Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Ho il piacere di presentarvi una mia conterranea, che però da diciassette anni vive in Inghilterra e precisamente a Cambridge: Martina Munzittu.
Martina è una scrittrice. Il suo libro “ A Deal With A Stranger”, edito originariamente in inglese nel 2008, è stato poi tradotto e pubblicato in maniera indipendente anche in Italia col titolo “ Un patto con una sconosciuta”.
Oltre alla peculiarità di essere stato scritto in inglese da un’italiana (che però può essere ormai considerata bilingue), ciò che caratterizza questo bel romanzo, di cui ho parlato qualche tempo fa in un post, è il fatto di essere ambientato nella nostra Sardegna e in particolare a Cagliari, sebbene con qualche incursione a Monte Arcosu, a Sassari, nel Sulcis e nella zona di Chia.
Da una parte c’è una storia molto originale e dall’altra un’ambientazione, che permette a chi non conosce questi posti di fare un piccola visita turistica nella nostra isola, accompagnata anche dai sapori che la caratterizzano.
Oggi ho la possibilità di approfondire il discorso con la stessa Martina.
Ciao Martina, benvenuta nel mio blog! La prima cosa che voglio chiederti è: perché, pur essendo tu italiana, hai deciso di scrivere “Un patto con una sconosciuta” in inglese?
Sono nata e cresciuta in Sardegna, ma ho vissuto la maggior parte della mia vita da adulta in Inghilterra, parlo l’inglese il 90% del tempo, tra lavoro, vita sociale, e famiglia (mio marito è inglese), quindi mi veniva più naturale scrivere in inglese.
Parliamo un po’ del libro. Quanto tempo ci hai messo a scriverlo? L’idea della trama era chiara sin dall’inizio oppure si è sviluppata man mano che andavi avanti con la scrittura?
La storia l’ho buttata giù in sei mesi, ma ho dedicato altri sei mesi alla preparazione, in particolare alla ricerca. Avevo già in mente le linee generali e come si sarebbe sviluppata la trama, ma l’ho cambiata e adattata man mano che scrivevo.
C’è qualche personaggio in particolare che racchiude dei lati del tuo carattere? O ti sei divertita a “spargere” un po’ di te in più personaggi?
L’eroina, Clara, ha molto di me. Adora il mare, il sole e la spiaggia di Chia, che è la mia preferita. Clara ha una passione per i dolci, la buona cucina e il gelato. Ha un po’ la tendenza a essere sfigata, nel senso che gliene capitano di tutti i colori, e qui ci rientro benissimo anch’io.
In altri sensi è molto diversa da me, addirittura contrapposta. È stato divertente crearla così.
Qualche evento narrato (mi riferisco a quelli non surreali) è ispirato a fatti realmente accaduti (non necessariamente a te)?
Nel libro, tra le varie disavventure di Clara, trapela l’argomento suicidio. È qualcosa che mi ha sempre colpito molto e turbato. Ho conosciuto parecchie persone che si sono tolte la vita, alcune a me care. Questo mi ha ispirato a scrivere la storia.
Il romanzo è caratterizzato da elementi misteriosi, quasi soprannaturali, da una parte ed elementi romantici dall’altra. Ritengo però che nel suo complesso, vista la sua eterogeneità, rientri più che altro nella narrativa non di genere, sebbene con un taglio decisamente femminile.
So che per un autore è spesso difficile definire il genere del proprio libro. Tu, però, cosa ne pensi?
Sono d’accordo, spesso è difficile definire un genere preciso per ciò che si scrive. Il libro nasce come una storia romantica, e questo è il filone presente in tutta la trama. Tuttavia tratta anche di altri argomenti, e tende a porre più domande che a dare risposte. Questa è un po’ la mia natura: fare sempre troppe domande. :) In realtà con questo libro volevo lasciare ampia libertà al lettore di decidere, volevo che potesse scegliere secondo il suo umore e inclinazione. Si potrebbe leggere il romanzo come qualcosa di scorrevole e (spero) divertente, oppure si può scavare un po’ più a fondo e coglierne altre sfumature.
Come dicevo nella recensione, mi hai ricordato Hornby, sia nelle tematiche che nel modo imprevedibile in cui hai sviluppato la storia. Ma esiste un autore al quale pensi di somigliare (magari non intenzionalmente) o al quale ti ispiri?
Hornby mi piace tantissimo perchè nel suo modo di scrivere sa rispecchiare perfettamente il sense of humour degli inglesi, in particolare quello maschile. A esser sincera non ho degli autori particolari ai quali mi ispiro, almeno non in mondo intenzionale. La cosa che ha però influito sul mio stile è stato toccare in qualche modo il pubblico britannico. Avevo in mente loro come audience, quando ho scritto la storia, e sapevo che anche se trattavo un argomento delicato, dovevo farlo con una certa ironia. Gli inglesi scherzano su tutto, anche le tragedie, e questo mi piace molto della loro cultura. Non lo fanno per minimizzare il problema, ci mancherebbe, ma per affrontarlo meglio. Gli inglesi tendono anche ad auto-criticarsi, denigrarsi, e di nuovo questo ha ispirato lo stile e la caratterizzazione dei miei personaggi.
La Martina Munzittu lettrice cosa legge di solito?
Un buon libro. Sembra una risposta scontata. ma non lo è. In giro c’è parecchia spazzatura, e se comincio a leggere un libro e non mi piace, lascio perdere. Leggo parecchi generi: narrativa generale, fantasy, fantascienza, romanzi rosa, libri comici, e saggi su argomenti come la psicologia, sociologia, spiritualità, scienza, religione, self-development. L’importante è che il libro mi sappia coinvolgere, intrattenere, divertire, oppure mi insegni qualcosa che non sapevo prima.
Mi ha colpito il modo particolareggiato in cui hai descritto le procedure e la vita all’interno del carcere di Buon Cammino. Ti sei documentata? Se sì, come? Oppure è tutto frutto della tua fantasia?
