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 Trilogia del detective Eric Shaw... di Carla
 

"Siete stati manipolati a un livello più profondo di quanto immaginiate." L’isola di Gaia

 

\\ Blog Home : Storico : Scrittura & pubblicazione (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Guest blogger (del 07/11/2014 @ 09:00:00, in Scrittura & pubblicazione, linkato 3779 volte)
Oggi abbiamo un nuovo ospite nel blog. Si tratta dell’autore Wirton Arvel, che in questo articolo ci racconterà di cantastorie di un passato lontano e di quelli del presente.
 
La festività di Halloween ci ha dato modo di scoprire come i moderni ebook possano ancora essere raccontati come avveniva una volta… dai cantastorie!
 

C'erano una volta, tanto tempo fa, i libri, le biblioteche e persino i cantastorie.
In quel tempo gli uomini percorrevano le strade del mondo inzaccherandosi le scarpe e attraversavano i cieli seduti in comode poltrone; mentre i cantastorie già allora erano quasi leggenda.
Si raccontava che se ne potessero ancora scorgere alcuni in qualche remota contrada del pianeta in cui le strade non avevano nome, se non vaghi appellativi che servivano anche come indicazioni per raggiungerle.
 
In quelle contrade dai vividi colori, che pareva fossero appena state dipinte dalla pioggia e dalla luce, si ergevano come ripari dalla solitudine del corpo e dello spirito, delle taverne al cui interno fra pinte di birra e patate al forno, si aggiravano ancora quelli che "tramandavano oralmente le antiche tradizioni" che in quella parte del mondo di verdi prati e di cieli dai riflessi d'argento, dove era rimasta più viva l'identità dell'antico popolo dei Celti, venivano chiamati "seanchai" (n.d.r. pronuncia 'scianaci'), ovvero "cantastorie".
 
C'erano una volta e ci sono ancora i libri, di bit e di carta, le biblioteche, di scaffali di legno e di cartelle elettroniche, e i cantastorie che si aggirano per le remote taverne d'Irlanda e nei mondi virtuali dello schermo accanto, come Second Life* e Kitely.
E in alcuni di questi mondi virtuali, come il piccolo arcipelago delle Imagination Islands di Second Life, i moderni cantastorie della Seanchai Library, “La Biblioteca dei Seanchai”, sono lì per dar vita a vecchie e nuove storie, arricchendo giorno dopo giorno le loro numerose biblioteche tematiche, di nuovi racconti registrati.
 
Assistere alle loro interpretazioni, che vengono eseguite in forma del tutto gratuita, in cui si può ascoltare, in diretta, la viva voce dei bardi della loro associazione interpretare un classico della letteratura o della tradizione popolare oppure un moderno racconto di qualche brillante autore, è un’esperienza molto coinvolgente.
Ogni volta vengono costruite ad hoc le ambientazioni virtuali in cui si svolgono le presentazioni dei libri e i numerosi spettatori che assistono tramite i loro avatar, contribuiscono con la loro partecipazione a creare un contesto molto realistico e accogliente.
 
Nel mese di ottobre si è svolto un vero e proprio festival, con un ricco calendario di eventi e presentazioni tenute dai diversi bardi nelle varie location virtuali e a volte anche in concomitanza e sinergia con presentazioni nel mondo reale.
Ed è stato un vero onore e privilegio per me farne parte, sia come spettatore, ma soprattutto come autore del racconto che è stato scelto per la serata più importante del mese di ottobre, quella che precede Halloween, festa per eccellenza della tradizione popolare irlandese perché ha ereditato e incorporato al suo interno alcune antiche tradizioni del capodanno celtico, noto anche come “Festa dell’Ultimo Raccolto” o “Samhain”.
 
 
Si tratta di un racconto disponibile anche in italiano con il titolo “Le scommesse di Jack” e in edizione bilingue con testo inglese a fronte, oltreché ovviamente in edizione in lingua inglese con il titolo “Jack’s Wagers”, che si ispira alla leggenda celtica di Jack O’ Lantern, che ha dato origine alla tradizione ormai diffusasi in tutto il mondo, di esporre delle zucche intagliate la sera del 31 ottobre.
 
Jack’s Wagers” in realtà si propone anche come un moderno racconto di formazione, che narra il percorso di vita di un uomo comune e la sua evoluzione personale e sociale, ma è raccontato con uno stile volutamente “arcaico” che tenta di ricreare con frasi lunghe e complesse, ricche di subordinate, la situazione in cui i dotti cantastorie di un tempo cercavano di affabulare gli ascoltatori con il loro modo di esprimersi, per poi riassumere e commentare a inizio e fine di ogni breve capitolo, i punti salienti per chi nel frattempo si era perso o distratto, con quella che, di fatto, è una seconda voce narrante che per certi versi ricorda quella del coro greco delle antiche tragedie elleniche, posto a rappresentante il punto di vista della collettività rispetto alla vicenda narrata.
 
Il racconto non si limita quindi a riscrivere le leggende celtiche cui si ispira, e può essere letto a diversi livelli, sia come fiaba per bambini che come racconto filosofico e motivazionale per i vari riferimenti alla “scommessa di Pascal” riguardo alla vita eterna, che fa da filo conduttore dell’intera narrazione.
 
 
Indubbiamente però è un racconto che si presta molto bene per essere letto e narrato a voce alta, e chi meglio di un seanchai, un cantastorie tradizionale irlandese, avrebbe potuto e potrebbe farlo? Sia per la capacità di riportare in vita le storie, sia per l’argomento narrato. Che poi lo abbia fatto il capo bardo dell’associazione della Seanchai Library, Shandon Loring, dopo aver trovato per caso il mio ebook nello store Amazon, beh questo è l’argomento di un’altra storia…
Wirton Arvel
 
* Second life è una delle più famose e diffuse piattaforme di realtà virtuale al cui interno sono state costruite intere città virtuali, e viene usata per tantissimi scopi, ludici (giochi, passatempo, socializzazione etc.), promozionali (esposizione auto, mobili, design etc.), commerciali (attività di ogni tipo, esiste una moneta locale con un cambio in dollari americani e alcuni residenti sono diventati grazie a Second Life milionari anche nel mondo reale) e anche per scopi educativi (università, ditte e associazioni tengono lezioni, workshop e conferenze virtuali al loro interno).
 

