Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Carla (del 28/12/2016 @ 09:30:00, in Eventi, linkato 3323 volte)
Lo scorso 2 dicembre 2016 ho avuto il piacere di presentare la trilogia del detective Eric Shaw e il romanzo di fantascienza “ Ophir. Codice vivente” alla Biblioteca Comunale di Iglesias. È stato un evento molto carino, in cui io e la preparatissima presentatrice, Clara Congia, abbiamo parlato per quasi due ore dei miei libri e della mia attività di scrittrice e self-publisher a beneficio di un piccolo ma interessato pubblico.
Prima di tutto devo fare i miei più sentiti ringraziamenti, ma anche complimenti, a Clara, che ha condotto l’evento con professionalità e passione, e mi ha rivolto alcune tra le più interessanti e originali domande che mi siano mai state fatte da quando mi occupo di editoria.
Abbiamo iniziato col parlare de “Il mentore” e di “Sindrome”, i primi due romanzi della trilogia di crime thriller del detective Eric Shaw. Ho cercato di incuriosire i presenti, raccontando qualche elemento della trama, senza troppe anticipazioni per non rovinare la sorpresa. Il fulcro di tutta la serie è proprio il rapporto tra Eric Shaw, il mentore, e la sua allieva, la cui identità si scopre nel primo libro. Accanto all’investigazione sui casi che vengono sviluppati nei singoli romanzi e che vedono sempre i protagonisti coinvolti personalmente, c’è proprio l’evoluzione di questo rapporto che inizia con “Il mentore”, si sviluppa in “Sindrome”, in cui Eric cerca di capire se può o vuole allontanarsi dalla sua allieva e dai crimini di cui è responsabile, fino a trovare una conclusione del libro finale della trilogia, “Oltre il limite”, che uscirà il 21 maggio 2017 e di cui sto attualmente scrivendo gli ultimi capitoli.
Ho raccontato delle numerose licenze che mi sono presa nella stesura di questi libri, alcune dovute al fatto che non ero in grado di reperire certe informazioni al momento della stesura (poiché i libri si svolgono sempre in un periodo successivo alla data in cui sono stati effettivamente pubblicati e quindi diversi mesi dopo la scrittura) e altre che sono stata rese necessarie per rendere la trama più interessante. Sono stata, però, abbastanza rigorosa su due aspetti: quello scientifico (i protagonisti sono tutti agenti della Polizia Scientifica) e quello geografico (i luoghi pubblici di Londra in cui si svolgono le scene corrispondono alla realtà, tanto che, per esempio, la casa in cui si nasconde l’assassino de “Il mentore” esiste davvero!). A entrambi ho dedicato una serie di articoli in questo blog, che vi consiglio di leggere, se non l’avete già fatto: Scena del crimine e Luoghi dei romanzi. Ne pubblicherò altri per l’uscita di “Oltre il limite”.
Infine ho rivelato qualche anticipazione su quest’ultimo libro, ma a tal proposito non posso dirvi proprio nulla!
E poi siamo passate a parlare di “ Ophir. Codice vivente” e in generale del ciclo fantascientifico dell’Aurora, a iniziare da quella mattina all’alba in cui Anna Persson aveva lasciato di nascosto la Stazione Alfa per avventurarsi nel deserto rosso di Marte.
Mi ha fatto particolarmente piacere essere riuscita nell’intento di spingere chi era venuto lì per i miei thriller ad avventurarsi nella lettura dei miei romanzi di fantascienza. In fondo, tutti i miei libri sono accomunati da temi simili: la storia è mostrata attraverso le sensazioni dei personaggi, hanno antieroi come protagonisti e prima o poi ci scappa sempre il morto!
Infine ho raccontato un po’ la mia vita da self-publisher: cosa significa essere un autoeditore (o autoeditrice, se preferite), come lavoro a ogni mio singolo libro e le tante piccole soddisfazioni che questo mestiere mi ha dato e continua a darmi.
In chiusura ho avuto l’opportunità di fare quattro chiacchiere con i presenti, rispondere a delle domande e scrivere una breve dedica nelle copie che sono state acquistate.
Insomma, è stata davvero una bella serata e conto di avere presto l’opportunità di partecipare ad altri eventi simili, soprattutto, per ovvi motivi logistici, nella mia Sardegna.
Di Carla (del 04/01/2017 @ 09:30:00, in Eventi, linkato 4453 volte)
Anche se con un certo ritardo, volevo condividere con voi alcune osservazioni sul convegno “ Il mercato del self-publishing in Italia”, di cui sono stata relatrice, tenutosi il 10 dicembre a Roma, nell’ambito di Più Libri Più Libri, la fiera italiana della piccola e media editoria.
Non sto a ripetervi di cosa si è parlato, poiché è stato riportato e commentato in numerosi altri articoli. In particolare vi segnalo l’interessante resoconto di alcuni self-publisher presenti tra il pubblico: Giovanni Venturi, Francesco Zampa, Cetta De Luca e Nunzia Assunta D’Aquale. Ognuno di loro ha messo in evidenza aspetti diversi dell’evento e proposto delle considerazioni personali che meritano di essere lette.
Quindi non vi ripeterò neppure cosa ho detto o in generale la mia opinione sull’argomento, piuttosto vorrei proporre alcune considerazioni, a partire dall’ indagine sul self-publishing in Italia (i cui risultati sono riassunti in questo comunicato stampa), che ha occupato circa metà del tempo del convegno, riducendo al minimo l’intervento dei relatori (oltre a me, c’erano Lorenzo Fabbri di Ilmiolibro.it, Giovanni Peresson della AIE, Vittorio Anastasia della Ediciclo Editore e Cristina Mussinelli della AIE, che ha fatto da moderatrice) e impedendo del tutto che il pubblico potesse rivolgerci delle domande.
Premetto che dalla posizione in cui ero seduta non riuscivo a leggere bene le slide e quindi le ho controllate di tanto in tanto, mentre per il resto ho ascoltato l’esposizione di Giovanni Peresson. Comunque già le prime mi hanno suscitato delle perplessità, poiché l’indagine si basa unicamente sui libri, in particolare sugli ebook (che sono il formato principale nell’ambito del self-publishing), con ISBN italiano. Inoltre dal discorso relativo al fatturato complessivo del self-publishing digitale è escluso completamente ciò che passa attraverso Kindle Direct Publishing di Amazon (cui compete almeno l’80% del mercato), poiché l’azienda non rivela questo tipo di informazioni.
Sul fatturato non faccio commenti, poiché i dati, anche solo per l’assenza di Amazon, non sono un granché significativi.
Ma anche su tutto il resto mi viene difficile fare un’analisi, senza avere l’impressione che abbia un’utilità abbastanza limitata. Infatti, secondo quanto riportato dall’indagine gli ebook in Italia nel 2015 erano circa 25 mila. Si parla però di ebook con ISBN italiano.
Questo dato è lontanissimo dall’indicare il numero reale di ebook in lingua italiana disponibili sul mercato. Per farsi un’idea molto più precisa basta infatti andare su Amazon (in cui si può dire che siano in vendita tutti o quasi gli ebook esistenti in italiano), nella pagina del Kindle Store dedicata agli ebook in lingua italiana e scoprire quanto riportato nell’immagine (è uno screenshot fatto alle 1.12 del 4 gennaio 2017).
Sono elencati qualcosa come 168.578 ebook (vedi foto accanto). Ho controllato questo dato circa due settimane fa e ce n’erano più di mille in meno (e cinque ore fa 28 in meno), quindi tendo a pensare che, se state leggendo questo articolo in una data futura, troverete un numero ancora più alto. In ogni caso è una bella differenza rispetto ai 25 mila dell’indagine. È chiaro, questi dati si riferiscono al gennaio 2017, ma dubito che in poco più di un anno ci sia stata una crescita così mostruosa.