Questa è una delle parti sulla quale non volevo fare errori. Avevo chiesto a suo tempo di poter visitare il carcere, ma non mi era stato concesso. Però sono riuscita ad avere un appuntamento con il Provveditore Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria della Sardegna. Mi ha dedicato circa due ore e ho sottoposto questa gentilissima persona a una estenuante intervista, dove gli chiedevo per filo e per segno le varie procedure del carcere. Dal momento in cui un detenuto arriva per la prima volta, fino agli orari delle pause, menù dei pasti, orari delle visite, telefonate ai familiari, ecc. Mi ha anche consegnato una brochure con le foto dell’interno del carcere. Ecco da dove sono saltate le mie descrizioni. Per essere sicura ho poi fatto leggere i capitoli ambientati in carcere a un ex guardia carceraria (mi pare che ora vengano chiamate in modo diverso? [nota: credo sia agente di polizia penitenziaria]) che ha confermato che le descrizioni e i vari iter erano accurati.
Una piccola divagazione: nell’ultimo decennio in UK e America si sono diffuse le catene di bar stile italiano, dove offrono caffè espresso, cappuccino, caffelatte. Gli inglesi associano queste bevande a qualcosa di esotico, un piacere da concedersi. Quando un’amica inglese ha letto che ai detenuti sardi servivano il caffelatte a colazione, è rimasta stupefatta. What a treat! Mi ha detto. Che lusso!
Qualcuno dei luoghi di cui hai narrato ha per te un significato particolare? Raccontami un po’.
La maggior parte parte dei luoghi citati è legata a dei ricordi per me. Cagliari per prima, è la città dove ho studiato e lavorato per parecchi anni, poi Chia è per me una bellissima spiaggia, mi piace andarci d’inverno, quando c’è poca gente, e camminare lungo la riva. Ho scelto Chia per una delle scene importanti del libro, e quello che prova Clara camminando sulla spiaggia riflette quello che provavo io quando ci andavo.
Nel leggere il libro mi è parso di scorgere una certa nostalgia. Cosa ti manca di più della Sardegna?
Tante cose. Il clima prima di tutto. Nonostante io viva in Inghilterra da 17 anni, non mi sono abituata agli inverni lunghi e freddi, le estati quasi inesistenti. Il mare e le nostre spiaggie mi mancano moltissimo. Se poi comincio a parlare del nostro cibo... non mi fermate più!
Una particolarità del personaggio di Clara è la sua quasi ossessione nei confronti del cibo. La descrizione dei cibi è sempre molto particolareggiata e in qualche modo arricchisce l’ambientazione stessa, rendendo il libro una sorta di pubblicità in forma narrativa (passami questa espressione) delle meraviglie della Sardegna. Come mai ti sei soffermata su questo aspetto?
Come già menzionato, quando ho scritto il libro, avevo in mente il tipico lettore inglese. Ora gli inglesi amano molto l’Italia, le nostre tradizioni, cultura, cucina, ecc, quindi ho voluto soffermarmi su questi aspetti. Per noi italiani è importante mangiare bene, se possiamo, tendiamo a consumare i pasti insieme in famiglia (lavoro e impegni permettendo). I dialoghi a tavola sono preziosi, perchè è il momento in cui si condivide la nostra giornata con le persone care e qui possiamo raccontare quello che è successo durante la giornata, le nostre opinioni, i pettegolezzi, un po’ di tutto. Nella cultura inglese questo manca un po’, e loro apprezzano molto questo modo di stare a tavola assieme, quando lo vedono nelle altre culture.
Inoltre, ogni volta che prendo l’aereo da Londra per Cagliari o Alghero, il volo è pieno. E non parlo di sardi, ma di turisti inglesi. La Sardegna piace, sta diventando una destinazione prediletta per i turisti anglossassoni, quindi ho voluto provare a descriverla nella sua naturale bellezza. Alcuni amici inglesi, dopo aver letto il libro, sono poi andati in vacanza in Sardegna. Altri contano di andarci e mi chiedono se segretamente lavoro per l’Assessorato al Turismo della Sardegna.
Il libro è stato originariamente pubblicato nel Regno Unito con YouWriteOn. Di cosa si tratta esattamente?
Nel 2008 il British Arts Council ha dato un grant alla YouWriteOn per consentire agli autori emergenti di essere pubblicati (parlo di formato cartaceo), senza spendere niente di tasca loro. Quindi a suo tempo ho fatto la richiesta e hanno accettato il mio romanzo. YouWriteOn è stato un primo esempio di editoria non a pagamento per gli autori indie.
Essendo scritto in inglese, il tuo libro si è aperto subito a un mercato più vasto, che oltre il Regno Unito comprende gli Stati Uniti e altri Paesi anglofoni. Che tipo di riscontri hai ottenuto?
Il libro sembra piacere, almeno dalle recensioni positive che ho su Amazon. Ci sono molti libri scritti in inglese la cui storia ha luogo in Italia, anche se in genere le località italiane più diffuse sono Venezia, Roma, la Toscana, poi un po’ la Sicilia e la costiera amalfitana. La Sardegna non appare molto nella narrativa contemporanea in lingua straniera, sopratutto nei romanzi rosa. Quindi ho l’impressione che al pubblico anglofono piaccia scoprire un po’ di più di della nostra isola e della sua gente.
Parliamo invece della pubblicazione in Italia. Hai deciso di far tradurre il libro da un traduttore invece di occupartene tu stessa. Come mai?
Il fattore determinante è stato il tempo a disposizione. Dopo che lavori e ti occupi della famiglia, il tempo da dedicare ai tuoi hobby è veramente ridotto. Quindi ho dovuto fare una scelta: potevo usare quelle poche ore dedicandomi alla traduzione del libro oppure scriverne un secondo. Ho preferito la seconda opzione.
Il libro è stato finora pubblicato in maniera indipendente in Italia su Amazon sia in formato ebook che cartaceo. Cosa mi sai dire di questa tua esperienza come autrice indipendente? Ti piace essere indipendente o preferiresti lavorare con un editore?
Mi piace molto essere indipendente e libera dai vincoli che può porti una casa editrice. Posso decidere io su molte cose: a partire dalla trama, lo stile, cosa tenere e cosa buttare via della storia, fino al design della copertina, il prezzo del libro, l’ideazione del trailer, dove e come farmi conoscere. È chiaro che il tutto è più impegnativo se sei un autore indipendente, perché non basta scrivere il libro, devi fare anche tutto il resto, che poi porta via tempo allo scrivere. Il vantaggio è che hai il controllo su tutto e non devi rendere conto ad altri di quello che fai.
La cosa importante è non pensare che siamo un’isola sperduta in un oceano, ci sono tante figure professionali sulle quali fare affidamento: gli editor, i designer per le copertine, i correttori di bozze, i webmaster, i beta reader, e anche altri scrittori indie che possono supportarti e darti il feedback necessario per migliorare quello che produci. Il libro, nella sua completezza, raramente è frutto del lavoro di un’unica persona, ma di un team di collaboratori fidati.
