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 Trilogia del detective Eric Shaw... di Carla
 

Mi sentivo inerme, imprigionato in quella tuta.
Sirius. In caduta libera

 

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carla (del 19/03/2013 @ 21:37:31, in Fantascienza e spiritualità, linkato 9029 volte)

Nella mia ultima partecipazione a FantaScientificast ho avuto modo di dare il mio contributo al Team UP dedicato al media franchise di Battlestar Galactica, analizzando quelli che sono gli elementi religiosi e spirituali di questa saga. In questo post voglio ritornare sull’argomento, riepilogando alcuni aspetti di questo ennesimo connubio tra spiritualità e fantascienza (vi consiglio comunque di ascoltare il podcast, perché in circa 30 minuti si affronta in maniera più esaustiva il discorso).
 
C’è da dire che senza dubbio Battlestar Galactica è uno dei migliori esempi del rapporto speciale che lega l’immateriale e la scienza. Tutta la saga di Battlestar Galactica è infatti impregnata dell’elemento spirituale, tanto che la religione ne rappresenta uno dei suoi pilastri portanti.
Senza dilungarmi in spiegazioni (vi invito a leggere su Wikipedia i dettagli) riassumo i punti principali delle religioni presenti nella saga.
Da una parte abbiamo le Dodici Colonie, che venerano gli Dei di Kobol. La loro è una religione politeista, che trae spunto principalmente dalla mitologia greco-romana, congiunta a numerosi aspetti comuni del Cristianesimo, dell’Ebraismo, ma anche della religione dell’antico Egitto (inclusa la divinità Iside, unica non greco-romana). Secondo le loro Sacre Pergamene, un tempo gli umani vivevano a Kobol in una sorta di simbiosi paradisiaca con gli dei. A un certo punto un dio geloso avrebbe deciso di porsi al di sopra degli altri, scatenando una guerra, che aveva portato alla fine della civiltà di Kobol e all’esodo delle dodici tribù (che poi alla fine si scoprono essere tredici).
Dall’altra parte ci sono invece i Cyloni, che sono monoteisti. Essi non rinnegano quanto avvenuto a Kobol, ma affermano che gli Dei di Kobol siano dei falsi dei e che esista un unico Dio, creatore dell’umanità, la quale però è risultata essere una creazione fallita. Per questo motivo il loro compito è di distruggerla e di sostituirsi a essa.
La religione monoteista dei Cyloni, come si scopre nel prequel Caprica, deriva dalla Chiesa Monade, una setta monoteista preesistente nelle Colonie. Questa era legata a un gruppo terroristico, i Soldati dell’Unico, di cui faceva parte Zoe Greystone, figlia di Daniel Greystone, inventore dei Cyloni, e a sua volta inventrice della coscienza digitale, da cui deriva quella dei Cyloni.
Questo è lo scenario in cui si muove la storia di Battlestar Galactica, al cui interno si possono raggruppare cinque macrotematiche di carattere religioso e/o spirituale.
 
La prima di queste è l’uso dei temi religiosi per coadiuvare la sospensione dell’incredulità. Infatti i molti richiami a temi religiosi umani universalmente noti e riconoscibili, del presente o del passato, forniscono allo spettatore dei riferimenti reali, quotidiani, che ne facilitano l’immedesimazione nella storia. Tutta Battlestar Galactica in realtà si basa sul principio di inserire elementi della quotidianità accanto ad altri più tipicamente fantastici, e questa pratica è senza dubbio uno dei motivi per cui questa serie sia stata in grado di colpire in maniera così profonda l’immaginario collettivo. È normale che ciò venga quindi applicato anche al tema religioso, che ne rappresenta un argomento portante.
 
