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 Giant's Causeway, Irlanda del Nord... di Carla
 

"Qui si parla di andare su Marte. Vivere su Marte!" Deserto rosso - Punto di non ritorno

 

\\ Blog Home : Storico : Scrittura & pubblicazione (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Carla (del 09/10/2012 @ 20:50:08, in Scrittura & pubblicazione, linkato 3908 volte)


Alla continua ricerca di nuovi strumenti per promuovere i miei scritti, mi sono imbattuta nel podiobook, molto utilizzato nel mercato anglofono.
La parola podiobook nasce dall'unione di podcast e audiobook (audiolibro). In pratica si tratta di un podcast nel quale l'autore legge a puntate il proprio libro. Essendo un podcast, è un prodotto gratuito al quale ci si abbona. È talmente diffuso nel mercato anglofono che esistono dei siti specializzati in podiobook, tra cui appunto Podiobooks.com.
Ci si può chiedere come offrire in pratica un audiolibro a puntate gratuitamente possa favorire la promozione del libro, che invece si vuole vendere.
Come tutti questi strumenti, in realtà, il podiobook ha la funzione si aumentare il campo di diffusione della propria opera. È vero che se uno ascolta tutte le puntate difficilmente decide di comprare il libro, ma la loro serialità è la chiave. Se infatti il fruitore, dopo aver ascoltato le prime puntate vuole sapere come va a finire senza dover attendere settimane o mesi, allora comprerà il libro.
Molti autori, invece, propongono in podiobook opere diverse da quelle che vendono in altri formati, compreso il vero e proprio audiolibro, quindi in questo caso si punta principalmente sul promuovere l'autore e non un'opera in particolare.
C'è anche da dire che i fruitori di materiale audio non sempre corrispondono ai lettori, perché ascoltare un libro e leggerlo sono due tipi di intrattenimento molto diversi.
In Italia poi, dove gli audiolibri sono davvero poco diffusi, lo scenario è ben diverso. Qui il podiobook dell'incipit di un libro può funzionare come una sorta di spot audio, che possa incuriosire i veri lettori e spingerli all'acquisto.
Di sicuro, comunque, non fa male tentare questa strada.
Io ne ho creato uno per la prima scena di "Deserto rosso - Punto di non ritorno". Dura appena cinque minuti e in esso ho usato la musica del booktrailer per l'introduzione e un brano di sottofondo dei Polydream (con il loro permesso), intitolato "Catch Me If You Can".
Potete ascoltarlo qui sotto.

 

Creare un file del genere non è eccessivamente difficile. Serve un programma per montare le tracce audio (io ho usato una vecchia versione di Cool Edit, ma sono certa che ne esistono anche di gratuiti con funzioni analoghe) e un microfono, magari anche avere una scheda audio decente sul computer aiuta. In pratica sono le stesse cose che possono servire per creare un qualsiasi podcast. La parte più difficile è proprio leggere correttamente il brano scelto.
Una volta che si ha un mp3, un ottimo sistema per condividerlo è Soundcloud. Se poi avete intenzione di continuare con le puntate successive, potete inserire il vostro podiobook su iTunes, esattamente come un qualsiasi altro podcast.
Non so se andrò avanti con quello del mio libro, poiché è solo un esperimento. Ritengo comunque che sia positivo avere sempre qualcosa di nuovo da proporre sul web, per veicolare nuovi lettori verso la propria attività letteraria.
E voi cosa aspettate a creare un podiobook?

 
Di Carla (del 25/10/2012 @ 00:15:34, in Scrittura & pubblicazione, linkato 2348 volte)


Vi voglio presentare un fumetto di fantascienza, intitolato "Anjce", dell'autrice Miriam Blasich. Parla di una rinata che vive su un'isola di roccia nello spazio e mangia cioccolata in compagnia di una simpatica talpa, mentre cerca il suo grande amore perduto.

Questo fumetto verrà presentato alla prossima edizione di Lucca Comics dalla ProGlo Edizioni e ve ne parlo, perché ho avuto l'onore di scrivere la prefazione all'albo.

È stata decisamente una sorpresa quando Matteo Scaldaferri mi ha contattata a questo proposito. Io scrivo fantascienza, ma sono abbastanza estranea al mondo del fumetto. Poi ho letto "Anjce" e non ho potuto che apprezzarlo.
È una storia spesso ironica, caratterizzata da situazioni bizzarre, ma sempre originali. Insomma si tratta senza dubbio di un bel prodotto.

Facendo clic su questo link o sull'immagine, avrete la possibilità di visualizzare un'anteprima del fumetto, compresa la mia prefazione.
Dateci un'occhiata!
(Aspettate che si carichi tutta la pagina: potrebbe volerci un po').

 
Di Carla (del 29/10/2012 @ 16:05:18, in Scrittura & pubblicazione, linkato 2156 volte)

In questi giorni sul blog Bibliomania di Camilla P. è partito lo speciale dedicato a "Deserto rosso - Punto di non ritorno". Si tratta di una serie di tre articoli ispirati o direttamente legati al mio libro.

Il primo (Fase #1: Lancio) è già disponibile nel blog. In esso si parla in generale di Marte, concentrandosi sulle sue caratteristiche, sulla storia dello studio di questo pianeta dalle prime mappe disegnate nel 1800 fino a Curiosity, che si trova adesso sulla superficie marziana, e sulla letteratura, ovviamente fantascientifica, che si è dedicata al pianeta rosso.

Volete saperne di più?
Allora fate clic su questo link o sull'immagine per leggere l'articolo.

Seguirà nei prossimi giorni la seconda fase, che include la recensione del mio libro da parte di Camilla, e poi la terza, che include una mia intervista, che rappresenta così la quarta tappa del mio blog tour.
In questa intervista ci sarà anche qualche piccola anticipazione su "Deserto rosso - Abitanti di Marte", che, come sapete, uscirà il 30 novembre 2012.
A questo proposito ci rileggiamo fra qualche giorno.
Nel frattempo andate su Bibliomania!
 
Di Carla (del 31/10/2012 @ 16:57:02, in Scrittura & pubblicazione, linkato 2854 volte)

Quest'anno per la prima volta ho deciso di partecipare al NaNoWriMo. Si tratta dell'acronimo del National Novel Writing Month, ma in realtà è un evento di natura globale, che coinvolge scrittori di tutto il mondo in una sfida contro se stessi. Questa consiste nello scrivere 50.000 parole di un romanzo in soli 30 giorni, ed esattamente tra il primo e il 30 novembre.
Cosa si vince? La soddisfazione di avercela fatta e un badge da mettere sul proprio sito, oltre che, ovviamente, 50.000 parole della prima stesura di un romanzo, che non sono certo da buttare via.