E adesso parliamo del futuro. Cosa bolle in pentola per quanto riguarda la tua attività letteraria?
Sto lavorano a una serie di novelle, saranno circa un terzo della lunghezza di “Un patto con una sconosciuta”. La serie si chiamerà “Il rifugio dei cuori infranti”. Tutto ruota intorno alla figura di una dolce nonna italiana, che vive a Londra da tanto tempo, l’ho chiamata Nonna Pina.
A chi non è capitato nella vita di avere una grande delusione nel campo affettivo? Un amore non corrisposto? Un tradimento? L’essere lasciati dal proprio amato? Spesso queste vicende sono estramemente difficili da sostenere, un cuore infranto non è roba da poco. Ecco, Nonna Pina, offre la sua casa nel cuore di Hampstead, come luogo di incontro per le persone, perlopiù donne, che hanno bisogno di affetto, incoraggiamento e aiuto in queste situazioni. Ho già completato la prima novella, e spero di finire le altre due entro l’autunno. Conto di pubblicare i primi tre episodi insieme, sia in inglese che in italiano.
Ringrazio ancora una volta Martina per la sua disponibilità e vi invito a visitare il suo blog bilingue.
MARTINA MUNZITTU è nata e cresciuta in Sardegna. Dopo aver completato la maturità linguistica è partita per Londra e ha lavorato come segretaria presso il King’s College. Successivamente le è stato offerto un lavoro simile in Sardegna, e vi è tornata per alcuni anni. All’età di 28 anni si è poi trasferita definitivamente a Cambridge, Inghilterra, dove ha continuato la sua carriera di assistente di direzione per altri 10 anni. Nel 2007 ha poi lanciato la sua Società che offre servizi di segreteria freelance. Martina è sposata con Philip e, oltre a fare la moglie, fa anche la mamma a una bambina di tre anni, che la tiene occupata forse più del lavoro. Mentre raccoglie i giocattoli sparsi qua e là, e scopre nuove imbrattature sui muri e divani, Martina si impegna affinché la sua bambina impari a parlare l’italiano, possibilmente senza l’accento inglese. Essendo dotata di capacità multi-tasking, come tutte le donne, mentre svolge le varie mansioni non strettamente lavorative, Martina pensa a ciò che vuole raccontare nei suoi romanzi e, appena ha un attimo di tempo, lo mette giù nero su bianco.
Era da un paio di giorni che tenevo sott'occhio i calcoli e qualche ora fa ricevo l'ultimo report da Kobo, che mi permette finalmente di superare la fatidica cifra: 1000 ebook venduti. E tutto questo in meno di 10 mesi dalla pubblicazione del primo episodio di "Deserto rosso" (avvenuta il 7 giugno 2012). Certo, 1000 è una cifra abbastanza piccola rispetto ai numeri di chi pubblica con un grande editore ed è ridicola se paragonata a quelle del mercato indie anglofono, ma per un'autrice indipendente italiana, che fino a un anno fa era un perfetta sconosciuta, non è per niente da buttare via. E poi sono le mie prime 1000 copie e hanno un sapore speciale, quello di una piccola scommessa fatta con me stessa prima di premere il tasto pubblica su Amazon KDP, e portata avanti con le mie forze e il mio impegno, con l'aiuto di chi mi è stato accanto e mi ha sostenuto collaborando al mio piccolo progetto editoriale. Ha il sapore di una scommessa che abbiamo vinto. E per questo devo dire un enorme GRAZIE ai miei collaboratori, ma soprattutto a quelle meravigliose persone che hanno speso i loro soldi per acquistare una cosa scritta da me. Grazie per i vostri calorosi commenti e suggerimenti, grazie per il vostro passaparola, grazie per le vostre recensioni, grazie per la vostra partecipazione nei vari social network, grazie per la fiducia e per l'amicizia. Spero di essere riuscita a regalarvi qualche ora piacevole e mi auguro di continuare a farlo. Grazie davvero a tutti!
L'articolo che vi propongo oggi è un guest post scritto dall'autrice indipendente americana di fantascienza e fantasy K.C. May. In esso K.C. ci descrive come creare dei personaggi tridimensionali all'interno della narrativa.
Quando leggiamo un buon libro, istintivamente sappiamo quando i personaggi sono tridimensionali e quando sono piatti. Non è sempre facile identificare le qualità che fanno sì che un personaggio sembri in carne e ossa, ma di recente ho letto un libro in cui viene spiegato molto bene come identificare queste tre dimensioni. Si chiama “ Story Engineering” di Larry Brooks. Lo consiglio a tutti gli scrittori che vogliono migliorare la loro abilità nel narrare. Ecco in poche parole come ho applicato questi concetti al personaggio principale della mia serie fantasy, “ The Kinshield Saga”.
Prima dimensione: la maschera che indossiamo di fronte al mondo esterno. L'immagine che vogliamo proiettare - atleta, ragazza della vallata, zoticone, professionista, goth, soldato, ecc...
Seconda dimensione: i retroscena e demoni interiori - il vero motivo per cui abbiamo scelto la maschera che indossiamo, la scusa per la prima dimensione.
Terza dimensione: l'azione, il comportamento e la visione del mondo - il vero personaggio, chi è al suo interno e ciò che determina quello che fa quando si trova ad affrontare dei problemi.
La mia serie fantasy racconta le avventure di un uomo che deve risolvere dei misteri del passato per portare la pace nel suo paese e nella sua anima tormentata. Ecco come ho definito il suo personaggio in termini di tre dimensioni.
Prima dimensione
Gavin Kinshield definisce se stesso come un protettore. Egli assume il ruolo di cavaliere errante (un incrocio tra un agente federale e un poliziotto di strada) perché vuole essere visto come un uomo forte, affidabile, e sicuro di sé. Egli appare a volte volgare o grezzo, perché ciò si adatta al suo senso dell'umorismo grossolano.
Seconda dimensione
La ragione per cui Gavin ha scelto la maschera di protettore è perché si sente responsabile della morte di suo padre. Quando aveva dodici anni, assisté alla morte di suo padre sbranato da un orso. Dall'età di quattordici anni, è intervenuto a favore delle persone in pericolo, cercando di costruire e rafforzare la sua immagine di protettore. Nonostante questo chiunque contasse per lui veniva ferito o ucciso sotto la sua vigilanza.
