Di Carla (del 06/03/2021 @ 18:00:00, in Eventi, linkato 3444 volte)
Se vi siete persi l’evento in diretta, eccovi la registrazione su Facebook e su Instagram dell’intervista fattami da Laura Bonazzoli, bibliotecaria della Biblioteca di Vernate, in occasione dell’imminente Festa Internazionale della Donna.
Parliamo di me e dei miei libri, ma anche di passioni e di come trasformarle in un lavoro.
Non vi anticipo nulla, per evitare inutili ripetizioni.
Qui sotto trovate i video rispettivamente di Instagram e Facebook.
Quello di Instagram ha una qualità audio-video migliore, ma purtroppo le immagini sono a specchio. Scegliete voi quale preferite vedere.
Di Carla (del 05/03/2021 @ 09:30:00, in Eventi, linkato 2843 volte)
Non sapete cosa fare domani pomeriggio?
Ho un suggerimento!
A partire dalle ore 15 visitate la pagina Facebook o il profilo Instagram della Biblioteca di Vernate per assistere all’evento online “Due chiacchiere con l’autore” e passare un’ora insieme a me e alla gentilissima bibliotecaria Laura.
Parleremo dei miei libri, ovviamente, concentrandoci in particolare sul tema della donna nella società, in occasione dell’imminente Festa Internazionale della Donna (8 marzo).
Se non potete assistere dal vivo, nessun problema.
L’evento verrà registrato e reso disponibile su entrambi i social network. Inoltre, pubblicherò qui sul blog un ulteriore articolo con il video della registrazione.
Di Carla (del 15/02/2021 @ 09:30:00, in Lettura, linkato 3072 volte)
Uno sguardo sul futuro, ma senza trama
Completare la lettura di questo libro è stato davvero difficile. Probabilmente, se non avessi acquistato l’edizione cartacea, non sarei andata oltre le prime 30-50 pagine. Eppure avevo letto i precedenti, “Red Mars” e “Green Mars”, e pensavo di essere preparata.
Be’, mi sbagliavo.
“Red Mars” effettivamente aveva una bella trama intrigante, che iniziava con un omicidio e poi ci riportava indietro per ricostruire ciò che era accaduto. Era ricco di parti di pura speculazione scientifica nell’ambito dell’astronautica e della colonizzazione di Marte. Certo, erano lunghe, ma erano ben equilibrate con gli eventi narrati e, visto che le trovavo interessanti, la loro lettura era andata avanti senza intoppi. Meno interessanti erano quelle relative ad argomenti psicologici, che infatti non mi vergogno affatto di dire di aver saltato. Ma nonostante tutto aveva una trama che, bene o male, si sviluppava nell’arco di tutto il romanzo. C’era un po’ di intrigo, persino di suspense, che mi faceva venire voglia di continuare a leggere per scoprire cosa sarebbe accaduto dopo (o cosa era accaduto prima). Nonostante non avessi apprezzato il finale, non avevo dubbi di trovarmi di fronte a un romanzo con tutti gli elementi necessari per essere definito tale.
Con “Green Mars” le cose si sono fatte più difficili. L’autore si è soffermato più nelle singole storie, una per parte, che finivano nel momento in cui iniziavo ad affezionarmi ai personaggi. Il minore apprezzamento che ho avuto nel leggere questo libro mi ha indotto a ritardare di diversi anni la lettura dell’ultimo della trilogia. Ho iniziato a leggerlo solo perché ce l’avevo già e mi sembrava doveroso giungere alla fine della storia.
Ciò che non mi sarei aspettata era l’assenza di una vera e propria storia.
“Blue Mars” è un tentativo di Robinson di immaginare il futuro della conquista della spazio da parte dell’umanità, partendo da Marte per poi andare oltre. Il worldbuilding è, infatti, eccezionale e rappresenta il motivo per cui ho deciso di dare al libro tre stelline, invece delle due che riflettono meglio le mie sensazioni.
