Cospirazione sulla Luna
Prima di leggere un romanzo viene spontaneo guardare la copertina e, in base all’immagine e all’eventuale slogan, farsi una vaga idea della trama. Ed è bello che almeno in parte questa idea venga rispettata, in caso contrario c’è il rischio di incappare in qualcosa che non si voleva affatto leggere. Peccato che ciò che la copertina di “Gunpowder Moon” suggerisce non abbia nulla a che vedere col contenuto del libro. Vi è rappresentato il casco di una tuta spaziale con un foro sulla visiera, mentre la tuta di un altro astronauta è visibile nel riflesso, il tutto in un ambiente lunare. Inoltre lo slogan parla di un fantomatico “primo omicidio sulla Luna”.
Se vi aspettate di “vedere” (con gli occhi della mente) all’interno del romanzo il cattivo di turno sparare e così uccidere qualcuno in un paesaggio lunare, rimarrete delusi. Qualcuno viene effettivamente ucciso, ma nessuno gli spara. E la stessa parola “murder” usata nello slogan suggerisce qualcosa di molto più personale di una esplosione dolosa che provoca la morte di un personaggio a causa dell’esposizione al vuoto. Per quest’ultima situazione la parola più adatta è attentato. Il fatto che poi dietro ci sia una cospirazione il cui scopo è scatenare una guerra nel nostro satellite mette in evidenza come l’omicidio sia un tema a dir poco marginale all’interno del romanzo.
Il problema di queste scelte insensate di marketing da parte degli editori (e in questo caso parliamo della Harper Collins) è che attirano i lettori sbagliati e respingono quelli giusti.
“Gunpowder Moon” in realtà è un romanzo di fantascienza hard con risvolti militari e politici, ambientato in un futuro abbastanza pessimistico (quasi post-apocalittico). C’è qualche ottima scena d’azione, come quella che costituisce il climax del romanzo. La parte scientifica relativa alla Luna è abbastanza accurata (con le dovute licenze) e interessante, ed è ben sostenuta da una prosa evocativa. L’autore poi è bravissimo nel world building, sebbene io non apprezzi una tale visione pessimistica del futuro. Inoltre il personaggio principale, Dechert, non è affatto male, nonostante alcuni elementi che tendono a farlo scivolare nel cliché.
Ma, a parte le scelte di marketing completamente sbagliate, forse l’unico vero problema di questo libro è il ritmo lento. Ci si ritrova a leggere scene lunghissime con lunghi dialoghi e riflessioni del protagonista, in cui succede qualcosa solo bell'ultima parte e poi vengono interrotte alla fine del capitolo (in genere costituito da una o massimo due scene) allo scopo di indurre il lettore a leggere il successivo (una cosa che io trovo estremamente irritante). Nella prima metà del libro credo di aver contato cinque eventi in tutto che portano avanti la storia e ovviamente le scene sono molte di più di cinque. Mi sono spesso sorpresa a desiderare che finisse il capitolo, per interrompere la lettura e passare all’altro libro che stavo leggendo in parallelo. E questa non è una buona cosa.
Si ha una leggera accelerata nella seconda parte, anche se qualche flashback che non aggiunge nulla né alla storia né veramente alla caratterizzazione del protagonista tormentato (avevo già inquadrato il tipo) è riuscito comunque a spezzare la mia concentrazione nella lettura e a farmi decidere di interromperla.
Insomma, ho avuto l’impressione di leggere un libro più lungo di quello che è in realtà.
Il climax, però, come dicevo prima, è ottimo. L’identità del cattivo non era difficilissima da individuare, ma l’autore ha avuto alcune ottime idee su come tirare fuori dei guai i personaggi principali.
Nell’epilogo purtroppo il ritmo scende di nuovo e l’autore ancora una volta cede alla tentazione di fare uso di qualche spiegone di troppo.
A salvare tutto, compreso il mio giudizio, è l’ultima pagina. Ovviamente non posso accennare nulla a proposito, tranne che dà una certa soddisfazione.
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Questo libro è in lingua inglese!