Sente un enorme senso di colpa per i suoi fallimenti come un protettore, e per questo motivo sente che non si merita il potere che è di suo diritto (e verso il quale viene spinto). Addirittura si sposa per senso del dovere, non perché pensa di meritare l'amore.
Terza dimensione
Gavin è un leader di natura, un re, colui che dovrebbe essere protetto. La gente si rivolge naturalmente a lui per prendere delle decisioni e per ottenere consigli, poiché irradia potenza e benevolenza. Di fronte al pericolo, mette il bene della gente prima della sua stessa sicurezza. Dà quello che può a chi ha bisogno, facendo del suo meglio per non utilizzare inutilmente fondi e risorse, quando ci sono persone senza casa e bambini senza cibo a sufficienza.
Spesso pensiamo che le motivazioni di un personaggio siano il cuore della sua essenza, ma queste motivazioni sono in realtà solo lo strato centrale. Per testare i nostri personaggi, dobbiamo metterli in situazioni che mettono in discussione la loro visione del mondo e li costringono ad agire in modo tale da rivelare chi sono veramente nel profondo. Un vero leader scegliere sempre i bisogni dei molti al di sopra dei bisogni di pochi, proprio come un narcisista che imbottirà sempre le sue tasche prima di agire in difesa del bene più grande, anche se il narcisista si trova in un ruolo di leadership.
I personaggi dei quali ci innamoriamo come lettori sono quelli la cui vera natura è portata alla luce dalle circostanze e le scelte che fanno anche a costo di compromettere la propria immagine di sé o i propri desideri personali.
KC MAY è nata a Chicago e cresciuta nel mid-west degli USA e nelle Hawaii, ha frequentato la University of Colorado a Boulder e si è laureata con un B.A. in russo presso la Florida State University. Nel 1985, si è trasferita a Taiwan per insegnare l'inglese e studiare il cinese mandarino. La sua carriera di scrittrice è iniziata ufficialmente nel 2005, quando il suo romanzo fantasy “ The Kinshield Legacy” è stato pubblicato da una piccola casa editrice. Nel 2010 ha lasciato il deserto dell'Arizona per la più fresca e verde Georgia. Questo è stato anche l'anno in cui ha riottenuto i diritti del suo primo romanzo, riprendendo così la sua carriera di scrittrice. Si guadagna da vivere come scrittrice a tempo pieno in una grande azienda di software.
Tutti i suoi libri sono disponibili su Amazon e altri retailer.
Marte non è stato sempre rosso. Un tempo era ricoperto da oceani. Era blu, ospitale, invitante. Poi tutto è cambiato, ma qualcosa è rimasto... in attesa.
Chi ha ucciso Michelle? Dove sono finiti Robert e Hassan? Quale pericolo si cela nel pianeta rosso?
Anna ha scoperto la piccola comunità di Ophir, ma la sua gioia viene subito turbata dalla notizia che da un giorno ormai non si rilevano segni di vita nella Stazione Alfa. Cosa è accaduto a Robert e, soprattutto, Hassan? L'astio provato per quest'ultimo durante la fuga solitaria della donna si trasforma ben presto in preoccupazione. Una volta tornata alla sua vecchia base, però, si troverà ad affrontare pericoli inattesi. Scoprire l'identità dell'assassino di Michelle sarà, infatti, solo il primo passo verso il confronto con un pericolo ben più grave e subdolo celato dal pianeta rosso. Di chi potrà fidarsi Anna adesso?
"Nemico invisibile" è il terzo episodio del romanzo a puntate "Deserto rosso", che approda su Amazon, inMondadori, Kobo, iTunes, Google Play e Smashwords. È stata ancora una volta una lunga attesa, ma ne è valsa la pena. "Nemico invisibile" è infatti più lungo dei primi due episodi messi insieme, quindi è un vero e proprio romanzo (oltre 74.000 parole). Dopo aver conosciuto meglio i personaggi nella puntata precedente, si entra nel vivo dell'azione. Gli eventi di "Nemico invisibile" si svolgono nel giro di pochissimi giorni, tra suspence e colpi di scena, in parallelo tra Marte e Terra. Sul pianeta rosso la narrazione si svolgerà dal punto di vista di Anna, che, come nel primo episodio, ci accompagnerà in tempo reale nella sua avventura. Sulla Terra invece ci faremo guidare da Jan, Jamal Nichols e Kirsten, che ci mostreranno ciò che accade dietro le quinte, lontano dagli occhi della protagonista. Avrete modo di approfondire ancora di più la conoscenza di tutti i personaggi, dei loro punti di forza e soprattutto delle loro debolezze. E questa volta tutte le risposte verranno date.
Non vi ricordate "Abitanti di Marte"? Nessun problema, all'inizio dell'ebook c'è un riassunto cronologico dettagliato della puntata precedente.
Ecco la storia di "Nemico invisibile". La gioia per il ritrovamento della piccola comunità, che abita la base di Ophir, viene presto infranta dalla notizia giunta da Houston della perdita dei contatti con la Stazione Alfa. Da ormai un giorno, infatti, al suo interno non è più rilevato alcun segno di vita. Anna si rimette quindi in viaggio insieme a Jack alla volta del Lunae Planum, assalita dal timore per la sorte di Robert e Hassan, ma anche dai dubbi riguardo alle loro responsabilità nella morte del comandante della missione Isis e soprattutto di sua moglie. Ritrovarsi ad affrontare l'assassino di Michelle sarà, però, solo il primo dei suoi problemi. Divisa tra il desiderio di tornare sulla Terra e l'ambizione di vedere riconosciuti i propri meriti scientifici, Anna vedrà vacillare più volte le sue labili certezze, fino alla rivelazione di un pericolo ben più subdolo celato dal pianeta rosso: un nemico invisibile, il cui misterioso intento minaccia la sua stessa esistenza e quella dell'unica persona rimasta al suo fianco.
L'unico modo per scoprirlo è leggere "Deserto rosso - Nemico invisibile".
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Venite sul pianeta rosso con Anna e scoprite chi è il nemico invisibile. Ma ricordate: anche su Marte le persone mentono...
Fai clic qui per guardare il booktrailer!