Robinson ha sicuramente fatto delle ricerche pazzesche per scriverlo. E mostra una fantasia immensa. Non posso che inchinarmi di fronte a questi due aspetti.
Inoltre, con la sua bellissima prosa, descrive un Marte terraformato sicuramente affascinante.
Si è però dimenticato che stava scrivendo un romanzo, che, come tale, necessita di una trama, in cui i personaggi devono avere uno scopo da raggiungere, dei conflitti da affrontare e una crescita di qualche tipo, e soprattutto che chi legge si aspetta un arco narrativo.
E invece no.
Ogni parte è raccontata dal punto di vista di un personaggio, ma di fatto non accade nulla o almeno nulla di rilevante. Ci si continua a spostare avanti nei decenni e a passare da un racconto all’altro degli sviluppi politici e della descrizione dei luoghi. Attraverso numerose lunghe pagine, fitte di resoconti, tutto viene raccontato e quasi nulla mostrato. Le poche vere scene, cioè quelle in cui i personaggi interagiscono o addirittura dialogano, non aggiungono nulla narrazione, poiché non ce n’è veramente una. I personaggi sono di fatto solo un elemento di contorno.
Il motivo per cui ci ho messo più di quattro mesi per leggere questo libro è perché mi ha annoiato terribilmente.
E, quando non mi annoiavo, provavo un senso di tristezza per gli scorci di esistenza (spesso deprimenti) dei personaggi che l’autore buttava lì, di tanto in tanto, per evitare di trasformare il libro in un saggio speculativo sul futuro.
Tra le tante offerte sul Kindle Store di Amazon in Italia, per tutto il mese c’è anche il mio saggio “Self-publishing lab. Il mestiere dell’autoeditore”, la cui edizione ebook è acquistabile con uno sconto del 50% fino al 31 gennaio al prezzo di 2,50 euro, invece che 4,99 euro.
Si tratta del prezzo più basso in assoluto cui questo libro, uscito lo scorso maggio, è stato finora offerto e che non si ripeterà per chissà quanto tempo.
Questo libro, a metà strada tra saggio e manuale, è tratto da un laboratorio universitario che tengo dal 2016 all’Università degli Studi dell’Insubria e illustra tutti gli aspetti essenziali del percorso che porta a diventare autoeditori, concentrandosi sui tre ruoli svolti in questo mestiere: autore, editore e imprenditore.
Il testo è stato aggiornato lo scorso dicembre con le ultime novità relative all’autoeditoria e periodicamente viene sottoposto a ulteriori aggiornamenti, in modo che le informazioni al suo interno siano sempre attuali. A questo scopo, i lettori vengono invitati a iscriversi a un gruppo dedicato su Facebook per essere informati di ogni modifica e per ottenere l’ultima versione del libro. Oppure possono iscriversi alla newsletter Self-publishing news e ricevere tutte le novità direttamente nella propria email.
Inoltre, al libro è abbinato il blog omonimo, Self-publishing lab, dove vengono approfondite alcune tematiche relative all’autoeditoria e forniti ulteriori suggerimenti e consigli per aiutarvi a scrivere, pubblicare e promuovere al meglio i vostri libri.
Che aspettate?
“Self-publishing lab. Il mestiere dell’autoeditore” è in offerta su Amazon a soli 2,50 euro a questo link: https://amzn.to/2WZsHkc
L’offerta termina il 31 gennaio 2021 alle 23.59 ed è valida solo per l’Italia.