E qui ci ricolleghiamo alla seconda macrotematica: la religione intesa come motore delle azioni all’interno della storia. Ciò riguarda entrambe le fazioni in gioco. Come detto, i Cyloni considerano l’umanità un errore di Dio, quindi le loro azioni, atte a sostituirsi a essa, possono essere interpretate come una sorta di crociata. La religione è senza dubbio alla base di queste loro azioni. Non ne sono esenti però neppure gli umani, che arrivano a seguire i dettami religiosi, le Sacre Pergamene, per trovare la Terra. Di certo al loro interno vi è molta più eterogeneità di vedute in questo senso, rispetto a quanto avviene nei Cyloni, almeno all’inizio (successivamente anche in quest’ultimi si creeranno delle fazioni). Molti umani non sono affatto religiosi e questo accettare di seguire quanto riportato nelle scritture è più che altro una scelta di comodo, dettata dal desiderio di trovare una nuova casa. Vogliono credere che alla loro base ci sia qualcosa di vero, perché vogliono trovare la Terra. Comunque sia, credenti o no, anche gli umani finiscono per farsi coinvolgere dall’elemento religioso.
 
La terza macrotematica è un argomento molto caro alla fantascienza, soprattutto a quella più contemporanea: la metafora dell’immortalità dell’anima, che nel caso di Battlestar Galactica viene ottenuta tramite il download Capricadei ricordi dei Cyloni in nuovi corpi, dopo la loro morte. Un tale meccanismo fornisce ai Cyloni una vera e propria immortalità della loro coscienza, o meglio di una sua copia, che continua a vivere anche dopo la morte del corpo. L’assimilazione del download a una sorta di immortalità avviene in maniera del tutto esplicita in Caprica, dove i Soldati dell’Unico vengono convinti a sacrificarsi, illudendoli che la loro anima continuerà a vivere in paradiso, quando in realtà si tratterà di un loro clone virtuale, che verrà trasferito nella realtà virtuale. Il clone virtuale però non è l’individuo originale, ma solo una copia della sua coscienza. Quella originale muore con il suo corpo.
 
Una quarta macrotematica riguarda l’utilizzo di archetipi religiosi ebraico-cristiani (ma non solo) all’interno della religione delle Dodici Colonie. Abbiamo il Giardino dell’Eden, rappresentato da Kobol, dove uomini e dei vivono in armonia. Abbiamo il tema dell’Esodo o, più propriamente, quello dell’Arca di Noè. La guerra che avviene a Kobol, distruggendo la civiltà, è come un Diluvio Universale che elimina il male e dal quale si salvano solo coloro che si imbarcano in queste astronavi (arche) per andare a fondare una nuova civiltà.
In questo modo si inserisce il popolare tema fantascientifico di rimandare all’indietro all’infinito l’origine dell’umanità (l’umanità che deriva da un’altra umanità aliena). In questo caso specifico, se il discorso a ritroso si ferma a Kobol, si presume un’origine divina dell’Uomo, a immagine e somiglianza degli dei, concetto presente nel Cristianesimo, ma anche nella religione egizia, dove i primi faraoni erano gli dei e l’origine dell’uomo si confonde nella mitologia.
 
