La resa dei conti di Bourne
Sontuoso finale della trilogia. Sebbene intricatissima, la trama è meno difficile da seguire di quella del primo e del secondo libro. Forse questo aspetto potrebbe essere considerato una mancanza, in base a quelli che sono i miei gusti personali (preferisco dover fare un po’ di fatica a seguire la trama di un libro), ma è compensata dall’abbondanza di eventi e dall’imprevedibilità della storia.
Credo che tra i tre libri il migliore sia il secondo, ma sono tutti di altissimo livello. E, soprattutto, creano dipendenza. Mi è spiaciuto dover rallentare la lettura per carenza di tempo e ciò mi ha impedito di godere appieno del romanzo.
Qui Ludlum dà fondo a tutta la sua inventiva, moltiplicando i luoghi e le scene d’azione. Lo scontro finale con lo Sciacallo e soprattutto il luogo dove avviene sono epici.
Peccato che il personaggio di Marie intervenga solo nella parte centrale del libro e che non sia coinvolto nella scena che rappresenta il climax del romanzo, ma riappaia solo nell’epilogo.
Quest’ultimo è un po’ malinconico. Anche se so che ci sono altri libri su Bourne, so anche che non sono veramente scritti da Ludlum, che aveva deciso di terminare qui la sua storia.
Ancora una volta noto che Ludlum non usa mai termini volgari, ma in compenso abbondano le bestemmie. Tutti i personaggi invocano invano Dio e Gesù nei modi più vari. Ciò rappresenterebbe una sorta di difetto, poiché riduce la caratterizzazione dei personaggi stessi (in quanto hanno tutti lo stesso modo di imprecare), ma allo stesso tempo è un suo marchio di fabbrica, come pure l’uso continuo dell’esclamazione “follia!” o “pazzia!”.
Stendiamo un velo pietoso sulla traduzione. A parte virgole e congiuntivi a caso, i refusi abbondano. Alcune frasi non hanno senso, poiché di certo qualche termine è stato tradotto in maniera errata. I personaggi, invece che girare su se stessi, piroettano, rendendo certe scene involontariamente comiche (mi immagino Bourne che balla!). Come avevo già commentato per il libro precedente, sarebbe proprio il caso che la Rizzoli facesse revisionare questi libri e pubblicasse delle vere e proprie nuove edizioni. Non c’è rispetto verso il lettore, se a distanza di decenni si insiste a usare gli stessi master di stampa per risparmiare spacciandoli per nuove edizioni.
Consiglio la lettura di questo libro (e di tutta la trilogia) quando si ha almeno un’ora da dedicargli al giorno, per non perdere il ritmo.
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