 
WIRTON ARVEL è principalmente uno scrittore di poesie, che cerca di promuovere la diffusione e l’amore per la poesia anche presso chi preferisce leggere solo testi in prosa.
A questo scopo ha pubblicato un libro di “poesie raccontate” intitolato “Vagabondando fra le stelle”; un esperimento letterario dove prosa e poesia si intrecciano come anima e corpo per dar vita a una storia come fosse un racconto e nel contempo per evocare emozioni nel modo in cui lo farebbero le poesie, riscuotendo un notevole successo fra i lettori.
Oltre all’attività di scrittore ha curato diverse edizioni bilingui con testo inglese a fronte, fra cui alcuni classici della letteratura: “Il Meraviglioso Mago di Oz” di L. Frank Baum, “Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie” di Lewis Carroll, “Cantico di Natale” di Charles Dickens, “Tre uomini in barca” di Jerome K. Jerome, “La Ballata del Vecchio Marinaio” di Samuel Taylor Coleridge.
Ha curato inoltre anche alcune antologie della poesia italiana e inglese fra cui “Aedi, Bardi e Poeti - Cantori, Trovatori e Vati (Antologia della Poesia: XII-XIV secolo [con poesie Occitane e Italiane])”, “101 poesie da leggere a Londra e New York...” (Antologia della poesia inglese, da Shakespeare ai primi del '900).
 
Link al racconto di Halloween liberamente ispirato alla leggenda di Jack O' Lantern e alla festa celtica di Samhain, citato in questo articolo: “Jack’s Wagers
Tutti i libri pubblicati sono reperibili nello store Amazon.
 
Potere trovare Wirton Arvel anche su: Twitter, Facebook, Google+ e Goodreads.
Il sito di Wirton Arvel: http://www.wirtonarvel.com/
 
Di Guest blogger (del 13/11/2014 @ 09:00:00, in Scrittura & pubblicazione, linkato 4898 volte)

Questa serie di guest post si chiude con un'altra nuova ospite: l'autrice Vanessa Navicelli, che partendo dalla sua esperienza ci spiega cosa significa scrivere per i bambini.

“I due anni sono l’inizio della fine”.
Questa è una delle frasi di J. M. Barrie (il papà di Peter Pan) che mi capita di citare più spesso. Dev’essere perché l’ho sempre condivisa.
Fino ai due anni, l’incanto è totale. C’è un candore, una spontaneità assoluta, un tenerissimo stupore di fronte ad ogni singola cosa, un senso del “qui e ora, non esiste altro” che credo rappresentino la vera felicità. L’Illuminazione che manco il più saggio Buddha avrebbe così chiara.
È quel periodo della vita in cui si è se stessi come non succederà mai più. Totalmente privi del desiderio di emulazione, o del desiderio di piacere, di essere “simpatici”, ecc. Un bambino di quell’età può stare anche un’ora a fissarsi un piede e a giocarci, senza preoccuparsi se a te interessa o no. Se tu lo trovi divertente o no.
Fantastico.
Dai due anni in poi, si comincia (lentamente all’inizio, e poi, col passare degli anni, sempre più velocemente) a perdere quello stato di grazia. Fino ad arrivare all’età adulta, quando nella maggior parte di noi, di quel periodo e della sua magia, restano solo vaghe e saltuarie tracce.
Che spreco! Eppure va proprio così…
 
Sono anche convinta, però, che si può far molto per evitare che la magia che c’è in noi nei primi anni vada perduta. E la narrativa per bambini è senz’altro un mezzo.
Io ho iniziato scrivendo storie per adulti (e lo farò ancora), ma a un certo punto mi sono accorta che, paradossalmente, potevo arrivare più vicina, più diretta anche agli adulti scrivendo storie per bambini.
 
Gli adulti spesso leggono per o assieme ai bambini (se non lo fanno: male, malissimo! Dovrebbero :) ). E mentre lo fanno, senza accorgersene, hanno le difese abbassate, perché cercano di mettersi ad “altezza di bambino”. Ecco perché diventano più ricettivi.
 
Un bambino non impara ad amare la lettura da solo. Come per le altre cose, segue l’esempio di chi ha attorno (vi vede spesso felici con un libro in mano? Penserà che è una bella cosa, vorrà provarla!)
Leggete ai bambini quando sono piccoli, da subito. Non importa se non capiranno tutto alla lettera, non deve essere quello il vostro primo obiettivo! Prenderanno confidenza con “l’oggetto libro”, lo assoceranno all’affetto che sentiranno nella vostra voce, e il suono (il potere) delle parole inizierà a mettere radici nei loro pensieri.
Regalate libri a un bambino (e prima possibile), sì. Ma regalategli anche la vostra compagnia. Che sia un momento di condivisione. Vedrete che arriverà presto il tempo in cui vorrà leggere per conto suo (com’è giusto e bello che sia), e questi, assieme, saranno ricordi preziosi.
 
Quando scrivi per i bambini, ti assumi una responsabilità. Pensi a come farli divertire, a come tener viva la loro attenzione, a usare un linguaggio che sia semplice senza essere banale, ma cerchi anche di trovare il modo per fargli imparare qualcosa (che siano delle parole nuove, o argomenti particolari).
Ad esempio, si può aiutare un bambino ad acquistare consapevolezza di sé, ma in maniera sana, senza che per questo perda la spontaneità. E la creatività. E lo stupore (diosolosa che dono prezioso è, lo stupore!)
[Che il bambino acquisti col tempo consapevolezza è importante. Perché, per quanto i due anni siano meravigliosi, è chiaro che se a dieci anni fosse ancora lì a fissarsi un piede per delle ore… ecco, be’, sarebbe un po’ preoccupante! :) ]
Lasciate che creda in Babbo Natale, nelle fate, negli unicorni, nelle fiabe il più a lungo possibile.
(E anche quando inizierà a pensare che… ehm… non è tanto sicuro che esistano – ! –, lasciate che gli resti il dubbio, in sottofondo – un bel, gioioso dubbio.)
 
Stabilire una fascia d’età per i libri… sì, certo, si può fare (per il marketing serve). Ma la verità è che è tutto incredibilmente relativo: dipende da un bambino all’altro, dall’interesse che ha già dimostrato o meno per la lettura, da come glielo leggono (se glielo leggono) gli adulti che ha attorno (perché un libro può essere letto in maniera neutra, può essere raccontato con partecipazione, può essere interpretato, quasi recitato cambiando voce a seconda dei personaggi…).
Dipende.
 