Non avete letto le puntate precedenti? Ho una sorpresa per voi: sono disponibili a partire da soli 76 centesimi (promozione solo su Amazon e Kobo/inMondadori)! Fate clic sui titoli per tutte le opzioni di acquisto e maggiori informazioni sugli ebook: "Deserto rosso - Punto di non ritorno"; "Deserto rosso - Abitanti di Marte".
Ho il piacere di mostrarvi il booktrailer di "Nemico invisibile", il terzo episodio di "Deserto rosso". Ancora una volta realizzato da Fabio Delfino, questo piccolo filmato più dei precedenti richiude l'essenza stessa dell'intera serie. Le immagini di Marte sono di NASA/JPL-Caltech e NASA/Goddard, che permettono l'uso del proprio materiale, se correttamente accreditato. La copertina come pure la sceneggiatura del trailer sono firmate da me. Anche l'immagine originale di Marte della copertina è della NASA. La musica invece nasce dalla fusione di due brani di Free Stock Music, da me poi remixati.
Il tema di questo trailer è questa volta lo stesso Marte, vero protagonista della serie, che in "Nemico invisibile" svelerà un inquietante segreto. Esso si trasformerà ben presto in una minaccia per Anna e chi è rimasto al suo fianco. Riusciranno a scoprirlo in tempo e a salvarsi?
Come riportato anche nel video l'ebook è disponibile, a partire da 89 centesimi, su Amazon, Kobo, inMondadori, iTunes e Smashwords. Presto sarà anche su Google Play.
Vi auguro buona visione e, se vi piace, condividetelo con i vostri amici.
Ce l'ha fatta! A forza di scrivere di lei, si è convinta di essere una persona reale e, per provarlo al mondo intero (e oltre), ha deciso di creare un profilo su Twitter.
Di chi sto parlando? Di Anna Persson, l'esobiologa e astronauta svedese protagonista di "Deserto rosso", che da poco più di una settimana è approdata nel noto social network cinguettante per entrare in contatto con i suoi lettori. La potete trovare qui: www.twitter.com/AnnaPerssonDR
Ha già iniziato a raccogliere i primi follower, che a sua volta segue con attenzione. E i risultati si vedono. Non solo i lettori chiacchierano amabilmente con lei, ma è riuscita addirittura ad attirare l'attenzione di colleghi illustri, come l'astronauta italiano dell'ESA Luca Parmitano (@astro_luca), che stasera volerà sull'ISS e vi rimarrà per quasi sei mesi. Le chiacchiere con Parmitano sulle condizioni meteo marziane e sulle telefonate provenienti dal passato hanno scatenato l'invidia della sua creatrice (che sarei io). Ma che ci volete fare... è impossibile resistere alla sfacciataggine e al fascino maledetto di un'antieroina che twitta da Marte!
E allora unitevi anche voi ai suoi follower. Non solo avrete modo di parlare con lei (proprio lei!), ma avrete uno sguardo privilegiato all'interno del romanzo e in particolare riguardo alla stesura della puntata finale, che sto scrivendo proprio in questo periodo. Anna, dispettosa come sempre, ogni tanto si fa sfuggire qualche informazione, sebbene limitata (per fortuna) dai famigerati 140 caratteri. Inoltre sarà ben felice di rispondere alle vostre domande, d'altronde non ha molto altro da fare, tranne quando scrivo o quando leggete la sua storia. Ma badate bene: non aspettatevi che sia del tutto sincera né tanto meno gentile. Insomma, la conoscete, no?
Se poi volete porre qualche domanda che richiede una risposta più lunga, contattate la sua creatrice (sempre io), che provvederà a intervistarla per voi.
Eccovi un nuovo guest post. Questa volta a essere ospitata sul mio blog è l'autrice di fantascienza Theresa Snyder, che in questo articolo analizza ciò che permette di creare un buon personaggio e come fare ad averne uno anche nelle storie di fantascienza.
Lo scorso fine settimana ho visto ancora una volta un altro di quei film sensazionali di fantascienza con personaggi non molto brillanti. La fantascienza sembra essere la casa dei personaggi poco sviluppati con ambientazioni esagerate sia nei libri che nei film. La tecnologia non può prendere il posto dell'abile sviluppo del personaggio.
I personaggi sono l'anima di ogni storia. Hanno bisogno di essere vivi, facilmente riconoscibili.
Vediamo qualche buon esempio:
Ne Il gioco di Ender di Orson Scott Card il lettore sente l'isolamento di Ender. Sperimenta la sua solitudine come ogni persona successiva che egli impara ad amare viene strappata dalla sua vita.
In Born of Night di Sherrilyn Kenyon il lettore è costretto a rivivere il difficile passato di Nykyrian insieme a lui affinché lui possa compiere la sua missione. Il lettore vuole che lui ci riesca. Il lettore desidera la sua redenzione.
Han Solo nella saga di Star Wars si distingue come personaggio cinematografico ben sviluppato. Sembra fatto di carne e ossa - il furfante che si riscatta a dispetto del suo passato.
Prendete un romanzo, un qualsiasi romanzo, o un film. Se l'avete amato, quell'amore è basato sulla capacità dell'autore di avvolgervi nella vita dei suoi personaggi. Dei personaggi che sembrano vivi sono l'anima di una grande storia. Ma cosa permette a un personaggio di prendere vita? Cosa fa sentire il pubblico coinvolto e lo costringe a continuare a leggere o guardare un altro sequel?
Se cercate su internet, si trovano liste di regole per lo sviluppo del personaggio. Queste sono quelle che mi fanno continuare a leggere o sborsare cifre esorbitanti per i blockbuster. Come scrittrice queste sono quelle cui cerco di attenermi con i miei personaggi:
- Descrizione fisica. Non deve essere condensata in un paio di frasi in cui il personaggio viene introdotto. Può essere distribuita in vari pezzi per collegare insieme e riempire gli spazi vuoti con la vostra immaginazione. Il trono di spade dell' autore George R.R. Martin è caratterizzato da bellissime descrizioni fisiche.
- Maniere. Un personaggio prende vita se fa scorrere le mani tra i capelli per la frustrazione o si morde il labbro inferiore quando pensa, o ancora mastica una matita, o sgranocchia cioccolatini. Ciò rende il personaggio vivo. Quanto era raccapricciante il Joker di Heath Ledger in Il Cavaliere Oscuro con l'incessante movimento della sua lingua?
