In fondo si lascia leggere con piacere
Si tratta senza dubbio di un libro pieno di difetti, a iniziare dalla pretesa di essere un romanzo per adulti, come la stessa Meyer afferma nell'intervista riportata alla fine del volume.
C'è poco da fare: non è un libro per adulti.
I personaggi principali non saranno adolescenti, a parte uno, ma sono comunque poco più che ventenni e quindi giovanissimi. Il loro comportamento è in ogni caso più coerente con quello dei cosiddetti giovani adulti e non degli adulti in senso assoluto.
Lo stesso fatto che il personaggio principale, un'aliena in un corpo umano, indugi nel raccontare le proprie sensazioni fisiche ed emotive fa di lei una metafora dell'adolescenza.
La trama ha alcuni punti deboli, che però sono essenziali per portare la storia nella direzione voluta dall'autrice, ma restano comunque delle forzature del tutto improbabili e il lettore se ne rende conto.
Un altro grave difetto della trama è il fatto che vi siano solo conflitti interiori, mentre mancano quelli esterni, cioè un po' di azione. In poche parole nella storia succede veramente poco per oltre 600 pagine di romanzo.
Quel poco che succede tende a risolversi volta per volta troppo facilmente (ci si chiede come abbiano fatto le anime ad invadere tutto il pianeta se sono così facili da prendere in giro!) prima che venga fuori il problema successivo. Quest'ultimo aspetto crea dei momenti di stanca nella narrazione, in cui si rischia di perdere per strada qualche lettore meno motivato, che potrebbe non sentire la necessità di continuare la lettura.
Nonostante tutti questi difetti, ho deciso di dare 4 stelline a questo romanzo. Il motivo è semplice: in un modo o nell'altro sei portato a continuare a leggere, a girare pagina, a leggere il capitolo successivo e lo fai con piacere. Insomma il romanzo assolve il suo scopo: si fa leggere fino alla fine.
Sebbene il suo essere eccessivamente melenso ti porti immediatamente a decidere che sarà l'ultimo che leggerai di questa autrice.
Sebbene il trucchetto di spezzare l'azione per riprenderla nel capitolo successivo sia solo un mezzuccio per farti andare avanti.
Sebbene 600 pagine raccontate in prima persona da un'aliena impaurita e confusa ti facciano pensare che sia stata sprecata una buona idea per un romanzo di fantascienza come si deve.
Sebbene leggendo la sopraccitata intervista della Meyer scopri che non solo non si rende conto che ha scritto un romanzo per ragazzini, ma neppure che è a tutti gli effetti un romanzo di fantascienza: dice che lo è formalmente solo perché ci sono gli alieni, mostrando così che non ha la più pallida idea del significato della parola science fiction e del fatto che un genere tanto vasto non parli solo di alieni e tecnologia inventata, ma che tutto questo crei solo l'ambientazione per raccontare delle storie. In questo caso la storia parla d'amore.
Infine ho deciso di soprassedere sulla decisione di aggiungere a fine volume delle domande (e che domande!) per i gruppi di lettura (solo gli americani possono fare dei gruppi di lettura su dei libri del genere!) e su quella di mettere una playlist di brani. Capisco perfettamente che quando si scrive si tende a vedere delle scene attraverso la musica che ci piace, ma l'autrice deve capire che l'esperienza della lettura è qualcosa di totalmente diverso ed è specifica di ogni singolo lettore. Io stessa ho provato ad associare alcuni brani alle parti del libro suggerite, ma non riuscivo a vedere alcuna affinità, perché non posso ovviamente vedere un libro allo stesso modo di chi l'ha scritto.
Non sarà mica che la Meyer si prende un po' troppo sul serio per una che scrive storie d'amore per adolescenti?
Spero si tratti solo di una mossa commerciale del suo editore.
Un'altra cosa che spero è che chi farà il film (perché pare proprio che si farà) sia veramente capace, perché la riduzione cinematografica di un romanzo del genere non è possibile a meno di ridisegnare gran parte della trama. Questo perché in letteratura va bene tutto, ma il cinema, con i suoi costi, pretende una storia che funzioni, cinematograficamente parlando.
Aggiornamento del 2015. Anni dopo aver scritto questa recensione ho avuto modo di vedere il film di Andrew Niccol al cinema. Be’, devo dire che purtroppo i tagli e gli adattamenti hanno trasformato questa storia in un film di adolescenti (l’attrice protagonista aveva solo 17 anni all’epoca e ne dimostrava qualcuno in meno) che fanno i grandi, eliminando quel poco di buono che c’era nel romanzo e tirandone fuori una storia affrettata e poco coinvolgente.
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