Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Carla (del 19/07/2011 @ 07:49:00, in Lettura, linkato 5799 volte)
Un Sherlock Holmes su Solaria
Apri un libro di fantascienza e ti ritrovi a leggere un giallo classico, di quelli alla Sherlock Holmes (con tanto di citazione nel testo) o con i personaggi di Agatha Christie. Qualcuno è stato ucciso in un pianeta lontano e il detective Baley parlando con i sospettati, osservando e con delle semplici deduzioni arriva a scoprire il colpevole per poi smascherarlo nella riunione finale. Cosa c'entra la fantascienza? Non molto. È solo un'ambientazione fuori dall'ordinario, completamente inventata dall'autore e che di conseguenza gli dà completa libertà d'azione. S'inventa un pianeta dove gli uomini vivono così lontani gli uni dagli altri tanto da non sopportare la presenza altrui. Del delitto non rimane nulla quando il detective arriva dalla Terra e ciò permette di sviluppare una storia fatta di ragionamento e deduzione, senza prove materiali, che in un futuro fantascientifico avrebbero dovuto svelare in un attimo un caso del genere. Ma siamo nel 1957 quando Asimov scrive questo romanzo, senza le avanzate tecniche di criminologia forense che esistono adesso, ed è quindi stato un bene che l'autore non abbia cercato di usare qualche strumento fantascientifico, che col passare del tempo avrebbe reso irrealistica (se non risibile) l'intera storia. E invece così, anche dopo più di 50 la storia continua ad essere abbastanza credibile, salvo qualche dettaglio (librifilm e robe simili). Il modo in cui viene narrata però ne tradisce l'età e ne fa un romanzo quasi per ragazzi. Unica eccezione è il discorso sociologico, che viene inserito a metà romanzo, che è sicuramente di un certo spessore, almeno a livello teorico. Lo è un po' meno se si considera il motivo per cui tale materia viene scomodata, cioè il paragone tra una Terra del futuro, dove un Uomo agorafobico vive costantemente separato dall'esterno e circondato da una folla di simili, col pianeta Solaria, dove gli esseri umani hanno a disposizione spazi immensi e non si vedono mai di persona. Ciò che si apprezza è lo sforzo di fantasia dell'autore e si può intravvedere quanto egli si sia divertito ad immaginare delle realtà così irreali e irrealizzabili. Ma il bello della fantascienza è anche questo: l'intrattenimento di chi scrive che si trasmette a chi legge, con tutti i ragionamenti da esso scaturiti, senza necessariamente doverne tirare fuori qualche insegnamento applicabile alla realtà. Perché si tratta di finzione ed è bello che lo sia.
Commento sull'edizione. Nella nostra lingua c'è un bel modo verbale che in inglese non esiste, cioè il congiuntivo. Sarebbe il caso di ricordarsi di usarlo più spesso.
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Di Carla (del 28/07/2011 @ 00:28:42, in Lettura, linkato 4572 volte)
Il culmine della saga
Non so cosa mi attenda nell'ultimo volume del romanzo di Ramses, ma senza dubbio questo è stato il più bello dei primi quattro. Qui un Ramses maturo si scontra con tutti i suoi nemici, cioè gli Ittiti, l'ex-amico Mosè, il fratello Shenar, e in un formidabile intreccio di eventi che mescola la storia, il mito e la religione ne esce vincitore. Sebbene conoscessi la storia dei fatti raccontati (sia quelli più propriamente storici che quelli legati alla Bibbia), devo riconoscere il genio di Jacq nel riuscire ad incastrarli perfettamente l'uno con l'altro rendendoli credibilissimi. Particolarmente suggestivo è lo "scontro" tra gli dei egiziani e il Faraone da una parte e il Dio degli ebrei e Mosè dall'altra. Gli ultimi ne escono sicuramente ridimensionati, come ci si attende da un romanzo su un Faraone che ci racconta la magia/scienza/religione egizia come se fosse reale, ma anche come risultato del tentativo ben riuscito di riportare il racconto della Bibbia entro i limiti della plausibilità. Tutto questo in un contesto affatto storicamente provato, in quanto non si sa esattamente a cosa si riferisca l'episodio dell'esodo riportato nella Bibbia, ma pare abbastanza improbabile che il Faraone in essa citato sia Ramses. Ma il bello sta nel mettere da parte tutte le certezze storiche o dettate dalla fede e godersi questa meravigliosa opera di fantasia, che tra un'invenzione e un adattamento, inserisce abilmente fatti accaduti realmente o, perlomeno, raccontati nei meravigliosi monumenti e preziosi manufatti che sono giunti fino a noi.
