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 Ilheus (Brasile)... di Carla
 

"Qui si parla di andare su Marte. Vivere su Marte!" Deserto rosso - Punto di non ritorno

 

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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Carla (del 06/08/2015 @ 00:38:19, in Scrittura & pubblicazione, linkato 2877 volte)

Con l’arrivo di agosto, dopo un rocambolesco mese di luglio in cui ho partecipato al Camp NaNoWriMo (e vinto), ho pubblicato l’ultimo libro di “Deserto rosso” in inglese (“Red Desert - Back Home”) e l’edizione cartacea di tutti i libri di “Red Desert”, mi ritrovo a rallentare il ritmo, cosa che mi provoca una strana sensazione, come se non stessi facendo il mio dovere. E così, dopo pochi giorni, mi sono rimessa all’opera, anche se senza l’urgenza delle scadenze.
 
Volente o nolente, tutto ciò fa sì che io dedichi parte di questa settimana a qualche bilancio, in attesa dell’ultimo quadrimestre del 2015 (oddio, sembra ieri che è iniziato!), che vedrà tra le varie cose anche l’uscita di “The Mentor” (versione inglese de “Il mentore”) pubblicato da AmazonCrossing (cui ho venduto i diritti di traduzione in inglese) e il cui risultato avrà effetti sulle mie scelte future.
 
Come dicevo sopra, a luglio ho partecipato al Camp NaNoWriMo. Stavolta mi sono posta come obiettivo soltanto 40 mila parole, poiché volevo scrivere la prima parte di “Ophir”, il prossimo libro del ciclo dell’Aurora. Ad appena due minuti dalla mezzanotte del 31 luglio sono riuscita a raggiungere la quota prefissata e posso dire di aver vinto. Come al solito (fatta eccezione per “Affinità d’intenti”, di cui completai la prima stesura proprio nello stesso momento in cui vinsi il NaNoWriMo 2013), raggiungere l’obiettivo non significa aver terminato la scrittura. Mi mancano ancora circa tremila o quattromila parole, che vorrei tanto riuscire a scrivere prima di Ferragosto per poi mettere da parte questo libro per un po’. Infatti ho intenzione di scrivere le altre due parti di “Ophir” tra il gennaio e l’aprile del 2016 (il libro poi uscirà nel novembre dello stesso anno).
 
Ma il mio obiettivo principale per questo mese, e l’inizio del prossimo, è l’editing di “Per caso”, il mio prossimo romanzo di fantascienza, frutto del Camp NaNoWriMo di aprile e che uscirà il 30 novembre 2015.
Lo so, avevo promesso di parlarvene più diffusamente in un post, ma non l’ho ancora fatto. Lo farò, stavolta sul serio, entro la fine del mese.
In questi giorni sto rileggendo la prima stesura e come al solito provo quella strana sensazione che, anche dopo appena pochi mesi, mi fa chiedere: “Ma questo l’ho scritto davvero io?
Come trama e tematiche è un romanzo molto diverso dai miei precedenti, ma credo che riconoscerete la mia voce d’autrice nella struttura e nel modo di affrontare i personaggi dall’interno.
 
Non si tratta però dell’unico mio impegno di questo mese. Ieri ho iniziato a prendere appunti su un nuovo thriller che scriverò forse l’anno prossimo o quello dopo (titolo provvisorio “Quella notte”) e nelle prossime settimane voglio metterne giù qualcuno su altre idee (di altri tre romanzi che mi ronzano in testa). Ho messo da parte l’outline di “Sindrome”, che sarà invece il prossimo libro che scriverò, tra novembre e dicembre, e sarà il seguito de “Il mentore”, il secondo di una trilogia (all’ultimo, il cui titolo provvisorio è “Oltre il limite”, ci penserò l’anno prossimo). Devo inoltre iniziare la traduzione in italiano del nuovo libro di Richard J. Galloway, del quale ho già tradotto “Amantarra”.
 
Infine ai primi di settembre sarò ospite della Sassari Comics and Games 2015 (se siete in zona, fatemelo sapere) e nelle settimane prima dovrò prepararmi per il panel che dovrò tenere durante la manifestazione, in cui parlerò dei miei libri di fantascienza e di Destinazione Terra e Fantascientificast, di cui sono inviata.
Insomma, non si può proprio parlare di un mese di riposo, ma solo un leggero rallentamento, che intendo mantenere anche a settembre e ottobre, prima del rush finale di questo 2015.
 
Di Guest blogger (del 13/10/2015 @ 09:30:00, in Scrittura & pubblicazione, linkato 3814 volte)

Oggi ho il piacere di presentarvi una nuova ospite del mio blog, l’autrice Mariachiara Cabrini, che in questo articolo ci parla del mondo ironico e ammiccante, ma soprattutto realistico, di uno dei generi letterari più amati dalle donne: il chick lit!

Oggi voglio presentarvi un genere letterario spesso bistrattato, e sottovalutato, il chick lit. Una costola del romanzo rosa ritenuta talmente leggera da risultare quasi effimera, infatti c’è chi addita questi libri come vuoti e privi di ogni qualsivoglia contenuto o legame con la realtà, ma mai descrizione fu più sbagliata. In realtà l’eroina dei libri Chick lit è molto più realistica delle protagoniste di tanti libri urban fantasy e thriller, osannati e riveriti. Voglio dire, pensateci un attimo, nella vita di tutti i giorni è più facile incontrare una ragazza insicura magari con problemi di peso, o una donna che casualmente si trova sempre in posti dove viene commesso un delitto ed è sempre l’unica a notare indizi che sfuggono a tutti gli altri? È più plausibile che tra le nostre cerchie di amici o colleghi ci sia una moglie tradita dal marito, che la lascia per una donna più giovane e dopo il divorzio ha sempre scuse per non pagare gli alimenti al figlio o che si siano almeno venti adolescenti che hanno un lutto in famiglia o un altro trauma o subito dopo incontrano l’amore della loro vita che è sempre un apparente cattivo ragazzo con problemi di suo, ma è in realtà dolce e le ama come nessuno le amerà mai e per sempre?