Ma sono interessanti anche gli altri dati. Gli ebook in lingua italiana presenti su Kindle Unlimited, cioè in esclusiva su Amazon nel caso dei self-publisher (agli editori tradizionali non è richiesta questa esclusiva, ma i loro titoli inseriti nell’offerta sono un piccolo numero rispetto al totale), sono oltre 32 mila, ancora superiori a quei 25 mila. Guardando inoltre il riquadro delle novità, si evince che negli ultimi 90 giorni sono stati pubblicati oltre 9 mila titoli, di cui più di 3 mila nell’ultimo mese.
Se poi si fa clic su ebook Kindle, si entra nella divisione per generi, in cui, volendo, si possono fare tutta una serie di considerazioni, tenendo però conto che ogni libro può essere inserito in due categorie (per i self-publisher) o più (per gli editori tradizionali) e questo è il motivo per cui la categoria della narrativa non di genere è molto affollata (ne fa parte addirittura “Crypto” di Dan Brown, il primo indicato in questo momento in ordine di popolarità, che è senza dubbio un libro di narrativa di genere; per non parlare del primo libro di Harry Potter, che si trova al secondo posto; vedi screenshot sotto).
Vi chiederete il perché di questa discrepanza tra i dati dell’indagine dell’AIE e quello che ognuno di noi può facilmente vedere con un paio di clic su Amazon. La risposta è semplice: gli ebook mancanti non hanno un ISBN italiano o non ce l’ha affatto (su Amazon l’ISBN per gli ebook non è necessario, benché in Italia sia consigliato averne uno in modo da ridurre l’IVA dal 22 al 4%).
E perché molti ebook italiani su Amazon dotati di ISBN non ne hanno uno italiano?
I motivi principali sono tre:
1) arrivano su Amazon attraverso un aggregatore estero che fornisce gratuitamente un ISBN (come Draft2Digital);
2) sono libri di autoeditori stranieri tradotti in italiano (fenomeno in forte crescita), quindi, se hanno l’ISBN, si tratta di uno preso nel proprio paese;
3) gli ISBN italiani per l’authorpublishing, come vengono definiti dall’ agenzia ISBN italiana, cioè per i self-publisher senza una partita IVA (quasi tutti, poiché aprire una partita IVA come self-publisher diventa una spesa inutile, se non si hanno degli incassi elevati; gli autori, si sa, tranne rari casi guadagnano poco), costano troppo: 80 euro più IVA l’uno, fino a un minimo di 68 euro più IVA per un blocco di cinque.
Si tratta di una cifra notevole, considerando che la maggioranza dei libri vendono poche copie, che non possiamo scaricare questa spesa dalle tasse né recuperare l’IVA (non avendo una partita IVA; d’altronde, se ce l’avessimo, potremmo comprare gli ISBN in blocchi almeno da dieci, spendendo molto meno per ciascuno), ma soprattutto perché come self-publisher preferiamo di certo spendere dei soldi per produrre un libro di qualità, piuttosto che per ottenere un semplice codice di classificazione (che, ripeto, ha solo la funzione di ridurre l’IVA su Amazon; non appare neppure nella pagina del prodotto), visto che esiste la possibilità di acquistarlo a meno di 10 dollari altrove ( qui, per esempio) o molto meno, se ne acquistiamo una certa quantità in blocco, magari insieme ad altri colleghi.
Di certo tra gli ebook senza ISBN ci sono spesso veri e propri esperimenti e quello che può essere definito trash-publishing (da libri pubblicati alla prima stesura, senza il minimo tentativo di revisione, a quelli tradotti da altre lingue usando Google Translate, e così via), ma tendo a pensare che un self-publisher italiano che si sia preso la briga di premunirsi di ISBN estero, per ridurre l’IVA sul prezzo e aumentare il proprio margine di guadagno a parità di prezzo, abbia perlomeno l’intenzione di fare sul serio, anche perché lo sta facendo in modo tale da evitare ulteriori spese inutili, visto il costo inferiore rispetto a quello italiano. Io rientro in questa categoria.
Al di là di questo discorso, ciò che è apparso palese a qualunque autoeditore presente al convegno è che l’editoria tradizionale ha una conoscenza molto approssimativa del self-publishing. Il motivo penso sia dovuto al fatto che gli editori tradizionali hanno visto questo fenomeno fin da subito come una minaccia. La stessa presentazione del convegno lo dice chiaramente. E, invece di cercare di comprenderlo, hanno preferito chiudersi in una sorta di negazionismo.
Il fatto che abbiano deciso di organizzare questo convegno e soprattutto l’interesse mostrato nelle conversazioni che ho avuto prima e dopo l’evento con i due rappresentanti dell’AIE sono la dimostrazione che adesso c’è finalmente la volontà da parte dell’editoria tradizionale di comprendere l’autoeditoria e il suo impatto sul mercato editoriale nazionale, perché, che loro lo vogliano o meno, noi facciamo parte del mercato, siamo editori, perciò non possono più ignorarci.
Ma la risposta alla minaccia che secondo loro rappresentiamo non è snobbarci o, peggio, tentare di osteggiarci, bensì iniziare a pensare a noi come partner in possibili collaborazioni. Collaborazione non significa solo pescare nel self-publishing per fare scouting né tanto meno vedere gli autoeditori come clienti da sfruttare cui vendere i propri servizi. No. Collaborazione significa creare delle sinergie alla pari che siano convenienti per entrambe le parti, cosa particolarmente adatta alla media e piccola editoria, che, ben più della grande editoria, subisce gli effetti di un’eventuale concorrenza da parte dell’autoeditoria digitale.
Basti pensare ai prezzi degli ebook dei self-publisher che, nell’ambito della narrativa, di genere o meno, raramente raggiungono i quattro euro e hanno 2,99 euro come prezzo preferito, poiché è il più basso che permette di ottenere una royalty del 70% al netto dell’IVA su Amazon (parlo di libri che vengono di fatto acquistati dai lettori; quelli con prezzi più elevati tendono a essere fuori mercato e quindi al lato pratico non contano, indipendentemente dal loro numero totale), e il più delle volte, soprattutto in certi generi della narrativa, sono venduti a 99 centesimi o addirittura offerti gratis. Sono tutte letture che tolgono spazio ad altre più dispendiose tra quei lettori che si interessano a determinati generi, ma non si affezionano necessariamente a determinati autori famosi, che comunque non pubblicano più di un libro all’anno, salvo rari casi.
Ricordiamoci anche che chi compra gli ebook in genere poi li legge, poiché, a differenza dei libri cartacei, non può utilizzarli come regalo o per arredare la casa. Se li compra, lo fa solo con l’intenzione di leggerli, prima o poi.
A ciò si aggiunge poi la tendenza di una buona parte dell’autoeditoria a rivolgersi a settori di nicchia, anche nell’ambito della narrativa, che interessano poco all’editoria tradizionale, poiché non abbastanza sfruttabili dal punto di vista commerciale per un’azienda, ma che sono ben sufficienti al singolo autoeditore per portare avanti economicamente il proprio progetto. Questo aspetto, su cui ci sarebbe tanto da dire, di certo ha come conseguenza un evidente vantaggio per il lettore: una maggiore scelta di letture.
