Di Carla (del 07/11/2022 @ 09:30:00, in Eventi, linkato 2535 volte)
Dopo ben tre anni di assenza a causa della pandemia, all’inizio di ottobre sono finalmente tornata a Varese per tenere il mio “Laboratorio di self-publishing nei sistemi multimediali” all’Università degli Studi dell’Insubria.
È stato bello frequentare di nuovo il campus e ritrovarmi in aula con gli studenti. Infatti, anche se insegnare a distanza presenta evidenti vantaggi per chi come me vive così lontano dal luogo in cui insegna, primo fra tutti di natura economica, poter interagire di persona rende l’esperienza molto più gratificante, sia per il docente che per gli studenti. Vedere nei loro sguardi la comprensione o il dubbio ti fa capire immediatamente se ciò che stai comunicando viene recepito nel modo corretto. Inoltre, gli stessi studenti sono più portati a fare domande e a interagire, poiché ogni loro intervento è semplificato dall’uso di un gesto o di un’espressione del viso che purtroppo a distanza non è visibile.
A rendere il tutto più piacevole è stato il bel tempo che mi ha accolto a Varese, il che ha ridotto il classico trauma del passaggio dal costume da bagno al cappotto che ogni volta caratterizza queste mie visite autunnali nella città lombarda.
Quest’anno, inoltre, il laboratorio ha raggiunto un vero e proprio record di partecipazione, con ben 37 studenti idonei a ricevere i crediti/punti, cui si è aggiunta un’uditrice. Il record precedente di 24 del 2020 è stato a dir poco disintegrato. E stavolta il laboratorio non era a distanza, con gli studenti che risultavano presenti mentre se ne stavano comodamente a casa. Ammetto che in un’occasione ho temuto che non ci fosse posto per tutti in aula! La cosa mi ha fatto particolarmente piacere anche perché questo record è stato accompagnato dall’impegno profuso dai partecipanti, dimostrato dai bellissimi progetti presentati nell’ultima lezione.
Come sempre, si è spaziato tra diversi generi letterari, dal thriller al fantasy, dal libro per bambini al ricettario, fino ad arrivare a una guida culinario-turistica dell’Italia. Insomma, la fantasia non è mancata e le due copertine di libri immaginari riportate in questo articolo ne sono solo piccolo un esempio.
Ma in generale gli studenti hanno mostrato un certo interesse nella materia. Ed è stato un peccato aver dovuto condensare gli argomenti in appena sedici ore, un tempo che permette di fare giusto una carrellata sul mondo dell’autoeditoria senza potersi soffermare su alcuni aspetti che avrebbero potuto stimolare ulteriori discussioni con i partecipanti, in particolare con quelli il cui interesse andava oltre il mero conseguimento dell’idoneità a ricevere i crediti formativi o i punti seminario.
Anche in questa occasione, durante la mia permanenza a Varese, mi è stata poi data la possibilità dal professor Paolo Musso di parlare di autoeditoria per due ore durante una delle sue lezioni del corso di “Scienza e fantascienza nei media e nella letteratura”, che è anche l’unico insegnamento universitario in Italia sulla fantascienza. Invece, non mi è stato purtroppopossibile partecipare di persona a una delle conferenze del ciclo di “Scienza & Fantascienza” (collegato al corso), poiché sono iniziate due settimane dopo. Ho comunque svolto il ruolo di relatrice a distanza (l’immagine sotto riportata è uno screenshot da Teams, tramite cui ero connessa direttamente da Marte… ehm… da Cagliari!).
Infatti, il 25 ottobre c’è stato l’incontro inaugurale del 2022, in cui si è dato spazio alla celebrazione del decimo anniversario del ciclo di conferenze e del corso, e io ho potuto dare il mio contributo in collegamento tramite Teams. Insieme a me, di persona o a distanza, hanno partecipato altri otto relatori: il già citato Paolo Musso, Giulio Facchetti (presidente del corso di laurea in Scienze della Comunicazione), Paolo Luca Bernardini (ex-direttore del DiSUIT), Nicoletta Sabadini (attuale direttrice del DiSUIT), Rosanna Pozzi (docente di Letteratura italiana del Liceo Scientifico “Tosi” di Busto Arsizio), Gianfranco Lucchi (amministratore del sito di fantascienza UraniaMania), Tea C. Blanc (giornalista e blogger di fantascienza) e Antonio Serra (creatore di “Nathan Never” per Sergio Bonelli Editore).
Ognuno di noi relatori ha contribuito a celebrare a modo proprio questo importante anniversario.
Io, nello specifico, ho spiegato la particolare importanza che ha per me il rapporto che esiste tra scienza e fantascienza proprio in qualità di autrice di romanzi di fantascienza hard, cioè di quel sottogenere della fantascienza in cui si dà importanza alla plausibilità scientifica di quanto viene narrato. E nelle quattro volte in cui ho partecipato al ciclo di conferenze ho trattato questo argomento (la plausibilità scientifica nella fantascienza) da angolazioni diverse.
Nel 2014 raccontai come avevo provato a immaginare degli alieni credibili. Nel 2018 mi soffermai su come Marte e la sua colonizzazione vengono trattati nella fantascienza e soprattutto nei miei libri. Feci qualcosa di analogo nel 2019 in riferimento alla Luna. Mentre nel 2020, anno in cui tutte le conferenze vennero tenute a distanza, l’argomento fu quello dei virus e della loro influenza positiva e negativa come elemento di conflitto all’interno della fantascienza, e ovviamente anche in “Deserto rosso”.
Nei miei libri l’inserimento della scienza reale all’interno della storia serve essenzialmente a due scopi.
Il primo è quello appunto della plausibilità degli eventi narrati. Tale necessità deriva dal mio background scientifico. La scienziata che è ancora in me pretende di fornire una spiegazione a tutto ciò che la circonda. Quindi, quando ho iniziato a scrivere fantascienza (Deserto rosso e successivi), mi è venuto spontaneo immaginare una realtà ambientata in un prossimo futuro che trovasse un possibile riscontro nelle conoscenze scientifiche attuali, pur tenendo conto della possibile evoluzione tecnologica in 50 anni.