Ho scritto storie anche per bambini di età prescolare, ma il primo libro che ho pubblicato è per bambini della scuola primaria (dai 6 anni), “Un sottomarino in paese” (‘A Submarine in the Village’ nella versione inglese).
Volevo scrivere una storia che mi permettesse di raccontare il valore della pace ai bambini e di ricordarlo agli adulti. Una fiaba illustrata mi è sembrato un ottimo modo per farlo.
Le fiabe hanno un’immediatezza che permette di spiegare in maniera semplice e divertente concetti che voluminosi testi intellettuali impiegherebbero interi capitoli per far comprendere!
Ecco (come già accennavo) uno dei tanti motivi per cui è bello scrivere per i bambini: sai che potresti essere la prima a fargli conoscere un certo argomento, sai che magari i genitori (o gli insegnanti) inizieranno a parlargliene prendendo come spunto quello che hai scritto tu.
E poi io considero davvero un privilegio poter contribuire alla conservazione del mondo magico delle fiabe e dell’infanzia.
Ricordarsi sempre: i bambini sono spugne. Assorbono tutto e senza filtri. Sta a noi adulti cercare di fare in modo che assorbano il Bello. Educarli al Bello dovrebbe essere una delle nostre prime preoccupazioni.
 
L’adulto che sarà domani dipende in gran parte dal bambino che è oggi.
E il bambino che è oggi è nelle nostre mani…
 

 
VANESSA NAVICELLI è nata in provincia di Piacenza, ma da anni vive a Pavia.
È cresciuta coi film neorealisti italiani, con le commedie e i musical americani, coi cartoni animati giapponesi, coi romanzi dell’Ottocento inglese e coi libri di Giovannino Guareschi. (Be’, sì… anche coi suoi genitori.) 
Crede nella gentilezza. E nell’umorismo. (Forse è umoristico credere nella gentilezza…)
È stata finalista del Premio Letterario “La Giara”, indetto dalla RAI nel 2012 (rappresentante e vincitrice per la regione Emilia Romagna).
Ha vinto la sezione “Scritture per Ragazzi” dello Scriba Festival di Carlo Lucarelli e vari premi con la Scuola Holden di Alessandro Baricco. Il Premio Cesare Pavese e il Premio Giovannino Guareschi.
Scrive romanzi per adulti e ragazzi; e storie per bambini.
Quando scrive, cerca di tenere presente quattro cose: la semplicità, l’empatia, l’umorismo, la voglia vera di raccontare una storia.
Da quest’anno (2014) inizia la sua avventura come autrice indipendente, con la fiaba illustrata “Un sottomarino in paese” (ebook e cartaceo, italiano e inglese).
 
Leggete la sua biografia completa: http://vanessanavicelli.com/chi-sono
 
Visitate il suo sito: www.vanessanavicelli.com
 
Potete trovare Vanessa Navicelli anche su: FacebookTwitter, Pinterest, Youtube e Google+.
 
 
 
E se tutta la tua vita, tutti i tuoi ricordi, tutto ciò che sei fosse solo un inganno?
 
Con questo breve slogan vi presento il mio nuovo romanzo di fantascienza, “L’isola di Gaia”, che con un piccolo anticipo rispetto alla data di uscita prestabilita approda nei maggiori retailer di ebook.
 
Questo romanzo, che è la seconda parte del ciclo dell’Aurora, è ambientato almeno un secolo nel futuro rispetto a noi e ben 35 anni dopo le vicende narrate nella serie di “Deserto rosso”.
La storia si apre in uno scenario quasi alieno, ma allo stesso tempo terrestre, l’Antartide, dove in un luogo chiamato Hope un gruppo di persone vive costantemente sottoposto a un inganno.
Ma le loro vite stanno per cambiare per sempre.

Allontanandosi dalla fantascienza hard della serie marziana e avvicinandosi al cyberpunk, questo romanzo può essere letto indipendentemente da “Deserto rosso”, poiché introduce il ciclo dell’Aurora da una prospettiva diversa, presentando nuovi personaggi e nuove vicende.
Ma chi ha letto “Deserto rosso” distinguerà tanti dettagli familiari e avrà il vantaggio di conoscere dei fatti di cui i protagonisti del romanzo sono del tutto all’oscuro. E, infine, ritroverà qualche vecchia conoscenza, sebbene solo in un breve cameo.
 
Nel giorno della sua uscita Tom’s Hardware Italy dedica un articolo a “L’isola di Gaia” (che potete leggere qui), in cui definisce la sua storia come “il futuro come non lo avete mai immaginato”.
 
Se volete conoscere anche voi questo futuro, scoprite “L’isola di Gaia”, disponibile in ebook su Amazon, GiuntiKobo, inMondadori, laFeltrinelliGoogle Play, iTunes, Nook (app Win8.1), Tolino (tramite l'ereader) e Smashwords a partire da 3,49 euro.
 
È disponibile inoltre in edizione cartacea a partire da 11,99 euro su Amazon, Giunti e inMondadori.
 
Ecco la descrizione del libro.
 
Nel ventiduesimo secolo le conseguenze di un improvviso evento catastrofico di portata globale avvenuto pochi anni prima ha alterato profondamente le priorità di nazioni e governi e ha dato una grossa spinta verso un maggiore sviluppo tecnologico, con un particolare interesse nei riguardi della conquista dello spazio.
Ma per quanto l’Agenzia Spaziale Internazionale sia in grado di costruire mezzi sempre più sofisticati per andare ben oltre i confini del sistema solare, ciò che impedisce veramente all’umanità di compiere lunghi viaggi verso altri mondi è la sua stessa natura fisica, perfezionata per vivere sulla Terra e inadatta ad affrontare per molti anni le condizioni estreme dello spazio profondo.

Gli scienziati inglesi Gabriel Asbury e sua moglie Elizabeth Caldwell hanno, però, trovato un modo per ovviare a questo problema: migliorare l’Uomo stesso.

Tra cambiamenti climatici, transumanesimo e tecnologie per l’esplorazione spaziale, visiterete l’isola di Hope e insieme ai protagonisti tenterete di svelare la verità che si cela dietro il suo mistero.
Ma attenti, perché tutto ciò che pensate di sapere potrebbe essere solo un inganno!
 