E, parlando invece di collaborazione tra autoeditoria e editoria tradizionale, colgo l’occasione di citare un esempio concreto: l’uscita in edicola del prossimo 7 gennaio con il Corriere dell’Umbria, in collaborazione con TAU Editrice, del romanzo “Doppio omicidio per il maresciallo Maggio” del collega Francesco Zampa (vedi foto accanto, proveniente dal blog dell'autore), il primo della sua serie di gialli autoprodotti.
Tale collaborazione non ha richiesto la cessione dei diritti primari sull’opera, né quella esclusiva dei diritti sull’edizione cartacea. Si tratta di un accordo tra editori (Francesco Zampa, TAU e l’editore del quotidiano) per un tempo limitato e per una specifica edizione cartacea, con lo scopo di raggiungere una fetta di mercato che di fatto è al momento preclusa ai self-publisher in Italia: edicole (e quindi anche grande distribuzione) e in futuro librerie (intesa come presenza sugli scaffali, non solo possibilità di ordinare il titolo). In contemporanea il libro non smetterà di essere disponibile su Amazon nella sua precedente edizione cartacea pubblicata dall’autore.
Tornando al convegno del 10 dicembre, vorrei in chiusura fare una precisazione, che anche altri colleghi hanno fatto nei loro rispettivi resoconti. Verso la fine dell’evento, Vittorio Anastasia di Ediciclo Editore ha fatto un’infelice uscita in cui metteva in dubbio che i self-publisher pagassero le tasse.
Apriti cielo!
È stata una gaffe involontaria, ne sono certa, gaffe che però pare confermare ancora una volta come l’editoria tradizionale non conosca il self-publishing e raramente faccia qualcosa per cercare di comprenderlo appieno.
Ovviamente noi autoeditori paghiamo le tasse, come fanno tutti i lavoratori autonomi, con modalità che variano se riceviamo le royalty in qualità di persona fisica o giuridica.
Inoltre, chi si avvale di una piattaforma di self-publishing italiana, come Ilmiolibro.it, si ritrova nella stessa situazione identica di un semplice autore, poiché la piattaforma (che fa anche da aggregatore/distributore) funge da sostituto d’imposta, come un qualsiasi editore, versando per l’autore la ritenuta d’acconto allo Stato. Per il resto, se l’autore dovrà pagare altro (che in genere verrà stabilito con l’ausilio di un commercialista), ciò dipenderà dal suo reddito totale, che verrà riportato nell’apposita dichiarazione dei redditi.
Chi, invece, utilizza esclusivamente piattaforme estere, si rivolge a un commercialista, che riporta la cifra totale ricevuta (sul conto corrente del self-publisher, quindi completamente tracciabile) sotto forma di royalty, da tali piattaforme durante l’anno solare, nella dichiarazione dei redditi e in particolare nell’apposito campo relativo ad altri redditi derivati da opere d’ingegno. Su quella cifra calcolerà poi le tasse che il self-publisher dovrà versare, come ogni onesto cittadino.
Di Carla (del 18/05/2017 @ 09:30:00, in Eventi, linkato 2114 volte)
In occasione dell’uscita del libro finale della trilogia del detective Eric Shaw, “ Oltre il limite”, ho il piacere di presentare l’intera serie ai lettori di Carbonia (la città in cui sono nata!), nell’ambito della serie di eventi “Carbonia Scrive”.
La presentazione avrà luogo venerdì 26 maggio a partire dalle 18.30 presso la Biblioteca Comunale in viale Arsia (Parco Villa Sulcis) e vedrà, oltre alla mia partecipazione, l’intervento di Emanuela Rubiu (Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Carbonia).
Anche in questo caso cercherò di illustrare la trilogia, che include il bestseller internazionale “Il mentore”, “Sindrome” e “Oltre il limite”, evitando il più possibile eccessive anticipazioni sulla trama, per non togliere a chi volesse il piacere di scoprirla leggendo i libri.
Pur non entrando troppo nei dettagli degli eventi narrati, racconterò come è strutturata la trilogia rispetto all’evoluzione del personaggio di Eric Shaw e al rapporto con la sua allieva. Inoltre parlerò delle ricerche svolte per creare la mia Londra e la mia particolare interpretazione della Polizia Metropolitana (quella con sede a New Scotland Yard), soprattutto del Servizio di Scienze Forensi.
Infatti accanto a una Londra in cui vengono messi in risalto alcuni luoghi ben noti, e altri un po’ meno, cosa che dà a certi passaggi un taglio quasi turistico, c’è la vera scienza forense utilizzata dai personaggi per affrontare i singoli casi.
Ma l’aspetto più importante è il fatto che l’ambientazione e l’investigazione rappresentano un contorno (spero godibile) di quello che poi è l’elemento posto al centro di tutti i miei libri, cioè la crescita dei personaggi (e i principali sono quasi sempre degli antieroi), cosa che fa sì che questa trilogia sia una serie di crime thriller e non di gialli.
Rispetto alla presentazione precedente, che risale a dicembre, si è aggiunto il libro finale e con esso tanti altri aspetti di cui parlare, senza però rivelare elementi cruciali della trama.
Se siete a Carbonia o dintorni, spero di vedervi di persona!
Altrimenti qualche giorno dopo provvederò io stessa a scrivere un resoconto dell’evento.
Di Carla (del 03/06/2017 @ 10:00:00, in Eventi, linkato 2773 volte)
Il 26 maggio ho avuto il piacere di presentare la trilogia del detective Eric Shaw al folto pubblico intervenuto alla Biblioteca Comunale di Carbonia nell’ambito della rassegna Carbonia Scrive. Mi ha fatto particolarmente piacere parlare dei miei romanzi nella città in cui sono nata e dove ho frequentato il liceo, davanti a tante persone che conoscevo, alcune delle quali non vedevo da molto tempo.
Insieme ad Anna Paola Peddis, che ha moderato l’evento, abbiamo ripercorso questi ultimi cinque anni che mi hanno visto intraprendere la strada dell’autoeditoria e pubblicare ben dodici libri, dalle prime esperienze con “ Deserto rosso”, passando per il contratto con AmazonCrossing per la pubblicazione in inglese de “ Il mentore”, fino al completamento della trilogia del detective Shaw con “ Sindrome” lo scorso anno e “ Oltre il limite” il 21 maggio 2017.
Mi è stato chiesto di raccontare del mio approccio nei confronti della scrittura, che non è un qualcosa mosso dall’ispirazione del momento, ma un mestiere fatto di disciplina, progettazione e scadenze, in cui non c’è posto per capricci come il cosiddetto “blocco dello scrittore”. E poi ho avuto modo di accennare come lo scrivere sia solo la prima parte del mestiere ben più complesso dell’autoeditore.
Non è mancata l’opportunità di approfondire alcune tematiche dei miei libri, in particolare della trilogia del detective Eric Shaw, che vede come protagonista un antieroe abituato a etichettare il modo in cui ha sempre contravvenuto alle regole definendolo come giusto, poiché atto ad assicurare i criminali alla giustizia, e che vede le proprie certezze vacillare fino a crollare nel momento in cui si scopre ad accettare il comportamento di una persona cui tiene che si è macchiata di efferati crimini per perseguire un senso di giustizia più estremo del suo.
Non sono mancati neppure momenti di divertimento, come potete vedere nella prima foto!
E come sempre mi è stato chiesto per quale motivo abbia deciso di ambientare questa storia a Londra, cioè in un ambiente lontano dalla mia realtà. E come sempre ho risposto che è proprio questo il motivo: la realtà e la finzione sono due cose distinte e che quando creo una storia lo faccio proprio per allontanarmi dalla mia realtà. Inoltre la finzione merita di essere tanto credibile quanto lo è la realtà e per riuscirci deve avere un’ambientazione adeguata.