A ciò si aggiunge la mia deformazione professionale da insegnante (mi sono occupata di didattica in ambito universitario tanto tempo fa e adesso la faccio appunto all’Insubria) che mi spinge verso un intento divulgativo. Non uso la scienza reale solo per raccontare una storia plausibile, ma anche per lasciare qualcosa al lettore.
Amo leggere libri che oltre a divertirmi mi insegnano qualcosa e questi sono i libri che voglio scrivere (spesso vale anche per quelli di altri generi). Il mio intento è riuscire a divulgare divertendo, così che le conoscenze restino anche dopo la lettura. D’altronde, le mie storie sono a loro volta ispirate dalle mie letture di romanzi, saggi e articoli, spesso scientifici, oltre che dalla fruizione di contenuti audiovisivi che hanno in qualche modo ampliato le mie conoscenze, oltre ad avermi intrattenuto.
Poi magari, quando scrivo, vado a ricontrollare le fonti (molte delle quali vengono riportate in una breve bibliografia) per cercare di essere accurata o almeno di evitare di scrivere qualcosa di chiaramente errato. Non mi interessa entrare in dettagli eccessivamente tecnici, ma preferisco dare un taglio divulgativo, assicurandomi di mantenere una certa plausibilità. Quando inserisco dei dettagli di tipo scientifico, lo scopo è conferire un senso di autenticità alla storia, ma allo stesso tempo mi assicuro che siano sufficientemente vaghi da evitarmi di correre il rischio di usarli in maniera errata all’interno della finzione.
Infatti, quello che faccio è mescolarli ad altri completamente inventati. La miscela delle due cose fa sì che spesso il lettore non è in grado di riconoscere con precisione il confine tra la realtà e la finzione, vale a dire, appunto, tra scienza e fantascienza.
Questi sono alcuni degli aspetti di cui ho parlato nel mio breve intervento. L’intera conferenza è stata comunque registrata e verrà presto resa disponibile. A tempo debito vi informerò tramite i miei soliti canali (pagina Facebook e altri social network) e aggiungerò il link o, se possibile, il video a questo articolo.
Per concludere, voglio ringraziare ancora una volta Paolo Musso per l’invito e tutti gli studenti, sia quelli che hanno seguito la conferenza sia, soprattutto, quelli del mio laboratorio. Spero che ciò che hanno appreso in qualche modo torni loro utile in futuro e magari che qualcuno un giorno decida di avventurarsi in prima persona nell’autoeditoria!
Di Carla (del 22/10/2022 @ 09:30:00, in Eventi, linkato 2139 volte)
Inizia martedì 25 ottobre la decima edizione del ciclo di conferenze “Scienza & Fantascienza” organizzate dall’Università degli Studi dell’Insubria a Varese. L’argomento di quest’anno è “Oltre l’infinito” e verrà discusso durante quattro incontri che si terranno da qui alla fine di novembre.
Il primo di questi si svolgerà martedì a partire dalle 14.30 nell’aula 7 MTG dell’ateneo, in via Monte Generoso 71, a Varese, e avrà come titolo “Un’infinita avventura: dieci anni di Scienza & Fantascienza all’Insubria”. Come potete intuire, si tratta di una celebrazione di questo speciale anniversario e vedrà la presenza di numerosi relatori che hanno partecipavo agli incontri nelle varie edizioni.
E tra questi ci sarò anch’io!
Ognuno di noi dirà la sua sulla propria esperienza di partecipazione a questo ciclo di conferenze nell’ambito di alcuni brevi interventi, anche perché l’intero evento durerà circa due ore.
Siccome non sono riuscita a far coincidere la mia breve permanenza a Varese (durante la quale ho tenuto il “Laboratorio di self-publishing nei sistemi multimediali”) con questa conferenza, la mia partecipazione saràa distanza.
Anche per il pubblico ci sarà la possibilità di scegliere se recarsi di persona in ateneo o collegarsi tramite Teams a questo link.
Attenzione, perché c’è sempre un limite di quante persone possono connettersi in contemporanea, quindi suggerisco di farlo con un po’ di anticipo.
Comunque, per quelli che non riusciranno ad assistere in diretta, verrà resa disponibile successivamente una registrazione.
Oltre a me, che partecipo in qualità di autrice di fantascienza, all’evento moderato come di consueto dal professor Paolo Musso (Università dell’Insubria, docente di Scienza e fantascienza) interverranno Giulio Facchetti (Università dell’Insubria, Presidente di Scienze della Comunicazione), Paolo Luca Bernardini (Università dell’Insubria, ex Direttore del DiSUIT), Nicoletta Sabadini (Università dell’Insubria, Direttrice del DiSUIT), Rosanna Pozzi (Liceo Scientifico “Tosi”, Busto Arsizio, docente di Letteratura italiana), Gianfranco Lucchi (amministratore del sito di fantascienza UraniaMania), Tea C. Blanc (giornalista e blogger di fantascienza) e Antonio Serra (Sergio Bonelli Editore, creatore di “Nathan Never”).
Trovate ulteriori informazioni in questo articolo sul sito dell’ateneo:
Di Carla (del 06/03/2021 @ 18:00:00, in Eventi, linkato 3442 volte)
Se vi siete persi l’evento in diretta, eccovi la registrazione su Facebook e su Instagram dell’intervista fattami da Laura Bonazzoli, bibliotecaria della Biblioteca di Vernate, in occasione dell’imminente Festa Internazionale della Donna.
Parliamo di me e dei miei libri, ma anche di passioni e di come trasformarle in un lavoro.
Non vi anticipo nulla, per evitare inutili ripetizioni.
Qui sotto trovate i video rispettivamente di Instagram e Facebook.
Quello di Instagram ha una qualità audio-video migliore, ma purtroppo le immagini sono a specchio. Scegliete voi quale preferite vedere.
Di Carla (del 05/03/2021 @ 09:30:00, in Eventi, linkato 2842 volte)
Non sapete cosa fare domani pomeriggio?
Ho un suggerimento!
A partire dalle ore 15 visitate la pagina Facebook o il profilo Instagram della Biblioteca di Vernate per assistere all’evento online “Due chiacchiere con l’autore” e passare un’ora insieme a me e alla gentilissima bibliotecaria Laura.