In concomitanza con l’uscita de “L’isola di Gaia”, avvenuta lo scorso 28 novembre, su Tom’s Hardware è stata pubblicata una bellissima recensione del libro col titolo “L’isola di Gaia: il futuro come non lo avete mai immaginato”, in cui Elena Re Garbagnati, evitando con cura anticipazioni sulla trama, presenta alcune tematiche del romanzo.
 
 
Ringrazio ancora una volta Elena Re Garbagnati per il suo interesse nei confronti del libro, tanto da volerlo leggere in anteprima, e soprattutto per la tempestività con cui ha pubblicato la recensione.
 
E sempre nello stesso giorno ho avuto la fantastica sorpresa di vedere “Deserto rosso” citato nella guida ai regali di Natale suggeriti da Tom’s Hardware nella categoria libri fantasy, classici e di fantascienza, accanto a nomi come (solo per citarne alcuni) Adams, Asimov, Dick e Tolkien!
A questo proposito il mio ringraziamento va a Valerio Porcu, che nello stilare questa lista ha incredibilmente pensato di inserire la mia serie marziana.
 
Infine ringrazio tutte le persone che dopo aver letto questi articoli hanno poi acquistato uno o entrambi i miei libri. Spero che vi divertirete a viaggiare su Marte e in Antartide!
 
Di Guest blogger (del 05/12/2014 @ 09:00:00, in Scrittura & pubblicazione, linkato 6553 volte)


Oggi vi presento una nuova ospite del mio blog. Autrice, blogger, web designer e illustratrice digitale, Alessia Savi in questo suo articolo ci parla della paura e del suo ruolo nella narrativa.

La paura è uno dei motori narrativi più forti. Basti pensare alla corrente gotica che ne ha fatto lo strumento di esorcismo e sdoganamento di molti miti e pensieri reconditi, di pulsioni represse da una società che non ammetteva colpi di testa.
 
La paura è un genere: quello horror.
Ma non solo.
Una delle magie della paura è anche quella di attrarre il lettore, di coinvolgerlo e avvinghiarlo in un pas-de-deux che lascia senza fiato. Quando hai paura hai due alternative: combatterla o fuggire. In genere, chi sceglie la seconda opzione non fa mai una bella fine. Per questo la paura va affrontata, sperando di spuntarla e arrivare all’ultima pagina del libro in compagnia del nostro personaggio preferito, vivi.
Noi e lui, felicemente per mano pronti per un finale da favola.
 
La paura è affabulatrice e ingannevole. Paralizza e muove al contempo. Per questo l’ignoto genera timore e curiosità, in un connubio che fa trattenere il fiato al lettore ma lo costringe a proseguire, cercando di superare lo scoglio di quel terrore sottile e palpabile, di quel battito accelerato al cuore e le mani sudate che stringono il libro. Se sei coraggioso e prosegui, ti immergi nella scoperta ed è ciò che accade anche ai protagonisti di una storia.
 
Come si costruisce una scoperta che sia credibile e non un abbozzo di incastri per far arrivare il lettore dove desidera l’autore?
Con la documentazione.
Carla è un esempio lampante di come un’attenta ricerca possa rendere credibile un romanzo.
C’è differenza tra realismo e realistico e dobbiamo sempre tenerlo a mente. Un romanzo realistico racconta la realtà così come la conosciamo, senza omissioni e licenze poetiche. Noi dobbiamo puntare a scrivere un romanzo verosimile e credibile, in cui i personaggi si possano muovere in modo coerente all’interno di un background costruito in modo meticoloso.
Una buona documentazione deriva dallo studio. La scrittrice di Inkheart, Cornelia Funke, per la realizzazione del suo romanzo, si è ispirata ai paesi delle Cinque Terre. Dopo essersene innamorata sfogliando guide ed enciclopedie, ha fatto un viaggio in Italia per visitare e toccare con mano quella che sarebbe diventata la base per la sua terra. Oltre a questo, ne ha studiato la botanica caratteristica, la fauna, sino a ricostruire un mondo fantasy che risulta però credibile, coerente con quanto da lei raccontato durante le vicende.
Dobbiamo conoscere molto bene il mondo in cui muoviamo i nostri personaggi per evitare di cadere in errori grossolani.
 
La scoperta – così come la paura che l’accompagna – può far leva su convinzioni ancestrali, timori radicati nell’indole umana dall’alba dei tempi. I dubbi dell’esistenza legati alla vita oltre la morte, i luoghi inesplorati, l’isolamento e l’istinto di sopravvivenza sono solo alcuni dei temi che possono far scorrere una scoperta tra le dita del lettore con il cuore in gola. Giocano un ruolo fondamentale, a questo punto, il tempismo con cui questo punto focale arriva all’interno della storia e la bravura dello scrittore nel saperlo riconoscere. La scoperta potrebbe essere l’incipit – come, ad esempio, nel caso del primo romanzo della Saga di Darkover di Marion Zimmer Bradley – oppure potrebbe essere quella dell’assassino sul finale di un giallo di Agatha Christie o, ancora, giocare il ruolo determinante che spezza la narrazione tra il prima e il dopo, diventando così chiave di volta dell’intera vicenda.
 
Il fascino della scoperta è correlato all’indiscussa curiosità dell’uomo, alla sua voglia di esplorare e a una sete di conoscenza che lo porta a chiedere e ricercare risposte attraverso la paura.
Quante volte ci verrà data una risposta che non volevamo sentire?
Una conferma ai nostri timori o ai nostri dubbi?
Quante volte saremo indecisi se aprire quella porta?
E se non decidessimo di attraversare lo specchio?
La storia, se ci pensate, inizia proprio da qui: dalla curiosità che supera la paura, dal desiderio che muove la mano e genera un’attrattiva sul protagonista e sul lettore.
 
Quante volte, nelle vostre storie, la scoperta è stata dettata dal richiamo della paura?
E, soprattutto, questo a cosa ha dato vita?
 
La verità è che la paura genera mostri, ma anche eroi.
Questo non dimentichiamolo mai.
 

 
ALESSIA SAVI. Nata di Gamelione, nell'anno in cui Tony Montana si prese il mondo e tutto quello che c'era dentro.
Figlia degli Anni Ottanta, di una generazione cresciuta a Lady Oscar e Santi d'Atena.
Scrive di gente che si ama (tanto), che si odia con altrettanta forza e che in genere muore (male). Quando si salva, ha grosse difficoltà con la vita.
Offre in pasto alla realtà personaggi con spiccati problemi esistenziali e concede loro qualche ora d'aria prima di farli rientrare tra righe scritte dal tramonto all'alba.
 