Di Carla (del 30/12/2020 @ 09:30:00, in Propositi, linkato 2826 volte)
Certo che il 2020 è stato un anno fuori dell’ordinario, eh? Immagino che molti tra di voi abbiano visto fare macerie dei propri propositi e devo dire che la cosa ha colpito in parte anche me. Avevo, infatti, deciso di dedicare l’anno che sta finendo a promuovere di più i miei libri in eventi al di fuori della rete e, invece, ogni minima prospettiva che avessi avuto è, ahimè, malamente sfumata. In realtà, poi, sono stata talmente occupata a scrivere e pubblicare due libri, che forse non avrei potuto dedicare più di tanto tempo a eventi dal vivo quali presentazioni e fiere, ma di certo avrei preferito essere io a fare questa scelta e non essere costretta da un evento di portata globale.
Eh, vabbè, tutto sommato, almeno dal punto di vista editoriale, il mio anno non è stato tanto male. Ciò che mi è veramente pesato, a livello personale e in alcuni casi anche professionale, è il non aver potuto uscire dalla Sardegna (erano almeno 20 anni che non mi capitava), il non aver assistito neppure a un concerto, l’essere andata al cinema appena cinque volte (anche questo senza dubbio un record negativo assoluto), il non aver fatto in tempo a mettere piede in un teatro, il non aver potuto tifare la mia squadra di calcio allo stadio per tanti mesi (e chissà per quanto ancora) e in generale l’aver dovuto fare a meno di quelle esperienze di interazione e condivisione collettiva che per una persona come me, che lavora normalmente a casa propria e trascorre abitualmente più giorni di fila senza vedere né parlare a voce con nessuno (anche senza il lockdown), sono essenziali per sentirsi parte del resto dell’umanità. Il che non è poco, se considerate che spesso, per chi scrive, tali interazioni sono il carburante della fantasia. E lo sono ancora di più per chi come me ama scrivere del futuro con uno sguardo ottimista. È stata dura non lasciarsi influenzare da tutta questa oggettiva negatività e soprattutto dal modo sensazionalistico con cui ci è stata e tuttora ci è di continuo presentata. Per fortuna, abbiamo ancora la libertà di spegnere la TV e di controllare all’interno della rete in che modo le informazioni giungono a noi, e soprattutto di non lasciare che le informazioni, vere o false che siano, controllino noi.
Comunque, in un modo o nell’altro, quest’anno è ormai finito e ne sono uscita con un bilancio di tutto rispetto. Ho, infatti, centrato tre obiettivi dei quattro che mi ero posta un anno fa. E, in tutta onestà, non credo che avrei potuto fare di meglio in ogni caso.
Ecco quali sono: - ho finito di revisionare e pubblicato il mio primo libro di non-fiction: “Self-publishing lab. Il mestiere dell’autoeditore”. A metà strada tra il saggio e il manuale, con le sue oltre 139 mila parole, questo libro uscito lo scorso 30 maggio è tratto dal laboratorio di self-publishing che tengo all’Università degli Studi dell’Insubria, ma rispetto a questo è decisamente ampliato e vuole essere un modo per illustrare l’autoeditoria e come diventare un autoeditore o migliorare la propria attività editoriale già esistente. Insieme a questo libro ho inaugurato un blog omonimo su Medium, dove affronto ulteriori argomenti che riguardano le tre fasi dell’attività di un autoeditore: scrittura, pubblicazione e promozione. O, meglio, i tre ruoli: autore, editore e imprenditore; - ho finito di scrivere, revisionato e pubblicato l’ultimo libro del ciclo dell’Aurora: “Nave stellare Aurora”. E questa è la cosa che mi rende più felice, poiché rappresenta la fine di una storia iniziata quasi nove anni fa, quando mi sono cimentata nella prima stesura del primo libro di “Deserto rosso”. Questo romanzo con le sue 190 mila parole è il più lungo che abbia mai scritto e non per niente ci ho lavorato quasi due anni (senza contare la progettazione durante la scrittura dei precedenti). Sono molto soddisfatta sia della storia che del modo in cui l’ho raccontata, anche se il processo di creazione è stato faticosissimo. Anzi, il motivo principale della mia soddisfazione è proprio il fatto che finalmente è finita (la storia, ma anche la serie) e l’ho potuta dare a voi. Il libro è uscito lo scorso 30 novembre e sto solo ora ricevendo le prime sensazioni da parte di chi l’ha letto (eh, sì, ci vuole un po’ per leggerlo!); - ho letto un bel po’ di libri anche quest’anno, la maggior parte dei quali parecchio lunghi, proprio come piacciono a me. Sono stata invece un bel po’ carente sul fronte delle recensioni, ma purtroppo non ho potuto starci dietro, non tanto per il numero assoluto di libri letti (che neanche conosco né mi importa conoscere), ma proprio perché, avendo pubblicato, e in parte scritto, due libri molto lunghi e cercato di portare avanti un nuovo blog, mi sono rimasti poco tempo e voglia di scrivere altro, e soprattutto la concentrazione necessaria per farlo, vista la particolare situazione che stiamo vivendo.