Parleremo dei miei libri, ovviamente, concentrandoci in particolare sul tema della donna nella società, in occasione dell’imminente Festa Internazionale della Donna (8 marzo).
Se non potete assistere dal vivo, nessun problema.
L’evento verrà registrato e reso disponibile su entrambi i social network. Inoltre, pubblicherò qui sul blog un ulteriore articolo con il video della registrazione.
Di Carla (del 26/11/2020 @ 10:30:00, in Eventi, linkato 2199 volte)
Anche in questo strano 2020 sono riuscita a tenere il “Laboratorio di self-publishing nei sistemi multimediali” per gli studenti di Scienze della Comunicazione e Scienze e Tecniche della Comunicazione dell’Università degli Studi dell’Insubria e a partecipare come relatrice a una delle conferenze del ciclo “Scienza e Fantascienza” organizzate dallo stesso ateneo, solo che questa volta l’ho fatto a distanza, stando a casa mia davanti allo schermo del mio computer. È stato un modo diverso dal solito di affrontare questi due impegni, che ha avuto sia i suoi lati positivi che quelli negativi.
Per quanto riguarda il laboratorio (da cui è tratto il mio libro “Self-publishing lab. Il mestiere dell’autoeditore”), il fatto che non ho dovuto andare a Varese mi ha permesso di spalmarlo in un arco di tempo più ampio. Abbiamo fatto due lezioni alla settimana tra il 12 e il 23 ottobre: due lunedì e due venerdì. Ciò ha consentito anche agli studenti di avere più tempo per assimilare i concetti e preparare il progetto di simulazione di pubblicazione.
Un altro vantaggio non da poco è il fatto che dover partecipare da casa ha reso la partecipazione in sé più agevole. Nel mio caso si è trattato di evitare di viaggiare da Cagliari e le spese correlate alla mia permanenza a Varese. Nel caso degli studenti ha permesso a più di loro di partecipare, poiché anche loro, nel loro piccolo, non muovendosi più per andare da casa all’ateneo, da una sede all’altra e da un’aula all’altra, si sono ritrovati con più tempo a disposizione. E infatti quest’anno ho avuto ben 24 studenti che hanno portato proficuamente a termine il laboratorio.
D’altra parte, lo svantaggio principale è stata la mancanza dell’interazione dal vivo, di persona. Durante tutta la lezione, sia io che loro ci trovavamo davanti a uno schermo. Io parlavo e non potevo né vederli né sentirli, tranne quando avevano una domanda da pormi o io chiedevo loro qualcosa. Il silenzio è la cosa peggiore, ma anche il guardare uno schermo con delle icone e dei nomi dà solo minimamente l’idea di avere qualcuno dall’altra parte che ti vede e ti sente.
Mi è mancato poter vedere nei loro volti come recepivano le cose di cui parlavo e rendermi conto se era necessario ripetere qualche concetto. Mi è mancato sentire le loro esclamazioni, i commenti a caldo e anche le risate, sia durante le mie lezioni frontali che nell’esposizione dei progetti degli studenti, tutte cose che rendono il fare lezione di persona un’esperienza umana stimolante e soddisfacente.
Inoltre, pur essendo vero che dover lavorare da casa è comodo e mi ha fatto risparmiare, mi è mancato il trascorrere una settimana a Varese, la città, gli amici che mi sono fatta in questi anni (incluso uno felino), respirare l’aria dell’ambiente universitario, persino la mensa del campus e il ristorante dove si finiva sempre per cenare. Sono tutte cose che mi danno un grande senso di soddisfazione, ma anche di realizzazione professionale, e a cui quest’anno ho dovuto fare a meno.
Nonostante tutto questo, sono molto soddisfatta di come è andato il laboratorio. Anche quest’anno gli studenti hanno mostrato partecipazione e interesse, per quanto possibile apprezzarle a distanza. E hanno proposto dei progetti di pubblicazione tra i più vari. Ancora una volta svariando tra vari generi letterari.
Nella seconda e nella terza foto di questo articolo potete vederne due, un saggio e un romanzo. Si tratta di schermate (opportunamente pixellate per motivi di privacy) che ho salvato in diretta durante la lezione. Se ci cliccate sopra, potete vederle ingrandite.
Nell’angolino in basso a destra potete anche notare che ci sono io, col mio sfondo fantascientico!
E poi c’è stata la conferenza, che si è tenuta nel pomeriggio del 14 ottobre, nell’ambito del ciclo “Scienza & Fantascienza 2020 – Non solo virus. I nemici invisibili” e intitolata “Portatoridi morte... ma anche no: i virus e la vita sulla Terra e oltre la Terra”. L’argomento è quello del ruolo sia negativo che positivo dei virus nella scienza reale e nella fantascienza.
I relatori dell’evento, organizzato e moderato da Paolo Musso, sono stati: Sebastiano Fusco (critico di fantascienza), Antonio Serra (Sergio Bonelli Editore, creatore di “Nathan Never”), Silvia Corbetta (Sergio Bonelli Editore, disegnatrice di “Nathan Never”), Rita Carla Francesca Monticelli (biologa e scrittrice di fantascienza), cioè io, e Alberto Vianelli (biologo, Università degli Studi dell’Insubria).
Non entro nel dettaglio di quello di cui abbiamo parlato, poiché potete vedere la registrazione dell’intera conferenza nel video sotto (la prima foto di questo articolo proviene proprio da quel video, dove potete ammirare, per l’occasione, anche il mio sfondo marziano; insieme a me ci sono Paolo Musso, Alberto Vianelli e Sebastiano Fusco). Il mio intervento inizia a 1:19:33 (attenzione: ci sono pesanti spoiler su “Deserto rosso”!), ma vi consiglio di ascoltare sia i due precedenti, di Sebastiano Fusco e di Antonio Serra, con Silvia Corbetta che disegna, che quello successivo di Alberto Vianelli, che personalmente, da biologa, ho trovato molto interessante.
Voglio però dire che, per quanto riguarda questo tipo di evento, la partecipazione a distanza ha avuto qualche vantaggio inaspettato. Anche se non eravamo tutti seduti l’uno accanto all’altro, almeno per quanto mi riguarda, ho avuto l’impressione in certi momenti che fossimo davvero uno di fronte all’altro, magari intorno a un tavolo. Non vedevo il pubblico, se non sotto forma di un elenco di centinaia di nomi, quindi sembrava quasi che stessimo facendo una lunga e interessante chiacchierata tra amici, nonostante la distanza che ci separava.