- Interazione. Vedere il personaggio attraverso gli occhi di qualcuno, o qualcosa. Che cosa ci dice l'amore per un cane del personaggio di Will Smith in Io Sono Leggenda? Sebbene Chris Hemsworth avesse una piccola parte nel ruolo di George Kirk in Star Trek,abbiamo sentito il suo sacrificio e la sua nostalgia per la moglie incinta.
Dei dialoghi ben scritti ed efficaci sono un must. Non sarà possibile mettere giù il libro o perdere interesse in un film in cui i personaggi hanno delle battute cariche di energia. Pensate agli Avengers o a qualsiasi script di Joss Whedon. Il lavoro di un ensemble, sia sul palco, in un film o in un libro è una meraviglia per gli occhi, se ben scritto. Le persone che circondano i personaggi principali non possono essere solo oggetti di scena, hanno bisogno di funzionare al di fuori degli altri personaggi e mostrare al lettore uno scopo della loro presenza.
- Voce interiore. Sentire i pensieri del personaggio illumina il pubblico. Come vedono la situazione in cui si trovano. Come sentono di poterla risolvere. A volte queste sono le più forti indicazioni dell'anima di un personaggio. Rector nel romanzo steampunk di Cherie Priest The Inexplicables fornisce al lettore la comprensione nei suoi sentimenti conflittuali di tossicodipendente costretto a confrontarsi con le sue azioni a causa dell'influenza dei suoi nuovi compagni in una Seattle apocalittica.
- Conflitto. Questo è centrale sia per la trama che per il personaggio. Quando il personaggio ha bisogno di superare qualche ostacolo personale al fine di gettare alle spalle sia i propri demoni che portare a compimento la trama, ci troviamo di fronte a un esempio di grande scrittura. Mi viene in mente il personaggio di Katniss Everdeen nella trilogia di Hunger Games di Suzanne Collins. Lei è costretta nel suo ruolo, ma poi deve ottenere il meglio dalla sua influenza in continua evoluzione sul suo mondo torturato.
- Reazione. Spesso le trame ci danno un'idea di dove ci stanno portando e noi ci andiamo volentieri. Ci sono così tante storie là fuori. Potremmo non esserne delusi se il personaggio reagisse in maniera adeguata. Se la storia ci ha dato due personaggi che sono coinvolti emotivamente e uno sta male - muore - viene portato lontano, vogliamo che il personaggio rimasto indietro senta la perdita. Lasciate che il personaggio pianga. Lasciatelo essere arrabbiato e fategli fare qualcosa di avventato. Non descrivetelo come un'insensibile figura stilizzata. E sempre a proposito di questo punto, non lasciate che un personaggio trascuri una soluzione che è davvero molto evidente per il pubblico dell'autore. I personaggi non dovrebbero essere stupidi.
Dopo tutto ciò che detto, devo confessare che è stato Oblivion a spingermi a parlare di come migliorare i personaggi. Il film è stato sensazionale dal punto di vista visivo. I personaggi, invece, erano piatti, ritagli di carta. Dov'è la Reazione (punto 6 sopra) di perdita quando Jack vede la suo compagna uccisa nella splendida casa nel cielo? Dove è la meraviglia di trovare sua moglie ancora in vita? È troppo chiedere un po' di rabbia al pensiero che è stato ingannato, manipolato, clonato?
Aspetto con ansia l'uscita dei blockbuster estivi di fantascienza. Seppellisco me stessa nei romanzi che sono meglio scritti e spero in un miglioramento da parte degli studios. Ma non rinuncio mai a cercare i personaggi che possano coinvolgermi - personaggi con un cuore.
THERESA SNYDER è un’autrice americana di romanzi di fantascienza e fantasy e talvolta di saggi. Recentemente ha pubblicato il Vol. 1 della sua serie “Star Traveler” su Kindle, The Helavite War. Gli altri cinque volumi della serie saranno pubblicati nei prossimi sei mesi. Ha scritto inoltre un saggio basato sugli anni passati a prendersi cura dei suoi genitori. Anche questo è disponibile nel Kindle Store di Amazon. Attualmente passa il suo tempo libero contemplando altri mondi e personaggi unici.
Visitate il suo blog: http://theresasnyder.blogspot.com/ Potete trovare Theresa anche su Twitter: http://www.twitter.com/TheresaSnyder19
Sembra ieri che caricavo con trepidazione "Deserto rosso - Punto di non ritorno" su Amazon e Smashwords e allo stesso tempo mi pare che sia passato un secolo. Dodici mesi dopo, eccomi qui a celebrare il primo anno di vita della mia serie di fantascienza ambientata su Marte. Nata come un esperimento letterario è diventata per me qualcosa di più. Si è trasformata, infatti, in una sfida contro me stessa per riuscire a darvi, puntualmente, ogni cinque mesi una nuova puntata. Sono partita da una novella, il seguito, "Abitanti di Marte", è stato un romanzo breve, e poi il recente "Nemico invisibile", che è l'episodio che finora mi ha impegnato di più, anche a livello emotivo, e che sta riscuotendo un successo sorprendente, trascinando con sé gli altri due. E così, dopo 3 puntate, 140 mila parole e oltre 1600 copie vendute (che, considerando anche i dati mancanti di Kobo dell'ultimo mese, potrebbero già essere arrivate a 1700) la sfida continua. Non solo, si espande. Come vi ho raccontato qualche post fa, la nostra Anna Persson è riuscita a sfuggire dalle pagine virtuali dell'ebook e ora si trova su Twitter, dove dialoga con i lettori. Ogni tanto fa delle incursioni nei blog altrui, che permettono di loggarsi tramite Twitter. E inoltre fa un po' la spia e si lascia sfuggire qualche commento sulle sue prossime avventure.
Come sapete, infatti, sto scrivendo l'episodio finale della serie, che vede impegnata la nostra antieroina preferita nella lotta contro il nemico invisibile svelato nella puntata precedente. In questo momento sono circa a un terzo del libro e la strada è ancora lunga. Vi chiederete se Anna riuscirà a "vincere" alla fine della storia, ma in tal caso vi state facendo la domanda sbagliata, perché quella giusta è: cosa vuole Anna veramente? Per scoprirlo dovrete attendere il 30 settembre, ma nell'andare avanti con la scrittura tornerò di tanto in tanto a parlarvi di questo episodio con qualche anticipazione. Ma ora, come promesso, ve ne svelo il titolo. Sarà: "Deserto rosso - Ritorno a casa". Per chi ha letto "Nemico invisibile" il significato potrebbe sembrare ovvio. E ovviamente si sbaglierebbe. Il tema del ritorno a casa già presente in tutte le puntate qui assume anche un significato diverso, che verrà rivelato negli ultimi capitoli.