E il proposito che non sono riuscita a soddisfare? Be’, lo stesso dell’anno scorso! Non ho finito di tradurre “Sindrome” in inglese. Ho avuto appena il tempo di rivedere la parte già tradotta e di fare tre brevi sessioni di traduzione. E niente, non è stato proprio possibile. Pazienza.
Cos’altro ho fatto quest’anno? Nonostante l’impossibilità di viaggiare al di fuori della mia terra, ho comunque tenuto per la quarta volta il “Laboratorio di self-publishing nei sistemi multimediali” per gli studenti di Scienze della Comunicazione e Scienze e Tecniche della Comunicazione dell’Università degli Studi dell’Insubria. Infatti, non sono andata a Varese, ma ho comunque tenuto il laboratorio a distanza e con lo stesso metodo ho potuto partecipare come relatrice alla conferenza sui virus tra la scienza e la fantascienza. Di tutto questo vi ho già parlato in un articolo di qualche settimana fa, dove potete anche vedere l’intera registrazione della conferenza.
Ho inoltre seguito ben 7 MOOCs (corsi online aperti su larga scala). I più interessanti sono stati quelli spaziali (letteralmente): “Space Mission Design and Operations” dell’EPFL, disponibile su edX, e “Atmospheric Chemistry: Planets and Life Beyond Earth” della University of Leeds, disponibile su FutureLearn. Il primo si concentra soprattutto sulla fisica del volo spaziale e poi fa una bella carrellata delle missioni del passato e del presente. Il secondo invece si occupa del rapporto tra la chimica dell’atmosfera e la possibilità della vita anche oltre la Terra, quindi si spazia nell’ambito dell’astrobiologia.
Poi ho comunque cercato di fare un minimo di vacanza, anche se non mi sono allontanata troppo da casa. L’ho trascorsa nella bellissima costa oristanese, che ho così colto l’occasione di conoscere un po’ meglio.
Infine, ho continuato a fare esperimenti con le inserzioni di Facebook per promuovere i miei libri, incoraggiata dai risultati. Le ho estese anche al mio saggio e sto iniziando a fare qualche timido passo per promuovere i libri in inglese (la serie di Red Desert). Ho intenzione di continuare a usarle in maniera sostenibile economicamente, investendo solo una porzione in percentuale di ciò che incasso. In questo modo, se avrò ancora dei buoni risultati, potrò incrementare lo sforzo pubblicitario per portarlo anche ai libri (o ai retailer) che al momento ne sono esclusi, pur mantenendolo costante per i libri già pubblicizzati (o i retailer verso cui punto già le inserzioni).
In generale, sono molto contenta di come sono andati i miei libri quest’anno, per i quali si è vista una evidente crescita rispetto al 2019 (complici le due pubblicazioni), che era a sua volta stato migliore del 2018. Mi fa in particolare piacere che questa crescita sia graduale e in gran parte legata alle mie azioni. Ciò significa che sto riuscendo a creare un rapporto di causa-effetto tra i miei sforzi promozionali e la possibilità di raggiungere nuovi lettori e mi fa ben sperare di poter continuare su questa strada.