Insomma, tutto sommato è stata una bella sensazione e un’esperienza senza dubbio positiva.
Spero però che in futuro si possa tornare di nuovo a stare tutti nella stessa stanza, per raccogliere in tempo reale le reazioni del pubblico, gli sguardi, i sorrisi, le teste che annuiscono e, diciamocelo, anche gli applausi.
Di Carla (del 08/10/2020 @ 09:30:00, in Eventi, linkato 1385 volte)
Quest’anno purtroppo, a causa della pandemia, non andrò a Varese, in quanto il mio “Laboratorio di self-publishing nei sistemi multimediali” per gli studenti dell’Università degli Studi dell’Insubria (corso di laurea in Scienze della Comunicazione e corso di laurea magistrale in Scienze e Tecniche della Comunicazione) verrà svolto a distanza.
Sempre a distanza avverrà la mia partecipazione a una delle conferenze del ciclo Scienza & Fantascienza 2020 - Non solo virus. I nemici invisibili, ma, volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, ciò significa che quest’ultima potrete seguirla anche voi online!
Vediamo come.
La conferenza ha come titolo “Portatori di morte... ma anche no: i virus e la vita sulla Terra e oltre la Terra” e si terrà mercoledì 14 ottobre dalle 14.30 alle 18.30. La partecipazione online è aperta a tutti (per un massimo di 250 partecipanti virtuali in contemporanea) tramite Microsoft Teams (cui è possibile iscriversi gratuitamente). Il link per la partecipazione è riportato sulla sezione Eventi del sito dell’ateneo. Oppure, se state leggendo questo articolo quando l'evento sta per iniziare, potete accedervi direttamente a questo link.
I relatori includono Sebastiano Fusco (critico di fantascienza), Antonio Serra (Sergio Bonelli Editore, creatore di “Nathan Never”), Silvia Corbetta (Sergio Bonelli Editore, disegnatrice di “Nathan Never”), Rita Carla Francesca Monticelli (biologa e scrittrice di fantascienza), cioè io, e Alberto Vianelli (biologo, Università degli Studi dell’Insubria). E parleremo dei virus nella fantascienza e nella scienza e di come non sempre, in entrambi i casi, abbiano un impatto negativo.
L’evento è organizzato e moderato dal prof. Paolo Musso.
Vi avverto che il mio intervento conterrà spoiler su “Deserto rosso”!
A proposito, sappiate che l’ebook è tra le offerte stagionali di Amazon a soli 2 euro fino al 20 ottobre. Nel caso non l’abbiate ancora letto, potete approfittarne, ma in tal caso vi sconsiglio di guardare il mio intervento alla conferenza.
Invece, dal 12 al 23 ottobre terrò le lezioni del “Laboratorio di self-publishing nei sistemi multimediali”. Purtroppo, visto che avverrà online, la partecipazione è limitata unicamente agli studenti iscritti. Giorni e orari sono riportati anche nella sezione Eventi del mio sito.
Speriamo che l’anno prossimo si possa tornare in aula e quindi aprire di nuovo le lezioni anche a partecipanti esterni.
Per fortuna, chi è interessato ad accedere ai contenuti del laboratorio può farlo indipendentemente dalla partecipazione in tempo reale. Infatti, dallo scorso maggio è disponibile il libro “Self-publishing lab. Il mestiere dell’autoeditore”, che è appunto basato sul laboratorio stesso, ma ne affronta gli argomenti in maniera molto più approfondita.
Sul minisito dedicato al libro è possibile trovare maggiori informazioni e leggerne una corposa anteprima: www.anakina.net/selfpublishinglab
Di Carla (del 16/12/2019 @ 09:30:00, in Eventi, linkato 3133 volte)
Anche in questo 2019, in cui si celebra il cinquantenario del primo sbarco sulla Luna, sono tornata a Varese per tenere, per la terza volta, il mio “Laboratorio di self-publishing nei sistemi multimediali” per gli studenti di Scienze della Comunicazione e Scienze e Tecniche della Comunicazione dell’Università degli Studi dell’Insubria. E in concomitanza con questo corso ho tenuto una conferenza, insieme ad altri tre relatori, proprio dedicata al giorno dello sbarco di Armstrong e Aldrin sul Mare della Tranquillità, avvenuto il 20 luglio del 1969.
Rispetto agli anni precedenti sono riuscita prima di tutto ad andare a Varese in ottobre, per la prima volta non a ridosso della fine del semestre, cosa che ha avuto un buon impatto anche sugli studenti, che hanno potuto affrontare il corso in maniera molto più rilassata. Inoltre, sono riuscita a combinare il tutto (corso e conferenza) nell’ambito di una sola settimana.
Questa full immersion è stata, per quanto mi riguarda, molto soddisfacente. Ho avuto meno tempo per fare la turista (a dire il vero, non ne ho avuto affatto), ma in compenso ho potuto creare una routine produttiva, senza interruzioni, di cinque giorni di fila. Inoltre ho visto lo stesso effetto positivo sugli studenti, che alla fine del corso hanno presentato, come sempre, dei progetti interessantissimi e che hanno mostrato di aver apprezzato l’argomento delle lezioni e il modo in cui è stato trattato.
Anzi, dovrei dire studentesse, poiché per la prima volta in assoluto erano tutte donne!
La cosa un po’ mi ha stupito. Negli anni scorsi gli uomini erano stati almeno un terzo, sebbene la presenza femminile fosse sempre preponderante (come lo è all’interno dei due corsi, triennale e magistrale), ma stavolta non ce n’era neanche uno.
Come dicevo prima, in cinque giorni ho tenuto le quattro lezioni e la conferenza. Quest’ultima, intitolata “Il giorno della Luna”, ha avuto luogo mercoledì 16 ottobre, proprio a metà di quella settimana. Insieme a me c’erano il giornalista Fabio Pagan, Piero Benvenuti (ex-commissario dell’ASI ed ex-segretario generale dell’AIU) e, in collegamento da Parigi, l’astronauta Franco Malerba (il primo astronauta italiano nello spazio!).
