Mummie!
Ho riletto da poco questa novelization del film “La Mummia”. L’avevo già letta due volte, ma stiamo parlando di quindici anni fa. Avendo visto molte volte il film, ricordavo la storia, ma non altrettanto bene i dettagli del romanzo, quindi l’ho rivisto con occhi nuovi.
Ricordo che all’epoca avevo notato delle piccole differenze nella svolgersi degli eventi, ma adesso la mia memoria fa fatica a distinguerle. Per farlo dovrei rivedere il film. Erano comunque dettagli non significativi.
Il modo in cui è narrato soffre parecchio del fatto di essere tratto da una sceneggiatura. Ciò impone un punto di vista onnisciente, simile appunto a quello di una macchina da presa. A tratti questo aspetto crea notevole distanza dai personaggi e fa perdere l’immedesimazione nella storia. È un peccato perché il potenziale per tenere il lettore incollato alle pagine c’è tutto. D’altra parte si tratta di un libro che a suo tempo era stato pensato per i fan del film.
Ciò che lo rende particolarmente interessante è il fatto che rivela alcuni aspetti che poi non sono apparsi nel film stesso e come la mano del regista abbia modificato alcuni dettagli della trama.
Per esempio, nel film si dice erroneamente che gli antichi egizi rimuovessero il cuore dai defunti prima dell’imbalsamazione. Non è così e ciò era considerato un “errore” del film (per quanto il termine errore avesse senso parlando di una storia di mostri della Universal che non pretendeva in alcun modo di riportare realtà storiche). Leggendo il libro, si scopre che nella sceneggiatura i personaggi dicevano che la rimozione del cuore avveniva per le persone cattive e che fosse una punizione dopo la morte.
Questo è solo un piccolo dettaglio, ma leggendo il romanzo molti passaggi della storia hanno molto più senso rispetto al film, proprio perché viene dato più spazio per spiegarli.
Nel complesso è una lettura niente male, adatta anche a chi non abbia mai visto il film.
Il linguaggio fa a tratti uso di termini obsoleti riproducendo il fatto che gli eventi narrati appartengono a un passato non vicinissimo (il 1925). La traduzione non è affatto male, salvo qualche piccola imprecisione tipica del passaggio dalla lingua inglese, ma considerando che si tratta di un’edizione economica è molto buona rispetto a prodotti equivalenti pubblicati negli ultimi anni.
Pur non essendo un’opera di grande letteratura, svolge in maniera perfetta il suo ruolo di novelization di una sceneggiatura, per cui si merita i pieni voti.