Lo scopo di questa competizione è spingere gli autori a produrre in maniera continua per un determinato periodo senza doversi preoccupare della qualità. Il fatto di avere delle scadenze e il dovere di scrivere un certo numero di parole al giorno (in media circa 1600) è un fortissimo incentivo a mettersi davanti al foglio bianco e scrivere. Si deve mettere da parte ogni desiderio di rileggere o iniziare a revisionare ciò che si è scritto, altrimenti si rimane indietro. Inoltre, scrivendo così tanto in così poco tempo, si finisce per vivere intensamente la propria storia, non a caso l'intera manifestazione viene pubblicizzata dallo slogan "Trenta giorni e notti di abbandono letterario!".

Per partecipare a questa edizione del NaNoWriMo ho deciso di avventurarmi nella scrittura di un thriller (intitolato "Il mentore"). Ho riesumato dagli spazi profondi della mia mente un'idea nata due anni fa e ho provato a svilupparla, scrivendo una breve outline, che è lungi da coprire l'intero corso del romanzo, ma contiene gli elementi salienti dell'asse portate della trama dall'inizio fino alla fine. Spero che sia abbastanza da permettermi di scrivere 50.000 parole, dopodiché metterò questo scritto da parte e solo successivamente ci tornerò completando il resto del romanzo.

Personalmente credo che le storie in generale abbiamo bisogno di più tempo per essere create, per quanto una velocità di scrittura di 1600-2000 parole al giorno sia senza dubbio ragionevole. In realtà, però, se anche si fa un'outline molto precisa prima di iniziare a scrivere, le storie e soprattutto i personaggi tendono a ribellarsi e volerti portare altrove, e questo importantissimo aspetto creativo, che fa maturare le storie e le rende migliori, ha di fatto bisogno di più tempo.
Perciò non ho pensato di affidare al NaNoWriMo l'idea del mio prossimo romanzo di fantascienza, che necessita di molto più tempo per essere sviluppata.
D'altra parte il NaNoWriMo è molto utile come esercizio letterario per esplorare nuove idee a ruota libera per un breve periodo, oppure può essere molto utile per completare un romanzo già iniziato, cioè scriverne le ultime 50.000 parole, quando la storia è ormai ben definita e c'è solo da finire di metterla giù.
Per altri autori può essere invece un modo per scrivere una primissima stesura di qualcosa che hanno in mente, che poi dovrà essere riscritta in maniera profonda, talvolta stravolta.
Comunque sia il NaNoWriMo è una grandissima esperienza che ogni scrittore dovrebbe provare prima o poi.

Io sono pronta a raccogliere la sfida e iniziare. E voi?
Se vi va, visitate il mio profilo sul sito del NaNoWriMo e tenetelo d'occhio durante il mese. Alla fine vi dirò com'è andata.
 
Di Carla (del 08/11/2012 @ 01:43:43, in Scrittura & pubblicazione, linkato 8091 volte)

L’idea di scrivere a puntate ha iniziato a ronzarmi in testa l’anno scorso, quando mi sono imbattuta nella serialized fiction di una coppia di autori indipendenti americani, intitolata “Yesterdays’s Gone”. Da amante delle serie TV ho visto in questo progetto un qualcosa di entusiasmante, forse più come scrittrice che come lettrice.
Mesi dopo, all’inizio di gennaio, mi sono ritrovata pure io a iniziarne una. È avvenuto per caso. Volevo scrivere un racconto, che poi si è trasformato in una novella, finché mi sono resa conto di avere materiale per altre due o tre puntate.
Così è nato “Deserto rosso”. Quando ho iniziato, però, si era trattata più che altro di una necessità e non di qualcosa di accuratamente progettato. Ero infatti reduce dalla prima stesura del mio primo romanzo “L’isola di Gaia” (di cui adesso sto curando l’editing), durata più di tre anni, ed ero smaniosa di creare qualcosa di più breve per testare l’auto-pubblicazione digitale.
Solo dopo aver pubblicato “Punto di non ritorno”, mi sono resa conto delle implicazioni di questo tipo di progetto letterario.
 
Al di là del puro divertimento, per un autore esistono tutta una serie di vantaggi nel pubblicare in serie. Non mi riferisco a quelli economici, che almeno in Italia per il momento hanno una portata ridotta, visto che il mercato degli ebook ha iniziato a prendere piede sul serio da meno di un anno, cioè con l’arrivo del Kindle.
Ciò di cui parlo sono dei vantaggi a livello creativo e produttivo.
Scrivere la prima puntata di una serie è facile. Sai che non deve essere per forza lunga, sai che non deve avere una vera fine, ma solo un colpo di scena finale (il cosiddetto cliffhanger), per il resto sei libero di fare come ti pare. Puoi dedicare tutto il tempo che vuoi (che comunque è poco, vista la lunghezza del testo) ad affinare lo stile, a costruire scene che coinvolgano il lettore. Insomma hai modo di divertirti, senza impegno.
Una volta che pubblichi la prima puntata la musica cambia.
È come se da quel momento partisse un cronometro. Ti sei infatti preso un impegno molto serio verso te stesso, ma, soprattutto, verso i tuoi lettori. Non puoi più affidarti all’ispirazione del momento, non puoi più procrastinare aspettando di avere tempo. No.
Devi organizzarti. Devi decidere quando uscirà la prossima puntata, cosa che non può accadere troppo tardi, e poi devi scriverla, fare l’editing, pensare a copertina, booktrailer, promozione della puntata precedente (mica si vende da sola) e tutto il resto con il tempo contato. E devi farlo assolutamente.
Può sembrare una cosa difficilissima, in realtà non è così. L’aver preso un impegno ti dà una motivazione in più. Ti concentri perciò nel trovare il modo migliore per ottimizzare i tuoi sforzi. Scrivi pagine e pagine di appunti (possibilmente hai già iniziato a farlo mentre facevi l’editing della prima puntata). Fai degli schemini, prepari un’outline. Insomma programmi il tuo lavoro. Per la prima volta ti comporti come un vero scrittore.
La cosa bella è che, incredibilmente, riesci a compiere ognuno di questi passi, cosa che ti dà animo e ti facilita l’esecuzione dei successivi. Ogni volta che raggiungi un singolo obiettivo del tuo programma sei galvanizzato e sicuro di poter fare altrettanto con i successivi.
Tutto ciò riguarda l’aspetto puramente produttivo. A livello creativo ci sono tutta una serie di condizioni interessanti. Prima di tutto il feedback dei lettori.
Leggi le recensioni, parli con loro nei social network o nelle chat, ricevi le loro e-mail. Tutti questi elementi ti influenzano e ti aiutano nella stesura del proseguo della storia, perché sono una sorta di cartina di tornasole del gradimento di alcuni aspetti della trama. Ti permettono di capire cosa funziona meglio e che direzioni prendere.
Certo, quando scrivi una serie, devi comunque avere una trama di massima sempre in mente, che poi sviluppi man mano e, nel farlo, l’unica volontà da seguire deve essere la tua ispirazione, la tua emozione. Ma gli apporti esterni, in maniera più o meno indiretta, finiscono per darti un aiuto nell’individuare la giusta via, se non altro perché ti permettono di acquisire maggiore sicurezza nelle tue capacità creative.
 