L’evento, organizzato da Paolo Musso nell’ambito del ciclo di incontri Scienza e Fantascienza 2019, è stato accolto da un pubblico di studenti davvero numeroso (oltre 300), raccolti in parte in una delle aule più grandi del padiglione Monte Generoso del Campus Bizzozero di Varese e in parte in collegamento dalla sede di Como. Come al solito, è stato registrato e potete vederlo a questo link.
In circa tre ore e mezza, abbiamo avuto modo di ripercorrere l’impresa dell’Apollo 11, grazie alle parole e alle immagini offerte dal grandissimo Fabio Pagan, che è riuscito a portarci indietro di 50 anni e a farci vivere le emozioni di allora.
Be’, nel mio caso non proprio, visto che non ero ancora nata! Però mi ha ricordato in maniera vivida ciò che provai nell’estate del 1989, per il ventennale, quando da adolescente (avevo 14 anni) seguii lo speciale televisivo su Rai Uno con i video originali dello sbarco. Ricordo che all’epoca (è il caso di dirlo) mi ero sentita trasportata sulla Luna insieme ad Armstrong, Aldrin e Collins. La mia immaginazione, che era già stata resa terreno fertile dalla visione di vari film di fantascienza, ne venne stimolata, tanto che credo che da quel momento in poi cambiai il mio modo di guardare al nostro satellite naturale. Forse proprio da lì ha iniziato a emergere la mia passione per lo spazio, da un punto di vista anche scientifico, che poi mi avrebbe avvicinato a Marte e in ultima analisi a immaginare delle storie ambientate nel futuro.
La Luna, nella mia mente, è il simbolo dello spazio che tutti noi possiamo vedere e che allo stesso tempo è irraggiungibile per l’uomo comune. Non a caso, quando desideriamo qualcosa di impossibile, si dice che vogliamo la Luna. Eppure l’Uomo è andato sulla Luna, ben 12 uomini ci hanno camminato. Essa è quindi l’irraggiungibile che diventa raggiungibile, l’impossibile che diventa possibile.
L’altra parte consistente della conferenza è stato l’interessantissimo intervento di Franco Malerba che ci ha parlato di ciò che ci aspetta nel futuro dell’esplorazione spaziale, mentre io e Piero Benvenuti siamo stati chiamati a dire la nostra su entrambi gli argomenti.
Nelle foto, dall’alto, potete vedere: io e Piero Benvenuti, Fabio Pagan, ancora io mentre faccio il mio intervento e Franco Malerba in collegamento da Parigi. Tutte le foto dell’evento sono invece disponibili a questo link (grazie a Luigi Labate per il supporto fotografico!).
Per quanto mi riguarda, ho voluto unire l’argomento scientifico con quello fantascientifico, soffermandomi a parlare di tre romanzi relativamente recenti di fantascienza che hanno proprio la Luna come una delle ambientazioni principali.
Ho iniziato con “Limit” di Frank Schätzing, pubblicato ormai dieci anni fa, che mostra un avanzamento tecnologico un po’ troppo ottimistico, essendo ambientato nel prossimo decennio, che però riesce a far sognare il lettore, portandolo letteralmente sul suolo lunare, in luoghi ostili, letali e per questo misteriosi e affascinanti (potete leggere la mia recensione di “Limit” qui).
Se ci pensate un attimo, a differenza di quanto avviene con Marte, che ci ricorda visivamente la Terra (sembra di guardare le foto di un deserto terrestre), di fronte alle immagini della Luna non c’è alcun dubbio nella nostra mente che ci troviamo di fronte a un contesto alieno, nel senso di non terrestre. Pensateci: il suo terreno bianco/grigio, il cielo sempre nero, il cui contrasto col bianco accecante impedisce di vedere le stelle, la Terra che sembra vicina ma è lontanissima (quasi 400 mila chilometri!), le ombre nette, i dì che durano 14 giorni e così pure le notti, le imponenti escursioni termiche, i crateri ai suoi poli con i bordi così alti che sono quasi sempre illuminati dal Sole, mentre il loro fondo non è raggiunto dalla luce da 4 miliardi di anni.
Il secondo libro che ho citato è, ovviamente, “Artemis” di Andy Weir (qui potete leggere la mia recensione), uscito nel 2017, che si è trovato più o meno casualmente (non lo sapremo mai) a condividere il nome col nuovo programma lunare della NASA.
Anche questo romanzo è essenzialmente un thriller, ma in un contesto fantascientifico molto accurato, quello di una città sulla Luna: un’enorme struttura abitativa pressurizzata in cui vive un sacco di gente, non tutta con le migliori intenzioni. Benché le peripezie della protagonista siano tutto sommato molto terrestri (a livello di motivazioni), sono però narrate in un ambiente molto più rigido e pericoloso della Terra, dove l’errore di una persona può davvero uccidere tutti.
Infine mi sono soffermata a parlare di “Luna rossa” di Kim Stanley Robinson (qui trovate la mia recensione), uscito quest’anno, che racconta una Luna divisa tra cinesi e americani, concentrandosi però su un punto di vista cinese. L’aspetto socio-politico qui è più importante, ma c’è anche qualche paesaggio mozzafiato, come la vista della Terra che sorge nelle zone di librazione (quelle aree della Luna che sono rivolte verso il nostro pianeta solo per brevi periodi durante il mese lunare). Be’, immaginate di trovarvi lì e vedere la Terra spuntare dall’orizzonte, molto lentamente.
Pare incredibile, ma un giorno qualcuno potrà ammirare quella vista!
Una cosa interessante del libro di Robinson è che racconta un futuro in cui gli uomini hanno creato delle basi presso i bordi sempre illuminati dei crateri ai poli della Luna (Vette della Luce Eterna), proprio come prevede di fare la NASA. Solo che per l’autore sarà la Cina ad accaparrarsi il polo sud, più adatto allo scopo, che invece è l’obiettivo reale degli americani.
Chissà come andrà a finire nella realtà!