Infine l’ultima macrotematica riguarda tutta una serie di elementi prettamente spirituali all’interno della saga, che risultano del tutto privi del tentativo di una spiegazione scientifica, e talvolta anche logica. Tra questi si annoverano le visioni profetiche condivise tra il Presidente Roslin, Sharon Agathon e Caprica Sei. Sebbene le visioni della Roslin vengono inizialmente spiegate dall’uso di una droga, non vi è alcuna giustificazione scientifica del fatto che le condivida con due Cyloni e soprattutto che queste poi si avverino.
L’altro elemento prettamente spirituale sono gli angeli. Abbiamo gli angeli di Numero Sei e Baltar, che sono visibili solo al vero Baltar e a Caprica Sei, ma non sono frutto della loro immaginazione né qualche loro clone virtuale. Essi infatti interagiscono fisicamente all’interno delle scene e forniscono loro informazioni, che in alcun altro modo potrebbero avere. Sono quindi delle vere entità paranormali. Il tutto si estremizza ancora di più con l’angelo di Kara Thrace, che torna dopo la sua morte in forma umana e che avrà un ruolo determinante, grazie alle sue inspiegabili conoscenze, nel portarli nella nuova Terra, dove, guarda caso, ci sono già degli esseri umani primitivi. Al termine del suo compito l’angelo sparisce.
Con gli angeli Battlestar Galactica sconfina senza possibilità di appello nel fantasy, in quanto la loro presenza e il loro ruolo devono essere accettati per fede. Quest’ultimo aspetto in un certo senso ha fatto un po’ storcere il naso ai fan, non tanto per il suo essere spirituale, ma per l’assenza di un tentativo di dare a essi la minima spiegazione logica, come se gli autori non fossero stati in grado di trovarne una. D’altra parte bisogna ammettere che la loro presenza contribuisce a creare l’alone di mistero e poesia che caratterizza il finale della serie, un finale che in ogni caso sarebbe stato difficile da accettare, poiché nessuno avrebbe mai voluto mettere la parola fine a Battlestar Galactica.
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Di Carla (del 24/03/2013 @ 17:57:07, in Lettura, linkato 3175 volte)

 Giallo italiano dal respiro internazionale
 
Lo capisci subito, leggendo la prima frase di questo romanzo, di trovarti di fronte all’opera di un autore che sa cosa sta facendo. L’incipit fulminante di “Doppio omicidio per il maresciallo Maggio” è un vero e proprio hook. Dopo averlo letto, devi andare avanti e ti ritrovi subito nel bel mezzo dell’azione, costretto a continuare a voltare pagina.
Con uno stile quasi ricercato, ma allo stesso tempo scorrevole, Zampa ci coinvolge nelle avventure di questo maresciallo di provincia alle prese con un caso fuori dall’ordinario dai risvolti internazionali. Ma di internazionale non ci sono solo alcuni personaggi, bensì l’impeccabile struttura narrativa, che fa l’occhiolino ai grandi autori di bestseller. La storia ci viene mostrata, poco alla volta, partendo da punti di vista diversi che poi convergono, grazie alle indagini di Maggio, fino alla risoluzione del caso. Tutto questo viene ambientato in Italia, mescolando sapientemente aspetti reali all’interno della finzione costruita dall’autore, in un modo tale che non siamo in grado di discernere gli uni dall’altra. Ciò che ne riceviamo è la netta sensazione che la storia narrata non solo potrebbe accadere, ma forse potrebbe essere già accaduta.
Una lettura piacevole ci accompagna fino all’epilogo, lasciandoci col desiderio di conoscere meglio il suo protagonista e di affrontare insieme a lui nuovi misteriosi casi.
 
 
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Di Carla (del 27/03/2013 @ 09:59:59, in Scrittura & pubblicazione, linkato 2513 volte)

Era da un paio di giorni che tenevo sott'occhio i calcoli e qualche ora fa ricevo l'ultimo report da Kobo, che mi permette finalmente di superare la fatidica cifra: 1000 ebook venduti. E tutto questo in meno di 10 mesi dalla pubblicazione del primo episodio di "Deserto rosso" (avvenuta il 7 giugno 2012).
Certo, 1000 è una cifra abbastanza piccola rispetto ai numeri di chi pubblica con un grande editore ed è ridicola se paragonata a quelle del mercato indie anglofono, ma per un'autrice indipendente italiana, che fino a un anno fa era un perfetta sconosciuta, non è per niente da buttare via. E poi sono le mie prime 1000 copie e hanno un sapore speciale, quello di una piccola scommessa fatta con me stessa prima di premere il tasto pubblica su Amazon KDP, e portata avanti con le mie forze e il mio impegno, con l'aiuto di chi mi è stato accanto e mi ha sostenuto collaborando al mio piccolo progetto editoriale. Ha il sapore di una scommessa che abbiamo vinto.
E per questo devo dire un enorme GRAZIE ai miei collaboratori, ma soprattutto a quelle meravigliose persone che hanno speso i loro soldi per acquistare una cosa scritta da me. Grazie per i vostri calorosi commenti e suggerimenti, grazie per il vostro passaparola, grazie per le vostre recensioni, grazie per la vostra partecipazione nei vari social network, grazie per la fiducia e per l'amicizia. Spero di essere riuscita a regalarvi qualche ora piacevole e mi auguro di continuare a farlo.
Grazie davvero a tutti!