Il chick lit è più reale del reale, affronta i problemi che le donne di tutto il mondo devono affrontare ogni giorno, problemi con mariti o fidanzati, con i figli, problemi economici, problemi di peso, problemi col nuovo boss pieno di sé. È un genere che deve il suo successo proprio alla grande identificazione che permette al lettore e in più gli regala una cosa ancora più preziosa: la possibilità di ridere di questi problemi, di farli apparire superabili, di darti una speranza che anche tu come la protagonista alla fine potrai ottenere il tuo lieto fine.
Non occorre avere superpoteri, essere bella quanto una modella, essere una novella rambo, o aver sofferto come una martire per guadagnarsi la felicità. Anche una ragazza del tutto normale che si alza con la faccia stropicciata e capelli impossibili da domare e magari odia pure cucinare e che ha dovuto superare solo dei piccoli problemi, a volte causati da lei stessa, ha diritto a conquistare il suo uomo alla fine.

Questo è quello che ti dice il chick lit. Non ti impone modelli impossibili, ti dice che vai bene così come sei. Ti insegna ad accettarti. Un insegnamento preziosissimo per ogni ragazza, poiché per una donna accettarsi è la cosa più difficile del mondo.
Io consiglierei a ogni adolescente di leggere un bel chick lit invece di “Cinquanta sfumature di grigio”: aiuterebbe la loro autostima a crescere e non le spingerebbe a credere che l’uomo ideale deve saperle sottomettere.
Per concludere voglio perciò citarvi i miei quattro chick lit preferiti. Romanzi capaci di rallegrarti la giornata e lo spirito, regalandoti un sorriso.

Il primo èNon sparare, baciami” di Sharon Krum.
Trama: Jane Spring ha trentaquattro anni, vive a New York e lavora come viceprocuratore distrettuale collezionando un successo dopo l’altro. Lo stesso non si può dire della sua vita sentimentale: pur trovandola molto attraente e simpatica gli uomini scappano dopo il primo appuntamento, e Jane non capisce bene il perché. Cresciuta secondo le rigide regole militari dal padre vedovo, Jane non ha mai avuto un modello femminile a cui ispirarsi, ma un giorno, di colpo giunge l’illuminazione. Bloccata a casa da una tempesta di neve, Jane vede in televisione una serie di film con Doris Day e qualcosa le scatta dentro, capisce ciò che gli uomini desiderano davvero: una donna come Doris.
 
Il secondo èDove l’acqua è più blu” di  Jane Heller.
Trama: Mettete insieme tre amiche che più diverse non si può, ma ugualmente divorziate, una crociera di una settimana nei Caraibi e un delitto a bordo. Sarà la ricetta per un disastro o per un’avventura meravigliosa?
 
Il terzo èScusami se esisto” di Jane Heller.
Trama: Una sorella è per sempre… purtroppo! Così, al contrario dei suoi tre mariti, Deborah non poteva divorziare da Sharon, anche se non erano mai andate d’accordo e l’unica cosa che avevano in comune era la sventura di essere nate dagli stessi genitori. E doveva pure starle dietro e badare che non combinasse troppi guai mentre inseguiva l’ennesima fede al dito...
 
E l’ultimo èLa regina della casa” di Sophie Kinsella.
Trama: A soli ventinove anni Samantha Sweeting è la star di un noto studio legale di Londra.  Lavora giorno e notte ed è tutta concentrata sulla carriera. Ma proprio mentre aspetta con ansia di essere nominata socio si accorge di aver commesso un errore che le costerà il posto. Sconvolta, fugge dall’ufficio e si ritrova in aperta campagna con il cuore in tumulto. Chiede informazioni in una splendida casa e per un malinteso viene scambiata dai proprietari per una delle candidate al posto di governante. E viene assunta, senza che i suoi datori sappiano che Samantha è sì una ragazza dal quoziente intellettuale stratosferico, ma non ha la più pallida idea di cosa significhi tenere in ordine una casa.

 
Se poi avete voglia di leggere un chick lit tutto nostrano ambientato a Milano, aggiungo alla lista di letture suggerite anche il mio chick lit, “LIE4ME Professione bugiarda”, che ho scritto proprio a causa dell’amore che provo verso questo genere.
Trama: Proprio come l’Alice del Paese delle Meraviglie, anche Alice Schiano ha un’irrefrenabile fantasia e decide di sfruttarla per inventarsi un lavoro alternativo. La sua missione è migliorare le vite altrui... una bugia alla volta. Vuoi mollare il tuo fidanzato ma non vuoi farlo di persona per non vivere un’esperienza spiacevole? Vuoi fare bella figura con il capo, sbarazzarti di una rivale, conquistare un collega? Alice è la donna che fa per te! Non c’è nulla che non possa risolvere grazie alla sua parlantina, e non prova mai rimorsi per ciò che fa, perché mentire paga, e bene! I servizi della sua agenzia sono richiestissimi, gli affari vanno alla grande e anche la vita sentimentale scorre liscia come l’olio, forse proprio perché racconta un bel po’ di bugie anche al fidanzato. Finché qualcuno non fa saltare in aria la sua auto. Chi è stato? Alice non intende restare con le mani in mano ad aspettare che la polizia scopra il colpevole. Tanto più che collaborare con l’ispettore Donati, uomo affascinante quanto irritante, potrebbe portare a risvolti inaspettati. In tutti i sensi.
Buona lettura e buone risate a tutti!
 