Scrivere un romanzo a puntate non è però la stessa cosa di scrivere un romanzo suddiviso in parti, ma che viene pubblicato tutto in una volta. Le puntate devono essere fatte in un certo modo, affinché divertano il lettore e allo stesso modo lo spingano a leggere anche le successive.
Ogni episodio, per quanto non termini la storia, deve comunque avere un suo arco narrativo. Deve essere un’unità distinguibile, al cui interno si deve rispondere comunque ad alcune domande.
Questo è particolarmente vero per la prima puntata, che parte dal nulla e, fatta eccezione per il cliffhanger finale che ne denota la non-fine, deve essere quasi auto-conclusiva. Ciò non significa che al suo interno non debbano nascere nuovi elementi della trama da sviluppare nelle puntate successive. Ci devono essere eccome, ma per la maggior parte non devono avere un ruolo predominante. Devono essere dei piccoli semi, che potranno germogliare e fiorire più avanti, ma, se non ci fosse un continuo, il lettore quasi non li noterebbe. Se ne ricorderà, appunto, più avanti.
Inoltre ogni episodio deve avere almeno altri due elementi importanti: un inizio destabilizzante e, come già detto, un finale che lascia sospesi.
L’inizio destabilizzante funge da hook (gancio), cioè deve agganciare il lettore e costringerlo ad andare avanti. Tutti i romanzi devono avere un incipit con queste caratteristiche, ma tutto questo deve essere molto più fulminante in un episodio di un romanzo a puntate. Dovendo fare un parallelo con le serie TV, l’inizio deve essere come il prologo, che precede addirittura i titoli di testa. Dopo di esso la storia può continuare da quel punto, oppure (come piace a me) spostarsi indietro o avanti nel tempo, fino a raggiungerlo di nuovo verso la fine o comunque nella seconda metà, riunendo tutti i fili.
L’inizio della prima puntata può essere un po’ più soft, cioè più simile a quello di qualsiasi romanzo, ma quello delle successive deve essere più marcato. Lo scopo di quest’ultimo non è spingere il lettore a continuare a leggere. Il lettore si trova come minimo alla seconda puntata, quindi vuole continuare a leggere, non c’è bisogno che lo convinci. Il suo scopo è di dargli uno schiaffo in faccia (in senso metaforico) appena apre l’ebook, mettendo in dubbio tutte le supposizioni fatte nel periodo di attesa tra le due puntate e scaraventandolo in qualcosa di totalmente diverso da quello che si aspetta.
Il finale col cliffhanger, invece, deve proprio essere col botto. Deve essere inaspettato e allo stesso tempo far sorgere repentinamente delle nuove domande, alle quali il lettore non avrebbe potuto pensare prima (perché non ne aveva gli elementi oppure perché erano ben nascosti), concludendo subito dopo la puntata. Per un attimo sarà sospeso tra l’odio e l’amore nei vostri confronti, ma il più delle volte, se avete giocato bene le vostre carte, alla fine ne sarà entusiasta.
L’ultima puntata, per ovvi motivi, non può avere un cliffhanger, visto che a quel punto ogni filo della storia dovrà aver raggiunto il suo epilogo. Questo però non significa che dovrà essere un finale definitivo. L’ideale sarebbe che lasci comunque qualche spiraglio aperto, che porti il lettore a provare a immaginare ciò che accadrà dopo. In molti romanzi normali esiste questo tipo di finale, ma nei romanzi a puntate, per la loro particolare natura, funziona ancora meglio, poiché il lettore, abituato a leggere qualcosa che ogni volta non finisce, anche all’ultima puntata conserverà questa sensazione, che ridurrà un po’ il dispiacere (sperando che ci sia) di trovarsi veramente alla fine del romanzo.
Questo tipo di sensazione, inoltre, coinvolge lo stesso autore, che come il lettore si affeziona ai personaggi e al mondo che ha creato e ha difficoltà a staccarsene.
E non dimentichiamo che, essendo una serie, nessuno poi impedisce all’autore di progettarne una seconda stagione! Ciò però è possibile solo se si lascia uno spiraglio aperto.
 
I romanzi a puntate chiaramente non sono una novità recente. Si tratta più che altro di un ritorno a una pratica già consolidata nel passato, quando gli autori pubblicavano a puntate nelle riviste. Con l’avvento degli ebook, adesso non è più necessario un contenitore esterno per presentarli al pubblico. Ogni singola puntata diventa un prodotto a sé stante, vendibile singolarmente a prezzi bassissimi, che stimolano la curiosità.
Questo fenomeno è stato subito notato da Amazon, che recentemente ha inaugurato i Kindle Serials. Si tratta, appunto, di storie a puntate pubblicate in esclusiva su Amazon, che il lettore paga una volta all’inizio e poi vede puntualmente recapitate nel proprio Kindle con una determinata cadenza.
I Kindle Serials purtroppo non sono ancora usciti dal circuito americano, ma sono pronta a scommettere che presto arriveranno anche in Europa. L’unico neo che vedo è proprio l’esclusività, che impedisce all’autore di pubblicare la serie al di fuori di Amazon. Capisco la necessità del retailer di tutelarsi, ma non sono convinta che questo sia un bene per gli autori. In fondo si può benissimo scrivere dei romanzi con puntate separate senza rientrare nel meccanismo automatico dei serial.
In ogni caso tutto questo è un sintomo di come con l’avvento dell’editoria digitale la fruizione delle storie scritte stia sempre più cambiando, dando molto più spazio a testi più corti, che di conseguenza costano meno e risultano più invitanti per il lettore.
 