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Di Carla (del 04/08/2011 @ 03:56:22, in Lettura, linkato 3661 volte)
Chi ha paura di volare?
Ho acquistato questo libro l'anno scorso e ricordo di averne rimandato negli ultimi mesi la lettura, in seguito ad un commento di un passeggero del volo da Cagliari a Londra dello scorso marzo, il quale me la sconsigliava prima di un viaggio aereo. Lì per lì ho pensato che dovesse essere veramente inquietante, ma adesso, dopo averlo letto, mi rendo conto che mi ha fatto esattamente l'effetto contrario. Siamo senza dubbio di fronte ad un gran bel thriller, che ci racconta di uno strano incidente aereo e segue tutte le investigazioni sulle sue cause, con tanto di ingerenza da parte dei media, che tendono come sempre a dare maggior risalto all'aspetto sensazionalistico della faccenda, invece che alla verità, in maniera assolutamente spietata, tanto da poter mettere in ginocchio una grande azienda. Tutto sulla base di supposizioni, senza alcuna prova. Anche in un altro libro Crichton aveva mosso delle critiche non tanto velate sulla pessima tendenza a diffondere teorie con ben poco fondamento pur di creare sensazione e paura. Sto parlando di "Stato di paura", che però è successivo di ben dieci anni. Il fastidio e la rabbia provocata nel lettore è pressoché la stessa, sebbene in "Punto critico" riguardi un argomento, quello delle persone che lavorano dell'industria aerea, che non ci tocca da vicino. Ma ecco che, grazie alla bravura dell'autore e all'evidente ampia ricerca fatta prima di scrivere il libro, ci troviamo a conoscere un mondo affascinante che si muove continuamente davanti ai nostri occhi (o sarebbe meglio dire sopra le nostre teste) e che quasi diamo per scontato, senza comprenderne l'enorme complessità. Leggendo questo libro, impariamo come volano gli aerei, come sono fatti, tutta i professionisti che ci sono dietro la loro costruzione, ma soprattutto capiamo quanto siano estremamente sicuri. E, quando si arriva a capire bene qualcosa, è difficile averne veramente paura. Per questo motivo mi sento di consigliarne la lettura a chi ancora teme questo affascinante mezzo di trasporto, a patto che (e non è cosa da poco!) s'impegni ad affrontarla con attenzione e magari abbia qualche conoscenza minima di fisica o un particolare interesse o semplicemente curiosità verso un argomento così tecnico. Detto così si potrebbe pensare che si tratti di una sorta di saggio romanzato, proprio come il succitato "Stato di paura". In realtà non è così. Si tratta di un thriller a tutti gli effetti, che ti cattura e tiene incollato al libro. Non a caso l'ho letto in meno di una settimana (stiamo parlando di un romanzo di più di 400 pagine), nonostante la mia cronica carenza di tempo. Semplicemente non riuscivo a smettere. Ma ciò non toglie che la descrizione della parte tecnica sia senza dubbio essenziale per cogliere tutti gli aspetti della trama e cercare di scovare la causa "colpevole" dell'incidente, quasi si tratti di un giallo. E proprio come in un giallo ben congegnato, gli elementi per scoprire la verità sono disseminati ovunque nella trama, ragione in più per cui consiglio di leggerlo in ogni sua parte con estrema attenzione.
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Di Carla (del 11/08/2011 @ 03:58:38, in Lettura, linkato 3064 volte)
Il pretesto della legge
In questo libro, come in molti altri di Grisham, l'approfondimento su argomenti di natura legale e la suspense del thriller sono un mero pretesto per raccontarci tutto un mondo a noi sconosciuto. Ciò che sorprende di questo autore, che è tra i più prolifici del momento, è la capacità di presentare sempre nuove storie, tutte con estrema dovizia di particolari, quasi come se lui stesso le avesse vissute in prima persona, tutte quante. Ciò accade anche per "L'ultimo giurato" in cui Grisham ci racconta nove anni (dal 1970 al 1979) della storia di una cittadina nella Ford County, utilizzando come filo conduttore gli eventi di cronaca riportati dal giovane proprietario del settimanale locale, con particolare riferimento ad un omicidio e alle conseguenze dello stesso, che si sono protratte per tutto il tempo della narrazione. E nel frattempo ci troviamo a vivere con i cittadini di Clanton, le loro molteplici congregazioni religiose, l'integrazione razziale, la corruzione, i rapporti familiari, gli interessi sportivi e la loro vita di tutti i giorni. Grisham è un grande scrittore.