Con l'anniversario di "Deserto rosso" si avvicina però anche la sua fine. Come faremo, io e voi, dopo quella data, quando la storia sarà finita? Al solo pensiero sento già la nostalgia di Marte e di tutti i personaggi: Anna, Hassan, Jan, persino Melissa! Be', la buona notizia è che se anche il romanzo "Deserto rosso" finisce, il mondo in esso descritto continua a esistere. La storia di questo mondo, che tra l'incontro di Anna con Jan e l'ultimo capitolo dell'ultima puntata copre un lasso di tempo complessivo di 18 anni (senza considerare la missione Hera, che ci riporta indietro di almeno altri 26 anni), non si conclude di certo con "Ritorno a casa". I protagonisti continuano a vivere le loro vite, mentre nuovi personaggi e nuove tecnologie prendono forma per poi, 35 dopo (50 dopo il lancio di Isis, circa un secolo nel nostro futuro), comparire ne "L'isola di Gaia". Sarà una nuova storia che però scioglierà qualche piccolo interrogativo che "Deserto rosso", per motivi cronologici, non potrà chiarire. Non sarà comunque l'unico altro romanzo che scaturirà da questa timeline e, di conseguenza, questo primo compleanno non sarà affatto l'ultimo. Ci sono infatti in cantiere altri due libri. Il primo è "Ophir", un altro romanzo marziano, per via della sua principale ambientazione, che ci permetterà di esplorare un po' di più il pianeta rosso. Questo sarà inserito tra i due precedenti. Infine ci sarà "Aurora", che concluderà la timeline, questa volta davvero, ambientato nello spazio, pochi anni dopo "L'isola di Gaia", di cui sarà formalmente un sequel (quindi non più uno spin-off), ma che in realtà andrà a riunire i filoni dei romanzi precedenti verso un meritato epilogo. Non posso dirvi di più, lo scoprirete a tempo debito.
Nel frattempo vi invito a soffiare tutti insieme per spegnere quell'unica candelina e non dimenticate di andare a fare gli auguri anche ad Anna. Come ben sapete, è una tipa permalosa e, altrimenti, potrebbe offendersi!
Oggi ho il piacere di ospitare una vecchia conoscenza di questo blog, Francesco Zampa, che ho intervistato qualche mese fa durante la promozione di "Doppio omicidio per il Maresciallo Maggio" e che adesso torna con un guest post in concomitanza con l'uscita del suo nuovo romanzo "Gioco pericoloso, Maresciallo Maggio!".
Una consuetudine diffusa nella maggior parte, e stavo per dire in tutta, la narrativa poliziesca di casa nostra, è quella di incaricare delle indagini, o avere a capo delle varie squadre investigative (che è la stessa cosa), vice-procuratori, dottori, questori, sostituti, poliziotti, commissari e via dicendo. Di carabinieri neanche l’ombra, a meno che non rivestano parti da comprimario, sempre con un che di guascone, simpatico, non troppo sveglio ma bonaccione etc, come le amiche però però simpatiche di quella che ci piaceva. Una macchietta, insomma; ma lo vedremo più avanti.
Questi investigatori della prima categoria, la prima che ho citato, intendo; questi investigatori sono spesso stufi di quel che fanno anche se agiscono ispirati da altruismo incondizionato; non amano, per così dire, i rapporti gerarchici stringenti anche se sono essenza di quel che fanno rigettandone la sottesa prepotenza finché non devono esercitarla loro. Hanno amanti o mogli deluse, famiglie incrinate e sono rigorosamente etero. Però indagano e arrestano, proprio applicando quelle regole dalle quali sembrano tanto compressi. Mi viene in mente l’ultimo della serie, il vice-commissario Cardosa (“Il Metodo Cardosa”), vincitore del premio Tedeschi 2012: sicuramente un poliziotto atipico, maestro di citazioni ma astratto quanto tanti suoi colleghi di carta, omologato in questo bisogno di diversità.
Ora, un personaggio deve avere le sue caratteristiche, e nessuno può dire quali siano più adatte, e distinguersi dalla concorrenza, almeno per trovare il suo spazio. Ci mancherebbe! Ma mi sembra che questa diversità sia spesso in superficie. Non ho ancora ben capito perché questi poliziotti siano sempre così arrabbiati con quello che fanno. Credo che la maggior parte del pubblico si attenda che un investigatore sia sotto sotto così, irregolare, che rifugga da quel ruolo così antipatico, quello di chi deve far rispettare le leggi costringendo gli altri a subirne la coercizione. Una specie di ribellione archetipica che fa diventare questa caratteristica un ingrediente necessario per la riuscita - commerciale - del giallo. I produttori, naturalmente, si adeguano, anche loro tengono famiglia. E allora, mi chiedo, perché non tifare per l’assassino? Perché sarebbe sicuramente peggio!
A me, fin da quando leggevo l’Uomo Ragno, è sempre piaciuto il lato umano dei protagonisti. Sì, vanno bene l’azione, la sparatoria e la scazzottata, la vittima, il riscatto etc., ma vuoi mettere Peter Parker che teme i suoi compagni di scuola perché lo prendono in giro o, ancor di più, ha paura di corteggiare la più carina della classe? Roba grossa, altro che affrontare il criminale di turno.
Dulcis in fundo, si fa per dire, per ovviare alla debolezza del personaggio e, conseguentemente, anche delle storie (difficile pensare a un protagonista sottotono in una storia eccellente), cosa si fa nelle produzioni locali? Si scelgono attori belli, bellissimi, quasi scultorei che attraggono quella fetta di pubblico che, evidentemente, interessa loro. Avete mai visto una Stazione con dei carabinieri come quelli che circondano Don Matteo? Ma sicuramente avrete incontrato Nino Frassica! Perché? Per attrarre contratti pubblicitari e cose del genere, non riesco a spiegarmelo diversamente.
Ma si deve dare al pubblico solo quello che vuole o si possono proporre anche personaggi tratteggiati senza esigenze commerciali?