Per quanto mi riguarda, come sapete, ho pubblicato finora la prima puntata di “Deserto rosso” (“Punto di non ritorno”) lo scorso 6 giugno, mentre la seconda uscirà il 30 novembre, col titolo “Abitanti di Marte”.
Dovendo fare un bilancio adesso di questo esperimento letterario, devo ammettere che ha superato notevolmente le mie aspettative. Ho venduto molte più copie di quanto sperassi (l’80% su Amazon, ma di recente c’è stata una crescita delle vendite negli altri retailer). C’è stato un picco all’inizio, grazie al lavoro di promozione che ho fatto nei primi mesi (quasi tutto a costo zero, ci tengo a dirlo), oltre che all’effetto novità nell’ambito del genere fantascientifico, che non conta tantissimi titoli, ma anche ora, dopo sei mesi dalla pubblicazione, noto con piacere che la novella continua a essere venduta con un ritmo costante. Sono curiosa adesso di vedere cosa accadrà con l’uscita del seguito.
Non solo. La cosa più bella è stata, e continua a essere, il continuo feedback da parte dei lettori, che mi ha letteralmente sospinto nella stesura di “Abitanti di Marte”.
Infatti il vero trionfo, dal mio punto di vista di scrittrice, è proprio il fatto che l’essermi imbarcata in una serie ha significato un vero e proprio balzo in avanti nella mia produttività creativa. Grazie a “Deserto rosso” ho scritto più di 65.000 parole in meno di 10 mesi di calendario, contro le 123.000 de “L’isola di Gaia” in più di 3 anni. E l’anno non è ancora finito. Infatti con il NaNoWriMo 2012, al quale sto in questo momento partecipando, e l’inizio della prima stesura della terza puntata di “Deserto rosso” potrei tranquillamente raggiungere lo stesso traguardo in un terzo del tempo.
 
Che dire? Scrivere una romanzo a puntate è stato per me un vero e proprio evento di svolta nel mio impegno come scrittrice e senza dubbio mi sento di consigliarlo a chiunque voglia seriamente cimentarsi in maniera costante in questa arte, anzi, in questo lavoro.
Non dovrebbe provare a farlo solo chi ne ha il tempo (non ce l’ha mai nessuno), ma tutti quelli che sono disposti a trovarlo. Scrivere a puntate è di certo uno dei tanti trucchi che può aiutare lo scrittore in questo intento.
 
 
Di Carla (del 21/11/2012 @ 01:52:51, in Scrittura & pubblicazione, linkato 5514 volte)
Quante volte vedendo un film o una serie TV vi sarà capitato di immaginare di trasportare i personaggi in un’altra storia. Credo che praticamente tutti abbiamo sperimentato qualcosa del genere, soprattutto se il film o la serie in questione ci sono piaciuti parecchio.
Da questo desiderio nasce quello che è a tutti gli effetti un genere letterario, e pure tra i più prolifici, cioè le fan fiction. Si tratta di racconti o romanzi, che traggono ambientazione e personaggi da un film o una serie e li utilizzano per narrare una storia originale. La bravura dell’autore di fan fiction consiste dal rimanere fedele allo spirito della storia a cui si ispira, in modo che i lettori e fan di quel film (o serie) lo riconoscano, ma allo stesso tempo sviluppare una trama nuova, che ne sembri la naturale continuazione. Chiaramente un approccio del genere è sempre molto personale, perché tendiamo comunque a fare nostre le storie e a interpretarle in maniera individuale. Non è detto quindi che gli altri fan apprezzeranno il lavoro dell’autore, ma la verità è che scrivere fan fiction è prima di tutto una gratificazione personale, un’estensione del nostro amore per un determinato personaggio, attore o saga.
 
Come sapete anch’io in passato ho scritto fan fiction. “La morte è soltanto il principio” è solo uno degli esempi, l’unico portato a compimento e poi pubblicato gratuitamente ben 12 anni dopo. Mi ero, però, già cimentata nel genere con una fan fiction di Star Wars a più mani, scritta insieme ad altri fan tra il 1998 e il 1999, ma mai terminata. Avevo tentato di sviluppare anche altre idee, ma poi mi ero arenata. Questo perché alla fine scrivere di un mondo creato da altri presenta dei limiti che intrappolano la creatività dell’autore e allo stesso tempo rendono il risultato di tutto quel lavoro qualcosa della quale non si può prendere tutto il merito. In un certo senso la trovavo un’esperienza insoddisfacente.

Ero giunta alla fan fiction per via del mio amore per il cinema, che all’inizio mi aveva portato a scrivere sceneggiature. Poi avevo lasciato perdere entrambi i tipi di scrittura creativa e anni dopo avevo dato vita al mio primo romanzo di fantascienza originale (“L’isola di Gaia”, di futura pubblicazione). Volevo creare un universo mio, con le mie regole nate dal mio personale modo di vedere il futuro, in cui muovere i miei personaggi. Eppure ciò non lo rendeva affatto del tutto esente dall’influenza del cinema o della TV.
In realtà in tutto ciò che ho scritto finora e in altri progetti ai quali conto di dedicarmi in futuro esiste sempre un qualche elemento, in genere un attore e/o un personaggio o anche solo una situazione, un’immagine, che possa essere ricondotto a un film o una serie TV. Il collegamento però non è affatto evidente, poiché si riferisce spesso al modo in cui io ho interiorizzato tale film (o serie), e viene poi stravolto man mano durante la scrittura.

E così in “Deserto rosso”, ci crediate o no, esiste l’influenza della serie TV “Caprica” (spin-off di “Battlestar Galactica”). Direte: cosa c’entra? Assolutamente niente. È solo che uno dei personaggi principali, Jan De Wit, nella mia mente è Eric Stoltz (ma in una versione più giovane; foto 2) protagonista di “Caprica”, che stavo guardando nel periodo in cui ho scritto la prima stesura di “Punto di non ritorno”. Si è insinuato nella storia senza che io volessi e adesso è lì a farne parte tranquillamente, quasi insospettabile. L’unica somiglianza con Stoltz è il suo aspetto fisico, per il resto non c’è nulla, ma questo basta a definirlo in un certo modo nella mia mente.

Anche ne “L’isola di Gaia” c’è lo zampino di “Battlestar Galactica” (si capisce che sono una fan, no?), anche qui in maniera marginale. La storia non c’entra nulla con la serie, ma c’è un personaggio che ha il corpo e il portamento di Tricia Helfer (la cylone Numero Sei; foto 1), in una sua versione rielaborata dalla mia mente (più giovane), mentre sono diametralmente opposte a livello emotivo (emozioni quasi assenti nella prima, passionale la seconda).

Adesso, nell’ambito del NaNoWriMo 2012, sto scrivendo un thriller intitolato “Il mentore”. L’idea originale, compreso il titolo, spuntarono nella mia mente ben due anni fa e ne fu senza dubbio complice il fatto che nel periodo settembre-novembre danno su Sky “CSI:NY”. Il risultato è che il protagonista, il detective Eric Shaw, è un Gary Sinise (foto 3) di dieci anni fa (che volete farci, gli attori invecchiano, ma nella nostra testa possiamo riavvolgere il tempo come ci pare), che chiaramente si rifà al detective Mac Taylor, ma in realtà non ha nulla a che vedere con lui.

A dirla tutta il buon Sinise si era inserito anche ne “L’isola di Gaia” nel ruolo del dottor Gabriel Asbury, che è stato descritto pensando a lui. Le poche persone che hanno letto la prima stesura del libro (due in tutto) non se ne saranno di certo accorte, anche perché esiste solo nella mia mente.