 
 
MARIACHIARA CABRINI si definisce una lettrice compulsiva. Ormai da sette anni gestisce, con il nickname WEIRDE, un blog dedicato alle sue letture: “L’arte dello scrivere… forse” e si è anche cimentata nella scrittura pubblicando i romanzi: Imprinting love (Zerocentoundici Editore, 2010), La Fiamma del destino (Lulu.com editore, 2011), Le rocambolesche avventure di una lettrice compulsiva (Ilmiolibro.it, 2012), I colori della nebbia, scritto a quattro mani con Francesca Cani (Harlequin Mondadori, 2013) e Lie4me Professione bugiarda (Harlequin Mondadori, 2015).

Visitate il suo sito: http://writtenbyweirde.altervista.org/
E il suo blog: http://weirdesplinder.tumblr.com/

 
Di Carla (del 28/10/2015 @ 01:54:51, in Scrittura & pubblicazione, linkato 2356 volte)
Dovevo scrivere questo post due mesi fa (o almeno così mi ero riproposta) per parlarvi del mio prossimo romanzo di fantascienza, che per la prima volta non ha alcun legame con il ciclo dell’Aurora. Impegni vari quali l’estate (be’, anche quella impegna), l’editing del romanzo, l’uscita nel mercato inglese de “Il mentore” (che in questi giorni rivaleggia con l’ultimo di John Grisham per la seconda posizione nel Kindle Store su Amazon.com!) e una vacanza (ogni tanto ci vuole) mi hanno allontanato da questo proposito.
Adesso, però, che il libro è chiuso (ho finito proprio ieri di formattare l’edizione in ebook) e devo solo completare la copertina (qui sotto vedete un dettaglio della bozza) e scrivere la descrizione, è proprio arrivato il momento di parlarvi di “Per caso”.
 
In un futuro lontano in cui l’umanità si è diffusa addirittura oltre il sistema solare grazie a una tecnologia in grado di generare tunnel subspaziali (chiamateli wormhole se preferite, ma nei miei romanzi cerco sempre di usare dei termini in italiano), in cui gli esseri umani viaggiano in condizione di animazione sospesa, nel sistema stellare di Rhea (sì, è una stella che ha lo stesso nome del secondo satellite di Saturno, l’ho scelto per il suo riferimento alla mitologia greca) in un pianeta quasi completamente ricoperto di oceani, Thalas, viene una colonia umana. Su Thalas però esiste una specie aliena intelligente che non ha mai accettato l’arrivo degli esseri umani, da essa considerati solo degli invasori, e con i quali questi ultimi sono in guerra.
Gli umani hanno chiamato questi alieni sirene.
Le sirene hanno sempre rifiutato ogni comunicazione con gli umani e si sono limitate ad attaccarli indiscriminatamente nella speranza di cacciarli dal loro pianeta. Ma gli umani hanno una tecnologia superiore alla loro e così le sirene stanno perdendo la guerra e conducendo se stesse all’estinzione pur di non arrendersi.
 
Lo scenario è quello tipico di tante storie di space opera ed effettivamente questo romanzo rientra appieno nel genere, almeno nei presupposti. Esso però racconta un episodio avvenuto molto tempo dopo l’inizio di questa guerra e si concentra su un personaggio, un ufficiale del Corpo della Difesa (così è denominato il corpo militare specializzato nel combattere le sirene), conosciuto col nome di battaglia Doc, poiché un tempo era stato solo un medico.
Dopo una ricognizione nell’arcipelago in cui sono rintanate le sirene, insieme alla sua partner Skyer s’imbatte, per caso, nel relitto di una nave stellare data per dispersa in circostanze misteriose da decine d’anni e adesso che orbita all’interno della fascia di asteroidi che circonda il pianeta. L’astronave si chiama Chance (una parola inglese che vuol dire anche “caso”).
Nel tentativo di sciogliere il mistero della Chance, Doc si ritroverà a conoscere per la prima volta da vicino il suo nemico, le sirene, e a tentare di comprenderlo.
 
Per caso” porta avanti due tematiche principali. Una è quella della casualità come motore degli eventi. Ciò che Doc è diventato, ciò che scopre e il modo in cui gli eventi intorno a lui si realizzano sono governati unicamente dal caso, che incastra alla perfezione ogni tessera del puzzle spingendolo verso scelte che non avrebbe mai pensato di fare.
La secondo è l’inconciliabilità del diverso. Le due specie, umani e sirene, sono profondamente diverse nel modo di concepire la vita e il modo in cui questa si diffonde, la propria struttura sociale e il proprio ruolo al suo interno. Ciò è dovuto in parte a differenze intrinseche della loro natura e a eventi imprevedibili e in parte sconosciuti che hanno influenzato la loro evoluzione. Le differenze sono tali da essere inconciliabili. Le due specie prese nel loro complesso forse non raggiungeranno mai un accordo, ma due singoli, un umano e una sirena, presi nella loro individualità, potrebbero confrontarsi e trovare persino dei punti in comune, magari essere amici.
Ma fino a che punto puoi fidarti del tuo nemico?
 
Per scoprirlo dovrete attendere fino al 30 novembre, data di uscita del libro in edizione ebook (la versione cartacea potrebbe uscire un po’ prima).
A quel punto potrete esplorare le giungle di Thalas e ammirarne gli oceani, volare nella sua orbita tra gli asteroidi e le sue lune, e insieme a Doc potrete provare a scoprire il mistero che avvolge la nave stellare Chance, il suo equipaggio e i suoi passeggeri.
 

