all’interno dei singoli episodi narrati. Il personaggio principale è Mary, un’esperta di comunicazioni che ha l’occasione di mettere in pratica le proprie conoscenze nei modi più disparati. Lo stile è colloquiale, dando l’impressione che Mary ti stia raccontando la sua vita, mentre vi fate quattro chiacchiere.
In linea generale il libro mi è piaciuto, altrimenti non gli avrei dato quattro stelle, ma ci sono alcuni aspetti che mi hanno impedito che aggiungessi la quinta.
Purtroppo si vede parecchio il passaggio del tempo (il romanzo è del 1962), soprattutto nel modo assurdo in cui viene immaginata vita sessuale del futuro. A quanto pare, viene ritenuto “moderno” o “futuristico” che le persone abbiano rapporti sessuali con l’unico scopro di procreare, ma non necessariamente per creare una relazione stabile (i figli li cresce qualcun altro), e che la parte di intrattenimento relativa al sesso sia passata di moda, poiché tutti sono impegnati a esplorare mondi e fare ricerca scientifica. Il sesso per le donne diventa un passatempo che serve a fare figli in grande numero (non si capisce come ciò possa essere accettabile, vista la sovrappopolazione) da vari padri. E basta. Al massimo dopo una certa età, quando vanno in pensione, decidono di prendere uno di questi padri come compagno definitivo.
Che cosa triste!
A questo aspetto che mi ha reso estremamente difficile la sospensione dell’incredulità, si aggiunge lo stile colloquiale, che non favorisce l’immedesimazione nella testa della protagonista.
È comunque una lettura interessante e gradevole, in particolare per chi ama immergersi nella fantascienza un po’ ingenua e “vintage”, e rendersi conto quanto questo genere letterario possa essere vario e come si sia evoluto in tutti questi anni.
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