Ho anche un altro esempio, quello del romanzo “Sangue” (finora è solo un insieme di appunti). Si tratta di un thriller gotico fantascientifico. L’idea da cui trae origine si è sviluppata da una gloriosa fusione puramente visiva tra alcuni elementi di “Underworld” e un personaggio della serie di film su “The Avengers” della Marvel. Mentre il legame col primo può apparire ovvio (ma vi assicuro che non è proprio così), quello col secondo potrebbe lasciare perplessi. Be’, ve lo spiego subito: il protagonista di “Sangue” (ancora senza nome) è uguale a Tom Hiddleston (foto 4), cioè l’interprete di Loki, il fratello cattivo di Thor. Il collegamento è puramente visivo. Quando l’ho visto in una particolare inquadratura (solo quella!), mi sono detta: è lui. Tutto qui.

Il bello di questo meccanismo è proprio prendere da fonti visive esterne (un film, una serie TV) degli elementi, che hanno un significato importante per noi per la loro capacità di emozionarci in un modo personale, anche solo per un breve istante, e cercare di incanalare questa emozione per creare qualcosa di completamente nuovo, che trasmetta un messaggio originale capace di emozionare i nostri lettori. Inoltre, così facendo, nella nostra mente ciò che stiamo scrivendo diventa a sua volta un film con il migliore cast che potremmo desiderare, all’interno del quale possiamo far muovere attori e personaggi a nostro piacimento. E, una volta messo nero su bianco, è come se quel film esistesse davvero.
Per una come me, cresciuta con l’amore per il cinema, soprattutto di Hollywood, che da ragazzina fantasticava di lavorare in quel campo come regista, questo meccanismo diventa un perfetto surrogato di quel sogno, il cui unico limite è la mia fantasia.
 
 
Di Carla (del 29/11/2012 @ 21:19:35, in Scrittura & pubblicazione, linkato 4503 volte)

Stazione Alfa: 1000 giorni, 5 persone.
Misteriose scoperte.
Amicizie, gelosie, odio, tradimento.
Morte.


Ma cosa è accaduto veramente nella Stazione Alfa?
Cosa si nasconde nelle profondità di Valles Marineris?

Abbiamo lasciato Anna Persson alla fine del suo viaggio solitario nel deserto marziano, ma ancora non sappiamo il vero motivo che l'ha spinta a intraprenderlo né quali eventi sono accaduti nella Stazione Alfa in 1000 giorni di permanenza su Marte. E non sappiamo neppure che cosa ha veramente trovato Anna alla fine del viaggio.
Adesso è arrivato il momento di scoprirlo.

"Abitanti di Marte" è il secondo episodio del romanzo a puntate "Deserto rosso". Dopo una lunga attesa quesa seconda puntata approda su Amazon, Kobo e Smashwords, presto sarà disponibile anche in altri store come iTunes e inMondadori.
L'attesa però non è stata vana: "Abitanti di Marte" non è una novella come "Punto di non ritorno", ma un romanzo breve (oltre 45.000 parole).
Questa volta avrete più tempo per conoscere meglio i personaggi e scoprire tutto ciò che Anna non vi ha raccontato nella prima puntata. Tra il presente e il passato, tra la Terra e Marte, tra la Stazione Alfa e la misteriosa Ophir, tra l'Europa e il controllo missione di Houston, inizierete un passo dopo l'altro ad avvicinarvi alla verità.

Non vi ricordate "Punto di non ritorno"? Nessun problema, all'inizio dell'ebook c'è un riassunto cronologico della puntata precendente.

Ecco la storia di "Abitanti di Marte".
Dopo 995 giorni su Marte l’entusiasmo dell’equipaggio dell’Isis si è trasformato in frustrazione e insofferenza. Le loro ricerche non danno i risultati sperati, i loro mezzi sono insufficienti e già una volta la NASA ha annullato il lancio di una seconda missione, che avrebbe dovuto portare nuovi colonizzatori e attrezzature sul pianeta.
Nel frattempo i rapporti tra i cinque membri della spedizione si sono fatti molto difficili. La Stazione Alfa è diventata teatro di una serie di conflitti, segreti, alleanze e rivalità.
Adesso una nuova finestra di lancio si sta per aprire, ma le notizie da Houston sono tutt’altro che confortanti. Mentre da un parte il ritrovamento di una possibile sacca di ghiaccio potrebbe dare una svolta positiva agli eventi, Anna, esasperata dai comportamenti insoliti di Robert e dalla guerra fredda con Hassan, si trova a meditare sulla possibilità di tornare sulla Terra.
Quando anche la morte si abbatte sui cinque abitanti di Marte, Anna trova nella fuga solitaria l’unica scelta possibile.
Marte avrà però in serbo per lei un’incredibile scoperta, chiave di un mistero nascosto nelle profondità di Valles Marineris.

L'unico modo per conoscerlo è leggere "Deserto rosso - Abitanti di Marte".

Lo potete acquistare su:
- Amazon a 89 centesimi di euro (è disponibile in tutti i siti Amazon), in formato per lettore Kindle o applicazione Kindle;
- Smashwords a 99 centesimi di dollaro, in .epub, .mobi, .pdf, .lrf e .pdb, cioè per qualsiasi lettore o computer;
-
Kobo a 92 centesimi di euro (epub);
- inMondadori a 92 centesimi di euro (epub);
- iTunes a 99 centesimi di euro (epub);
- Google Play a 97 centesimi di euro (epub);
- Barnes & Noble a 99 centesimi di dollaro (epub);
- Diesel eBooks Store a 99 centesimi di dollaro (epub);
- Sony Reader Store a 99 centesimi di dollaro (epub).

Venite su Marte insieme ad Anna, scoprite ciò che non vi ha detto di quanto è avvenuto nella Stazione Alfa, visitate Ophir e conoscete Melissa.

Ecco il booktrailer del libro. Buona visione e, se vi piace, condividetelo con i vostri amici.

Il booktrailer è stato realizzato da Fabio Delfino, che ringrazio ancora una volta per la capacità di trasformare i miei pensieri in immagini. 
Le immagini originali relative a Marte non sono copyright di NASA/JPL-Caltech (debitamente accreditato nel video), che permette l'uso gratuito del suo materiale.
La copertina è stata realizzata da me.
La musica è fornita da Free Stock Music.


Non hai letto "Deserto rosso - Punto di non ritorno"? Acquistalo a partire da 89 centesimi. Fai clic qui per tutte le opzioni di acquisto e per maggiori informazioni.

 
Di Carla (del 01/12/2012 @ 08:07:27, in Scrittura & pubblicazione, linkato 2050 volte)


Ebbene sì, ce l'ho fatta. Nelle prime ore del 29 novembre ho raggiunto e superato l'obiettivo e ho vinto il NaNoWriMo.