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Di Carla (del 14/08/2011 @ 05:44:12, in Lettura, linkato 1867 volte)
Come rendere la banalità interessante
L'argomento di questo romanzo di Hornby non è certo originale, soprattutto ultimamente (essendo ipersfruttato al cinema e in TV), tanto meno lo è il finale, ma ciò che lo rende un buon libro è la capacità di questo autore di raccontarci delle storie semplici in un modo che non ti aspetti. E allora ti ritrovi a ridere a voce alta già a partire dalla prima pagina. Quando aggiunge questa sua capacità a delle storie un po' meno prevedibili, allora raggiunge il suo massimo. In questo caso però non c'è riuscito. È comunque una lettura divertente che consiglio sicuramente a tutti.
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Di Carla (del 17/08/2011 @ 03:51:29, in Lettura, linkato 1997 volte)
Che trip!
Recensione originariamente scritta e pubblicata su aNobii il 16 luglio 2010.
Che dire: Hamilton è un pazzo. Nel senso buono del termine. La sola capacità, che lui ha, di concepire e scrivere bene (!) un'opera così lunga e complessa e farlo in maniera credibile, lo rende un grande scrittore. Ho letto in giro recensioni di persone che l'hanno trovato prolisso o noioso o complicato. Certo l'impatto con tutti quei personaggi e quelle realtà così distanti dalla nostra non è facile, ma da qui ad annoiarsi o non capire ne passa parecchio. O come sempre è segno di scarsa immaginazione. Nonostante le 570 pagine (tra l'altro scorrevolissime) i personaggi principali sono pochi, i fili temporali sono due bene distinti, e alla fine tutto o quasi torna. Ho detto "quasi" perché il resto tornerà nei sequel, dei quali sto già leggendo (e ho quasi finito) il secondo. Forse è proprio il fatto che la storia sia suddivisa in tre libri a creare il problema, perché c'è il rischio che, passando troppo tempo dall'uno all'altro, non ci si ricordi bene cosa è successo. Ma purtroppo si tratta di qualcosa che è praticamente inevitabile. Fortunatamente ho già il secondo in inglese, che tra l'altro ho iniziato a leggere per primo non avendo ancora il primo volume e, nonostante questo, non mi sono assolutamente confusa. E fortunatamente il terzo dovrebbe uscire a settembre (in inglese ovviamente).
La vera nota negativa di questo libro è questa edizione. Al di là della traduzione, che comunque non era facile, visto che moltissimi termini tradotti in italiano per forza di cose diventano eccessivamente lunghi e abbastanza ridicoli (forse per questo mi sta piacendo di più il seguito), il problema principale è l'eccessiva abbondanza di refusi. Sono così tanti che spesso mi sono trovata due refusi nello stesso paragrafo, la maggior parte dei quali tra l'altro evitabilissimi tramite l'uso di un semplice correttore ortografico. Tutto ciò è davvero assurdo e soprattutto inaccettabile, considerando che stiamo parlando di un'edizione della Mondadori. Davvero un peccato.