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Di Guest blogger (del 31/03/2013 @ 07:40:13, in Scrittura & pubblicazione, linkato 5199 volte)
L'articolo che vi propongo oggi è un guest post scritto dall'autrice indipendente americana di fantascienza e fantasy K.C. May. In esso K.C. ci descrive come creare dei personaggi tridimensionali all'interno della narrativa.
 
Quando leggiamo un buon libro, istintivamente sappiamo quando i personaggi sono tridimensionali e quando sono piatti. Non è sempre facile identificare le qualità che fanno sì che un personaggio sembri in carne e ossa, ma di recente ho letto un libro in cui viene spiegato molto bene come identificare queste tre dimensioni. Si chiama “Story Engineering” di Larry Brooks. Lo consiglio a tutti gli scrittori che vogliono migliorare la loro abilità nel narrare. Ecco in poche parole come ho applicato questi concetti al personaggio principale della mia serie fantasy, “The Kinshield Saga”.
 
Prima dimensione: la maschera che indossiamo di fronte al mondo esterno. L'immagine che vogliamo proiettare - atleta, ragazza della vallata, zoticone, professionista, goth, soldato, ecc...
 
Seconda dimensione: i retroscena e demoni interiori - il vero motivo per cui abbiamo scelto la maschera che indossiamo, la scusa per la prima dimensione.
 
Terza dimensione: l'azione, il comportamento e la visione del mondo - il vero personaggio, chi è al suo interno e ciò che determina quello che fa quando si trova ad affrontare dei problemi.
 
La mia serie fantasy racconta le avventure di un uomo che deve risolvere dei misteri del passato per portare la pace nel suo paese e nella sua anima tormentata. Ecco come ho definito il suo personaggio in termini di tre dimensioni.
 
Prima dimensione
Gavin Kinshield definisce se stesso come un protettore. Egli assume il ruolo di cavaliere errante (un incrocio tra un agente federale e un poliziotto di strada) perché vuole essere visto come un uomo forte, affidabile, e sicuro di sé. Egli appare a volte volgare o grezzo, perché ciò si adatta al suo senso dell'umorismo grossolano.
 
Seconda dimensione
La ragione per cui Gavin ha scelto la maschera di protettore è perché si sente responsabile della morte di suo padre. Quando aveva dodici anni, assisté alla morte di suo padre sbranato da un orso. Dall'età di quattordici anni, è intervenuto a favore delle persone in pericolo, cercando di costruire e rafforzare la sua immagine di protettore. Nonostante questo chiunque contasse per lui veniva ferito o ucciso sotto la sua vigilanza.
Sente un enorme senso di colpa per i suoi fallimenti come un protettore, e per questo motivo sente che non si merita il potere che è di suo diritto (e verso il quale viene spinto). Addirittura si sposa per senso del dovere, non perché pensa di meritare l'amore.
 
Terza dimensione
Gavin è un leader di natura, un re, colui che dovrebbe essere protetto. La gente si rivolge naturalmente a lui per prendere delle decisioni e per ottenere consigli, poiché irradia potenza e benevolenza. Di fronte al pericolo, mette il bene della gente prima della sua stessa sicurezza. Dà quello che può a chi ha bisogno, facendo del suo meglio per non utilizzare inutilmente fondi e risorse, quando ci sono persone senza casa e bambini senza cibo a sufficienza.
 