Ammetto che all'inizio non ero così sicura di riuscirci. Scrivere 50.000 parole in 30 giorni mi sembrava un'impresa titanica, considerando il tempo che ci ho messo per scrivere la prima stesura del mio ultimo ebook (quasi tre mesi), che era un po' più corto, senza tenere conto dei tre anni per "L'isola di Gaia".
Ma comunque avevo deciso di provarci. Avevo preparato un'outline di massima e mi ero detta: prova a scrivere queste scene, anche se non comprendono tutto il libro, cerca almeno di raggiungere l'obiettivo.
E devo anche dire che avevo iniziato il NaNoWriMo per fare un esperimento, senza una vera speranza di uscirne con qualcosa di vicino a una vera prima stesura di un romanzo. Pensavo che mi sarei trovata davanti più che altro a una bozza.
Anche la mia conoscenza dei personaggi era superficiale e, soprattutto all'inizio, non riuscivo a sentirli miei come avrei dovuto.
Poi è successa una cosa strana, intorno alle 10 mila parole o poco più avanti. Ho iniziato a entrare in sintonia col protagonista, ho iniziato desiderare di poter scrivere di lui anche quando non potevo, ho iniziato ad attendere con trepidazione il momento di dedicarmi alla scrittura. Nel frattempo la storia si è evoluta, con essa l'outline. I personaggi, come sempre capita, hanno preso il sopravvento sulla mia idea e l'hanno fatta loro. Hanno iniziato a parlare da soli e mi hanno costretta a rendere la storia ben più complessa rispetto all'idea iniziale per fare sì che continuasse ad avere senso.
Il risultato è stato a tratti entusiasmante, sebbene affrontare per la prima volta la scrittura di un thriller ambientato nel presente non sia stato facile.
Stranamente ho però scoperto di essere in grado di scrivere in luoghi diversi da casa mia e che questo può avere effetti sorprendenti sulla mia ispirazione. Forse alcune delle scene migliori le ho scritte a casa del mio ragazzo, in un ambiente tranquillo lontano dai doveri lavorativi.
L'ultima settimana è stata forse la più difficile, poiché l'avvicinarsi della pubblicazione del secondo episodio di "Deserto rosso" mi ha portato via tempo ed energie, costringendomi a scrivere negli orari più improbabili dopo che avevo lavorato anche per 12 ore o più.
Ma proprio qui sta la meraviglia del NaNoWriMo: l'impegno preso. Sai di dover scrivere un tanto di parole al giorno, devi farlo, se non lo fai ti senti irrimediabilmente in colpa. E allora sai cosa succede? Lo fai, sempre e comunque.
La scrittura diventa una priorità e non più qualcosa da fare quando hai finito tutto il resto, assume un valore diverso, più importante. Fai di tutto per mantenere quell'impegno.
Il problema sorge adesso che il NaNoWriMo è finito.
Fortunatamente sono davvero a un passo dalla fine del romanzo, ma mi rendo anche conto che, adesso che non sono più costretta a produrre in quantità, dovrei almeno completare quest'ultima parte (una scena molto lunga con un flashback nel mezzo) nel migliore dei modi. Non avendo l'obbligo di scrivere 1600-2000 parole al giorno, succede che finisco per non farlo, se sono stanca o so di non avere abbastanza tempo per dedicarmici come si deve.
Ma non importa, perché ho scritto bene 50.600 parole e so per certo che scrivere le prossime 4000-5000 non sarà affatto difficile. Posso dire con assoluta certezza che al più tardi la prossima settimana finirò la prima stesura de "Il mentore", per il semplice motivo che ho un altro impegno che mi attende: il 17 dicembre inizio la prima stesura del terzo episodio di "Deserto rosso".
Nel frattempo, se siete curiosi a proposito de "Il mentore", vi posso raccontare che è un crime thriller, che da un lato unisce alcuni elementi del genere procedurale (il protagonista è il capo della sezione scientifica di Scotland Yard) a un altro più tipico dei miei romanzi: l'esplorazione del lato oscuro dell'animo umano.
Per la prima volta mi sono ritrovata con un protagonista maschile, cosa davvero molto strana e allo stesso tempo affascinante. Inoltre la peculiarità di questa storia è che il lettore sa delle cose che il protagonista non conosce, come pure quest'ultimo conosce dei fatti dei quali il lettore è all'oscuro. L'unico elemento di unione sono io. A un certo punto il protagonista scoprirà la verità prima del lettore (spero) e gliela mostrerà con un colpo di scena finale.
Cosa ve ne pare?
Comunque sia, posso dire che il NaNoWriMo è stata un'esperienza positiva e incoraggiante e credo che non sarà l'ultima volta che mi cimenterò.
 
Aggiornamento dell’ottobre 2014. ATTENZIONE! Non è più necessario disporre di un ITIN o di un EIN per evitare la trattenuta del 30% quando si vende nei retailer americani se lo si fa solo come persone fisiche (non giuridiche). È ora sufficiente compilare la nuova versione del modulo W-8BEN (revisione 2014) inserendo il proprio codice fiscale. Il modulo si può scaricare da http://www.irs.gov/pub/irs-pdf/fw8ben.pdf.
Su Amazon, Google Play e altre piattaforme la compilazione può essere fatta online eseguendo la cosiddetta intervista fiscale, che non è altro che una compilazione guidata del modulo.
Se invece rappresentate delle persone giuridiche (ditte individuali, liberi professionisti, società e altre forme aziendali), dovete ancora richiedere l’EIN, con la procedura indicata sotto, ma invece di compilare il W-8BEN dovete compilare il W-8BEN-E (http://www.irs.gov/pub/irs-pdf/fw8bene.pdf).
 
Istruzioni per la compilazione del modulo W-8BEN (revisione del febbraio 2014):
Sezione 1: nome e cognome;
Sezione 2: Paese di cittadinanza (Italy);
Sezione 3: indirizzo completo di residenza, suddiviso in: via e numero, città e CAP, Paese;
Sezione 4: indirizzo di posta (se diverso da quello di residenza);
Sezione 5: non si compila se non si è americani;
Sezione 6: codice fiscale;
Sezione 7: codice di riferimento dell'azienda cui stai inviando il modulo (in genere è il proprio codice identificativo o la propria e-mail);
Sezione 8: data di nascita nel formato MM-GG-AAAA.
Sezione 9: scrivere Italy;
Sezione 10: scrivere 12 accanto ad “Article”; 0 prima di %; nella stessa riga aggiungere “Royalties, other”; nell'ultimo spazio sotto aggiungere “Beneficial owner is a resident of Italy”.
In fondo alla pagina scrivere il nome in stampatello sopra “print name of signer”. Sopra “Capacity” si può lasciare vuoto o scrivere Self.
Poi si deve stampare e, a penna, firmare dopo “Sign Here” e compilare la data nel formato MM-GG-AAAA.
 