Quale migliore città si adatta a una storia di serial killer, se non Londra?
Con i suoi luoghi più popolari in cui si svolgono molte delle scene della trilogia, Londra rappresenta un’ambientazione familiare in cui qualsiasi lettore è in grado di trovarsi a proprio agio a seguire le vicende dei protagonisti e a immedesimarsi in essi, allo stesso modo in cui io, che conosco abbastanza bene questa metropoli (sono stata in quasi tutti i luoghi citati), mi sono trovata a mio agio nel narrarle, mantenendo nel contempo la massima immedesimazione.
Ma un momento veramente speciale è stato quello in cui sono stati letti dei passaggi rispettivamente de “ Il mentore” e di “ Oltre il limite”. Non mi era mai capitato di sentire qualcuno leggere a voce alta qualcosa che io avevo scritto e di realizzare nei visi dei presenti l’effetto che le mie parole avevano su di loro. È stata una sensazione unica, indescrivibile, che ha contribuito a rendere questa serata perfetta.
Ringrazio ancora una volta tutte le persone che sono intervenute e quelle che hanno organizzato l’evento, in particolar modo Anna Paola Peddis e la sua collega di cui non ricordo il nome (scusa!), che potete vedere nelle foto insieme a me ( altre foto dell’evento sono disponibili su Facebook).
Grazie davvero a tutti!
Di Carla (del 09/10/2018 @ 09:30:00, in Eventi, linkato 1891 volte)
Dopo un anno di pausa, si torna in pista con nuovi eventi: una presentazione, una conferenza e un corso.
Il primo di questi eventi si terrà domenica prossima (il 14 ottobre) a Torino nella sede di ALTEC, in corso Marche 79. Si tratta dell’edizione 2018 di “ Segni e voci di altri mondi”, organizzata dal CRAL ALTEC e dal Centro Modellistico Torinese, in cui la tecnologia spaziale e la scienza si incontrano con la fantascienza, attraverso la presentazione e l’esposizione delle opere di autori, fumettisti, illustratori, modellisti, l’esibizione di musicisti e le conferenze su romanzi e film.
E tra gli autori ci sono anch’io.
Dalle 10.15 alle 11 nell’auditorium, avrò l’opportunità di presentare al pubblico la serie di “Deserto rosso” e il ciclo dell’Aurora. Insieme a me ci sarà Giulia Bassani, meglio conosciuta sul web come Astro Giulia, che presenterà il suo romanzo “ Ad Martem 12”.
Il nostro intervento, intitolato “Marte al femminile”, verrà moderato dal giornalista e scrittore Maurizio Maschio.
Ma non finisce qui.
Per tutta la durata della mostra, vale a dire dalle 9.30 alle 20, avrò l’opportunità di esporre i miei libri e di interagire con i visitatori. Saranno anche disponibili per la vendita alcune copie di tutti i miei romanzi di fantascienza: i quattro libri singoli di “ Deserto rosso”, la raccolta della serie, “ L’isola di Gaia”, “ Ophir. Codice vivente” e “ Per caso” (anche se quest’ultimo non fa parte del ciclo dell’Aurora).
L’ingresso è gratuito, ma ci sono a disposizione solo 1000 posti suddivisi in cinque fasce di orario: 9.30-11.30, 11.30-12.30, 14-16, 16-18 e 18-20.
In ogni fascia è ammesso un massimo di 200 persone, che potranno trattenersi fino a due ore. Durante la prima fascia potrete assistere al mio intervento all’auditorium. Sarò comunque presente al mio stand per tutto il resto dell’evento, se vorrete venire a fare due chiacchiere con me.
La cosa essenziale è prenotarsi il prima possibile, poiché i posti finiranno molto in fretta.
Per maggiori informazioni sugli altri ospiti e sulle attività previste durante la mostra “ Segni e voci di altri mondi”, date un’occhiata a questo articolo sul sito di ALTEC.
Prossimamente vi parlerò degli altri due eventi che ho citato all’inizio di questo articolo. Vi anticipo soltanto che si terranno entrambi a Varese il prossimo dicembre.
Ma prima di allora, il 30 novembre, è prevista la pubblicazione del mio nuovo libro, che è anche la quarta parte del ciclo dell’Aurora: “ Sirius. In caduta libera”.
Nel frattempo vi aspetto domenica a Torino!
Di Carla (del 27/11/2018 @ 09:30:00, in Eventi, linkato 2787 volte)
Il mese scorso ho avuto l’opportunità di partecipare alla seconda edizione dell’evento “ Segni e voci di altri mondi” organizzato nella sede di ALTEC a Torino. È stata un’esperienza fantastica che mi ha visto impegnata per due giorni in quella che viene definita la porta italiana verso la Stazione Spaziale Internazionale, come recita l’enorme scritta all’ingresso ( The Italian Gateway to the International Space Station), e mi ha permesso di conoscere tante persone interessanti, oltre che parlare del mio lavoro.
L’evento in sé, quello aperto al pubblico, è durato solo un giorno, il 14 ottobre, ma noi (io e il mio compagno), essendo espositori, ci siamo recati anche il giorno prima alla sede di ALTEC per preparare il nostro stand. Era la prima volta che partecipavo a un evento del genere. È stato bello sistemare tutti i miei libri di fantascienza (in tutto otto titoli disponibili in più copie) in un banchetto, insieme ad altro materiale promozionale, ma anche poter osservare in anteprima l’allestimento della mostra di modellismo, che contava davvero degli esemplari straordinari.
In aggiunta a ciò, abbiamo avuto il piacere di fare una breve visita privata allo stabilimento insieme a Paolo Navone, che ci ha portato a vedere, tra le varie cose, la sala controllo, la replica di un modulo che si trova sulla ISS e la piscina usata per l’addestramento degli astronauti, e che ci ha fatto da guida, spiegandoci il ruolo di ALTEC nella costruzione della stazione spaziale e in altre missioni spaziali internazionali. Tra queste c’è quella del mini shuttle dell’ESA IVX, cui Paolo ha partecipato in prima persona.
La giornata si è poi conclusa in una bella cena insieme ad alcune persone che avevano organizzato l’evento (appartenenti al CRAL ALTEC e al Centro Modellistico Torinese) e ad altre che vi avrebbero partecipato. Oltre a godere della compagnia di Marco Ambrosio (che, insieme a Paolo, mi ha invitato a partecipare all’evento) e di sua moglie, abbiamo conosciuto alcuni dei modellisti, tra cui non posso non citare Sandro Degiani, che ha tenuto banco tra le persone sedute vicino a lui (me compresa), e il professor Giancarlo Genta, qui nel ruolo di autore di romanzi di fantascienza. Al gruppo si è unito anche il mitico Giovanni Mongini, detto Vanni, autore e massimo esperto di fantascienza italiano, che avevo conosciuto poche ore prima allo stabilimento e che mi sarei ritrovata nello stand di fronte il giorno dopo.
E poi è arrivato, appunto, il giorno dell’evento. Le prime due ore sono state la parte più semplice. Ho avuto modo di presentare la serie di “ Deserto rosso” nell’auditorium nell’ambito dell’intervento “ Marte al femminile”, moderato da Maurizio Maschio. Insieme a me c’era Giulia Bassani che presentava il suo romanzo “ Ad Martem 12” (ed era anche mia vicina di stand alla mostra).