In realtà la prima settimana del National Novel Writing Month è quasi finita e ve ne parlo solo adesso perché non avuto tempo di farlo prima. Al contrario sto riuscendo comunque a trovarlo per sfidare anche quest’anno me stessa a scrivere 50.000 parole di un romanzo in 30 giorni. I primi sei sono passati e con le 10.005 parole scritte finora sono in perfetta linea con la mia tabella di marcia.
 
C’è chi potrebbe pensare che scrivere così tanto in un mese sia qualcosa si eccezionale, che chi partecipa a questa competizione (contro se stessi!) si chiuda in casa per un mese intero. La verità è che la quota giornaliera di parole non è affatto proibitiva. Stiamo infatti parlando di 1667 parole, che, tenendo conto che uno scrittore in genere fa sessioni di scrittura da circa 2000 parole (la lunghezza media di una scena), è un obiettivo assolutamente normale.
La vera difficoltà del NaNoWriMo non è scrivere 1667 parole in un giorno, anche perché se sai bene cosa scrivere riesci a farlo in un tempo che va da una (quando sei veramente ispirato) a tre ore. Facciamo quattro, se proprio non hai fretta.
La vera sfida è farlo tutti i santi giorni.
 
È questo che il NaNoWriMo insegna: la disciplina nello scrivere.
Lo scopo non è arrivare a fine mese con 50 mila parole, né farne 10 mila ogni sei giorni. Lo scopo è scrivere tutti i giorni con una media di 1667 parole al giorno. Se si rimane un po’ indietro (cioè si è scritto un pochino meno del dovuto), qualche giorno si può scrivere di più per recuperare, ma è invece un errore pensare di scrivere molto un giorno per poi prendersi un o più giorni di pausa. Se si spezza il ritmo è maledettamente difficile riprenderlo.
Il NaNoWriMo insegna allo scrittore come creare una propria routine di scrittura che deve ripetersi tutti i giorni, senza guardare sabati e domeniche, perché la creatività non fa mai festa, anzi va nutrita e incoraggiata in maniera costante affinché l’atto di scrivere non sia più incombenza, ma diventi qualcosa che si aspetta con ansia.
 
E così i primi giorni del NaNo (come viene chiamato affettuosamente dai partecipanti) sono difficili perché la nostra mente tende a rifiutarsi di fronte a quello che percepisce come obbligo. Ma, come si va avanti, come entriamo nella storia, come i personaggi diventano (o ridiventano in caso di un libro in una serie) parte di noi, l’obbligo diventa desiderio di fare quella cosa che sembra la più facile tra i tanti impegni del giorno e che il solo completarla ci dà la carica per occuparci di tutto il resto.
E poi si passa al livello successivo. Il desiderio diventa necessità.
 
Ci svegliamo e il nostro primo pensiero è la prossima scena che dovremo scrivere. E non abbiamo pace finché tutte quelle fantasie diventano realtà, nero su bianco, dandoci un po’ di tregua, almeno fino al giorno successivo.
Quando arriviamo a questo risultato, vuol dire che stiamo affrontando questa sfida nella maniera giusta.
 
E infatti è dal novembre 2013 che scrivo (o riscrivo) tutti i miei libri durante il NaNoWriMo e le due sessioni di Camp NaNoWriMo (aprile e luglio) e poi continuo, per quelli più lunghi di 50 mila parole, cercando di impormi lo stesso ritmo.
Be’, posso assicurarvi che funziona.
Anche se all’inizio di ogni sessione mi sembra di violentare me stessa, in pochi giorni la scrittura della mia quota di parole diventa il cardine intorno cui gira tutta la giornata. Una volta scritte, so di aver fatto il mio dovere e affronto gli altri impegni con più tranquillità.
 
Ma parliamo di cosa sto scrivendo.
Il libro in cui mi cimento quest’anno è “Sindrome”, il sequel de “Il mentore, che fu il primo libro che scrissi nell’ambito del NaNoWriMo esattamente tre anni fa (nel 2012).
Era stato un vero e proprio esperimento, visto che in quel periodo stavo scrivendo la serie di “Deserto rosso” ed ero completamente immersa nella fantascienza. Avevo sentito il bisogno di cambiare e cimentarmi nel thriller. Allora non avrei mai immaginato che a distanza di meno di tre anni quello stesso libro sarebbe diventato un bestseller Amazon negli Stati Uniti (“The Mentor”). Anzi, non ne avevo il minimo sospetto neppure meno di diciotto mesi fa, quando lo pubblicai in italiano.
Proprio perché era un esperimento l’avevo concepito come un libro singolo. Ma, siccome ha un finale aperto (come tutti i miei libri), visti poi gli avvenimenti successivi (le ottime vendite, il contratto con Amazon Publishing per la pubblicazione in inglese), ho iniziato a pensare che forse ciò che avevo seminato in quel romanzo mi potesse portare a scriverne un seguito, anzi a scriverne due.
Sì, avete capito bene, sto parlando di una trilogia.
 
E così la scorsa primavera ho buttato giù un’outline di massima della trama di “Sindrome”. Avevo già deciso che l’avrei trasformata in un romanzo questo novembre, nonostante non sapessi ancora con certezza come sarebbero andate le cose con “The Mentor” ed essendo ben consapevole che si trattava di un rischio, come lo sono tutti i sequel, poiché affinché un lettore possa apprezzare appieno “Sindrome” deve aver letto “Il mentore”. Ma ormai avevo le idee abbastanza chiare sulla storia, i personaggi premevano nella mia mente per tornare in azione e nuovi stimolanti sviluppi si facevano strada nella mia mente.
 