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Di Carla (del 23/08/2011 @ 02:40:31, in Lettura, linkato 2286 volte)
Una delle migliori Scarpetta
Mi era già piaciuto parecchio il precedente, "Il libro dei morti", dopo tanto tempo che non leggevo i romanzi del filone Scarpetta, ma questo è decisamente di un livello superiore. Sia il caso di omicidio sia le sottotrame legate ai personaggi principali hanno un ruolo predominante nella storia, senza che ci sia uno sbilanciamento verso il primo o le seconde. Per quanto le vicende personali dei personaggi siano sempre molto avvincenti per chi ha letto tutto i romanzi della serie, il caso dell'omicidio di Terri Bridges è davvero notevole. La curiosità di sapere chi l'ha uccisa e gli altri fatti legati al caso ti spingono a continuare a leggere passando da capitolo a capitolo. Verso la fine, quando la carne al fuoco diventa davvero tanta, da buona lettrice affezionata della Cornwell, sapevo che tutto si sarebbe risolto molto velocemente, ma devo dire che in questo romanzo, sebbene il comprendere tutti i fili della storia richieda una notevole pazienza e concentrazione (il che a mio parere non è assolutamente negativo), allo stesso tempo tutto si svolge prediligendo l'azione piuttosto che il semplice racconto. Il risultato è un ottimo romanzo, che i veri fan delle storie di Kay Scarpetta non possono che apprezzare. D'altra parte, come gli altri romanzi del filone (tranne il primo ovviamente), è assolutamente sconsigliato a chi non li abbia letti tutti. Si perde almeno metà del divertimento.
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Di Carla (del 28/08/2011 @ 02:52:32, in Lettura, linkato 5304 volte)
Il padre del cyberpunk non mi ha convinto
Questo romanzo mi ha lasciato perplessa sin dalle sue prime righe. Ammetto di aver riletto la prima pagina un paio di volte, poiché non mi era chiaro di chi stesse parlando, dove si trovasse e soprattutto cosa stesse facendo. Mai mi era capitato di imbattermi in un incipit così incomprensibile, che a mio parere avrebbe scoraggiato i più. Ma io sono caparbia e sono andata avanti. Nel procedere, l'ambientazione, i personaggi e la storia diventano più chiari, sebbene la comprensione non è mai immediata, ma nasce da una ricerca degli elementi essenziali in mezzo ad una marea di divagazioni, che nella maggior parte dei casi hanno poca o nulla attinenza con la trama. La San Francisco post-catastrofe, con le persone che hanno occupato il ponte di Oakland ormai in disuso e vi abitano, ha un suo fascino, soprattutto per chi ama la fantascienza post-apocalittica (anche se non è il mio caso), e mette in luce l'immensa fantasia dell'autore. Ma il modo apparentemente caotico in cui il tutto viene presentato ti fa quasi pensare che quest'ultimo avesse troppe idee in testa e non sia poi riuscito a trasferirle sulla carta nella maniera giusta. Al di là dello stile che può piacere o no, a mio parere ciò in cui questo romanzo pecca ancora di più è la trama. Tolte le numerosissime digressioni e divagazioni, resta una storia brevissima e debole, con personaggi che non riescono proprio a coinvolgerti. Ho avuto come l'impressione che questi venissero descritti da fuori, talvolta senza che l'autore avesse la certezza dei fatti raccontati. Per non parlare dell'argomento cyberspazio e luce virtuale, che qui viene praticamente solo accennato e quasi per niente spiegato. È anche vero che si tratta del primo dei romanzi di un ciclo, ma è di sicuro l'ultimo che leggerò. Ammetto che, se non avessi saputo in precedenza chi era e cosa rappresentava l'autore, l'avrei semplicemente catalogato come un pessimo libro di un pessimo scrittore. Non me ne vogliano i fan di Gibson, ma personalmente ritengo che la lettura debba essere intrattenimento, mentre in questo caso mi sono spesso annoiata e sono rimasta pure delusa dal finale sbrigativo e sotto tono rispetto a tutto il resto. In ogni caso è stata comunque una lettura istruttiva, per certi versi, ma il mio giudizio deve essere comunque legato al gradimento generale, che è stato senza dubbio basso.
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Di Carla (del 14/09/2011 @ 03:57:53, in Lettura, linkato 5162 volte)
L'ultimo capitolo della saga
Sebbene questo libro sia decisamente inferiore al precedente, la sensazione di malinconia che suscita il suo finale è talmente potente da sopperire alla trama spesso tirata un po' per i capelli. L'ultimo nemico di Ramses sembra quasi creato ad hoc per poterci raccontare l'ultima parte della vita di questo grandissimo personaggio storico e giustificare con uno sforzo di fantasia alcuni fatti ricavati dall'interpretazione dei reperti archeologici, come le varie feste di rigenerazione, la costruzione della tomba KV5 dove erano state probabilmente raccolte le mummie di un gran numero dei suoi figli reali, il mantenimento della pace con l'impero ittita, l'ascesa di Iset al ruolo di Grande Sposa Reale e i successivi matrimoni diplomatici. La sua lettura scorre con rapidità e alla fine ho avuto la strana sensazione di perdere un amico, che mi aveva accompagnato negli ultimi mesi. Una sensazione dolce-amara, che mi ha però lasciato un sorriso sulle labbra. Consiglio vivamente la saga non solo agli amanti dell'antico Egitto, ma a tutti coloro che amano le storie che raccontano la vita di grandi personaggi (reali o meno), fatte di intrighi, sentimenti e un po' di magia.