A entrambe è stato chiesto in che modo siamo entrate in contatto con la fantascienza e cosa ci abbia spinto a iniziare a scriverla. Io ho raccontato di come sono cresciuta tra E.T., Ritorno al Futuro, Star Wars (da cui il mio nickname Anakina), i Visitors e tanti altri film e telefilm che mi hanno avvicinato al genere e come ciò abbia stimolato la mia immaginazione. Avevo nella mente tante storie e a un certo punto mi sono resa conto che l’unico modo per renderle vere era scriverle.
Subito dopo la presentazione, sono tornata al mio stand, dove ho accolto alcune delle persone che mi avevano ascoltato nell’auditorium e volevano acquistare uno dei miei libri.
Come ho anticipato prima, però, la parte difficile sarebbe arrivata dopo. A partire dalle 11.30 sono entrati nuovi visitatori (erano suddivisi in scaglioni da massimo 200 persone per due ore, per evitare sovraffollamenti) che non sapevano chi fossi. Stava a me attirare la loro attenzione.
Credo che la frase che ho usato più spesso sia stata: “Vuole prendere una cartolina?”
Avevo con me un bel po’ di cartoline promozionali di “Deserto rosso” da offrire ai visitatori e le ho usate per indurli a fermarsi al mio stand, per poi spiegare loro qualcosa sui miei libri. Tenete conto che ho dato via 54 cartoline e per buona parte di esse mi sono soffermata a raccontare l’inizio della storia di Anna Persson e la struttura del ciclo dell’Aurora. L’ho raccontata tante di quelle volte che l’altro mio vicino di stand, Roberto Azzara, l’ha imparata a memoria!
Devo dire che il mio sforzo è stato ripagato e sono riuscita a vendere più della metà dei libri che avevo con me. E così ho anche evitato di doverli rispedire in Sardegna per posta.
Durante tutta la giornata (l’evento è durato dalle 9.30 alle 20) ho avuto quindi modo di parlare con un sacco di persone e tra queste mi sono ritrovata di fronte un mio ignaro lettore, che, solo dopo aver visto le copertine, ha riconosciuto i libri e si è reso conto di avere davanti a sé l’autrice degli ebook presenti nel suo cellulare. È la prima volta che mi capita di imbattermi per caso in un mio lettore ed è stato davvero un piacere conoscerlo.
Non solo. È anche venuto a farmi visita insieme alla famiglia un mio collega di Torino: Luca Rossi, autore indipendente di fantascienza e fantasy, che è mio amico su Facebook dal 2012 e che sono finalmente riuscita a incontrare di persona. Inoltre ho rivisto con piacere Dario Tonani (anche lui autore di fantascienza e amico di lunga data su Facebook) e sua moglie Giusy, che avevo già incontrato al Sassari Comics & Games 2015.
Tra una chiacchiera e l’altra e qualche foto con i vicini di stand (Giulia, Roberto e Vanni, che ho citato prima, e Luigi Petruzzelli di Edizioni della Vigna) le ore sono volate, intervallate da alcuni brevi pause per rivedere e fotografare i modellini esposti, e andare a osservare prima il Sole e poi la Luna al telescopio, grazie alle postazioni di osservazione allestite da Celestia Taurinorum.
Alla fine stanchi ma felici siamo andati via. Il giorno dopo, in attesa di prendere il volo che ci avrebbe riportato a Cagliari, all’ aeroporto di Caselle ci siamo imbattuti proprio nel mini shuttle XVI dell’ESA, esposto nell’area check-in. Una foto ricordo con il veicolo spaziale è stata la degna chiusura di questo bellissimo weekend.
Colgo l’occasione di ringraziare ancora una volta Marco Ambrosio e Paolo Navone, che mi hanno invitato a partecipare a questo evento. Grazie di cuore!
Foto (dall’alto): durante il mio intervento insieme a Maurizio Maschio, il mio banchetto di libri, ingresso dell’ALTEC, vista dall’interno della replica di un modulo della ISS, con Luca Rossi, su Marte (più o meno) con Giulia Bassani.
Di Carla (del 28/11/2018 @ 09:30:00, in Eventi, linkato 1697 volte)
Il secondo evento cui parteciperò questo autunno è una conferenza nell’ambito del ciclo “Scienza & Fantascienza 2018” organizzato dall’Università degli Studi dell’Insubria e che quest’anno ha come titolo “Marte: che passione!”.
Si tratta dell’evento finale del ciclo ed è intitolato “ Marte: quando ci andremo e cosa troveremo?”. Oltre a me, ha come relatori Roberto Orosei (INAF) ed Enrico Flamini (Università di Chieti ed ex Chief Scientist dell’ASI). Orosei e Flamini sono due degli scienziati del team italiano che lo scorso luglio, grazie alle rilevazioni dello strumento MARSIS a bordo della sonda dell’ESA MarsExpress, ha scoperto un lago sotterraneo di acqua liquida su Marte nei pressi del polo sud del pianeta.
Si tratta di una scoperta eccezionale e devo dire che sono molto onorata di condividere con questi due scienziati il tavolo di una conferenza.
L’evento avrà luogo il 5 dicembre a partire dalle ore 15 nell’Aula Magna dell’Università degli Studi dell’Insubria in via Ravasi 2 a Varese. L’ingresso è libero e aperto a tutti.
Le circa tre ore di conferenza verranno aperte dal mio intervento in cui parlerò di come prima l’osservazione e poi l’esplorazione di Marte, il pianeta più simile alla Terra del Sistema Solare, abbia da sempre alimentato con nuove idee la fantascienza, in particolare quella hard, che racconta una scienza plausibile basata su conoscenze e tecnologie reali proiettate in un prossimo futuro. Il legame con la fantascienza ha permesso ai lettori di questo genere della narrativa di avvicinarsi, attraverso una forma di intrattenimento, alla scienza vera, e di ritrovarsi a fare proprie delle conoscenze grazie alla capacità dei romanzi di trasferire sui lettori la percezione della storia. Ciò fa della fantascienza hard un potete strumento divulgativo, che consente a persone di tutte le età di comprendere e appassionarsi alla scienza e, nello specifico ai più giovani, di scoprire una vera e propria vocazione scientifica, che potrebbe avere un ruolo importante nella loro vita.
Seguirà l’intervento di Enrico Flamini, che ricollegandosi al discorso dell’acqua su Marte, di cui farò cenno come argomento utilizzato in ambito fantascientifico (anche perché a essa è legato il discorso dell’eventuale presenza della vita), parlerà delle missioni realizzate fino a ora che riguardano questo argomento e in particolare della missione MarsExpress, dell’apparecchio MARSIS e della scoperta del lago sotterraneo, che verrà poi illustrata più nel dettaglio nel successivo intervento di Roberto Orosei.
I due scienziati, inoltre, faranno una carrellata delle missioni presenti e future che interessano il pianeta rosso.
L’evento sarà, come al solito, moderato dal professor Paolo Musso, che da diversi anni si occupa di questo ciclo di conferenze e che ringrazio di cuore, anche questa volta, per avermi voluto in squadra.
Insomma, che ne pensate?
Se siete di Varese o dintorni, venite ad ascoltarci. E fatevi riconoscere!
Ma il mio impegno a Varese non si esaurisce con questa conferenza. Infatti, a partire dal 6 dicembre e fino all’11 terrò di nuovo il corso integrativo “ Laboratorio di self-publishing dei sistemi multimediali” nell’ambito del corso di laurea in Scienze della Comunicazione e del corso di laurea magistrale Scienze e Tecniche della Comunicazione. Le lezioni, oltre che agli studenti iscritti (il corso è a numero chiuso), sono aperte anche al pubblico.