Spesso pensiamo che le motivazioni di un personaggio siano il cuore della sua essenza, ma queste motivazioni sono in realtà solo lo strato centrale. Per testare i nostri personaggi, dobbiamo metterli in situazioni che mettono in discussione la loro visione del mondo e li costringono ad agire in modo tale da rivelare chi sono veramente nel profondo. Un vero leader scegliere sempre i bisogni dei molti al di sopra dei bisogni di pochi, proprio come un narcisista che imbottirà sempre le sue tasche prima di agire in difesa del bene più grande, anche se il narcisista si trova in un ruolo di leadership.
 
I personaggi dei quali ci innamoriamo come lettori sono quelli la cui vera natura è portata alla luce dalle circostanze e le scelte che fanno anche a costo di compromettere la propria immagine di sé o i propri desideri personali.
 

 
KC MAY è nata a Chicago e cresciuta nel mid-west degli USA e nelle Hawaii, ha frequentato la University of Colorado a Boulder e si è laureata con un B.A. in russo presso la Florida State University. Nel 1985, si è trasferita a Taiwan per insegnare l'inglese e studiare il cinese mandarino. La sua carriera di scrittrice è iniziata ufficialmente nel 2005, quando il suo romanzo fantasy “The Kinshield Legacy” è stato pubblicato da una piccola casa editrice. Nel 2010 ha lasciato il deserto dell'Arizona per la più fresca e verde Georgia. Questo è stato anche l'anno in cui ha riottenuto i diritti del suo primo romanzo, riprendendo così la sua carriera di scrittrice. Si guadagna da vivere come scrittrice a tempo pieno in una grande azienda di software.
 
Visitate il suo sito web: www.kcmay.com. Oppure la seguitela su Facebook e Twitter.
Tutti i suoi libri sono disponibili su Amazon e altri retailer.
 
Potete trovare i primi due libri di “The Kinshield Saga” in un unico ebook.
Leggete la mia recensione di “The Venom of Vipers” (romanzo di fantascienza).
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Di Carla (del 04/04/2013 @ 07:38:36, in Lettura, linkato 3392 volte)

 La quintessenza della space opera
 
Dopo la Trilogia del Vuoto, “Fallen Dragon” è la seconda opera che leggo di Peter F. Hamilton ed essa consolida la mia ottima opinione su questo grande autore di fantascienza britannico. Ancora una volta mi ritrovo senza parole di fronte alla fantasia di Hamilton, capace di creare timeline estremamente complesse e particolareggiate, eppure molto diverse tra di loro.
Narrato per la maggior parte su due piani temporali paralleli, “Fallen Dragon” racconta la storia di Lawrence Newton, un mercenario che lavora per una grande compagnia terrestre, ma originario di un mondo colonizzato dagli esseri umani. Lawrence è un soldato che partecipa a delle campagne di pirateria nei confronti di altri mondi colonizzati e che si trova a tornare su un pianeta dove era già stato anni prima, i cui abitanti adesso hanno deciso di opporsi a questa nuova invasione.
Per gran parte del libro Hamilton riesce a tenere alta la curiosità di fronte a un personaggio controverso, un pirata, posto a confronto di una popolazione che non disdegna atti di terrorismo pur di ottenere il proprio scopo. È difficile distinguere il buono e il cattivo all’interno della storia ed è questa complessità di interpretazione, che pare caratterizzare questo autore, fa sì che essa risulti del tutto imprevedibile. Tramite l’uso di scene lunghissime, ma mai noiose, ricche di interessanti dettagli tecnici, tipici dell’hard sci-fi, ancora una volta all’elemento scientifico si affianca quello più propriamente fantastico e quasi magico. Il drago caduto del titolo, che fa la sua comparsa solo verso la fine del libro, evoca una figura mitologica, ma è in realtà qualcosa di molto più concreto, che dimostra ancora una volta come l’ignoranza tecnologica possa essere scambiata per magia.
I mondi descritti in questo libro, compresa la Terra del ventiquattresimo secolo, sono lontanissimi dalla nostra visione della realtà, eppure sono tremendamente reali e coinvolgenti. La prosa di Hamilton evoca immagini vivide, ricche di colore, e fa provare al lettore le stesse sensazioni del protagonista, fino all’epilogo capace di strappare un sorriso e magari anche una lacrima.
 