A me piacciono personaggi autentici, che si misurino con questioni piccole o grandi alla stessa maniera, come farebbe, e fa, ciascuno di noi nella nostra quotidianità: solo che nessuno ci spara addosso e nessuno ci mette prove false nel cassettino della nostra auto, anche se, e di questo sono convinto, nella realtà succedono cose molto peggiori.
La prossima volta, o quando sarà, parleremo di affari sporchi e mezzi di comunicazione!
FRANCESCO ZAMPA ha 48 anni, una moglie e quattro figli, è maratoneta, appassionato di cinema e lettura. Ha già pubblicato una graphic novel nel 2010, “ Calciopoli ovvero l’Elogio dell’Inconsistenza” e ha scritto alcuni racconti che hanno per protagonista il maresciallo dei carabinieri Franco Maggio, uno dei quali, “Destinatario Sconosciuto” è stato pubblicato in una raccolta nel Giallo Mondadori. Il maresciallo Franco Maggio è protagonista anche del suo romanzo d’esordio, “Doppio Omicidio per il Maresciallo Maggio”, della raccolta di racconti “ C'è sempre un motivo, Maresciallo Maggio!” e del suo ultimo romanzo “ Gioco pericoloso, Maresciallo Maggio!”.
La scorsa settimana è comparsa una mia intervista fatta da Elena Bottari di Psicomamme.it nell'ambito di un articolo sul blog di Francesco Gavello. Di quell'intervista due domande sono poi rimaste fuori dall'articolo per motivi di spazio e così, con il permesso di Elena, che ringrazio, ho deciso di riportarle sul blog, anche perché le ritengo particolarmente interessanti.
Come definiresti il mondo della fantascienza? Come ti sei inserita in questo ambiente? Essere una donna ha influito o no nella tua esperienza?
La comunità dei fan della fantascienza in Italia, come spiegavo prima, è bella compatta. Dal punto di vista dell’editoria pare che siamo di nicchia, mentre se parliamo di cinema, TV o videogiochi siamo mainstream. Alla fine siamo essenzialmente dei nerd, chi più chi meno, e per qualche motivo tendiamo ad attrarci. Se non ci conosciamo direttamente, abbiamo almeno un amico (o un amico di un amico) in comune. Ovviamente la rete è il nostro regno, perché amiamo la tecnologia (per forza), ed è proprio grazie alla rete che nel lontano 1998 sono entrata in un newsgroup di fan di Star Wars, anzi, allora era Guerre Stellari. Devo dire che mi ci sono trovata benissimo. Noi donne eravamo ovviamente di meno (ma non così poche come si possa pensare), ma comunque non meno preparate dei maschietti. Davanti a un pc poi si è tutti uguali, non c’è differenza di genere né di età né d’altro. Eravamo accomunati dalla stessa passione. Essere donna in sé quindi non ha influito in modo particolare. Certo che, quando poi la donna in questione si mette a pubblicare un romanzo a puntate di fantascienza, ecco che si crea la curiosità, perché sei un po’ una mosca bianca, visto che la maggior parte degli autori di fantascienza sono uomini. A quanto pare, però, questo è stato tutt’altro che uno svantaggio. Anche quelli che erano un po’ diffidenti, incoraggiati dalla trama (la colonizzazione di Marte), da una copertina di qualità e dal basso prezzo, e successivamente dalle buone recensioni, hanno deciso di dare una chance al mio lavoro. E devo dire che i commenti di questi diffidenti sono quelli che mi fanno più piacere, perché in qualche modo sono riuscita a conquistarli. Alcuni di loro, poi, hanno affermato che apprezzano l’evidente tocco femminile della mia scrittura, che ovviamente non si può vedere negli autori dell’altro sesso, poiché porta qualcosa di nuovo all’interno del genere.
Sul tuo blog abbiamo trovato approfondimenti scientifici. I tuoi libri sono scientificamente informati? Questo aspetto ti caratterizza rispetto ad altri autori italiani?
L’idea alla base di “ Deserto rosso” nasce dalla lettura dei libri di Robert Zubrin, il fondatore della Mars Society, forse il maggiore esperto al mondo su Marte. Sono un’appassionata di scienza e tecnologia in generale, oltre a essere biologa, e in particolare sono sempre stata affascinata dall’astronomia e dalla possibilità di viaggiare nello spazio e vivere in altri pianeti. Sono una donna dalla mentalità scientifica e per questo scrivo delle storie che si configurano per gran parte nel sottogenere dell’ hard sci-fi, cioè di quella fantascienza che tende a rimanere ancorata a delle basi scientifiche. E così ho scritto una storia che parla di una possibile colonizzazione di Marte, anche se questa rappresenta poi solo il contesto in cui i personaggi si muovono. Da una parte abbiamo infatti i personaggi, con i loro problemi umani, dall’altra la tecnologia e il mondo alieno in cui vivono, dei quali ho sempre cercato di descrivere con accuratezza le caratteristiche. Molto spesso nel libro inserisco informazioni scientifiche, che sono funzionali alla trama, nei pensieri o nelle parole dei protagonisti. Con questo stratagemma spiego al lettore come è fatto Marte, come funzionano i sistemi di supporto vitale, le astronavi, le navette spaziali, descrivo il volo iperbolico, il rientro orbitale, ho persino parlato di terraformazione e così via. Inoltre nel libro c’è tutto un aspetto relativo ad argomenti di carattere microbiologico, genetico ed ecologico. Su ognuno di essi ho cercato di mantenermi il più vicino alla realtà o comunque rendere le tecnologie credibili in base alle conoscenze esistenti, senza entrare eccessivamente nel dettaglio, per non annoiare il lettore. Ovviamente mi sono presa delle licenze, molti argomenti sono stati semplificati, in altri casi ho preferito parlare di tecnologie meno fattibili al lato pratico, solo perché era più facile farle comprendere al lettore. Questo perché si tratta pur sempre di un romanzo. Ma ciò che vorrei è che il lettore, una volta terminata la lettura, oltre a essersi divertito con la storia, avesse anche imparato qualcosa. D’altronde si tratta di quello che io cerco nei libri: arricchimento culturale accanto all’intrattenimento. Inoltre alla fine di ogni volume ho aggiunto una bibliografia che riporta libri o siti dai quali ho preso spunto, ma che possono essere usati dai lettori per eventuale approfondimento. Insomma i miei libri rispecchiano in un certo senso le due parti di me: quella scientifica, anche un po’ perfezionista, e quella creativa, sognatrice, che si lascia andare alla fantasia.
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