Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Carla (del 18/03/2022 @ 09:30:00, in Lettura, linkato 2547 volte)
Mi piacciono tanto i libri di Ludlum, nonostante mi renda conto di come l’autore riutilizzi spesso gli stessi tipi di personaggi (in particolare il protagonista, che, gira e rigira, è sempre lo stesso) e gli stessi temi. Ha la capacità, però, di riadattarli a situazioni, ambientazioni e trame che riescono a mantenere una certa dose di originalità. In particolare, sono affascinata dalle sue opere meno recenti, proprio perché raccontano un presente che si allontana molto da quello attuale e in cui la vita della spia (o figura simile) era resa un po’ più semplice dal fatto che la tecnologia non permeava ogni aspetto della realtà.
“L’inganno di Prometeo”, invece, è uno degli ultimi libri di Ludlum (il penultimo, se non erro), infatti è del 2000, per cui durante la lettura ci si muove in una realtà più familiare. Ciò è ancora più vero grazie alla capacità dell’autore di immaginare tecnologie invasive della privacy che, purtroppo, sono in gran parte diventate realtà. La cosa incredibile è che lui ne ha parlato prima che accadesse l’attentato dell’11 settembre 2001, ma a tratti si ha come l’impressione che abbia avuto la possibilità di dare una sbirciatina al futuro per trarne ispirazione.
A dire il vero, immagino che Ludlum non credesse realmente che ciò che si paventa nel suo libro avesse una possibilità di realizzarsi. Il suo era ovviamente uno sforzo creativo. Spesso chi scrive mostra scenari estremi solo per il gusto di cercare di inventarsene le conseguenze e di creare un conflitto in cui gettare i propri personaggi quasi allo sbaraglio, per vedere come se la cavano. Nel farlo, però, è stato a dir poco profetico.
Certo, si tratta di un libro lungo e con una trama veramente complessa, che si dipana attraverso una serie di voltafaccia dei personaggi e colpi di scena dietro ogni angolo. D’altronde, la parola “inganno” del titolo lo lasciava presagire. Bisogna avere pazienza e arrivare fino in fondo per poter unire tutti i fili. Quando mancano poche pagine alla fine, sembra davvero tutto perduto per i protagonisti, ma anche a quel punto arriverà un bel colpo di scena, che cambierà ogni cosa, di nuovo.
Di Carla (del 27/04/2022 @ 09:30:00, in Lettura, linkato 3219 volte)
Un detective formidabile e umano, che però si crogiola nelle proprie sfortune
Harry Bosch è senza dubbio uno dei detective letterari più riusciti in cui mi sia mai imbattuta. Fin dal primo libro di questa serie, “La memoria del topo”, mi sono subito trovata in sintonia con lui, con il suo fare a pezzi le regole per trovare il colpevole, con le sue debolezze e il suo triste passato. Ciò che rende questi romanzi di Connelly dei veri e propri crime thriller è il modo in cui il protagonista si trova coinvolto a livello personale nei casi cui lavora, tanto che gli stessi casi sono uno strumento di conflitto che contribuisce all’evoluzione del personaggio. Il problema nasce però nel momento in cui la serie si allunga e, per poter continuare ad avere un protagonista che si trascini dietro qualche demone (cioè un eroe difettoso), tutte le volte che in un romanzo la sua vita sembra prendere una svolta positiva, in quello successivo ciò che ha ottenuto deve andare a pezzi.
Era ciò che temevo accadesse ne “Il ragno”, motivo per cui dopo aver terminato la lettura di “Musica dura”, con tanto di lieto fine, ho esitato per anni, prima di affrontarlo. Purtroppo l’avevo già comprato, altrimenti mi sarei fermata al precedente.
Ovviamente il mio cattivo presentimento si è avverato.
Ne “Il ragno” vediamo Bosch alle prese con un omicidio avvenuto sulla funicolare Angels Flight (che è anche il titolo originale del romanzo). Il morto è un avvocato di colore famoso per le cause contro la polizia.
Come sempre, Connelly mescola con sapienza eventi e personaggi inventati con altri reali, fornendoci un’immagine realistica della tensione sociale a Los Angeles alla fine degli anni novanta. Ciò che apprezzo particolarmente di questo autore è proprio la cura che mette nei dettagli, segno di un lavoro di ricerca approfondito e di una notevole comprensione dell’argomento. In questo contesto credibile si muove il nostro Bosch, barcamenandosi tra la stampa, i colleghi che gli mettono i bastoni tra le ruote, l’insofferenza nei confronti delle regole e le persone oggetto delle sue indagini. Lo fa come sempre con arguzia, seguendo le prove e il proprio intuito, e rischiando anche la pelle.
In questo romanzo in particolare le indagini lo portano a scoprire verità scomode e inconfessabili, che tendono a condurlo fuori strada. Il colpevole alla fine salterà fuori. Ammetto che l’avevo intuito semplicemente andando per esclusione. Ma qui l’autore aggiunge un colpo da maestro, regalandoci un finale inaspettato e drammatico, e allo stesso tempo perfetto.
Ciò che non mi è piaciuto di questo libro, invece, riguarda la sfera personale relativa a Bosch. Come immaginavo, l’equilibrio e la felicità che aveva finalmente raggiunto in maniera inattesa (e forse troppo in facilmente) nel libro precedente vanno subito in frantumi, e alla fine lui si ritrova punto e a capo. Il suo personaggio subisce un’involuzione il cui scopo è far sì che continui a essere lo stesso eroe difettoso nei romanzi successivi (che non ho intenzione di leggere).
In particolare non ho apprezzato l’evanescenza di un personaggio importante come quello di Eleanor Wish, che nel primo libro della serie è stato cruciale nella definizione di Bosch agli occhi dei lettori, ma che sia in “Musica dura” che ne “Il ragno” sembra più una marionetta senz’anima, il cui scopo è portarlo in alto e poi farlo di nuovo precipitare (povero Bosch!). È un peccato, perché Eleanor mi piaceva e avrebbe meritato ben altro spessore.
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Di Carla (del 13/10/2022 @ 15:28:42, in Lettura, linkato 2559 volte)
Una breve lettura obbligatoria per tutti gli amanti del tennis
Questo libro include due piccoli saggi di Wallace. Nel primo racconta l'atmosfera e gli aneddoti di una giornata degli US Open. Nel secondo si concentra su Federer e sul suo meraviglioso tennis. Gli appassionati di tennis si ritroveranno in ogni sua parola, mentre vengono catapultati a bordo campo, e talvolta proprio dentro il campo, ma potranno scoprire anche tanti interessanti dettagli, leggendo le lunghe note a pie' di pagina. Da leggere.
Aggiungo che è un libro davvero molto breve, circa una novantina di pagine, che quindi si legge in pochissimo tempo. Viste le dimensioni è però un po' caro, persino nella versione ebook. Se lo si vuole soltanto leggere e non si è interessati a conservarne una copia, probabilmente è meglio prenderlo in prestito in biblioteca (o da un amico, come ho fatto io). Ma può essere un graditissimo regalo da offrire a un appassionato di tennis.
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Leggi tutte le mie recensioni e vedi la mia libreria su: aNobii: http://www.anobii.com/anakina/books Goodreads: http://www.goodreads.com/anakina
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