Questo libro è in inglese!
 
Leggi tutte le mie recensioni e vedi la mia libreria su:
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A venti giorni dall'uscita del nuovo episodio, torna il blog tour di "Deserto rosso - Abitanti di Marte" con la sua settima tappa (undicesima in assoluto di "Deserto rosso"). Questa volta è il blog di Manuela Paric, Fiume Giallo - Esperienze Narrative. Questo accostamento immaginario tra un deserto rosso e un fiume giallo ha dato frutti veramente interessanti, tanto che si tratta senza dubbio della mia intervista più lunga.

Di cosa abbiamo parlato? Praticamente di tutto. Oltre ad aver avuto l'occasione di presentare per bene il progetto del romanzo a puntate, forse la domanda più interessante è stata quella sui personaggi e su cosa rappresentano per me. Mi sono soffermata a parlare a lungo di Anna, Jan e Hassan. Avrei voluto dire qualcosa su un altro personaggio fondamentale, ma ciò avrebbe significato dare anticipazioni sugli ultimi due episodi.
Abbiamo inoltre discusso di self-publishing, delle mie letture preferite e dei tre aggettivi coi quali definisco me stessa come scrittrice.

È stato molto divertente fare questa intervista e spero che vi divertiate anche voi a leggere le mie risposte: basta fare clic sull'immagine o su questo link.
E, mi raccomando, commentate e condividetela con i vostri amici, se vi è piaciuta.

Se volete leggere le tappe precendenti del blog tour di "Deserto rosso", le trovate rispettivamente nella rassegna stampa di "Punto di non ritorno" e di "Abitanti di Marte".

Grazie mille a Manuela per questa bellissima intervista!
Alla prossima tappa!

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Di Carla (del 12/04/2013 @ 03:35:29, in Lettura, linkato 3833 volte)


 Rovinato da un finale inutilmente deprimente

Questo libro mi ha suscitato emozioni contrastanti. La storia è sicuramente originale. Ammetto di averlo comprato per l'assunto vagamente fantascientifico da cui parte, per poi scoprire che era più che altro un romanzo rosa con finale da narrativa non di genere.
Il modo in cui è scritto, mescolando presente, passato e futuro, la tecnica narrativa del doppio punto di vista e il meccanismo perfettamente intrecciato dei viaggi nel tempo è sicuramente notevole. Come pure merita un plauso la capacità della prosa della Niffenegger di catturare il lettore e farlo immedesimare nella storia. È riuscita veramente a farmi vivere la storia di Henry e Clare, ma soprattutto quella di Henry, decisamente più interessante della moglie.
Peccato, però, per il finale inutilmente in discesa, caratterizzato da un continuo crogiolarsi nel dolore del protagonista maschile, che dei due è il personaggio più azzeccato. L'ho trovato sadico nei confronti del personaggio stesso e dei lettori. Dal momento in cui ho capito come sarebbe finito, intorno a pagina 300 (ma ne avevo avuto il sospetto molto prima), quasi non avevo più motivo di andare avanti. Ho continuato a sperare in un colpo di scena, perché mi sembrava assurdo che in un romanzo del genere il finale fosse così ovvio con tanto anticipo. E invece sono rimasta delusa. L'ultima scena poi è davvero inquietante, quasi morbosa. Ho letto in un'intervista che la Niffenegger ha scritto per prima proprio quella scena, il che è ancora più deludente.
Che dire? Di certo mi ha arricchito per molti aspetti del modo in cui è stato scritto, ma non so se ne valesse la pena leggerlo, visto il prolungato cattivo umore che mi ha procurato alla fine. Vorrei divertirmi quando leggo, non deprimermi.
Peccato.