Dopo gli ottimi risultati di quello tenuto nel 2016, ho di nuovo l’opportunità di insegnare agli studenti dell’Università degli Studi dell’Insubria cos’è l’ autoeditoria. Magari qualcuno di loro, come è accaduto con Sara Simoni, deciderà di diventare self-publisher e intraprendere la propria avventura nell’editoria in qualità di autore indipendente.
Di Carla (del 27/12/2018 @ 09:30:00, in Eventi, linkato 2496 volte)
Sono tornata a Varese dopo due anni e questa volta ci sono rimasta per otto giorni, in cui mi sono immersa nella vita universitaria e in questa bella città lombarda a due passi dalla Svizzera. Devo dire che il clima mi ha favorito. Vivendo a Cagliari, ero preoccupata di dover combattere il cattivo tempo e il freddo. Invece sono state perlopiù delle belle giornate di sole quelle che hanno fatto da cornice sia alla conferenza del 5 dicembre intitolata “Marte: quando andremo e cosa troveremo?” nell’aula magna dell’Università degli Studi dell’Insubria che al “Laboratorio di self-publishing nei sistemi multimediali” rivolto agli studenti dello stesso ateneo iscritti nei corsi di studi di Scienze delle Comunicazione e Scienze e Tecniche della Comunicazione tenutosi dal 6 all’11 dicembre.
La conferenza su Marte è stato per me un evento davvero particolare. Mi sono ritrovata a condividere il tavolo con due scienziati come Roberto Orosei ed Enrico Flamini dei quali finora avevo soltanto sentito parlare nelle notizie diffuse dall’ASI, dall’INAF e dai media sul web. Anche se era la prima volta che ci incontravamo di persona e avevamo avuto soltanto modo di scambiarci qualche informazione sui rispettivi interventi tramite e-mail, siamo riusciti a mettere insieme un discorso omogeneo in cui i singoli argomenti trattati da ognuno di noi si sono perfettamente incastrati l’uno con l’altro, con diversi precisi rimandi che quasi facevano pensare a una particolare preparazione, che in realtà non c’è stata!
È davvero entusiasmante trovarsi a parlare davanti a un pubblico numeroso e interessato di un argomento che ci sta a cuore con persone che nutrono lo stesso interesse e con cui di conseguenza si condividono i medesimi riferimenti sia di natura scientifica che fantascientifica.
Nella mia parte di conferenza, oltre a introdurre alcune nozioni generali su Marte, ho messo in evidenza come chi lavora nell’esplorazione spaziale e chi scrive fantascienza hard sul medesimo tema fanno tutti parte dello stesso circolo virtuoso. Il lavoro di scienziati come Orosei e Flamini inspira autori come me a scrivere storie in cui si racconta una scienza e una tecnologia plausibili. A loro volta storie come le mie incuriosiscono i lettori nei confronti del lavoro di quegli stessi scienziati. E l’interesse del pubblico è il primo motore che permette a chi fa scienza di disporre dei finanziamenti necessari a portare avanti le proprie ricerche.
Da ex-scienziata (in passato ho lavorato io stessa nell’ambito della ricerca universitaria) non posso che essere felice di fornire, nel mio piccolo, un contributo con le mie storie verso una maggiore consapevolezza del pubblico nei confronti nell’importanza dell’esplorazione spaziale, in particolare in un Paese come l’Italia, che è una vera a propria potenza mondiale in questo ambito, eppure questa sua eccellenza non è nota alla maggior parte della popolazione.
Unendo la mia fascinazione per il pianeta rosso, e in generale per lo spazio, le mie competenze in campo biologico, nonché la mia anima da insegnante, mi sono ritrovata a scrivere una fantascienza in cui racconto una scienza realistica, pur con qualche licenza, facendo sì che nei miei libri si unisca l’intrattenimento alla divulgazione scientifica.
In particolare, il mio intento è quello di mostrare delle storie attraverso i personaggi, tramite i loro pensieri e i loro sensi, affinché il lettore si immedesimi in loro e sperimenti sulla propria pelle cosa significa vivere su Marte ed esplorarlo. Attraverso Anna Persson e gli altri protagonisti di “Deserto rosso” e il ciclo dell’Aurora, il lettore incontra i segni dell’antico passaggio dell’acqua, tempeste e diavoli di polvere, martemoti, vetro da impatto in un cratere, aurore blu, enormi dune barcane e addirittura l’acqua sotterranea di Marte, la stessa acqua la cui esistenza è stata provata per la prima volta proprio dal team di scienziati capeggiato da Roberto Orosei e di cui fa parte Enrico Flamini.
Infine, dopo aver condiviso col pubblico le mie fonti di ispirazione (i libri di Robert Zubrin “First Landing” e “The Case for Mars”) e alcune informazioni su altri autori di fantascienza hard contemporanei che si sono occupati di Marte (Kim Stanley Robinson con la sua trilogia di Marte e Andy Weir con “The Martian”), è proprio agli altri due relatori che ho lasciato la parola.
A quanto pare quello che io e numerosi altri autori di fantascienza ritenevamo un assunto plausibile, vale a dire che su Marte esistesse dell’acqua rimasta intrappolata sotto terra, è ora confermato.
Nell’ultima parte della conferenza si è tracciata una possibile timeline dell’esplorazione futura, fino a immaginare l’arrivo dei primi esseri umani sul pianeta rosso. A questo proposito ho trovato divertente il fatto che Roberto Orosei abbia mostrato proprio la timeline fantasiosa raccontata nel film “The Martian”, quello cioè tratto dal libro di cui avevo parlato io poco prima.
Giuro che non ci siamo messi d’accordo neppure su questo dettaglio!
Infine è arrivato il turno delle domande e forse la più interessante di tutte è stata l’ultima proposta da Paolo Musso, organizzatore e moderatore dell’evento, che ha chiesto a ognuno di noi se fossimo o meno ottimisti riguardo all’approdo umano su Marte in un futuro molto prossimo. E anche qui, senza nessun particolare accordo, siamo passati da un certo pessimismo di Orosei a un moderato ottimismo di Flamini fino al mio ottimismo pieno, sostenuto dal fatto che sta aumentando sempre più la consapevolezza e l’entusiasmo del pubblico nei confronti dell’esplorazione spaziale, grazie alla facilità con cui al giorno d’oggi ognuno di noi ha completo accesso a tutte le informazioni. Credo che più ci si impegnerà a far comprendere all’uomo comune l’importanza di questo campo della scienza e più lo si coinvolgerà nel suo sviluppo, tanto più si svilupperà la volontà, anche dal punto di vista economico, nel puntare su di esso. Se ciò avverrà, e siamo sulla buona strada, arriveremo su Marte molto presto.
A partire dal 6 dicembre, invece, ho tenuto per la seconda volta il corso di self-publishing. Le caratteristiche del corso non sono cambiate ( qui potete leggere il resoconto del 2016), ma credo che questa volta, rispetto alla precedente, ci sia stato ancora maggiore interesse da parte degli studenti, che si sono dimostrati molto attivi durante le lezioni e mi hanno rivolto numerose domande, talvolta anche anticipando argomenti che avrei trattato poco dopo.
È stato bello poter insegnare a questi ragazzi cosa significa veramente essere un autoeditore, vale a dire entrare a far parte in maniera professionale del mercato dell’editoria come un vero editore che si distingue da quelli tradizionali soltanto per il fatto che è anche autore dei libri che pubblica.