Web designer e illustratrice digitale in erba,  autrice della raccolta di racconti “Appuntamento con la paura” disponibile gratuitamente sul suo sito web.
 
Potete trovarla anche su Twitter, Google Plus e Pinterest.
 
Di Guest blogger (del 10/12/2014 @ 09:00:00, in Scrittura & pubblicazione, linkato 4340 volte)

L'articolo che vi presento oggi è opera di Assunta D'Aquale, autrice, blogger e fotografa. Assunta ci illustra il suo progetto di ricerca che si propone di analizzare il fenomeno del self-publishing e cercare di stabilire quale sarà la sua possibile evoluzione.

Durante il corso di questi anni, trascorsi studiando la Comunicazione a vari livelli, mi sono imbattuta nel variegato mondo dei self-publisher, proprio grazie a Rita Carla Francesca Monticelli e al suo primo romanzo della serie di “Deserto rosso”.
In passato avevo molti pregiudizi nei confronti degli autori che si auto-pubblicano, per le esperienze negative avute su forum e piattaforme dedicate alla scrittura creativa, tuttavia col trascorrere del tempo, oltre a Carla, ho avuto modo di conoscere diversi autori che si dedicano con serietà e impegno a questa attività.
 
In questo periodo mi sto occupando del self-publishing dal punto di vista della ricerca, e sto lavorando alla stesura di un progetto di tesi che analizza quello che oramai può definirsi un vero e proprio fenomeno culturale.
Ho voluto sperimentare una sorta di osservazione partecipante, una tecnica di ricerca etnografica che prevede la prolungata permanenza dell’osservatore nel gruppo sociale oggetto della ricerca, che gli consente di inserirsi nelle attività svolte per comprendere, mediante un processo di immedesimazione, le motivazioni e quindi i significati che gli attori sociali attribuiscono alle loro azioni.
 
Questa sorta di immersione nel gruppo mi ha permesso di instaurare un rapporto di interazione personale coinvolgendomi direttamente nella realtà osservata e mi ha consentito di ricostruire dall’interno il mondo simbolico e le dinamiche relazionali del gruppo.
Ho avuto modo di condividere le conoscenze e i saperi messi in comune da ciascun partecipante e di usufruire pienamente di quella che è stata definita da Pierre Levy “intelligenza collettiva” senza la quale questo mio progetto non sarebbe mai stato realizzato.
 
Il primo risultato ottenuto da tale osservazione è stata proprio la pubblicazione dell’ebook “Respiri del cuore”, un’antologia di storie, finalizzata a sperimentare concretamente gli strumenti messi a disposizione dell’ autore che decide coraggiosamente di auto-pubblicarsi.
L’avvento del web 2.0 è stato fondamentale, dato che si distingue proprio per la possibilità che viene data all’utente di produrre e diffondere contenuti grazie soprattutto all’avvento dei social network sites, come ad esempio Facebook, Twitter e Instagram.
Con l’impegno e soprattutto attraverso il sapere condiviso, messo a disposizione nelle innumerevoli comunità virtuali di scrittura creativa, un autore indipendente può finalmente realizzare il suo progetto e pubblicare un ottimo testo anche sotto il profilo della qualità.
 
La seconda parte della ricerca prevede interviste in profondità ad autori e altre figure coinvolte nel fenomeno, quindi operatori del settore, case editrici e le nuove figure professionali emergenti.
In sintesi dunque, il mio progetto è teso all’analisi del self-publishing per evidenziare quali siano gli aspetti positivi e negativi e gli eventuali riflessi nel mondo dell’editoria tradizionale e se esistano quindi delle reali potenzialità per tutti i soggetti coinvolti, siano essi scrittori o editori.
Le domande che mi pongo sono:
Si tratta di una manifestazione culturale che avrà uno sbocco nel mercato editoriale che andrà a modificare gli attuali assetti esistenti?
Sorpasserà in ordine di produzione e vendite l’editoria cartacea tradizionale?
Quale ruolo futuro avrà la figura dell’editore?
Gli scrittori self-publisher che oggi tendono ad assumersi l’onere di diverse competenze, favoriranno la nascita di nuove figure professionali?
 
Relativamente all’autore ci sono ulteriori tematiche che ritengo sia utile indagare. Mi interessa sapere se le motivazioni che spingono le persone verso la pratica del self-publishing siano in qualche modo correlate a una sfera prettamente utilitaristica o se rientrano anche nella dimensione dell’auto-rappresentazione del sé ovvero alla costruzione dell’identità, virtuale o reale che sia.
 
Insomma, il mio intento è dunque cercare di comprendere verso quale futuro si dirige il fenomeno, ovvero se è realmente un mezzo che permette di raggiungere un pubblico più vasto o se rimane circoscritto nell’ambito delle piattaforme virtuali trasformandosi in un circuito di comunicazione autoreferenziale. Fino ad ora ho avuto la netta impressione che gli autori tendano a leggersi vicendevolmente e che i lettori esterni siano veramente pochi, d’altronde le statistiche parlano chiaro: in Italia si legge sempre meno!
Alla conclusione di questa ricerca forse sarà possibile tracciare per questo fenomeno un percorso ipotetico e comprendere se sfocerà nel mercato editoriale in maniera significativa andando a modificare gli attuali assetti esistenti e presentarsi dunque come una reale alternativa che tenderà a sovrapporsi, senza conflitti, all’editoria cartacea tradizionale.
 


ASSUNTA D’AQUALE lavora e studia a Roma, dove al momento frequenta il corso di Laurea specialistica Industria culturale e comunicazione digitale presso La Sapienza.
Pubblica racconti su Caffè Letterario, un blog di scrittura collettiva ed articoli sul web magazine Bay New. Scrive anche sulle piattaforme di Theincipit, Meetale e Wattpad. Gestisce il blog personale Negli occhi e nel cuore, dove pubblica racconti, interviste e articoli di vario genere. Appassionata di fotografia pubblica le sue immagini su Flickr e Pinterest.
Nel 2008 ha pubblicato, attraverso il sito Lulu.com, la prima raccolta di poesie Si Fossi Acqua in seguito convertita in ebook.
Diversi racconti dell’autrice sono stati inseriti nelle antologie edite da Abaluth, e Scrittevolmente.
Nel 2013 un suo racconto è stato pubblicato in una raccolta di storie brevi edito dalla casa editrice Arpeggio Libero.
 