Se ricordate, io stessa in “Deserto rosso” ho immaginato un avamposto della NASA nel cratere Shackleton (polo sud), chiamandolo Base Lunare Armstrong. Inoltre, pur non avendo mai scritto (almeno finora) un libro interamente ambientato sulla Luna, mi sono lasciata prendere dalla vecchia fascinazione per il nostro satellite e ho inserito delle avventure lunari in altri due libri. Uno è “Ophir. Codice vivente”. L’altro è “Nave stellare Aurora”, che sto attualmente scrivendo, e la cui seconda parte, che avevo terminato di scrivere pochi giorni prima di partire per Varese, si svolge proprio sulla Luna.
Devo dire che in un certo senso mi sentivo ancora lì.
Ed è questo l’effetto che credo faccia alle persone comuni il parlare di viaggi spaziali. Un po’ ci sentiamo parte di essi. Siamo affascinati dal mistero, dalla capacità di raggiungere qualcosa di tanto lontano grazie alla scienza. Anche se ciò che si vuole raggiungere è lontano nello spazio, ma anche nel tempo (per via delle tempistiche di viaggio), osservare ciò che la ricerca spaziale ha fatto finora ci fa credere che qualsiasi ostacolo che esiste tra noi, come umanità, e quell’obiettivo spaziale prima o poi potrà essere superato.
A questo proposito ho esortato gli studenti di Scienze della Comunicazione presenti (la maggior parte del primo anno) a comprendere l’importanza di saper comunicare efficacemente le scienze spaziali. Quelli di loro che lavoreranno in questo campo della comunicazione avranno un ruolo fondamentale nell’ispirare la gente e nel far sì che si sviluppi e si diffonda un desiderio comune, che coinvolga le persone a tutti i livelli, di portare avanti questo tipo di ricerca, anche se una parte dei suoi frutti potranno essere goduti solo dalle generazioni future.
Penso che tutto ciò che riguarda le scienze spaziali non possa che ispirarci a fare sempre di più per lo sviluppo e il benessere dell’umanità. D’altronde, se siamo stati in grado di mandare due sonde ai confini del sistema solare e oltre (le due Voyager), chi ci può fermare?
Tornando a parlare del corso, devo dire che sono molto contenta della partecipazione mostrata dalle studentesse. Hanno assistito con interesse, hanno fatto domande pertinenti e hanno poi proposto dei progetti estremamente interessanti, dal graphic novel al fantasy storico (di cui è possibile vedere la copertina nell’ultima immagine), dai racconti tratti da storie vere al thriller su Lady D (davvero!), passando per il romanzo rosa: una carrellata di proposte editoriali per tutti i gusti e con una notevole dose di originalità.
Come ho già anticipato anche a loro, sto lavorando a un libro che ricalca e amplia i temi del corso. Sarà intitolato “Self-publishing lab. Il mestiere dell’autoeditore”. È un mattone di oltre 128 mila parole, in cui provo a spiegare l’autoeditoria a chi è interessato a questo modello editoriale, che voglia o meno cimentarvisi in prima persona. Ritengo che potrà essere utile sia a chi non sa da dove iniziare che a chi ha bisogno di riorganizzare e ampliare le proprie conoscenze per cercare di metterle in pratica. È anche la mia prima esperienza con un’opera di non-fiction e ammetto che mi è piaciuto molto scriverla.
Il libro è attualmente in fase di revisione e verrà pubblicato entro la prima metà del 2020.
Di Carla (del 11/10/2019 @ 09:30:00, in Eventi, linkato 1758 volte)
Anche quest’anno mi accingo a tornare a Varese per un doppio appuntamento presso l’Università degli Studi dell’Insubria: una conferenza nell’ambito del ciclo Scienza & Fantascienza 2019 e un laboratorio per gli studenti del corso di laurea triennale in Scienze della Comunicazione e del corso di laurea magistrale in Scienze e Tecniche della Comunicazione.
La conferenza dal titolo “Il giorno della Luna” si terrà mercoledì 16 ottobre a partire dalle ore 14 nell’aula 6MTG del padiglione Monte Generoso (Campus Bizzozero), in via Monte Generoso 71 a Varese.
I relatori includono il giornalista (e fondatore del master in Comunicazione della Scienza della SISSA) Fabio Pagan, che rievocherà lo sbarco sulla Luna, Piero Benvenuti (segretario uscente dell’Unione Astronomica Internazionale ed ex-commissario dell’ASI), che parlerà del futuro dell’esplorazione spaziale, l’astronauta Franco Malerba (in collegamento da Parigi), che racconterà della vita da astronauta, e Rita Carla Francesca Monticelli, cioè io, che tratterò del legame tra viaggi spaziali, inclusi quelli che riguardano la Luna, e fantascienza. Ci sarà, inoltre, un’introduzione del prof. Claudio Facchetti, presidente del corso di laurea in Scienze della Comunicazione.
L’evento è organizzato e moderato dal prof. Paolo Musso.
Nei giorni 14, 15, 17 e 18 ottobre, invece, dalle 14 alle 18 sempre presso il Campus Bizzozero (i primi due giorni al padiglione Monte Generoso e gli ultimi due al padiglione Morselli) si terrà il “Laboratorio di self-publishing nei sistemi multimediali”, un corso di sedici ore per gli studenti dei due corsi di laurea sopraccitati, ma anche aperto a un eventuale pubblico esterno.
Come ogni anno, illustrerò le basi dell’autoeditoria, vale a dire del formato editoriale in cui l’editore è anche autore dei libri che pubblica, guidando gli studenti in una simulazione di pubblicazione.
Rispetto all’anno scorso, il programma è stato aggiornato con le ultime novità del mercato editoriale che influenzano anche il self-publishing.
Inoltre, sto preparando un libro tratto da questo corso, che spero di pubblicare nel prossimo futuro e che affronterà in maniera più approfondita gli argomenti del programma. Il titolo sarà “Self-publishing lab. Il mestiere dell’autoeditore”.