E ora è il momento dei propositi per il 2021: 1) non permettere alla programmazione del mio lavoro di causarmi stress. Questo è senza dubbio il più importante. Credo che non abbia senso persistere in questa attività editoriale, se non ne traggo un ritorno sia economico che di benessere personale. Per questo motivo d’ora in poi, e fino a nuovo ordine, le scadenze sono bandite. Lavorerò d’anticipo e riprenderò a stabilire delle date quando avrò almeno un progetto in più già pronto rispetto a quello relativo alla scadenza; 2) continuare a portare avanti il blog sul self-publishing su Medium, che, con la cadenza di pubblicazione attuale, consiste nello scrivere non più di 26 articoli per tutto l’anno (anche meno, se considero i periodi di vacanza). Contemporaneamente a ciò, voglio aumentare la mia preparazione sugli aspetti del marketing editoriale e quelli relativi alla pubblicazione e alla promozione sul mercato anglofono (e qui mi collego al punto successivo); 3) completare la traduzione di “Sindrome” e fare in modo che venga opportunamente revisionata, in modo da rendere anche questo libro pronto per la pubblicazione; 4) iniziare e possibilmente anche finire la traduzione di “Oltre il limite”. Da qui potete capire che il mio prossimo obiettivo editoriale (rigorosamente senza scadenza) è pubblicare l’intera trilogia del detective Eric Shaw in inglese (per “The Mentor” sarà la pubblicazione della nuova traduzione) e promuoverla in maniera adeguata sul mercato globale anglofono; 5) esplorare nuove possibilità per sfruttare i diritti dei miei libri. Credo che, con 15 libri già pubblicati, sia arrivato il momento di valorizzarli e di concentrarmi per far arrivare le loro storie a un numero maggiore di persone; 6) migliorare la mia immagine sul web con un uso oculato delle nuove opportunità fornite dai social network e riportando i miei canali di comunicazione (sito, blog, social network, newsletter, Telegram) al centro della mia attività promozionale, a coadiuvare gli sforzi delle inserzioni pubblicitarie.
Tutto qui. Anche se, in realtà, può comprendere davvero tante cose diverse e il modo in cui me ne occuperò è ancora tutto da vedere. Ho bisogno di fare il punto su tutte le conoscenze che ho su questo campo, su quelle che posso migliorare e su quelle nuove che posso acquisire. Quindi il passo successivo sarà sviluppare più strategie e provare a perseguirle, nella speranza che ciò porti a dei risultati, anche se questi saranno completamente diversi dai propositi iniziali. Come già espresso in “Nave stellare Aurora”, è il viaggio ciò che conta e talvolta è in grado di sorprenderci ben oltre la nostra immaginazione. E mai come adesso, dopo un anno come il 2020, mi rendo conto di quanto questo sia vero.
Non ho messo nella lista la scrittura, se escludiamo quella degli articoli del blog. Non ho intenzione di scrivere alcun nuovo libro nel 2021. Ciò non esclude che poi io decida di scrivere qualcosa, ma al momento non ho alcun progetto. Il fatto di aver concluso tutti i progetti che avevo in corso mi fa sentire appagata. Adesso ho bisogno di riempire di nuovo il mio pozzo creativo. Riprenderò a scrivere quando avrò qualcosa da dire.
Però è molto probabile che traduca. Infatti, mi sono da poco sentita con Richard J. Galloway per la traduzione del suo quarto libro, quindi forse presto saprete cosa è accaduto ad Amantarra e ai suoi amici finiti in un lontano pianeta.
