Uomini e stelle - John Wyndham
Di Carla (del 16/03/2018 @ 09:30:00, in Lettura, linkato 1738 volte)
Un interessante presente e futuro alternativo
Nel 1959, quando questo libro venne pubblicato per la prima volta, non eravamo ancora andati sulla Luna (ci saremmo andati ben dieci anni dopo) e la conquista dello spazio era vista come una normale estensione della cosiddetta guerra fredda. Questo scenario tutt’altro che ottimistico fa da sfondo alla storia di una famiglia di astronauti che si dipana per duecento anni. Il pessimismo di Wyndham, che avevo già visto nel suo romanzo post-apocalittico “Il giorno dei trifidi”, contrasta con l’ottimismo di molti altri autori della fantascienza ormai definita classica che immaginavano gli essere umani viaggiare nello spazio a distanza di pochi decenni e che, se fossero ancora vivi, sarebbero delusi di sapere che non siamo ancora neppure arrivati di persona su Marte. Al contrario, in “Uomini e stelle” la conquista dello spazio procede lentamente, molto più che nella realtà, ed è legata a doppio filo a eventi di natura bellica. Con salti di cinquant’anni, l’autore ci racconta quattro avventure spaziali di uomini appartenenti alla famiglia Troon (inglesi, come l’autore), cui si aggiunge quella in aviazione del nonno del primo di questi astronauti. Attraverso le loro storie ci viene illustrato un futuro grigio che per noi è, fortunatamente, alternativo, in cui l’astronautica è lo strumento di una guerra distruttiva che porta a stravolgere gli equilibri politici del nostro pianeta. Ogni storia reca con sé un atmosfera cupa e si risolve in un finale deprimente, fatta eccezione per l’ultima, che termina con una nota positiva. L’esercizio speculativo di Wyndham sembra quasi un monito agli uomini del suo tempo. È come se l’autore avesse sublimato i suoi peggiori timori all’interno di questo romanzo nel tentativo di trovare, alla fine del tunnel, una luce di speranza. Per riuscire ad apprezzarlo oggi, soprattutto alla luce delle attuali conoscenze scientifiche che evidenziano l’ingenuità della scienza narrata nel romanzo, bisogna provare a mettersi nei panni dell’autore, che a poco più di un decennio dall’inizio della guerra fredda teme per il futuro del mondo e prova a immaginare cosa succederebbe, se i suoi peggiori timori si realizzassero. Leggere questo romanzo in un certo senso mi ha fatto sentire bene, poiché i presupposti su cui si basa non esistono più e il suo sviluppo drammatico al giorno d’oggi sembra addirittura assurdo, ma allo stesso tempo mi ha indotto a riflettere su come la percezione del mondo e del futuro possa cambiare drasticamente col passare dei decenni.
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