Infine, poche settimane fa, ho ripreso in mano quell’outline, l’ho sistemata e il 1° novembre mi sono messa di fronte al foglio bianco per iniziare questa nuova avventura del detective Eric Shaw, capo di una squadra della scientifica di Scotland Yard, un personaggio che, pur avendo l’indole del buono, per via delle persone (soprattutto una!) e di eventi della sua vita che non riesce del tutto a controllare, si ritrova a svolgere un ruolo quasi da anti-eroe, con buoni propositi, ma metodi decisamente poco ortodossi. Il suo equilibrio crolla alla fine de “Il mentore” quando prende una decisione, le cui conseguenze sono destinate a perseguitarlo nel futuro.
 
E in “Sindrome” quel futuro è arrivato.
Due anni dopo gli eventi de “Il mentore” (la storia si svolge il prossimo giugno), mentre Eric lotta con scarso successo per riprendere il controllo della propria vita, ecco che nuovi eventi, legati a due casi intrecciati che lo vedono coinvolto non solo come poliziotto e criminologo, suo malgrado ne cambiano ancora il corso, rendendo il suo proposito sempre più complicato. “Sindrome” è la storia di questa lotta, il cui risultato emergerà solo nella scena finale. Ma nell’arco del libro assisteremo all’evolversi di un personaggio, che, dopo aver perso le proprie certezze (ne “Il mentore”), se ne sta costruendo delle nuove e inconsapevolmente sta gettando le basi del nuovo Eric Shaw, che emergerà nell’ultimo libro della trilogia.
 
Se volete seguire la mia scrittura giornaliera di “Sindrome”, potete farlo tenendo d’occhio il contatore sulla colonna destra del blog oppure sulla pagina del libro nel sito del NaNoWriMo.
A fine mese vi dirò come è andata.
 
Ce l’ho fatta!
Qualche ora fa ho completato il sesto capitolo di “Sindrome”, il seguito de “Il mentore”, totalizzando 51020 parole e quindi raggiungendo e superando l’obiettivo di scrivere 50000 parole di un romanzo in 30 giorni, anzi in 29. È la terza volta che partecipo al NaNoWriMo, la sesta se consideriamo anche le sessioni Camp, e anche quest’anno ce l’ho fatta!
 
 
È stato un mese faticoso, perché mi trovavo (e mi trovo ancora) ad affrontare il sequel di un libro che è andato molto bene, quindi c’era una certa ansia da prestazione. All’inizio, come capita ogni volta, ho faticato a “sentire” la storia nel modo giusto. La scrivevo, rispettando sempre gli obiettivi giornalieri, portando avanti l’outline che avevo preparato e cercando di farla evolvere, ma non era molto soddisfatta. Non tanto del libro in sé, bensì del fatto che non mi stessi divertendo.
Poi è scoccata la scintilla, complice l’inserimento di qualche scena che mi piace definire turistica. Inserire dei contesti reali aiuta a focalizzarsi sui personaggi e le loro sensazioni, e a farle proprie.
Adesso mi sto divertendo.
 
Con il completamento dell’obiettivo del NaNo non ho però terminato la prima stesura del libro. Prevedo di dover scrivere almeno altre 10-15 mila parole, se non di più, ma so di aver trovato la sintonia giusta con il romanzo. Ora è diventato credibile nella mia testa, anzi è diventato reale, e mostrarlo a voi mi viene molto più semplice. Mi basta percepirlo attraverso i sensi dei personaggi e ascoltare quello che dicono.
 
Intanto mi prendo un attimo per festeggiare questo traguardo: 51 mila parole in 29 giorni.
Da domani si continua a scrivere per arrivare alla fine, ma senza pressioni. E, con un po’ di fortuna, prima di Natale avrò la prima stesura di “Sindrome”.
 
Conosci il tuo nemico.
 
Doc ha passato gli ultimi nove anni della sua vita su Thalas combattendo le sirene. È un ufficiale del Corpo della Difesa, un corpo militare costituito molti decenni prima, quando la colonia umana stabilitasi sul pianeta per esplorarlo e colonizzarlo, è stata attaccata da una specie autoctona di cui ignoravano l’esistenza.
Queste creature umanoidi, dall’intelligenza sopraffina e perfettamente adattate a un pianeta la cui quasi totale superficie è ricoperta da un unico immenso oceano, non hanno mai cercato di comunicare con gli umani, si sono nascoste a osservarli e poi hanno sferrato il loro attacco. Obiettivo: sterminare l’invasore.
 
Ciò accade nel mio nuovo romanzo di fantascienza, “Per caso”, in cui in un’atmosfera da space opera vi racconto la storia di una (im)possibile amicizia tra un umano e un alieno nel contesto di una guerra sul pianeta Thalas che vede da una parte la colonia umana, forte dei propri mezzi e del proprio sviluppo tecnologico e sociale, e la specie autoctona delle sirene che combatte in maniera cieca per mezzo di atti terroristici.

Gli umani possono contare su una tecnologia superiore, che ha permesso loro di lasciare la Terra e attraversare la galassia, e col passare dei decenni le sorti della guerra volgono a loro favore. Gli umani stanno annientando i loro nemici, che preferiscono morire piuttosto che arrendersi e tentare la via della pace.

Nonostante la loro inferiorità, le sirene non si arrendono e colpiscono la colonia umana con attacchi terroristici. Non esitano a immolare se stesse pur di uccidere anche solo uno degli invasori, che siano uomini, donne, bambini.
E il lavoro di Doc è uccidere le sirene.
 