Non ho messo nella lista neppure la lettura dei libri, perché tanto quelli li leggo comunque! Metterli come proposito è un po’ come se mi ripromettessi di lavarmi i denti o di guardare film e serie TV. Troppo facile. Ovviamente leggerò e ho intenzione di leggere dei bei libri, possibilmente lunghi. E, siccome non devo scrivere, i libri di narrativa che leggerò saranno unicamente scelti in base all’ispirazione del momento e saranno nella lingua che capita (tra quelle che conosco, ovviamente), senza più timori di influenze non volute sulla mia scrittura.
Be’, direi che anche per questo mio post di fine anno è tutto. Come al solito, voglio ringraziarvi per avermi seguito fino a qui. Nel 2021 (a giugno) inizierò il mio decimo anno come autoeditrice e credo che questo sia il momento migliore per apportare qualche importante cambiamento da aggiungere ai passi consistenti che sono riuscita a compiere durante questo per altri versi funesto 2020. Grazie di cuore a tutti voi, parenti, amici, collaboratori, colleghi e lettori, che mi avete supportato (e qualcuno anche sopportato) nel 2020!
Non vi resta che raccontarmi (qui o altrove) quali sono i vostri propositi per il prossimo anno. Vi auguro una buona fine e un fantastico inizio!
Di Carla (del 14/12/2020 @ 09:30:00, in Interviste, linkato 2555 volte)
Una decina di giorni fa (sabato 5 dicembre) sono stata intervistata durante unalive su Instagram dal collega e amico Abel Montero a proposito dell’uscita di “Nave stellare Aurora” e della conclusione del ciclo dell’Aurora.
È stata una bella chiacchierata di circa 50 minuti in cui abbiamo parlato del nuovo romanzo e dei quattro libri che l’hanno preceduto. Ho avuto modo di illustrare alcuni aspetti delle trame (evitando accuratamente lo spoiler), dei temi portanti di ogni romanzo e della struttura della narrazione nei singoli libri e attraverso tutta la serie.
E abbiamo scherzato sul mio vizio di complicare la vita ai lettori, narrando le mie storie in maniera rigorosamente non cronologica!
Purtroppo l’audio non è dei migliori. La connessione andava un po’ a singhiozzo, c’era un certo effetto ritorno un po’ fastidioso e poi c’è il solito effetto specchio per cui le copertine dei libri si vedono al contrario.
Ma, se avete pazienza, potrete ammirare le mie innumerevoli smorfie, mentre parlo!
Vi consiglio di mettere il video a tutto schermo. Inoltre, potete lasciare qualche commento direttamente nel video o qui, e magari seguire Abelsu Instagram, dove fa spesso delle live in cui parla di tanti bei libri.
Per maggiori informazioni sul ciclo dell’Aurora e, ovviamente, su “Nave stellare Aurora”, visitate il minisito dedicato alla serie (si naviga meglio su PC o tablet): www.desertorosso.net
In “Nave stellare Aurora” riprende la narrazione dell’incontro in Antartide di Anna e Hassan con Alicia e Gabriel. Presso la stazione di ricerca al polo sud, infatti, l’Agenzia Spaziale Internazionale (ISA) sta costruendo il modulo di comando di un’astronave destinata a portare a compimento il programma Aurora, realizzato insieme agli abitanti di Marte, con lo scopo di permettere all’umanità di esplorare un altro sistema stellare e nel contempo di consentire all’entità aliena che domina Melissa Diaz, la leader dei marziani, di tornare al proprio pianeta d’origine. Trentaquattro mesi dopo, i due moduli della nave stellare Aurora sono pronti al lancio, uno sulla Terra e l’altro sul lato lontano della Luna, nel Mare Ingenii. Porteranno con sé cento astronauti, equamente divisi tra l’equipaggio terrestre e i passeggeri marziani, in un viaggio nello spazio interstellare fino al sistema di Alfa Centauri. A osservare da vicino le vicende dei protagonisti, che si svolgono tra la folla di solitudini che è la Londra del XXII secolo, in una base del nostro satellite naturale, teatro del precario rapporto tra l’ISA e l’Agenzia Nazionale Cinese per lo Spazio, e a bordo della nave stellare fino al giungere a un passo dalla loro misteriosa destinazione, c’è però l’intelligenza artificiale CUSy. Creata da Melissa a immagine della stessa entità, questa negli anni si è evoluta ben oltre le intenzioni della sua creatrice, e a insaputa di quest’ultima, seminando discordia e morte. E adesso, dopo aver compreso di essere stata abbandonata, decide di prendere in mano il proprio destino ed eliminare l’ultimo ostacolo che le impedisce di confondersi tra gli esseri umani e di essere considerata viva.