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Di Carla (del 24/09/2011 @ 06:22:45, in Lettura, linkato 2602 volte)
Ma quale riscaldamento globale dei miei stivali!
Da ecologa non ho mai creduto alla teoria del riscaldamento globale. Sarà perché ho sentito sempre parlare fin da piccola di questo fantomatico innalzamento della temperatura dovuto all'aumento della concentrazione di anidride carbonica nell'aria a causa dell'uomo, ma col passare dei decenni non l'ho mai visto verificarsi. E un po' mi spiaceva, perché avrei voluto che ci fosse un clima più mite tutto l'anno, con estati più lunghe. Tanto meno l'intera faccenda mi ha convinto, quando ho iniziato a studiare le dinamiche ecologiche che regolano il clima, quando ho capito che l'effetto serra è una benedizione e che è dovuto per il 90% al vapore acqueo nell'aria, quando mi sono resa conto di quanto l'uomo fosse presuntuoso nel pensare addirittura di essere in grado di cambiare il clima dell'intero pianeta, sia che si trattasse di creare danni che di risolverli. In realtà ciò che ho capito con certezza come ecologa è che non abbiamo affatto questa capacità, anche se ci piace pensarlo. Questo libro è una lettura che definirei essenziale per tutti coloro che si interessano anche solo marginalmente di ambiente. Con questo intendo anche chi legge o ascolta le notizie sull'argomento e non ha necessariamente una preparazione in merito. Anzi, sono proprio queste persone a essere più esposte alle conseguenze della cattiva informazione e del sensazionalismo mediatico, poiché tendono a prendere per buono qualsiasi cosa sentono. A tutti loro (ma anche agli altri) dico: leggete questo libro. Capirete, tra le varie cose, come la teoria del riscaldamento globale sia solo l'ultimo tormentone pseudoecologico catastrofico di una lunga serie, che si sono succeduti in più di un secolo, in cui si è passati alternativamente e con un'eccessiva disinvoltura dalla paura di una nuova glaciazione al timore dello scioglimento dei ghiacci e conseguente sollevamento degli oceani. Nonostante tutte le notizie diffuse a proposito, nulla è mai accaduto, ma si è sempre trattato di una ciclica variazione delle condizioni climatiche, che "affligge" il nostro pianeta con tempistiche a volte lunghissime (parecchie migliaia o decine di migliaia di anni) a volte brevi (poche decadi) dalla notte dei tempi, con conseguenze spesso tragiche e che per ovvi motivi, almeno in passato, non potevano essere certo attribuite all'uomo. Leggendo questo ottimo saggio, capirete le motivazioni (economiche) dietro alle scelte "verdi" dei governi, ma soprattutto scoprirete che il riscaldamento globale e gli eventi climatici estremi non vanno necessariamente di pari passo, ma che anzi negli ultimi 2000 anni ad un aumento della temperatura media globale (ben superiore a quella odierna) si è osservato un generale miglioramento delle condizioni di vita con il prosperare di grandi civiltà (quella dell'antica Roma, per esempio), mentre ad una sua riduzione sono corrisposti periodi bui (le invasioni barbariche e il Medio Evo, per esempio). La lettura non è sempre scorrevolissima, per chi non ha solide basi scientifiche, ma le argomentazioni principali sono in grado comunque di emergere e farsi strada nella mente di chiunque abbia una certa cultura e voglia di imparare. Si tratta di un saggio del 2007, quindi non aggiornato con le ultime novità, ma è comunque un punto di partenza, che suggerirei di accompagnare con la lettura di qualcosa di ben più leggero, ma sempre sul tema: il romanzo/saggio "Stato di paura" di Michael Crichton.
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