Un giorno, al ritorno da una ricognizione nella regione oceanica in cui si nascondono le sirene verso la stazione spaziale Poseidon, Doc e la sua partner Skyer si imbattono nel relitto di una nave interstellare scomparsa all’inizio della colonizzazione. Le sue tracce si erano perse subito dopo la sua uscita dal tunnel subspaziale. Adesso l’astronave Chance è finalmente giunta a Thalas col suo carico di morte. Da nave da trasporto passeggeri in criostasi si è trasformata in un cimitero spaziale.
Cosa è accaduto a bordo?
 
Durante le investigazioni per scoprire le misteriose cause del drammatico destino dei passeggeri e dell’equipaggio della Chance, Doc si ritroverà a conoscere da vicino l’incomprensibile mentalità delle sirene, inaccettabile per il modo di ragionare degli esseri umani, ma che getta luce sulle azioni degli individui di questa specie
È uno scontro di civiltà inconciliabili, ma forse, anche se due specie non potranno mai trovare un accordo, due individui presi singolarmente potrebbero addirittura essere amici.
Resta comunque una domanda: fino a che punto puoi fidarti del tuo nemico?
 
Per scoprirlo, dovrete leggere “Per caso”, disponibile in edizione ebook a 2,99 euro su Amazon, Giunti, Kobo, Mondadori Store, laFeltrinelliGoogle Play, Apple, Nook (tramite app), Smashwords e Tolino.
L'ebook è senza DRM, quindi può essere convertito in tutti gli altri formati.

Il libro è disponibile anche in edizione cartacea a partire da 7,99 euro su Amazon e Giunti. Presto anche su Mondadori Store.
 
Ecco la descrizione del libro.
 
Su Thalas, la guerra tra la colonia umana e la specie autoctona delle sirene ha raggiunto un punto di stallo. Ridotte in numero a causa della superiorità tecnologica di quelli che definiscono invasori, le creature aliene si sono rifugiate nell’arcipelago TX, in una remota regione dell’unico enorme oceano che avvolge il pianeta, ma non hanno smesso di combattere.
Tra gli ufficiali del Corpo della Difesa, specializzato nello sventare gli attacchi terroristici delle sirene, c’è un medico da tutti conosciuto con il nome di battaglia Doc. Questi, di ritorno insieme alla sua partner da una ricognizione in una delle isole appartenenti al dominio sirenico, si imbatte per caso nel relitto della Chance, una nave interstellare adibita al trasporto di nuovi colonizzatori, scomparsa in circostanze misteriose diversi decenni prima.
L’indagine per rivelare gli eventi che hanno segnato il drammatico destino dell’equipaggio e dei passeggeri della Chance spingerà Doc a conoscere per la prima volta da vicino il suo nemico e a tentare di comprenderlo, fino a confrontarsi con lui e a trovare dei punti in comune.
 
Ma due nemici potranno mai fidarsi completamente l’uno dell’altro?
 
Non vi resta che imbarcarvi sulla prima nave interstellare diretta a Thalas per raggiungere Doc e insieme a lui visitare le giungle che rivestono la miriade di isole che punteggia il suo oceano. Potrete volare in orbita tra le sue lune e il suo anello di asteroidi e mettere piede su una nave fantasma. Infine conoscerete quelle creature bellissime e terribili cui gli umani hanno dato il nome di sirene.
 
Di Carla (del 03/12/2015 @ 20:13:39, in Scrittura & pubblicazione, linkato 2455 volte)

A pochi giorni dall’uscita, “Per caso” riceve la sua prima recensione importante. È ancora Tom’s Hardware, che aveva già recensito “Deserto rosso” e “L’isola di Gaia” e pubblicato una mia intervista, a dedicare un articolo al mio nuovo romanzo di fantascienza.
 
Questo articolo di Elena Re Garbagnati è in realtà una riflessione nata proprio dalla lettura del romanzo riguardo alle conseguenze dell’incontro dell’umanità con una specie aliena in un pianeta lontano. E se gli alieni ci considerassero degli invasori e diventassero nostri nemici?
Partendo dalle parole di Stephen Hawkings e di Ann Druyan (vedova di Carla Sagan e direttore creativo dell’Interstellar Message di Voyager) si arriva al quesito di fondo del romanzo e cioè fino a che punto la comprensione dell’altro possa portare a reale fiducia.
 
Se siete curiosi di leggere l’articolo, fate clic qui o sull’immagine in alto.
E, mi raccomando, condividetelo con i vostri amici.
 
Ringrazio ancora una volta Elena Re Garbagnati e la redazione di Tom’s Hardware per l’apprezzamento nei confronti dei miei libri!
 
Di Carla (del 16/12/2015 @ 00:45:13, in Scrittura & pubblicazione, linkato 2865 volte)
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Di Carla (del 29/12/2015 @ 22:17:49, in Scrittura & pubblicazione, linkato 2691 volte)
Qualcuno di voi avrà notato, nella sezione dei lavori in corso qui nel mio blog, che sto lavorando a due libri. Il 2016 sarà per quanto mi riguarda l’anno dei sequel. Infatti “Sindrome”, di cui ho terminato la prima stesura il 22 dicembre, è il sequel de “Il mentore”, ma anche il secondo libro di una trilogia dedicata al detective Eric Shaw. “Ophir”, invece, è il terzo libro del ciclo dell’Aurora, ma di fatto è il sequel cronologico della serie di “Deserto rosso”.
 
Quella di pubblicare dei sequel può sembrare una scelta facile, anche perché in questo caso parliamo dei seguiti dei miei libri di maggior successo: la serie di “Deserto rosso” che vanta quasi 8000 copie vendute solo in Italia, e circa 2000 nella versione inglese, e “Il mentore” che complessivamente grazie all'edizione inglese ha raggiunto più di 160.000 lettori in tutto il mondo. So già di partenza che una volta pubblicati non mancheranno i lettori interessati ad acquistarli, sia in italiano che in inglese, nonostante il calo fisiologico nel passare da un libro all’altro di una serie.
 