Nel novembre del 2014 ha pubblicato il suo primo ebook “Respiri del cuore” sul sito di Amazon.
Potete seguire Assunta anche su FacebookTwitter, LinkedIn e Goodreads.
 
Di Carla (del 16/12/2014 @ 17:04:13, in Scrittura & pubblicazione, linkato 2201 volte)

E se tutta la tua vita fosse solo un inganno?
 
Giusto in tempo per Natale, se la ordinate subito, esce l’edizione cartacea de “L’isola di Gaia”.
Il libro, che ha lo stesso formato di quello di “Deserto rosso”, costa solo 11,99 euro e include 400 pagine. È disponibile su Amazon, Giunti e inMondadori.
 
Il libro include, oltre al romanzo, un’introduzione in cui vi presento l’opera, mentre in appendice è riportata la bibliografia e alcune informazioni sul ciclo dell’Aurora, inclusa una sinossi più lunga, rispetto a quella reperibile sui miei siti, del prossimo volume del ciclo, “Ophir”, la cui uscita è prevista nel 2016.
 
Vi ricordo inoltre che su Amazon non si pagano le spese di spedizione se si raggiunge la cifra di 19 euro. Potreste, per esempio, acquistare insieme a questo la raccolta di “Deserto rosso” (la consiglia anche Tom’s Hardware come regalo di Natale!) o il mio thriller “Il mentore”, oppure un altro libro che costi almeno 7,01 euro per usufruire della spedizione gratuita.
 
Ed ecco di nuovo la trama de “L’isola di Gaia”:
 
Nel ventiduesimo secolo le conseguenze di un improvviso evento catastrofico di portata globale avvenuto pochi anni prima ha alterato profondamente le priorità di nazioni e governi e ha dato una grossa spinta verso un maggiore sviluppo tecnologico, con un particolare interesse nei riguardi della conquista dello spazio.
Ma per quanto l’Agenzia Spaziale Internazionale sia in grado di costruire mezzi sempre più sofisticati per andare ben oltre i confini del sistema solare, ciò che impedisce veramente all'umanità di compiere lunghi viaggi verso altri mondi è la sua stessa natura fisica, perfezionata per vivere sulla Terra e inadatta ad affrontare per molti anni le condizioni estreme dello spazio profondo.
 
Gli scienziati inglesi Gabriel Asbury e sua moglie Elizabeth Caldwell hanno, però, trovato un modo per ovviare a questo problema: migliorare l’Uomo stesso.
 
Preparatevi per questo nuovo viaggio, ma stavolta non andrete nello spazio. Ad attendervi sarà la città di Hope in Antartide col suo inafferrabile mistero.
Ma non fidatevi troppo dei vostri sensi, poiché tutto ciò che credete di sapere potrebbe essere un inganno!
 
Di Carla (del 31/01/2015 @ 13:06:23, in Scrittura & pubblicazione, linkato 5309 volte)

Sappiamo bene che i lettori hanno bisogno di etichette per orientarsi nelle proprie letture e queste vengono fornite dai generi della narrativa. Succede però che, tranne in rari casi, i libri tendono a subire contaminazioni di altri generi. Talvolta sono così tante e influenzano la trama in modo tale che per chi sta dall’altra parte, l’autore, non è sempre facile definire queste benedette etichette e soprattutto decidere quale genere primario utilizzare per promuovere il proprio libro.
Non è un problema da poco perché basta usare un’etichetta piuttosto che un’altra per attirare un tipo di lettore piuttosto che un altro, anche se poi magari il libro piacerebbe a entrambi.
 
In un post dell’anno scorso parlavo di come la fantascienza, in particolare in Italia (ma non solo), sia considerata un genere maschile. Lasciando da parte il discorso del perché, è un dato di fatto che la maggioranza dei lettori di fantascienza è costituita da uomini, anche se di certo il rapporto è meno sbilanciato rispetto a ciò che accade col romanzo rosa e le donne. È ancora più vero che questo rapporto si sposta ancora di più rispettivamente per la fantascienza verso gli uomini e per il rosa verso le donne (qui in maniera a dir poco drastica) se si va a guardare il sesso degli autori.
Mi è capitato più di una volta di sentire o leggere di donne che non prenderebbero neppure in considerazione la lettura di un romanzo di fantascienza, come pure di uomini che per partito preso non leggono fantascienza scritta da una donna. Potete immaginare quanto possa piacere a me, donna che scrive fantascienza, essere esclusa a priori dalle letture di queste persone, che in realtà non hanno la minima idea se potrebbero apprezzare ciò che scrivo. Questi sono chiaramente pregiudizi e, se questi lettori magari provassero ad andare oltre i loro paraocchi, scoprirebbero tanti bei libri che hanno deciso di ignorare.
 
Un po' li capisco. La lettura di un libro ci porta via del tempo e forse per un amante della lettura non c’è niente di peggio che perdere tempo leggendo un brutto libro. E così ognuno di noi definisce dei paletti e, per non rischiare, si attiene a quelli nelle proprie scelte.
Ma è anche vero che i libri sono qualcosa di molto più complesso del genere con cui vengono etichettati e che lo stesso libro letto da persone con gusti molto diversi può piacere in uguale misura anche se per motivi altrettanto diversi.
 
Parlando nello specifico di elemento romantico, si finisce un po’ su un campo minato. Se un libro di fantascienza (quindi non mi riferisco al science fiction romance che viene considerato un sottogenere del romanzo rosa e non della fantascienza, anche se spesso questa distinzione va a farsi benedire), tipicamente letto quindi da uomini, contiene degli elementi romantici, chi come me l’ha scritto e vuole promuoverlo si trova davanti al dilemma di far trapelare o meno questa informazione.
Il rischio è che una buona parte degli amanti della fantascienza lo snobbino a prescindere e comunque non è detto che questa scelta avvicinerebbe le lettrici visto che è pur sempre fantascienza. Peggio ancora sarebbe ricalcare sull’elemento romantico per portare a sé le lettrici di quel genere, che di fatto sono molto più numerose, giocandosi però completamente i fantascientisti di entrambi i sessi.
 