La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo (brossura) su Amazon.it.
The Time Traveler's Wife (brossura, inglese) su Amazon.com.

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Goodreads: http://www.goodreads.com/anakina

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Di Carla (del 17/04/2013 @ 05:11:59, in Esplorazione spaziale, linkato 3595 volte)

Negli ultimi anni Marte è diventato particolarmente di moda, tra la missione Curiosity della NASA, che di continuo ci invia immagini spettacolari di questo pianeta non tanto diverso dalla Terra, e i vari progetti di privati quali Inspiration Mars di Dennis Tito, che vorrebbe inviarvi una coppia in un viaggio di andata e ritorno nel 2018, e Mars One, che addirittura progetta di iniziare una colonizzazione in circa dieci anni.
 
Nel frattempo noi amanti dello spazio non possiamo che sognare. C’è chi come me lo fa scrivendo o leggendo storie ambientate sul pianeta rosso, chi si tiene sempre aggiornato sulle ultime novità e le condivide sulla rete, e chi scrive articoli in blog o webmagazine di argomento scientifico. Ognuno di noi è spinto dal desiderio di poter vedere l’Uomo su Marte entro la propria vita. Eppure esistono dei modi per poter provare a fare qualcosa affinché questo desiderio si esaudisca. Se noi tutti sognatori mettiamo insieme le nostre forze, forse potremmo dare un piccolo apporto. E in questa ottica ho deciso di aderire all’associazione The Mars Initiative (TMI), come rappresentante italiana, per aiutare a diffondere la conoscenza su questo bellissimo pianeta nella speranza di portare altre persone ad aderire alla nostra iniziativa.
 
L’iniziativa in questione è molto semplice. TMI punta a raccogliere dei fondi da dare al primo progetto di esplorazione umana di Marte che dimostri di essere in fase di attuazione. Sappiamo bene che questo tipo di progetti hanno dei costi enormi e che il contributo che un’associazione è in grado di dare non può certo coprirli nella loro interezza, ma può essere un’importante aiuto, che sommato ad altri potrebbe trasformare un sogno in realtà.
 
L'obiettivo posto dall’associazione è quello di raggiungere un milione di persone coinvolte in tutto il mondo, con una donazione minima di 1,33 dollari al mese (meno di 16 dollari l’anno). Ma si può dare il proprio contributo anche in altri modi, cioè diventando come me rappresentanti o ambasciatori del progetto nel proprio Paese, regione, città, utilizzando i social network, partecipando a eventi organizzati da club astronomici e così via.
Tra i progetti che TMI sta attualmente tenendo in considerazione come possibili riceventi dei fondi raccolti ci sono i seguenti: Mars Direct/Mars Semi Direct (quello proposto dalla Mars Society di Robert Zubrin), Mars For Less (che deriva in parte dal precedente), Ready For Mars (proposto dalla MarsDrive Organization) e Mars One (progetto di colonizzazione di Marte, proposto dall’olandese Bas Lansdorp).
 
A differenza di altre associazione, che sono legate a uno solo di questi progetti, TMI si mantiene neutrale e si riserva di devolvere i propri fondi solo a quello più possibile e realistico che apparirà essere in progress per attuare una missione a basso costo che porti l’Uomo su Marte.
 