Il giorno della presentazione dei progetti, poi, è stato davvero divertente. Si è spaziato dal libro di strategia per il Risiko (vedi immagine accanto; trattandosi di un uso didattico, non si intende in alcun modo violare il copyright della Editrice Giochi) al romanzo fantasy, dal saggio sulle macchine di Agostino Ramelli alla trilogia paranormal romance e così via, senza soluzione di continuità. Gli studenti hanno dato fondo alla propria fantasia, corredando le presentazioni di immagini, di piani editoriali e promozionali complessi e in un caso persino di una sorta di colonna sonora.
Tutti quanti alla fine ci siamo chiesti: ma quando esce il libro?
Era un vero peccato che si trattasse soltanto di una simulazione, ma per fortuna alcuni di quei progetti sono reali e forse in un prossimo futuro sentiremo parlare dei loro autori.
Concludo questo breve resoconto che riesce appena a scalfire tutto quanto è stato fatto e detto in quegli otto giorni, ringraziando ancora una volta tutte le persone che hanno reso possibile sia la conferenza che il corso, ma anche in generale la mia piacevole permanenza a Varese, in particolare Paolo Musso e Alberto Vianelli, Roberto Orosei ed Enrico Flamini, e ovviamente tutti gli studenti del corso di self-publishing e quelli del corso del professor Musso con i quali ho avuto il piacere di parlare.
Di Carla (del 11/10/2019 @ 09:30:00, in Eventi, linkato 1758 volte)
Anche quest’anno mi accingo a tornare a Varese per un doppio appuntamento presso l’Università degli Studi dell’Insubria: una conferenza nell’ambito del ciclo Scienza & Fantascienza 2019 e un laboratorio per gli studenti del corso di laurea triennale in Scienze della Comunicazione e del corso di laurea magistrale in Scienze e Tecniche della Comunicazione.
La conferenza dal titolo “Il giorno della Luna” si terrà mercoledì 16 ottobre a partire dalle ore 14 nell’aula 6MTG del padiglione Monte Generoso (Campus Bizzozero), in via Monte Generoso 71 a Varese.
I relatori includono il giornalista (e fondatore del master in Comunicazione della Scienza della SISSA) Fabio Pagan, che rievocherà lo sbarco sulla Luna, Piero Benvenuti (segretario uscente dell’Unione Astronomica Internazionale ed ex-commissario dell’ASI), che parlerà del futuro dell’esplorazione spaziale, l’astronauta Franco Malerba (in collegamento da Parigi), che racconterà della vita da astronauta, e Rita Carla Francesca Monticelli, cioè io, che tratterò del legame tra viaggi spaziali, inclusi quelli che riguardano la Luna, e fantascienza. Ci sarà, inoltre, un’introduzione del prof. Claudio Facchetti, presidente del corso di laurea in Scienze della Comunicazione.
L’evento è organizzato e moderato dal prof. Paolo Musso.
Nei giorni 14, 15, 17 e 18 ottobre, invece, dalle 14 alle 18 sempre presso il Campus Bizzozero (i primi due giorni al padiglione Monte Generoso e gli ultimi due al padiglione Morselli) si terrà il “Laboratorio di self-publishing nei sistemi multimediali”, un corso di sedici ore per gli studenti dei due corsi di laurea sopraccitati, ma anche aperto a un eventuale pubblico esterno.
Come ogni anno, illustrerò le basi dell’autoeditoria, vale a dire del formato editoriale in cui l’editore è anche autore dei libri che pubblica, guidando gli studenti in una simulazione di pubblicazione.
Rispetto all’anno scorso, il programma è stato aggiornato con le ultime novità del mercato editoriale che influenzano anche il self-publishing.
Inoltre, sto preparando un libro tratto da questo corso, che spero di pubblicare nel prossimo futuro e che affronterà in maniera più approfondita gli argomenti del programma. Il titolo sarà “Self-publishing lab. Il mestiere dell’autoeditore”.
Di Carla (del 16/12/2019 @ 09:30:00, in Eventi, linkato 3133 volte)
Anche in questo 2019, in cui si celebra il cinquantenario del primo sbarco sulla Luna, sono tornata a Varese per tenere, per la terza volta, il mio “Laboratorio di self-publishing nei sistemi multimediali” per gli studenti di Scienze della Comunicazione e Scienze e Tecniche della Comunicazione dell’Università degli Studi dell’Insubria. E in concomitanza con questo corso ho tenuto una conferenza, insieme ad altri tre relatori, proprio dedicata al giorno dello sbarco di Armstrong e Aldrin sul Mare della Tranquillità, avvenuto il 20 luglio del 1969.
Rispetto agli anni precedenti sono riuscita prima di tutto ad andare a Varese in ottobre, per la prima volta non a ridosso della fine del semestre, cosa che ha avuto un buon impatto anche sugli studenti, che hanno potuto affrontare il corso in maniera molto più rilassata. Inoltre, sono riuscita a combinare il tutto (corso e conferenza) nell’ambito di una sola settimana.
Questa full immersion è stata, per quanto mi riguarda, molto soddisfacente. Ho avuto meno tempo per fare la turista (a dire il vero, non ne ho avuto affatto), ma in compenso ho potuto creare una routine produttiva, senza interruzioni, di cinque giorni di fila. Inoltre ho visto lo stesso effetto positivo sugli studenti, che alla fine del corso hanno presentato, come sempre, dei progetti interessantissimi e che hanno mostrato di aver apprezzato l’argomento delle lezioni e il modo in cui è stato trattato.
Anzi, dovrei dire studentesse, poiché per la prima volta in assoluto erano tutte donne!
La cosa un po’ mi ha stupito. Negli anni scorsi gli uomini erano stati almeno un terzo, sebbene la presenza femminile fosse sempre preponderante (come lo è all’interno dei due corsi, triennale e magistrale), ma stavolta non ce n’era neanche uno.
Come dicevo prima, in cinque giorni ho tenuto le quattro lezioni e la conferenza. Quest’ultima, intitolata “Il giorno della Luna”, ha avuto luogo mercoledì 16 ottobre, proprio a metà di quella settimana. Insieme a me c’erano il giornalista Fabio Pagan, Piero Benvenuti (ex-commissario dell’ASI ed ex-segretario generale dell’AIU) e, in collegamento da Parigi, l’astronauta Franco Malerba (il primo astronauta italiano nello spazio!).
L’evento, organizzato da Paolo Musso nell’ambito del ciclo di incontri Scienza e Fantascienza 2019, è stato accolto da un pubblico di studenti davvero numeroso (oltre 300), raccolti in parte in una delle aule più grandi del padiglione Monte Generoso del Campus Bizzozero di Varese e in parte in collegamento dalla sede di Como. Come al solito, è stato registrato e potete vederlo a questo link.
In circa tre ore e mezza, abbiamo avuto modo di ripercorrere l’impresa dell’Apollo 11, grazie alle parole e alle immagini offerte dal grandissimo Fabio Pagan, che è riuscito a portarci indietro di 50 anni e a farci vivere le emozioni di allora.
Be’, nel mio caso non proprio, visto che non ero ancora nata! Però mi ha ricordato in maniera vivida ciò che provai nell’estate del 1989, per il ventennale, quando da adolescente (avevo 14 anni) seguii lo speciale televisivo su Rai Uno con i video originali dello sbarco. Ricordo che all’epoca (è il caso di dirlo) mi ero sentita trasportata sulla Luna insieme ad Armstrong, Aldrin e Collins. La mia immaginazione, che era già stata resa terreno fertile dalla visione di vari film di fantascienza, ne venne stimolata, tanto che credo che da quel momento in poi cambiai il mio modo di guardare al nostro satellite naturale. Forse proprio da lì ha iniziato a emergere la mia passione per lo spazio, da un punto di vista anche scientifico, che poi mi avrebbe avvicinato a Marte e in ultima analisi a immaginare delle storie ambientate nel futuro.