A questo proposito proprio qualche giorno fa un’autrice americana di science fiction romance mi suggeriva di fare proprio così, cioè riscrivere le descrizioni dei miei libri (le versioni inglesi di “Deserto rosso”) per farli apparire più romantici, perché le lettrici del romanzo rosa sono molto di più di quelle della fantascienza.
Vaglielo a spiegare che per raccontare la storia di Anna Persson mi sono studiata i libri di Robert Zubrin sullo stato dell’arte dell’esplorazione di Marte e sulle possibili tecnologie di colonizzazione del pianeta, o che nella storia ho messo in campo le mie conoscenze di ecologia e astrobiologia per raccontare un primo contatto credibile con qualcosa di alieno in un pianeta di fatto inospitale a ogni forma di vita, o ancora che con questa serie ambivo anche a fare un po’ di sana divulgazione scientifica e non solo a raccontare una storia.
Per tutti questi motivi, e per tanti altri, ho sempre proposto la mia serie concentrandomi sugli aspetti fantascientifici e così farebbe qualsiasi altro autore nella mia stessa situazione.
 
D’altronde alla fine succede che il lettore che vuole vedere questi aspetti fantascientifici di solito lascia da parte il resto, non lo vede proprio. Qualcuno, proprio allergico all’elemento romantico, al contrario si lamenta più o meno energicamente, altri dicono che magari se ce ne fosse stato un po’ meno la storia sarebbe stata più scorrevole, altri ancora invece riconoscono la sua funzione e cioè l’intento dell’autore nell’inserirlo.
Sì, perché se in una storia che non rientra nel romanzo rosa è presente in maniera evidente l’elemento romantico non significa che l’autore l’abbia messo lì per aumentare il numero delle pagine. Se c’è, è perché ha un suo scopo.
 
Lo scopo altro non è che utilizzare uno strumento comprensibile per qualunque essere umano, cioè mostrare i sentimenti, per rendere i personaggi più reali. Nella vita reale le persone hanno sentimenti. Odio, amore, rabbia, passione, desiderio, amicizia, paura sono tutte cose che ci rendono umani e i personaggi per essere credibili non possono prescindere dal mostrare dei sentimenti. Allo stesso modo nella vita reale dietro i conflitti, o come loro conseguenza, ci sono dei sentimenti. Se in un romanzo questi venissero completamente esclusi, secondo l’argomento, questo rischierebbe di trasformarsi in una cronaca o, peggio, in un libretto di istruzioni.
 
Qualcuno dirà che non è vero, che esistono tanti romanzi di fantascienza in cui non ci sono elementi romantici e in cui la storia va avanti benissimo senza far mostrare particolari sentimenti ai personaggi. Magari non in tutti i libri c’è qualcuno che si innamora o ama qualcun altro, ma oserei dire che in tutti i buoni libri i personaggi agiscono in base alle proprie emozioni, solo che il lettore che è interessato all’azione o a una certa tematica e non all’interiorità dei personaggi forse non lo nota.
 
Sto facendo questa riflessione dopo una breve discussione all’intero del gruppo del ciclo dell’Aurora, dove chiedevo ai lettori quanto secondo loro l’elemento romantico fosse importante nel funzionamento della storia in “Deserto rosso”.
 
Non mi sono affatto stupita nel leggere posizioni diametralmente opposte.
C’è chi ha detto che la sua importanza era appena del 35-20% e che quindi in parte era superfluo e rallentava a tratti la storia (nello specifico si trattava di un lettore), questo perché quando sceglie di leggere un libro di fantascienza lui si aspetta altro. Una lettrice, invece, ha detto che al contrario era molto importante tanto che lei anche nel leggere un libro di fantascienza cerca sempre l’elemento romantico.
Qui direte: niente di strano, lettore e lettrice cercano due cose diverse.
A smentire questo luogo comune arriva un altro lettore che conferma quello che poi alla fine era stato il mio intento, cioè che i sentimenti dei personaggi concorrono a renderli reali in tutta la storia e sono proprio questi a guidare tutte le loro azioni, che in ultima analisi determinano l’andamento della trama.
 
E il punto è proprio questo: l’elemento romantico in “Deserto rosso” fa parte dell’ossatura della storia, come è possibile quindi che la rallenti, se senza di esso nessuno dei conflitti descritti nella trama avrebbe avuto luogo?
A quanto pare è possibile, se anche un solo lettore lo pensa.
La verità è che esiste una diversa versione dello stesso libro per ogni suo lettore oltre che per l’autore. Quest’ultimo, dal canto suo, per quanto avesse delle precise intenzioni nel raccontare la storia in un certo modo, deve arrendersi ad alcune evidenze.
 
Primo, nessuno vedrà la storia come la vede lui.
Secondo, la storia può piacere moltissimo a persone diverse per motivi del tutto opposti.
Terzo, per quanto si impegni comunque a creare più livelli di lettura, affinché il punto due funzioni e la storia piaccia a più persone possibili, ci sarà sempre qualcuno che non apprezzerà questo sforzo e gli dirà che ha scritto una storia “stile Harmony” oppure al contrario che il romanzo è “troppo futuristico” (entrambe citazioni prese da vere recensioni di “Deserto rosso”; giuro!).
 
E comunque sia, per chi non l’avesse capito, sì, “Deserto rosso” è una serie di quattro libri (una novella e tre romanzi, quindi non un romanzo unico; questa precisazione è per quelli che invece si lamentano che è troppo lungo) di fantascienza hard, c’è tanta scienza, ci sono i veicoli spaziali, c’è tanta avventura, una giusta dose di morti ammazzati, degli elementi tipici del fantastico, insomma ci sono tutte quelle cose che piacciono agli amanti della fantascienza (più uomini che donne), ma è anche una complessa storia fatta di sentimenti contrastanti: paura, odio, passione, e intricate situazioni sentimentali, tutte cose che piacciono a chi ama il romanzo rosa (più donne che uomini). E la storia non esisterebbe se non ci fossero entrambi.
Tutto questo con buona pace di qualsiasi etichetta.
 
Di Carla (del 18/02/2015 @ 03:59:24, in Scrittura & pubblicazione, linkato 2679 volte)

Dopo quasi tre anni dalla sua uscita ho deciso di rinnovare la copertina del primo libro della serie di “Deserto rosso” e ve la presento oggi qui sul blog. Nei prossimi giorni dovrebbe apparire nei vari retailer (su Amazon la versione disponibile ha già la nuova copertina anche se potrebbe non apparire ancora nella pagina del prodotto).
 