Di Carla (del 27/12/2018 @ 09:30:00, in Eventi, linkato 2496 volte)
Sono tornata a Varese dopo due anni e questa volta ci sono rimasta per otto giorni, in cui mi sono immersa nella vita universitaria e in questa bella città lombarda a due passi dalla Svizzera. Devo dire che il clima mi ha favorito. Vivendo a Cagliari, ero preoccupata di dover combattere il cattivo tempo e il freddo. Invece sono state perlopiù delle belle giornate di sole quelle che hanno fatto da cornice sia alla conferenza del 5 dicembre intitolata “Marte: quando andremo e cosa troveremo?” nell’aula magna dell’Università degli Studi dell’Insubria che al “Laboratorio di self-publishing nei sistemi multimediali” rivolto agli studenti dello stesso ateneo iscritti nei corsi di studi di Scienze delle Comunicazione e Scienze e Tecniche della Comunicazione tenutosi dal 6 all’11 dicembre.
La conferenza su Marte è stato per me un evento davvero particolare. Mi sono ritrovata a condividere il tavolo con due scienziati come Roberto Orosei ed Enrico Flamini dei quali finora avevo soltanto sentito parlare nelle notizie diffuse dall’ASI, dall’INAF e dai media sul web. Anche se era la prima volta che ci incontravamo di persona e avevamo avuto soltanto modo di scambiarci qualche informazione sui rispettivi interventi tramite e-mail, siamo riusciti a mettere insieme un discorso omogeneo in cui i singoli argomenti trattati da ognuno di noi si sono perfettamente incastrati l’uno con l’altro, con diversi precisi rimandi che quasi facevano pensare a una particolare preparazione, che in realtà non c’è stata!
È davvero entusiasmante trovarsi a parlare davanti a un pubblico numeroso e interessato di un argomento che ci sta a cuore con persone che nutrono lo stesso interesse e con cui di conseguenza si condividono i medesimi riferimenti sia di natura scientifica che fantascientifica.
Nella mia parte di conferenza, oltre a introdurre alcune nozioni generali su Marte, ho messo in evidenza come chi lavora nell’esplorazione spaziale e chi scrive fantascienza hard sul medesimo tema fanno tutti parte dello stesso circolo virtuoso. Il lavoro di scienziati come Orosei e Flamini inspira autori come me a scrivere storie in cui si racconta una scienza e una tecnologia plausibili. A loro volta storie come le mie incuriosiscono i lettori nei confronti del lavoro di quegli stessi scienziati. E l’interesse del pubblico è il primo motore che permette a chi fa scienza di disporre dei finanziamenti necessari a portare avanti le proprie ricerche.
Da ex-scienziata (in passato ho lavorato io stessa nell’ambito della ricerca universitaria) non posso che essere felice di fornire, nel mio piccolo, un contributo con le mie storie verso una maggiore consapevolezza del pubblico nei confronti nell’importanza dell’esplorazione spaziale, in particolare in un Paese come l’Italia, che è una vera a propria potenza mondiale in questo ambito, eppure questa sua eccellenza non è nota alla maggior parte della popolazione.
Unendo la mia fascinazione per il pianeta rosso, e in generale per lo spazio, le mie competenze in campo biologico, nonché la mia anima da insegnante, mi sono ritrovata a scrivere una fantascienza in cui racconto una scienza realistica, pur con qualche licenza, facendo sì che nei miei libri si unisca l’intrattenimento alla divulgazione scientifica.
In particolare, il mio intento è quello di mostrare delle storie attraverso i personaggi, tramite i loro pensieri e i loro sensi, affinché il lettore si immedesimi in loro e sperimenti sulla propria pelle cosa significa vivere su Marte ed esplorarlo. Attraverso Anna Persson e gli altri protagonisti di “Deserto rosso” e il ciclo dell’Aurora, il lettore incontra i segni dell’antico passaggio dell’acqua, tempeste e diavoli di polvere, martemoti, vetro da impatto in un cratere, aurore blu, enormi dune barcane e addirittura l’acqua sotterranea di Marte, la stessa acqua la cui esistenza è stata provata per la prima volta proprio dal team di scienziati capeggiato da Roberto Orosei e di cui fa parte Enrico Flamini.
Infine, dopo aver condiviso col pubblico le mie fonti di ispirazione (i libri di Robert Zubrin “First Landing” e “The Case for Mars”) e alcune informazioni su altri autori di fantascienza hard contemporanei che si sono occupati di Marte (Kim Stanley Robinson con la sua trilogia di Marte e Andy Weir con “The Martian”), è proprio agli altri due relatori che ho lasciato la parola.
Enrico Flamini ha fatto una carrellata dell’esplorazione passata e attuale di Marte, mentre Roberto Orosei ha raccontato i dettagli della scoperta fatta lo scorso luglio con lo strumento MARSIS che si trova a bordo dell’orbiter dell’ESA Mars Express: un lago subglaciale di acqua liquida vicino al polo sud marziano.
A quanto pare quello che io e numerosi altri autori di fantascienza ritenevamo un assunto plausibile, vale a dire che su Marte esistesse dell’acqua rimasta intrappolata sotto terra, è ora confermato.
Nell’ultima parte della conferenza si è tracciata una possibile timeline dell’esplorazione futura, fino a immaginare l’arrivo dei primi esseri umani sul pianeta rosso. A questo proposito ho trovato divertente il fatto che Roberto Orosei abbia mostrato proprio la timeline fantasiosa raccontata nel film “The Martian”, quello cioè tratto dal libro di cui avevo parlato io poco prima.
Giuro che non ci siamo messi d’accordo neppure su questo dettaglio!
Infine è arrivato il turno delle domande e forse la più interessante di tutte è stata l’ultima proposta da Paolo Musso, organizzatore e moderatore dell’evento, che ha chiesto a ognuno di noi se fossimo o meno ottimisti riguardo all’approdo umano su Marte in un futuro molto prossimo. E anche qui, senza nessun particolare accordo, siamo passati da un certo pessimismo di Orosei a un moderato ottimismo di Flamini fino al mio ottimismo pieno, sostenuto dal fatto che sta aumentando sempre più la consapevolezza e l’entusiasmo del pubblico nei confronti dell’esplorazione spaziale, grazie alla facilità con cui al giorno d’oggi ognuno di noi ha completo accesso a tutte le informazioni. Credo che più ci si impegnerà a far comprendere all’uomo comune l’importanza di questo campo della scienza e più lo si coinvolgerà nel suo sviluppo, tanto più si svilupperà la volontà, anche dal punto di vista economico, nel puntare su di esso. Se ciò avverrà, e siamo sulla buona strada, arriveremo su Marte molto presto.
