Oggi ho il piacere di ospitare una vecchia conoscenza di questo blog, Francesco Zampa, che ho intervistato qualche mese fa durante la promozione di "Doppio omicidio per il Maresciallo Maggio" e che adesso torna con un guest post in concomitanza con l'uscita del suo nuovo romanzo "Gioco pericoloso, Maresciallo Maggio!".
Una consuetudine diffusa nella maggior parte, e stavo per dire in tutta, la narrativa poliziesca di casa nostra, è quella di incaricare delle indagini, o avere a capo delle varie squadre investigative (che è la stessa cosa), vice-procuratori, dottori, questori, sostituti, poliziotti, commissari e via dicendo. Di carabinieri neanche l’ombra, a meno che non rivestano parti da comprimario, sempre con un che di guascone, simpatico, non troppo sveglio ma bonaccione etc, come le amiche però però simpatiche di quella che ci piaceva. Una macchietta, insomma; ma lo vedremo più avanti.
Questi investigatori della prima categoria, la prima che ho citato, intendo; questi investigatori sono spesso stufi di quel che fanno anche se agiscono ispirati da altruismo incondizionato; non amano, per così dire, i rapporti gerarchici stringenti anche se sono essenza di quel che fanno rigettandone la sottesa prepotenza finché non devono esercitarla loro. Hanno amanti o mogli deluse, famiglie incrinate e sono rigorosamente etero. Però indagano e arrestano, proprio applicando quelle regole dalle quali sembrano tanto compressi. Mi viene in mente l’ultimo della serie, il vice-commissario Cardosa (“Il Metodo Cardosa”), vincitore del premio Tedeschi 2012: sicuramente un poliziotto atipico, maestro di citazioni ma astratto quanto tanti suoi colleghi di carta, omologato in questo bisogno di diversità.
Ora, un personaggio deve avere le sue caratteristiche, e nessuno può dire quali siano più adatte, e distinguersi dalla concorrenza, almeno per trovare il suo spazio. Ci mancherebbe! Ma mi sembra che questa diversità sia spesso in superficie. Non ho ancora ben capito perché questi poliziotti siano sempre così arrabbiati con quello che fanno. Credo che la maggior parte del pubblico si attenda che un investigatore sia sotto sotto così, irregolare, che rifugga da quel ruolo così antipatico, quello di chi deve far rispettare le leggi costringendo gli altri a subirne la coercizione. Una specie di ribellione archetipica che fa diventare questa caratteristica un ingrediente necessario per la riuscita - commerciale - del giallo. I produttori, naturalmente, si adeguano, anche loro tengono famiglia. E allora, mi chiedo, perché non tifare per l’assassino? Perché sarebbe sicuramente peggio!
A me, fin da quando leggevo l’Uomo Ragno, è sempre piaciuto il lato umano dei protagonisti. Sì, vanno bene l’azione, la sparatoria e la scazzottata, la vittima, il riscatto etc., ma vuoi mettere Peter Parker che teme i suoi compagni di scuola perché lo prendono in giro o, ancor di più, ha paura di corteggiare la più carina della classe? Roba grossa, altro che affrontare il criminale di turno.
Dulcis in fundo, si fa per dire, per ovviare alla debolezza del personaggio e, conseguentemente, anche delle storie (difficile pensare a un protagonista sottotono in una storia eccellente), cosa si fa nelle produzioni locali? Si scelgono attori belli, bellissimi, quasi scultorei che attraggono quella fetta di pubblico che, evidentemente, interessa loro. Avete mai visto una Stazione con dei carabinieri come quelli che circondano Don Matteo? Ma sicuramente avrete incontrato Nino Frassica! Perché? Per attrarre contratti pubblicitari e cose del genere, non riesco a spiegarmelo diversamente.
Ma si deve dare al pubblico solo quello che vuole o si possono proporre anche personaggi tratteggiati senza esigenze commerciali?
A me piacciono personaggi autentici, che si misurino con questioni piccole o grandi alla stessa maniera, come farebbe, e fa, ciascuno di noi nella nostra quotidianità: solo che nessuno ci spara addosso e nessuno ci mette prove false nel cassettino della nostra auto, anche se, e di questo sono convinto, nella realtà succedono cose molto peggiori.
La prossima volta, o quando sarà, parleremo di affari sporchi e mezzi di comunicazione!
FRANCESCO ZAMPA ha 48 anni, una moglie e quattro figli, è maratoneta, appassionato di cinema e lettura. Ha già pubblicato una graphic novel nel 2010, “
Calciopoli ovvero l’Elogio dell’Inconsistenza” e ha scritto alcuni racconti che hanno per protagonista il maresciallo dei carabinieri Franco Maggio, uno dei quali, “Destinatario Sconosciuto” è stato pubblicato in una raccolta nel Giallo Mondadori.
Il maresciallo Franco Maggio è protagonista anche del suo romanzo d’esordio, “Doppio Omicidio per il Maresciallo Maggio”, della raccolta di racconti “
C'è sempre un motivo, Maresciallo Maggio!” e del suo ultimo romanzo “
Gioco pericoloso, Maresciallo Maggio!”.