Primo di una serie di libri unici
Ho deciso di leggere questo libro proprio perché è il primo di una serie. Speravo di trovare un ottimo autore e un ottimo personaggio, in modo da potermi poi godere il resto della serie.
Devo dire che questa aspettativa è stata poi delusa. Lee Child è un buon autore e Jack Reacher è un fantastico personaggio, ma questo romanzo termina in maniera definitiva. Non lascia in sospeso neanche un piccolo dettaglio che riguardi il personaggio, non esiste alcuna apparente sottotrama da dipanare in quelli successivi. In altre parole, non c’è alcun motivo per cui, nonostante mi sia piaciuto molto, io mi debba sentire minimamente interessata a leggere i molti altri di questa serie. E a mio parere questo è un grosso difetto, anche perché, con tutti i libri che esistono sul mercato, credo proprio che questa storia di Jack Reacher mi sarà più che sufficiente per lungo tempo, se non addirittura per sempre.
Posso tranquillamente passare ad altro.
Ma nel giudicare questo romanzo ho deciso di ignorare questa pecca, ho deciso di fingere che mi ci sia avvicinata come se fosse un romanzo unico e non l’inizio di una serie di altri libri che hanno location e trame completamente diverse (ho letto rapidamente le descrizioni a fine volume). Voglio fingere di credere che il mondo di Jack Reacher finisca alla fine dell’ultimo capitolo con quella minuscola, ma finta, porticina aperta con cui si conclude. Voglio ignorare anche quello stesso capitolo, tutto raccontato o addirittura riassunto, in cui l’autore si affretta a chiudere la vicenda e a chiarire col lettore che la serie sarà fatta di episodi separati che avranno come unico elemento comune un personaggio che vaga per gli Stati Uniti ed è felice del suo vagare. Voglio ignorare che si tratti di un personaggio statico, che non evolverà durante la storia, non lo farà mai, ma stranamente ovunque vada si trova in mezzo ai guai, dai quali è destinato a uscirne sempre vivo, lasciandosi dietro una lunga scia di morti.
Insomma, voglio ignorare tutto questo e l’imbarazzante numero di refusi di questa sua edizione (per non parlare dei soliti congiuntivi dimenticati), che gli costerebbe minimo una se non due stelline, e dargli il massimo dei voti, ma solo perché mi sono divertita davvero molto a leggerlo e ho trovato molto interessanti alcune parti tecniche (sulla contraffazione del denaro e sulle armi).
Chiarito questo concetto, non mi resta che tornare alla trama di “Zona pericolosa”, che è senza dubbio ben costruita, complessa, e che ti costringe ad arrivare alla fine nel più breve tempo possibile. Ho letto l’ultimo terzo del romanzo (che non è affatto corto) in due sessioni: una prima di dormire e una subito dopo essermi svegliata.
Dovevo finirlo.
Vieni subito catapultato in questo episodio della vita di Reacher. Mentre se ne sta tranquillo a fare colazione in un locale di un paesino sperduto delle Georgia, dove è appena arrivato quella stessa mattina, la polizia irrompe e lo arresta, accusandolo di un omicidio avvenuto la sera prima.
È solo l’inizio dei suoi guai.
Si sarebbe tentati di pensare che “Zona pericolosa” sia soprattutto un libro di azione. Non è così. Le scene di azione ci sono eccome e sono bellissime. Sono un po’ più fitte verso la fine, come è ovvio attendersi. Ma in realtà ci troviamo di fronte a un romanzo di investigazione, ricerca, morti (molti morti) fatti fuori nei modi più cruenti e inquietanti, tracce. Reacher era un agente della polizia militare e in lui troviamo l’addestramento del militare e un’astuzia e una capacità deduttiva degna del migliore Sherlock Holmes.
In un susseguirsi di colpi di scena narrati con maestria, Reacher vede la sua situazione peggiorare, ma non si perde di certo d’animo e non si fa scrupoli. Ne viene fuori un mondo in cui ogni legalità è sospesa, non esistono più riserve morali. Non si può attendere l’intervento della giustizia, ci si deve fare giustizia da sé e si ha la sensazione che vada bene così.
L’autore ci narra la storia mostrandoci i dettagli solo nel momento in cui servono e permettendoci di accompagnare il protagonista nel mettere insieme i pezzi del puzzle. Insieme a lui ci angoscia per la sorte degli altri personaggi. Col cuore in gola si legge, pagina dopo pagina, temendo che possa accadere il peggio, ma accelerando la lettura per sapere la verità, per quanto terribile possa essere.
E in men che non si dica si arriva all’esplosiva conclusione.
Peccato davvero per il capitolo finale che fa crollare di nuovo la storia nel mondo reale, spezzando definitivamente l’incantesimo e lasciando un po’ di amaro in bocca.