La Luna, nella mia mente, è il simbolo dello spazio che tutti noi possiamo vedere e che allo stesso tempo è irraggiungibile per l’uomo comune. Non a caso, quando desideriamo qualcosa di impossibile, si dice che vogliamo la Luna. Eppure l’Uomo è andato sulla Luna, ben 12 uomini ci hanno camminato. Essa è quindi l’irraggiungibile che diventa raggiungibile, l’impossibile che diventa possibile.
L’altra parte consistente della conferenza è stato l’interessantissimo intervento di Franco Malerba che ci ha parlato di ciò che ci aspetta nel futuro dell’esplorazione spaziale, mentre io e Piero Benvenuti siamo stati chiamati a dire la nostra su entrambi gli argomenti.
Per quanto mi riguarda, ho voluto unire l’argomento scientifico con quello fantascientifico, soffermandomi a parlare di tre romanzi relativamente recenti di fantascienza che hanno proprio la Luna come una delle ambientazioni principali.
Ho iniziato con “Limit” di Frank Schätzing, pubblicato ormai dieci anni fa, che mostra un avanzamento tecnologico un po’ troppo ottimistico, essendo ambientato nel prossimo decennio, che però riesce a far sognare il lettore, portandolo letteralmente sul suolo lunare, in luoghi ostili, letali e per questo misteriosi e affascinanti ( potete leggere la mia recensione di “Limit” qui).
Se ci pensate un attimo, a differenza di quanto avviene con Marte, che ci ricorda visivamente la Terra (sembra di guardare le foto di un deserto terrestre), di fronte alle immagini della Luna non c’è alcun dubbio nella nostra mente che ci troviamo di fronte a un contesto alieno, nel senso di non terrestre. Pensateci: il suo terreno bianco/grigio, il cielo sempre nero, il cui contrasto col bianco accecante impedisce di vedere le stelle, la Terra che sembra vicina ma è lontanissima (quasi 400 mila chilometri!), le ombre nette, i dì che durano 14 giorni e così pure le notti, le imponenti escursioni termiche, i crateri ai suoi poli con i bordi così alti che sono quasi sempre illuminati dal Sole, mentre il loro fondo non è raggiunto dalla luce da 4 miliardi di anni.
Il secondo libro che ho citato è, ovviamente, “Artemis” di Andy Weir ( qui potete leggere la mia recensione), uscito nel 2017, che si è trovato più o meno casualmente (non lo sapremo mai) a condividere il nome col nuovo programma lunare della NASA.
Anche questo romanzo è essenzialmente un thriller, ma in un contesto fantascientifico molto accurato, quello di una città sulla Luna: un’enorme struttura abitativa pressurizzata in cui vive un sacco di gente, non tutta con le migliori intenzioni. Benché le peripezie della protagonista siano tutto sommato molto terrestri (a livello di motivazioni), sono però narrate in un ambiente molto più rigido e pericoloso della Terra, dove l’errore di una persona può davvero uccidere tutti.
Infine mi sono soffermata a parlare di “Luna rossa” di Kim Stanley Robinson ( qui trovate la mia recensione), uscito quest’anno, che racconta una Luna divisa tra cinesi e americani, concentrandosi però su un punto di vista cinese. L’aspetto socio-politico qui è più importante, ma c’è anche qualche paesaggio mozzafiato, come la vista della Terra che sorge nelle zone di librazione (quelle aree della Luna che sono rivolte verso il nostro pianeta solo per brevi periodi durante il mese lunare). Be’, immaginate di trovarvi lì e vedere la Terra spuntare dall’orizzonte, molto lentamente.
Pare incredibile, ma un giorno qualcuno potrà ammirare quella vista!
Una cosa interessante del libro di Robinson è che racconta un futuro in cui gli uomini hanno creato delle basi presso i bordi sempre illuminati dei crateri ai poli della Luna (Vette della Luce Eterna), proprio come prevede di fare la NASA. Solo che per l’autore sarà la Cina ad accaparrarsi il polo sud, più adatto allo scopo, che invece è l’obiettivo reale degli americani.
Chissà come andrà a finire nella realtà!
Se ricordate, io stessa in “ Deserto rosso” ho immaginato un avamposto della NASA nel cratere Shackleton (polo sud), chiamandolo Base Lunare Armstrong. Inoltre, pur non avendo mai scritto (almeno finora) un libro interamente ambientato sulla Luna, mi sono lasciata prendere dalla vecchia fascinazione per il nostro satellite e ho inserito delle avventure lunari in altri due libri. Uno è “ Ophir. Codice vivente”. L’altro è “ Nave stellare Aurora”, che sto attualmente scrivendo, e la cui seconda parte, che avevo terminato di scrivere pochi giorni prima di partire per Varese, si svolge proprio sulla Luna.
Devo dire che in un certo senso mi sentivo ancora lì.
Ed è questo l’effetto che credo faccia alle persone comuni il parlare di viaggi spaziali. Un po’ ci sentiamo parte di essi. Siamo affascinati dal mistero, dalla capacità di raggiungere qualcosa di tanto lontano grazie alla scienza. Anche se ciò che si vuole raggiungere è lontano nello spazio, ma anche nel tempo (per via delle tempistiche di viaggio), osservare ciò che la ricerca spaziale ha fatto finora ci fa credere che qualsiasi ostacolo che esiste tra noi, come umanità, e quell’obiettivo spaziale prima o poi potrà essere superato.
A questo proposito ho esortato gli studenti di Scienze della Comunicazione presenti (la maggior parte del primo anno) a comprendere l’importanza di saper comunicare efficacemente le scienze spaziali. Quelli di loro che lavoreranno in questo campo della comunicazione avranno un ruolo fondamentale nell’ispirare la gente e nel far sì che si sviluppi e si diffonda un desiderio comune, che coinvolga le persone a tutti i livelli, di portare avanti questo tipo di ricerca, anche se una parte dei suoi frutti potranno essere goduti solo dalle generazioni future.
Penso che tutto ciò che riguarda le scienze spaziali non possa che ispirarci a fare sempre di più per lo sviluppo e il benessere dell’umanità. D’altronde, se siamo stati in grado di mandare due sonde ai confini del sistema solare e oltre (le due Voyager), chi ci può fermare?
Tornando a parlare del corso, devo dire che sono molto contenta della partecipazione mostrata dalle studentesse. Hanno assistito con interesse, hanno fatto domande pertinenti e hanno poi proposto dei progetti estremamente interessanti, dal graphic novel al fantasy storico (di cui è possibile vedere la copertina nell’ultima immagine), dai racconti tratti da storie vere al thriller su Lady D (davvero!), passando per il romanzo rosa: una carrellata di proposte editoriali per tutti i gusti e con una notevole dose di originalità.
Come ho già anticipato anche a loro, sto lavorando a un libro che ricalca e amplia i temi del corso. Sarà intitolato “Self-publishing lab. Il mestiere dell’autoeditore”. È un mattone di oltre 128 mila parole, in cui provo a spiegare l’autoeditoria a chi è interessato a questo modello editoriale, che voglia o meno cimentarvisi in prima persona. Ritengo che potrà essere utile sia a chi non sa da dove iniziare che a chi ha bisogno di riorganizzare e ampliare le proprie conoscenze per cercare di metterle in pratica. È anche la mia prima esperienza con un’opera di non-fiction e ammetto che mi è piaciuto molto scriverla.
Il libro è attualmente in fase di revisione e verrà pubblicato entro la prima metà del 2020.
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