Ma tutte queste cose non hanno nessuna importanza nell’affrontare la scrittura di un sequel. Si potrebbe pensare che avere dei personaggi e delle ambientazioni pronte rendano più facile la creazione di una storia. Il problema è che rendono altrettanto facili i rischi di essere ripetitivi, poco originali. In più c’è il fatto che non sempre si ha voglia di rimettersi nei panni di certi personaggi. La mente vuole inventarne altri completamente nuovi ed è recalcitrante quando si tratta di calarsi di nuovo in personalità create anni prima. È difficile riafferrare l’emozione che si era provata nel crearli per poter partire da lì e dare vita a nuovi sviluppi.
 
Infine c’è la cosiddetta ansia da prestazione.
No, non parlo del fatto che il risultato possa piacere o meno al lettore. Questo è un aspetto che, quando scrivo, non mi interessa affatto. Il problema è che io stessa potrei non essere soddisfatta del risultato. Considerando che scrivo i romanzi che mi piacerebbe leggere, se dovesse non piacermi ciò che ho scritto, avrei fallito, anche se lo stesso libro dovesse piacere a tutti gli altri lettori.
 
Questi timori sono assolutamente normali, ma l’esperienza (dopo aver scritto dieci libri credo di averne acquisita un po’) mi ricorda che sono sensazioni che vanno e vengono durante la prima stesura di un libro, per poi sparire nel mettere la parola fine. E, se qualcosa resta, verrà eliminata del tutto durante il processo di editing.
 
Così è successo per “Sindrome”, di cui ho completato la prima stesura appena una settimana fa dopo un lavoro di poco più di cinquanta giorni (le prime 50 mila parole le ho scritte nell’ambito del NaNoWriMo) che mi ha restituito un manoscritto di oltre 78 mila parole, destinate probabilmente a crescere un pochino durante le prossime revisioni.
Nel mettere la parola fine sono stata felicissima, non solo perché avevo finito, ma soprattutto perché adoravo (e tuttora adoro) il finale del romanzo.
 
“Sindrome” è un romanzo più cupo de “Il mentore”. Il protagonista, il detective Eric Shaw, si trova ad affrontare nel breve arco di tempo di una settimana due casi indipendenti ma che in qualche modo lo coinvolgono. Nel contempo vive una situazione personale complessa.
A ventuno mesi dalla terribile scoperta fatta alla fine de “Il mentore”, Eric vive con un segreto che lo incatena a un difficile rapporto con la sua “allieva”. Si sente imprigionato, anche se solo psicologicamente, e allo stesso tempo incapace di fuggire. Non solo non riesce a farlo. In realtà lui non vuole farlo.
Tra i suoi vari tentativi di distrarsi dalla propria condizione c’è la relazione con una fiamma del passato, la dottoressa Catherine Foulger, primario di pediatria in un ospedale di Londra. Questa sua scelta finirà per riportare a galla eventi che credeva di aver sepolto nella memoria e per i quali, decenni dopo, sente ancora il rimorso.
E poi ci sono due casi. Nel primo un’infermiera che lavora con la Foulger accusa una madre di essere responsabile dei peggioramenti del proprio figlio. Intanto qualcuno semina cadaveri di spacciatori di droga, torturati e poi uccisi.
Nel giro di pochi giorni Eric dovrà individuare due colpevoli e tentare di riprendere il controllo della propria vita. Ci riuscirà?
 
Sono molto contenta di come è venuto fuori questo romanzo, almeno in questa prima stesura. Sono riuscita a portare il filo principale della trama (il rapporto mentore-allieva) nella direzione che volevo in maniera credibile, o almeno spero che sia credibile.
Mi sono ritrovata a sfruttare alcuni spunti che avevo “seminato”, senza saperlo, nel primo libro, un po’ come se i personaggi sapessero già quello che io dovevo ancora inventare. Alcune scene, inoltre, sono per così dire turistiche, con luoghi famosi divenuti teatri di delitti e inseguimenti.
Il finale atipico e aperto (ricordate: questi libri non sono dei gialli, ma dei crime thriller!) apre la porta a ciò che accadrà nell’ultimo libro, il cui titolo provvisorio è “Oltre il limite”. Una rivelazione al protagonista di qualcosa che il lettore intuisce già da due scene prima viene seguita da una sorta di colpo di coda nelle ultimissime battute, che definisce l’inattesa evoluzione del personaggio e lo proietta verso il terzo libro.
 
Volete un po’ di numeri?
In “Sindrome” ci sono 13 morti ammazzati, un po’ meno di 80 mila parole, 9 capitoli e la storia, eccetto la prima scena, si svolge in 6 giorni.
Per saperne di più dovrete attendere il 21 maggio 2016.
 
Con “Ophir” invece torno alla fantascienza. Ho già scritto la prima stesura della prima parte, mentre le altre due rimanenti conto di scriverle entro aprile. La sua lunghezza sarà simile a quella de “L’isola di Gaia”.
La storia si divide tra la Terra e Marte (con alcuni capitoli sulla Luna) e inizia tre anni dopo la fine di “Deserto rosso”. Dopo un salto temporale, questa continua dodici anni dopo la serie marziana.
 