 
Qui sotto riporto come riferimento il post originale così come è stato scritto nel 2012 (e con la modifica dell’agosto 2013), in quanto alcune informazioni sono ancora utili.
 

 
Se si vende il proprio libro tramite un retailer americano, come Amazon.com (non Amazon Europe), CreateSpace o iTunes, o tramite un distributore americano, come Smashwords, se non si possiede un ITIN (codice fiscale americano per non residenti negli USA) o un EIN (codice per entità business), il fisco americano trattiene automaticamente il 30% dei vostri diritti d’autore. Poiché esiste un trattato fiscale tra Italia e Stati Uniti, questa percentuale può essere ridotta a zero, se si fornisce al retailer/distributore un vostro codice ITIN o EIN valido.
 
Ottenere un codice ITIN è una procedura che comprende tra le varie cose l’invio del proprio passaporto. È un po’ lenta e spesso non va a buon fine. Potete trovare qui l’intera procedura (in inglese).
 
In questo articolo invece si spiegherò brevemente come ottenere un EIN.
Prima di tutto una premessa. L’EIN è un codice di tipo business, un po’ come la nostra partita IVA, ma non è una partita IVA, non ne serve una per richiederlo e non comporta assolutamente gli stessi obblighi di una partita IVA (che tra l’altro non esiste in America).
Noi autori indipendenti, in quanto editori, possiamo essere considerati agli occhi del fisco americano come piccoli imprenditori stranieri residenti all’estero e come tali possiamo richiedere un codice EIN.
Non essendo cittadini americani e vivendo al di fuori degli Stati Uniti, possedere un EIN non implica alcun obbligo di compilare una dichiarazione dei redditi negli USA, anche perché con la procedura che vi sto per spiegare si fa in modo che tutto ciò che guadagniamo come diritti d’autore in America debba essere poi dichiarato nel nostro Paese, proprio in base al trattato fiscale che vi dicevo sopra (qui potete trovare informazioni e il testo completo del trattato; quello che ci riguarda è l’articolo 12 comma 3).
Giusto per essere sicura, ho contattato l’IRS a questo link e ho ottenuto la seguente risposta a conferma di non avere l’obbligo di dichiarare alcun reddito relativo ai miei diritti d’autore al fisco americano.
“Since you are a nonresident alien and you are a sole proprietor, since the royalty income is not effectively connected with the conduct of a U.S. trade or business, you have no filing requirements since the proper tax was withheld based on the treaty between the U.S. and Italy.”
A chi non si fida posso inoltrare la mail ricevuta, che contiene tra l’altro l’ID e il nome dell’impiegato, che l’ha scritta, oltre che dei contatti telefonici.
 
Chiarito questo passiamo a come ottenere l’EIN. Questa procedura vale per individui singoli, liberi professionisti o al massimo titolari di ditta individuale. La compilazione dei moduli altre entità aziendali (case editrici che ha abbiano più di un proprietario) è diversa.
È necessario prima di tutto scaricare il modulo SS4, che potete trovare a questo link: http://www.irs.gov/file_source/pub/irs-pdf/fss4.pdf.
 
Ecco come compilarlo (indico solo le sezioni da compilare).
Sezione 1: nome e cognome (se siete titolari di una casa editrice con cui pubblicate e di cui siete l’unico proprietario, es. Pinco Pallino Editore, inserite qui la ragione sociale, altrimenti mettete il vostro nome);
Sezione 4a: via e numero civico;
Sezione 4b: città, CAP, Italy;
Sezione 7a: nome e cognome;
Sezione 8a: mettete il segno su No;
Sezione 9a: mettete il segno su “Sole proprietor” senza aggiungere altro;
Sezione 10: mettere il segno su “Compliance with IRS withholding regulations” e poi su “Other (specify)”, scrivere quindi dopo la freccetta: “To obtain a reduction of withholding imposted by section 1441 pursuant to an income tax treaty”;
Sezione 18: mettere il segno su No; accanto a “Name and title (type or print clearly)” ripetere ancora nome e cognome; scrivere il proprio numero di telefono sotto “Applicant’s telephone number (include area code)”; scrivere il proprio numero di fax (se ne avete uno) sotto “Applicant’s fax number (include area code)”.
Quindi stampate il modulo e aggiungete a mano quanto segue:
- firma accanto a “Signature”;
- data accanto a “Date”.
Una volta compilato il modulo potete inviarlo nei seguenti modi:
1) per fax al 001 (859) 669-5987 (io ho fatto così e ha funzionato);
2) per posta all’indirizzo:
 Internal Revenue Service
 Attn: EIN International Operation
 Cincinnati, OH  45999
 USA
In alternativa potete telefonare all’IRS e ottenere il vostro codice EIN in dieci minuti, ovviamente se parlate bene l’inglese e avete molta fretta (tenete conto che telefonare negli Stati Uniti può essere un po’ costoso). Per farlo, seguite le istruzioni in questo sito.
Dopo circa un mese/6 settimane, riceverete una lettera dall’IRS col vostro codice EIN.
 
Attenzione: il numero di fax e l'indirizzo possono essere soggetti a cambiamento. Potete controllare quello attuale a questo link.
 
Una volta muniti di EIN, dovete compilare il modulo W-8BEN, che potete scaricare qui: http://www.irs.gov/pub/irs-pdf/fw8ben.pdf.
Ecco come compilarlo (indico solo le sezioni da compilare).
Sezione 1: nome e cognome (o quello che avete messo nella sezione 1 del modulo precedente; deve corrispondere);
Sezione 3: mettete il segno su individual (se siete individui singoli o liberi professionisti). Se il vostro EIN è associato al nome della vostra azienda (ditta individuale), allora mettete il segno su corporation;
Sezione 4: via e numero civico, nella prima riga; città e CAP, e poi Italy (nel riquadro “Country”), nella seconda riga;
Sezione 6: il vostro codice EIN e il segno su EIN;
Sezione 7: il vostro codice fiscale (o partita IVA se nella sezione 1 avete messo il nome della vostra ditta individuale), ma non è obbligatorio (io l’ho messo);
Sezione 8: qui va messo un codice di riferimento che cambia a seconda del retailer/distributore. Nel caso di Amazon dovete mettere il vostro codice editore che trovare in basso a destra nella sezione “account” di KDP (io ho aggiunto accanto anche la scritta KDP Publisher). Nel caso di Smashwords potete mettere il vostro nome utente oppure il vostro indirizzo e-mail di riferimento (io ho messo entrambi). Per altri retailer o distributori seguite le istruzioni nei rispettivi siti;
Sezione 9: mettere il segno su a e scrivere Italy; mettere il segno su b;
Sezione 10: scrivere 12 accanto ad “Article”; 0 prima di %; nella stessa riga aggiungere “Royalties, other”; nella riga sotto aggiungere “Beneficial owner is a resident of Italy”;
Infine nella “Part IV” scrivere “self” sopra “Capacity in which acting”, quindi stampare e firmare dopo “Sign Here”.
 