“Nave stellare Aurora” è un romanzo di fantascienza hard che coniuga elementi di scienza reale e speculazioni su un futuro dell’umanità influenzato dal punto di vista tecnologico dal contatto con un’antica entità aliena. Allo stesso tempo segue il percorso psicologico dei suoi protagonisti, sia umani che non umani, che, con l’avvicinarsi alla realizzazione dei propri desideri, devono affrontare le paure per il futuro carico di incertezze che li attende, e si rendono conto che, alla fine, nella vita il viaggio potrebbe essere meglio della tanto agognata destinazione. L’unica soluzione è forse essere pronti a partire per quello successivo.
Di Carla (del 26/11/2020 @ 10:30:00, in Eventi, linkato 2200 volte)
Anche in questo strano 2020 sono riuscita a tenere il “Laboratorio di self-publishing nei sistemi multimediali” per gli studenti di Scienze della Comunicazione e Scienze e Tecniche della Comunicazione dell’Università degli Studi dell’Insubria e a partecipare come relatrice a una delle conferenze del ciclo “Scienza e Fantascienza” organizzate dallo stesso ateneo, solo che questa volta l’ho fatto a distanza, stando a casa mia davanti allo schermo del mio computer. È stato un modo diverso dal solito di affrontare questi due impegni, che ha avuto sia i suoi lati positivi che quelli negativi.
Per quanto riguarda il laboratorio (da cui è tratto il mio libro “Self-publishing lab. Il mestiere dell’autoeditore”), il fatto che non ho dovuto andare a Varese mi ha permesso di spalmarlo in un arco di tempo più ampio. Abbiamo fatto due lezioni alla settimana tra il 12 e il 23 ottobre: due lunedì e due venerdì. Ciò ha consentito anche agli studenti di avere più tempo per assimilare i concetti e preparare il progetto di simulazione di pubblicazione.
Un altro vantaggio non da poco è il fatto che dover partecipare da casa ha reso la partecipazione in sé più agevole. Nel mio caso si è trattato di evitare di viaggiare da Cagliari e le spese correlate alla mia permanenza a Varese. Nel caso degli studenti ha permesso a più di loro di partecipare, poiché anche loro, nel loro piccolo, non muovendosi più per andare da casa all’ateneo, da una sede all’altra e da un’aula all’altra, si sono ritrovati con più tempo a disposizione. E infatti quest’anno ho avuto ben 24 studenti che hanno portato proficuamente a termine il laboratorio.
D’altra parte, lo svantaggio principale è stata la mancanza dell’interazione dal vivo, di persona. Durante tutta la lezione, sia io che loro ci trovavamo davanti a uno schermo. Io parlavo e non potevo né vederli né sentirli, tranne quando avevano una domanda da pormi o io chiedevo loro qualcosa. Il silenzio è la cosa peggiore, ma anche il guardare uno schermo con delle icone e dei nomi dà solo minimamente l’idea di avere qualcuno dall’altra parte che ti vede e ti sente.
Mi è mancato poter vedere nei loro volti come recepivano le cose di cui parlavo e rendermi conto se era necessario ripetere qualche concetto. Mi è mancato sentire le loro esclamazioni, i commenti a caldo e anche le risate, sia durante le mie lezioni frontali che nell’esposizione dei progetti degli studenti, tutte cose che rendono il fare lezione di persona un’esperienza umana stimolante e soddisfacente.
