Viaggio attraverso paesaggi mentali inimmaginabili
Ho affrontato questo libro di Dario Tonani con qualche incertezza, poiché si tratta di un’antologia di scritti di varie dimensioni inseriti nella stessa ambientazione e in parte collegati fra loro.
La prima parte è chiaramente una raccolta di racconti separati, ognuno dei quali tende a essere deprimente e a finire in maniera tragica. Non è stato per me un buon approccio, poiché non amo i racconti, in quanto per ovvi motivi non permettono di sviluppare delle trame approfondite, e nel contempo non amo lo storie tristi che finiscono male. La seconda parte, invece, mi è piaciuta molto di più. Si tratta, infatti, di una sorta di storia e puntate, ognuna delle quali termina con un buon cliffhanger.
La prosa di Tonani è audace e ricercata, ed è accompagnata da un world building immaginifico di altissimo livello. Il ritmo sincopato trasmette alla perfezione gli stati d’animo dei personaggi e facilita l’immedesimazione in essi. La trama nel suo complesso è caratterizzata da un’originalità assoluta, che mescola elementi fantascientifici e horror, e mostra la grande fantasia dell’autore. La presenza di inattesi colpi di scena la rendono imprevedibile.
Il linguaggio volutamente complicato richiede un’enorme concentrazione nella lettura. Di solito questo è un aspetto che amo, ma non necessariamente quando è dovuto al linguaggio in sé (preferisco che sia la complessità della trama a farmi concentrare e non il modo in cui viene narrata). Talvolta ho avuto difficoltà a visualizzare ciò che i personaggi stavano vivendo, perché mi distraevo a causa della concomitante presenza di un mondo completamente lontano dalla realtà e di una prosa complessa. Diciamo che non è una lettura riposante, però è un ottimo esercizio per chi scrive o per chi in generale ama sfidare la propria dimestichezza con la parola scritta, poiché lo stile di Tonani ti si attacca addosso, stimolando la tua creatività linguistica con conseguenze che si trascinano anche dopo aver raggiunto la fine del libro.
Quando leggo un libro, sento la necessità di legarmi a un personaggio in particolare e in questo caso si è trattato del mechardionico Asur. Visto il modo in cui la storia si è conclusa (con un finale aperto, che è un qualcosa che apprezzo parecchio), sarò curiosa di leggere il seguito, a patto che sia un vero e proprio romanzo.