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Il vicolo del mortaio - Nagib Mahfuz
Di Carla (del 23/12/2019 @ 09:30:00, in Lettura, linkato 1926 volte)

 Ironia, dramma e chiacchiere verso l’oblio
 
È la seconda volta che mi imbatto nella meravigliosa penna di Mahfuz. La prima volta fu con una raccolta di romanzi storici ambientati nell’antico Egitto. Stavolta, tramite questa breve opera, l’autore racconta un Egitto a lui quasi contemporaneo. “Vicolo del mortaio” è infatti stato scritto nel 1947 e narra le vicende degli abitanti di un vicolo del Cairo verso la fine della Seconda Guerra Mondiale. La sua però non è una rappresentazione realistica della vita di un vicolo della sua città, bensì uno splendido tentativo di raccontare le mille sfaccettature dell’umanità attraverso i suoi abitanti.
Nel vicolo del mortaio, infatti, vivono, le une accanto alle altre, persone delle classi più basse e delle classi medie, e per qualche motivo altre che appartengono a classi più elevate finiscono per incapparvi. Ogni personaggio rappresenta una tipologia di individuo: il virtuoso, l’orgoglioso, il corrotto, l’avida e così via. Non si tratta di uno spaccato di vita reale nel senso classico del termine. L’autore non vuole creare personaggi realistici, ma li utilizza per mostrare la realtà della natura umana, nei suoi pregi e nelle sue miserie, facendo di ognuno di essi un esempio portato fino all’eccesso.
Il tutto avviene attraverso una serie di episodi che oscillano tra ironia e dramma, in cui i personaggi vanno a uno a uno incontro al proprio destino, mentre il vicolo continua a essere sempre lo stesso. Il clamore per ogni evento, perfino il più tragico, si perde in poco tempo tra le chiacchiere cerimoniose dei suoi abitanti fino a cadere per sempre nell’oblio.
 
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