Dovete preparare un modulo per ogni retailer e distributore e inviarlo all’indirizzo indicato nel loro sito. Potete usare anche la posta prioritaria, non serve la raccomandata e comunque così arriva prima.
 
Nel caso di Amazon.com, l’indirizzo è:
 Amazon.com 
 c/o AP Tax
 PO Box 80683
 Seattle, WA 98108-0683
 USA
 
Nel caso di Smashwords, l’indirizzo è:
 Smashwords, Inc.
 Attn:  Tax Compliance Dept.
 PO Box 11817
 Bainbridge Island, WA 98110 
 USA   

Nota: questi indirizzi posso essere soggetti a modifiche senza preavviso. Controllate sempre rispettivamente nei siti di Amazon e Smashwords prima di inviare il modulo.
 
Nel giro di un mese o poco più dovreste ricevere un’e-mail di conferma da Amazon, dal seguente indirizzo ap-1099@amazon.com. Se non avete notizie, potete scrivere voi stessi (in inglese) e chiedere se hanno ricevuto il modulo.
Più o meno nello stesso tempo, nel caso di Smashwords, nella pagina “Edit/setup payee information” del vostro account apparirà la seguente scritta “Your W-8 tax form was received on [data], and your withholding is currently set at 0%”.
A questo punto avete fatto tutto e potete vendere tranquillamente i vostri libri senza che vi trattengano neppure un centesimo.
 
Attenzione: recentemente (27 agosto 2013) Amazon ha introdotto un sistema di compilazione online del modulo W-8BEN. Potrebbe esservi chiesto di ricompilarlo, anche se l'avete già inviato. In tal caso, seguite la procedura guidata in italiano, ricordando ciò che segue:
1) Se siete una persona fisica, dovete inserire il vostro nome completo come indicato per richiedere l'EIN (non solo le iniziali come suggerito dalla procedura);
2) Quando vi viene chiesto se avete un TIN, indicate sì. Nella schermata successiva, vi verrà suggerito di fornire il codice EIN (mettete il segno su codice EIN);
3) Quando vi viene chiesto se si tratta di un reddito derivato, mettete no;
4) Ricontrollate il fac-simile del modulo e confrontatelo con quello in pdf che avete compilato seguendo la procedura sopra;
5) Nella pagina in cui vi viene chiesto di inserire la firma c'è un menù a discesa. Se siete una persona fisica (non una ditta individuale), scegliete "persona fisica".
Se fate un errore durante la compilazione, potete sempre tornare indietro per correggere. A fine procedura sulla pagina deve risultare che la detrazione è dello 0%. Se avete dei dubbi, contattate l'assistenza KDP.
 
Importante: questa procedura è valida alla data odierna. Non posso sapere se in futuro cambierà qualcosa. Non sono un’esperta di fisco americano. Se avete dubbi, contattate l’IRS (www.irs.gov). Se avete dubbi relativi al vostro retailer/distributore, contattate il suo servizio di assistenza.
Posso solo dire che io ho seguito questa procedura ed è andata a buon fine in esattamente due mesi, con l’unica spesa di un fax e due francobolli.
 
Di Carla (del 13/12/2012 @ 18:05:48, in Scrittura & pubblicazione, linkato 3512 volte)

C’è chi afferma di aver sempre amato la scrittura e di aver iniziato già da ragazzino a scrivere racconti o addirittura romanzi, chi invece c’è arrivato più tardi, attraverso un percorso più lungo, talvolta inaspettato.
In qualunque modo accada, c’è un momento in cui ci si rende conto di essere degli scrittori. Certe volte questa consapevolezza è davanti a noi tutto il tempo, ma non riusciamo a vederla, finché un giorno i nostri occhi si aprono.
C’è chi, però, nonostante si dedichi alla scrittura già da molto tempo, nutre dei dubbi sul fatto che si tratti della giusta strada per lui.
 
Come fare a capire se si è fatti per essere scrittori?
La prima cosa che ce lo fa capire è che per noi scrivere è prima di tutto un bisogno. Dentro la nostra testa ci sono tutte queste trame, questi possibili personaggi che vogliono uscire fuori. Premono così tanto che solo fissarli per iscritto è in grado di placarci.
Se per un lungo periodo non scriviamo, ci sentiamo in colpa. Certe volte, se usciamo per divertirci, pensiamo che avremmo potuto usare quel tempo per scrivere. Quando leggiamo un libro, ci ritroviamo a pensare che noi avremmo potuto scriverlo diversamente, magari pure meglio. Desideriamo parlare di ciò che stiamo scrivendo, perciò coccoliamo i nostri lettori uno ad uno, oppure obblighiamo il nostro partner o amico o parente ad ascoltarci, mentre parliamo degli sviluppi della trama del libro che stiamo scrivendo. L’ispirazione salta fuori nei momenti meno opportuni e noi lo sappiamo così bene che non ci spaventiamo di fronte a un dubbio su come continuare la nostra storia. E se ci sembra di essere vittima del blocco dello scrittore, ci sforziamo di superarlo scrivendo.
 
Qualcuna di queste sensazioni vi è familiare?
Se la risposta è sì, è molto probabile che siate fatti per essere scrittori.
 
Un altro elemento importante è l’ambizione, la tendenza a fare progetti a lungo termine che riguardano la scrittura. Magari non li si dichiara in giro, per non apparire megalomani o per scaramanzia, però nella nostra testa ci sono progetti per almeno due o tre anni, se non oltre. E più riusciamo a realizzarli, per quanto piccoli, più ci convinciamo che stiamo facendo bene.
Se poi, per caso, andiamo a rivedere ciò che abbiamo scritto in passato, ci rendiamo conto di un altro aspetto: stiamo migliorando di continuo, stiamo maturando. Questo perché tendiamo a perfezionare la nostra arte, a essere meno indulgenti verso noi stessi e, così facendo, impercettibilmente, finiamo per porci nei suoi confronti in maniera professionale.
 
Si arriva a un tale coinvolgimento in quello che si fa che poco importa se con i diritti del nostro libro ci compriamo al massimo una pizza. Vogliamo comunque il massimo da quello che facciamo. Diventiamo perfezionisti e questo ci rende felici in un modo, che spesso gli altri non capiscono.
Ci sono scrittori che devono essere felici per scrivere e quelli che nella scrittura trovano la stabilità e la forza di affrontare le avversità.
Qualunque sia la categoria cui apparteniamo, per noi la scrittura è un qualcosa di centrale nella nostra vita, senza la quale non sappiamo immaginarci.
 
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