In questo romanzo vedremo una parte degli eventi accaduti tra “Deserto rosso” e “L’isola di Gaia. Ritroveremo tutti i principali personaggi del primo e alcuni, molto giovani, del secondo. La voce narrante non è però quella di Anna Persson, che svolge un ruolo di comprimaria, bensì del personaggio femminile che chiude “Deserto rosso (chi l’ha letto sa di chi parlo).
Sullo sfondo degli eventi che coinvolgono i protagonisti emerge il tema di questo romanzo: l’intelligenza artificiale, “incarnata” dal personaggio virtuale di CUSy (Susy per gli amici) che abbiamo già brevemente incontrato in entrambi i libri precedenti del ciclo dell’Aurora. Scopriremo come da Marte è poi giunta sulla Terra e intuiremo le sue responsabilità in alcuni eventi narrati ne “L’isola di Gaia”.
Vi saprò dire di più su questo romanzo, quando terminerò la prima stesura.
In ogni caso, se tutto andrà secondo le previsioni, Ophir” uscirà il 30 novembre 2016.
 
Di Guest blogger (del 14/01/2016 @ 09:00:00, in Scrittura & pubblicazione, linkato 3026 volte)

Oggi ho il piacere di presentarvi un nuovo ospite del mio blog: l’autore e blogger Gaspare Burgio. Nell’articolo che segue Gaspare ci parla di fantascienza “sociologica”. Che cos’è esattamente? Scopriamolo dalle sue parole.
 
Lo spazio e il tempo fisici sono confini troppo vasti perché vi sia luogo unicamente alla coerenza. È vero che se isoliamo sezioni di spazio vedremmo la ripetizione di alcuni schemi, il che ci offre placebo per l’ansia galattica. Possiamo qualificare e omogeneizzare il Cosmo da un punto di vista matematico, e la matematica è la scienza ansiolitica (la fisica non più, ormai è partita per la tangente). Questa però è una fredda consolazione alla quale non credo affatto. Non più di un quadrifoglio che preservi dall’incombenza di un tir fuori controllo.
È assai probabile che da qualche parte, in quell’immenso accumulo di galassie, vi sia una buccia di banana in attesa proprio del tuo piede. È là che ti aspetta con fiducia, per farti ruzzolare quando sarà necessaria presenza di spirito.
Le banane sono terribili, e lo dico con coscienza: io vi scivolai ad un appuntamento galante. Sappiate che alla prima Esposizione Universale americana la gente comune scoprì proprio le banane, che divennero lo street food preferito. Nel 1879 vi fu una campagna nazionale contro le bucce di banana che provocavano un numero discreto di decessi ogni anno, tanto che nel 1909 in alcune località divenne illegale il consumo in strada. E voi avete paura degli alieni!
 
Science Fiction “sociologica”: chi e perché
Mentre autrici del calibro di Monticelli conducono a vasti campi stellati e mondi ugualmente ampi che insistono nell’interiorità dei protagonisti, alcuni hanno guardato alle stelle ipotizzando che forse anche là sarebbero rimasti incastrati in fila alle Poste o in matrimoni fallimentari. Che un agente del fisco è tale a prescindere dalle coordinate di approdo. Che anche sulla superficie vergine di Merpolene Beta c’è una buccia di banana in attesa del tuo piede. Che insomma la specie umana si sarebbe portata ovunque, entanglement incluso, il solito distintivo patatrac.
 
Tutto cominciò sulle pagine di Thrilling Wonder Stories, intorno agli anni 30, per la penna di un ignoto Kelvin Kent. Al primo robot cigolante, i cardini seriosi e favolistici della SF furono scardinati e tanti si gettarono sul pezzo.
Questi scrittori, a fasi alterne o a parcella piena, hanno ipotizzato che ovunque l’uomo si fosse sospinto, che fosse nel tempo o nello spazio, avrebbe riprodotto in toni esasperati nulla più del solito centro commerciale, del parcheggio in doppia fila, dell’angoscia per Donald Trump. Goulart, Brown, Adams e perfino Anderson e Van Vogt fanno parte di quella schiera di autori che, osservando la nostra realtà quotidiana, finirono per riscriverla nell’ottica del futuribile, stressandone gli aspetti fino al paradosso. L’effetto comico è garantito. Sebbene, in fin dei conti, non si rida altro che di noi stessi: una doppia presa per i fondelli, pertanto magistrale.
 
Di qua, il grande filone della Science Fiction ironica, che fra accademici si riconduce a quella “sociologica” (sempre col virgolettato).
 
La lista
Ho esordito asserendo che l’Universo è troppo vasto perché sia serio in ogni sua parte (luoghi come Pontremoli o Lamporecchio ci danno già misura senza spingersi tanto avanti coi motori a curvatura). Ecco un elenco di opere letterarie immancabili che potete consultare se volete fare un viaggio iperstellare ai confini della disgrazia umana. Un elenco per nulla coerente.
 
Uomini macchine e guai” - Ron Goulart
Il fattore invisibile - Connie Willis
Hoka Sapiens” - Poul Anderson
Scambio mentale” - Robert Sheckley
Marziani, andate a casa!” - Fredric Brown
Guida galattica per autostoppisti” - Douglas Adams
Cyberiade - Stanislaw Lem
Bill, eroe galattico” - Harlan Ellison
Sarchiapone” - Eric Russell
Mattatoio n°5” - Kurt Vonnegut
 
Arricchire la biblioteca marziana
Il breve elenco precedente non conclude di certo le possibilità del genere. Se avete in archivio titoli che vi hanno fatto ridere a denti stretti, perché non condividere?
Forse potremmo scovare una costante anche qui (non credo ugualmente che ci salverà dalle figuracce).
 

 

GASPARE BURGIO
 è un autore che pubblica narrativa classica e di genere in piena autonomia. Da bambino credeva che la nipote della dirimpettaia fosse un’androide. Poi capì che era amore. Nel campo della SF ha creato l’antologia breve di storie umoristiche “Universo e altre periferie”.
 
La sua produzione, in costante crescita, è interamente consultabile alla pagina autore Smashwords.
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