A partire dal 6 dicembre, invece, ho tenuto per la seconda volta il corso di self-publishing. Le caratteristiche del corso non sono cambiate (qui potete leggere il resoconto del 2016), ma credo che questa volta, rispetto alla precedente, ci sia stato ancora maggiore interesse da parte degli studenti, che si sono dimostrati molto attivi durante le lezioni e mi hanno rivolto numerose domande, talvolta anche anticipando argomenti che avrei trattato poco dopo.
È stato bello poter insegnare a questi ragazzi cosa significa veramente essere un autoeditore, vale a dire entrare a far parte in maniera professionale del mercato dell’editoria come un vero editore che si distingue da quelli tradizionali soltanto per il fatto che è anche autore dei libri che pubblica.
Il giorno della presentazione dei progetti, poi, è stato davvero divertente. Si è spaziato dal libro di strategia per il Risiko (vedi immagine accanto; trattandosi di un uso didattico, non si intende in alcun modo violare il copyright della Editrice Giochi) al romanzo fantasy, dal saggio sulle macchine di Agostino Ramelli alla trilogia paranormal romance e così via, senza soluzione di continuità. Gli studenti hanno dato fondo alla propria fantasia, corredando le presentazioni di immagini, di piani editoriali e promozionali complessi e in un caso persino di una sorta di colonna sonora.
Tutti quanti alla fine ci siamo chiesti: ma quando esce il libro?
Era un vero peccato che si trattasse soltanto di una simulazione, ma per fortuna alcuni di quei progetti sono reali e forse in un prossimo futuro sentiremo parlare dei loro autori.
Concludo questo breve resoconto che riesce appena a scalfire tutto quanto è stato fatto e detto in quegli otto giorni, ringraziando ancora una volta tutte le persone che hanno reso possibile sia la conferenza che il corso, ma anche in generale la mia piacevole permanenza a Varese, in particolare Paolo Musso e Alberto Vianelli, Roberto Orosei ed Enrico Flamini, e ovviamente tutti gli studenti del corso di self-publishing e quelli del corso del professor Musso con i quali ho avuto il piacere di parlare.
Di Carla (del 28/11/2018 @ 09:30:00, in Eventi, linkato 1697 volte)
Il secondo evento cui parteciperò questo autunno è una conferenza nell’ambito del ciclo “Scienza & Fantascienza 2018” organizzato dall’Università degli Studi dell’Insubria e che quest’anno ha come titolo “Marte: che passione!”.
Si tratta dell’evento finale del ciclo ed è intitolato “Marte: quando ci andremo e cosa troveremo?”. Oltre a me, ha come relatori Roberto Orosei (INAF) ed Enrico Flamini (Università di Chieti ed ex Chief Scientist dell’ASI). Orosei e Flamini sono due degli scienziati del team italiano che lo scorso luglio, grazie alle rilevazioni dello strumento MARSIS a bordo della sonda dell’ESA MarsExpress, ha scoperto un lago sotterraneo di acqua liquida su Marte nei pressi del polo sud del pianeta.
Si tratta di una scoperta eccezionale e devo dire che sono molto onorata di condividere con questi due scienziati il tavolo di una conferenza.
L’evento avrà luogo il 5 dicembre a partire dalle ore 15 nell’Aula Magna dell’Università degli Studi dell’Insubria in via Ravasi 2 a Varese. L’ingresso è libero e aperto a tutti.
Le circa tre ore di conferenza verranno aperte dal mio intervento in cui parlerò di come prima l’osservazione e poi l’esplorazione di Marte, il pianeta più simile alla Terra del Sistema Solare, abbia da sempre alimentato con nuove idee la fantascienza, in particolare quella hard, che racconta una scienza plausibile basata su conoscenze e tecnologie reali proiettate in un prossimo futuro. Il legame con la fantascienza ha permesso ai lettori di questo genere della narrativa di avvicinarsi, attraverso una forma di intrattenimento, alla scienza vera, e di ritrovarsi a fare proprie delle conoscenze grazie alla capacità dei romanzi di trasferire sui lettori la percezione della storia. Ciò fa della fantascienza hard un potete strumento divulgativo, che consente a persone di tutte le età di comprendere e appassionarsi alla scienza e, nello specifico ai più giovani, di scoprire una vera e propria vocazione scientifica, che potrebbe avere un ruolo importante nella loro vita.
Seguirà l’intervento di Enrico Flamini, che ricollegandosi al discorso dell’acqua su Marte, di cui farò cenno come argomento utilizzato in ambito fantascientifico (anche perché a essa è legato il discorso dell’eventuale presenza della vita), parlerà delle missioni realizzate fino a ora che riguardano questo argomento e in particolare della missione MarsExpress, dell’apparecchio MARSIS e della scoperta del lago sotterraneo, che verrà poi illustrata più nel dettaglio nel successivo intervento di Roberto Orosei.
I due scienziati, inoltre, faranno una carrellata delle missioni presenti e future che interessano il pianeta rosso.
L’evento sarà, come al solito, moderato dal professor Paolo Musso, che da diversi anni si occupa di questo ciclo di conferenze e che ringrazio di cuore, anche questa volta, per avermi voluto in squadra.
Insomma, che ne pensate?
Se siete di Varese o dintorni, venite ad ascoltarci. E fatevi riconoscere!
Ma il mio impegno a Varese non si esaurisce con questa conferenza. Infatti, a partire dal 6 dicembre e fino all’11 terrò di nuovo il corso integrativo “Laboratorio di self-publishing dei sistemi multimediali” nell’ambito del corso di laurea in Scienze della Comunicazione e del corso di laurea magistrale Scienze e Tecniche della Comunicazione. Le lezioni, oltre che agli studenti iscritti (il corso è a numero chiuso), sono aperte anche al pubblico.
Dopo gli ottimi risultati di quello tenuto nel 2016, ho di nuovo l’opportunità di insegnare agli studenti dell’Università degli Studi dell’Insubria cos’è l’autoeditoria. Magari qualcuno di loro, come è accaduto con Sara Simoni, deciderà di diventare self-publisher e intraprendere la propria avventura nell’editoria in qualità di autore indipendente.
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