Inoltre, pur essendo vero che dover lavorare da casa è comodo e mi ha fatto risparmiare, mi è mancato il trascorrere una settimana a Varese, la città, gli amici che mi sono fatta in questi anni (incluso uno felino), respirare l’aria dell’ambiente universitario, persino la mensa del campus e il ristorante dove si finiva sempre per cenare. Sono tutte cose che mi danno un grande senso di soddisfazione, ma anche di realizzazione professionale, e a cui quest’anno ho dovuto fare a meno.
Nonostante tutto questo, sono molto soddisfatta di come è andato il laboratorio. Anche quest’anno gli studenti hanno mostrato partecipazione e interesse, per quanto possibile apprezzarle a distanza. E hanno proposto dei progetti di pubblicazione tra i più vari. Ancora una volta svariando tra vari generi letterari.
Nella seconda e nella terza foto di questo articolo potete vederne due, un saggio e un romanzo. Si tratta di schermate (opportunamente pixellate per motivi di privacy) che ho salvato in diretta durante la lezione. Se ci cliccate sopra, potete vederle ingrandite.
Nell’angolino in basso a destra potete anche notare che ci sono io, col mio sfondo fantascientico!
E poi c’è stata la conferenza, che si è tenuta nel pomeriggio del 14 ottobre, nell’ambito del ciclo “Scienza & Fantascienza 2020 – Non solo virus. I nemici invisibili” e intitolata “Portatoridi morte... ma anche no: i virus e la vita sulla Terra e oltre la Terra”. L’argomento è quello del ruolo sia negativo che positivo dei virus nella scienza reale e nella fantascienza.
I relatori dell’evento, organizzato e moderato da Paolo Musso, sono stati: Sebastiano Fusco (critico di fantascienza), Antonio Serra (Sergio Bonelli Editore, creatore di “Nathan Never”), Silvia Corbetta (Sergio Bonelli Editore, disegnatrice di “Nathan Never”), Rita Carla Francesca Monticelli (biologa e scrittrice di fantascienza), cioè io, e Alberto Vianelli (biologo, Università degli Studi dell’Insubria).
Non entro nel dettaglio di quello di cui abbiamo parlato, poiché potete vedere la registrazione dell’intera conferenza nel video sotto (la prima foto di questo articolo proviene proprio da quel video, dove potete ammirare, per l’occasione, anche il mio sfondo marziano; insieme a me ci sono Paolo Musso, Alberto Vianelli e Sebastiano Fusco). Il mio intervento inizia a 1:19:33 (attenzione: ci sono pesanti spoiler su “Deserto rosso”!), ma vi consiglio di ascoltare sia i due precedenti, di Sebastiano Fusco e di Antonio Serra, con Silvia Corbetta che disegna, che quello successivo di Alberto Vianelli, che personalmente, da biologa, ho trovato molto interessante.
Voglio però dire che, per quanto riguarda questo tipo di evento, la partecipazione a distanza ha avuto qualche vantaggio inaspettato. Anche se non eravamo tutti seduti l’uno accanto all’altro, almeno per quanto mi riguarda, ho avuto l’impressione in certi momenti che fossimo davvero uno di fronte all’altro, magari intorno a un tavolo. Non vedevo il pubblico, se non sotto forma di un elenco di centinaia di nomi, quindi sembrava quasi che stessimo facendo una lunga e interessante chiacchierata tra amici, nonostante la distanza che ci separava.
Insomma, tutto sommato è stata una bella sensazione e un’esperienza senza dubbio positiva.
Spero però che in futuro si possa tornare di nuovo a stare tutti nella stessa stanza, per raccogliere in tempo reale le reazioni del pubblico, gli sguardi, i sorrisi, le teste che annuiscono e, diciamocelo, anche gli applausi.
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