Avendo fatto delle piccole modifiche alla grafica dei titoli, ho modificato gli stessi anche nelle copertine degli altri libri della serie, pur mantenendo la stessa immagine. Anche nel loro caso le nuove copertine appariranno presto nei retailer.
 
Questa decisione è dovuta al fatto che a breve pubblicherò i quattro libri della serie separatamente in edizione cartacea e mi serviva un’immagine della protagonista con una risoluzione maggiore. Inoltre volevo dare a “Deserto rosso - Punto di non ritorno” (sempre disponibile in ebook a partire da 69 cent), che di fatto presenta la serie ai nuovi lettori, un look più accattivante con un bel primo piano della nostra astronauta/esobiologa preferita.
I quattro libri in edizione cartacea avranno un formato più tascabile, ma nel contempo un carattere di stampa più grande rispetto all’edizione della raccolta, divenendo in questo modo più leggeri  e quindi maneggevoli, oltre che avere una leggibilità maggiore.
Inoltre mi sto attivando affinché tutti i miei libri in formato ebook approdino al più presto anche su Tolino, l’ebook reader di IBS.
 
Avendo da poco terminato la traduzione in inglese di “Deserto rosso - Ritorno a casa” (“Red Desert - Back Home” uscirà a luglio), sto dedicando queste due settimane a portare a termine un po’ di cose che mi ero riproposta nei mesi passati, prima di rituffarmi nell’editing del mio prossimo romanzo, “Affinità d’intenti” (è un action thriller), che dovrebbe uscire a maggio.
E tra queste cose c’è anche quella di essere più presente qui nel blog con nuovi articoli interessanti (spero), recensioni dei libri che ho letto e altri aggiornamenti sulle mie attività.
 
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Di Guest blogger (del 17/03/2015 @ 09:00:00, in Scrittura & pubblicazione, linkato 4301 volte)

Oggi ospito ancora una volta Noemi Gastaldi, che sta per pubblicare il volume conclusivo della sua trilogia “Oltre i confini”. In questa tappa del suo blog tour Noemi tenta di intervistare due personaggi dei suoi libri. Ci riuscirà?
 
Oltrepasso lo schermo e li vedo: Bruno (immagine in basso) e Lucilla (nella copertina accanto) sono sdraiati a terra in un campo incolto poco fuori Torino. So che sono esausti, intenti a riprendere le forze perdute dopo la rocambolesca fuga dalla caserma in cui li tenevano rinchiusi. Mi avvicino piano, voglio parlare con loro, ma dovrò fare attenzione: non devono scoprire chi sono.
 
- Vi ho visti in caserma, vi ho seguiti. Come avete fatto a fuggire? – chiedo.
Loro si mettono in piedi, mi guardano. È Lucilla a rivolgermi la parola:
- Non ci è chiaro il come. Tu, invece? –
Mi guardano scettici, capisco che se voglio parlare con loro dovrò inventarmi qualcosa.
- Io… ho sentito la presenza di una Forza Ancestrale attorno a voi, così vi ho seguiti. –
 
Ora si sono fatti più interessati, posso porre loro un’altra domanda:
- Come avete scoperto l’esistenza delle Forze Ancestrali? – chiedo. Lucilla si rivolge nuovamente a me:
- Non parlerei di scoperta. Le Forze Ancestrali sono attorno a noi, e piano piano ci si rende conto della loro presenza… Si tratta di essere più consapevoli, ecco tutto. –
Guardo Bruno, spero in una risposta anche da parte sua:
- Io ho “scoperto” tutto ciò dopo la convivenza forzata con la biondina… - mi dice.
 
- Eravate in cella assieme? – provo a chiedere.
- Sì, evidentemente i militari ci hanno preso tanto gusto a darci la caccia da aver finito lo spazio… - dice Lucilla. Bruno la interrompe:
- Ci hanno pressati in una celletta minuscola, e tu dovresti saperlo, se dici di aver percepito la Forza Ancestrale… Perché se lo hai fatto, anche tu devi essere una Viator. –
 
Resto in silenzio: il ragazzo non si fida, è evidente. Inaspettatamente, Lucilla mi viene in aiuto:
- Può anche essere una di quelle persone molto recettive che si accorgono di noi, perché no? – chiede a Bruno. Lui non le risponde, mi guarda dritto negli occhi:
- Come sei finita in caserma? – mi chiede.
 
- E tu, piuttosto? – incalzo. Lui capisce che so cosa ha fatto, anche se dubito che possa sapere con chi sta parlando. Lucilla lo guarda interrogativa, e io decido di abbandonare questa versione alternativa della mia città per tornarmene alla vita di tutti i giorni. Il romanzo è già scritto, e di questa mia intrusione tra i poveri personaggi dello scenario distopico che ho creato non parlerò: sarà come non fosse mai accaduto.
 
Blog tour “La trilogia è completa”: https://www.facebook.com/events/467905823361981/
 


NOEMI GASTALDI è nata e cresciuta in provincia di Torino, città in cui attualmente risiede. Ama scrivere fin da quando era piccola, ma la sua prima pubblicazione risale al 2009, quando collabora al romanzo erotico-sentimentale “22 fiori gialli”, attualmente edito da Eroscultura. Nel 2011, affascinata dal mondo sommerso dell’arte indipendente, riprende in mano una vecchia bozza ideata anni prima e mette le basi per la saga “Oltre i confini”. Il primo volume della stessa, “Il tocco degli Spiriti Antichi”, viene autopubblicato nel novembre 2012. Il secondo volume, “Il battito della Bestia”, viene autopubblicato nel gennaio 2014. Il volume conclusivo, “Il canto delle Forze Ancestrali” è disponibile dal 22 marzo 2015.
 
Visitate il suo sito “I mondi di Noemi”:
http://mondinoemi.altervista.org/
Noemi gestisce anche un blog dedicato ai blog tour, “Blog in tour - alla scoperta di autori indipendenti”:
http://blog-in-tour.blogspot.it
 
La trilogia “Oltre i confini” include:
1) Il tocco degli Spiriti Antichi
2) Il battito della Bestia
3) Il canto delle Forze Ancestrali
 
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19

 

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