In quanto rappresentante di questa associazione, nel prossimo futuro vi presenterò questi progetti e vi parlerò in maniera più approfondita di quello che stiamo tentando di fare. Se nel frattempo siete curiosi di sapere di più, vi invito a visitare il sito di The Mars Initiative, e magari condividerlo con altri appassionati del pianeta rosso.
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Di Carla (del 19/04/2013 @ 03:32:17, in Lettura, linkato 3272 volte)

 Space opera e ironia
 
Che carino questo “Dula di Marte”! Questa è stata la mia prima sensazione nell’iniziare a leggerlo ed è continuata per tutto il romanzo, che in realtà è il primo di una trilogia. Per qualche strano miracolo è approdato anche in Italia. In realtà la motivazione è semplice: è un romanzo di medie dimensioni. Questo però non è, a parer mio, di certo il suo pregio, anzi tutto il contrario.
Ma andiamo per ordine. In questo romanzo fa la sua apparizione la giovane eroina per caso Carmen Dula, che insieme alla famiglia si trasferisce su Marte. Con una neanche tanto sottile ironia Carmen ci racconta tutte le fasi della sua avventura, dal viaggio, alla scoperta del sesso e dell’amore, alla difficile vita della colonia fino al suo totalmente casuale incontro con i marziani. Accanto a numerosi aspetti molto hard sci-fi, tramite i quali Haldeman ci racconta tutti gli aspetti tecnici del viaggio e della vita sul pianeta rosso (non senza qualche imprecisione e volo pindarico), c’è la parte ironica e a tratti veramente surreale di questa ragazza che ti fa ridere a crepapelle mentre si trova più volte sul punto di morire. Si nota qualcosa di strano nella protagonista, come spesso capita quando un autore sceglie di narrare dal punto di vista di un protagonista di sesso diverso dal proprio, ma questo non fa altro che aumentare l’effetto comico e divertire il lettore.
Come dicevo, però, il libro è corto, cosa abbastanza inusuale per la space opera, soprattutto in un romanzo come questo che si dipana per un arco temporale abbastanza lungo. E così si alternano parti dal ritmo coinvolgente ad altre in cui la storia corre in avanti, quasi con l’avanzamento veloce, catapultando il lettore in una realtà completamente diversa e facendolo sentire orfano di quelle sensazioni provate nella parte precedente. Ciò dà al libro un che di episodico, con lo svantaggio che non tutti gli episodi hanno la stessa efficacia nel far immedesimare il lettore. In molte scene, soprattutto verso la fine, si ha la sensazione che l’autore abbia fretta di concludere col risultato che i sentimenti dei personaggi risultino poco credibili e le stesse azioni eroiche avvengano talmente in fretta da impedire al lettore di goderne.
Nel compenso si tratta comunque di una lettura veramente simpatica, che consiglio a chi ama quel tipo di fantascienza che non si prende troppo sul serio.
 
Questo libro è in vendita solo in inglese su Amazon!
 
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Di Carla (del 21/04/2013 @ 14:26:44, in Interviste, linkato 2539 volte)


Ed eccoci a nove giorni dell'uscita del nuovo episodio con l'ultima tappa del blog tour di "Deserto rosso - Abitanti di Marte" (la dodicesima in assoluto di "Deserto rosso"). A ospitarmi questa volta è il blog Autori Sul Web di Francesco Grimandi.

Si tratta di un'altra bella intervista in cui parlo della nascita del mio amore per scrittura e analizzo un po' "Deserto rosso", la trama, le tematiche, il mio rapporto con i personaggi e i miei progetti per il futuro.

Insomma, se non avete seguito le ultime lunghe interviste, con questa si riassumono un po' i punti principali, con un occhio particolare al mio rapporto con i personaggi e ai miei prossimi lavori.

Per leggere l'intervista fate clic sull'immagine o su questo link e, se volete, condividetela con i vostri amici. Nel blog di Francesco i commenti sono chiusi, ma, se vi va, potete commentare qui.

Se volete leggere le tappe precendenti del blog tour di "Deserto rosso", le trovate rispettivamente nella rassegna stampa di "Punto di non ritorno" e di "Abitanti di Marte".

Grazie mille a Francesco per questa interessantissima intervista!
Alla prossima tappa!

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